Capitolo 3
Un anno fa...
Alberi verdi e rigogliosi, su un
terreno fertile, pieno di fiori e cespugli sparsi qua a là, insieme a qualche
panchina in legno e ferro battuto, un cestino vuoto affianco. Il silenzio regnava
sovrano, i sussurri non disturbavano più la quiete che ora quell'ambiente
provocava in lei. Era in pace con se stessa ora. Aveva fatto tutto il possibile
per la galassia intera, e aveva cercato di salvare più gente possibile dai
Razziatori. Aveva salvato la donna che amava. Ora, finalmente... il comandante
Shepard... può riposare.
«IDA,
mi ricevi?» la voce del comandante Shepard passa dal ricevitore in modo rauco,
ma rimbomba per tutto l’abitacolo. Liara sorride. È ancora viva. Si sentì un
boato di felicità passare per tutto l’equipaggio. Se Shepard ce l’aveva fatta,
allora significava che la guerra stava per finire. Se Shepard ce l’aveva fatta,
significava che la speranza ancora camminava su quella terra.
«Sì,
comandante». IDA risponde, ma si sente nella voce metallica un certo tono di
sollievo. Joker si asciuga una lacrima dagli occhi.
«Ho
bisogno che ti colleghi al Catalizzatore, ora. Riesci a ricevere il contatto
dal mio factotum?». La donna, grondante sangue fa qualche gesto con il braccio.
Il factotum scintilla, e i comandi sono distorti, ma riesce comunque a
collegarsi alla Normandy. La ferita al fianco le manda delle fitte assurde, ma
resiste. Il volto tumefatto è concentrato, la missione deve essere portata a termine. Il fanciullo - o il Catalizzatore,
chissà cosa era veramente – di fianco a lei la guardava stranito, non capendo
la sua foga. Aveva rifiutato le sue opzioni. Ma cosa voleva esattamente quella
specie primordiale?
«È nelle tue mani
il potere per distruggerci tutti. Ma ti avverto, anche gli altri verranno
distrutti. Il Crucibolo non farà distinzioni, distruggerà tutti i sintetici.
Anche tu sei in parte sintetica.» la figura evanescente alla donna ricordava
qualcosa, ma cosa? Non capiva, e la mente le faceva dei brutti scherzi, forse.
Stava veramente parlando con... il Catalizzatore? La Cittadella?
«Ci deve essere un’altra
soluzione...» sente la sua voce parlare da sola, come seguendo il suo discorso
da una parte e dall’altra pensare se quella fosse la realtà o un vago sogno
prima della sua morte prematura.
«C’è. Potresti usare
l’energia del Crucibolo per controllare i Razziatori. Morirai, potrai
controllarci tutti, ma perderai tutto ciò che hai.».
“Liara...”.
In mente tutto ciò
che aveva era la donna che amava. E non poteva perderla. Doveva mantenere la
promessa che le aveva fatto. Non poteva deluderla un’altra volta.
«C’è un'altra
soluzione: Sintesi» il ragazzo parlò, e Shepard non si accorse di aver parlato
ancora, senza pensarci. Cosa aveva detto...?
«E sarebbe...?»
eccola, la sua bocca si muove, ma la mente non pensa prima di parlare. C’è
qualcosa di strano. È come vedersi al di là di uno specchio, come un burattino,
e qualcuno che muove i fili.
«Aggiunge la tua
energia al Crucibolo. Creerà un misto tra organico e sintetico, creando un
nuovo DNA.» l’ombra di un bambino – ecco, sembra un bambino, piccolo e paffuto,
con quella voce squillante – è chiara ora di fronte a lei. Ma la mente non
aiuta. Sta perdendo molto sangue.
«E cosa succederà?»
il burattino parla. Il burattinaio risponde.
«L’energia del
Crucibolo modificherà le matrici di tutti gli organici nella galassia. Gli
organici vedranno la perfezione attraverso la tecnologia, i sintetici vedranno
la perfezione attraverso la comprensione. È la soluzione ideale.».
Silenzio. Shepard
ha capito cosa deve fare.
«A te la scelta.».
«Collegamento
effettuato.».
«Bene,
ora riprogramma questa dannata cosa. Voglio che la distruzione delle fonti
intelligenti valga solo per quei dannati Razziatori.».
Il
bambino mostrò una faccia sorpresa.
No,
questo non doveva accadere.
«Non
otterrai mai niente agendo così, il Catalizzatore non si può riprogrammare! Scegli
una delle opzioni che ti ho dato!».
Gli
urlò contro, e per un secondo si sentì un tono di voce diversa da quella usata
prima. Shepard sorrise. Aveva capito cosa stavano cercando di fare. Ma lei
aveva fatto troppo, per fermarsi
adesso. Per farsi indottrinare adesso.
«Che
io sia dannata se mi farò influenzare da un Razziatore proprio ora che li sto
per distruggere.» Il suo sguardo serio, la rabbia nel tono palpabile. Il verde
nei suoi occhi riluceva di determinazione. Lì dove brillava solo la forza di
sopravvivenza tipica degli Umani, lì il Catalizzatore ci vedeva solo il caos.
«Riconfigurazione
in corso. avanzamento al 20%.» la voce di IDA passa gracchiando
dall’auricolare.
«Tu
non otterrai che la distruzione di tutto il sistema, i sintetici si prenderanno
tutto ciò che è vostro. Rimpiangerete l’ordine, scegliendo il caos. Scegli una
delle soluzioni che ho prodotto!» il bambino di fronte a lei sbraitava. I
capricci, un Razziatore che fa i capricci.
«Siete
così infantili... Siamo noi a decidere come vivere. E non delle macchine. La
libertà voi non sapete nemmeno cosa sia. E solo noi possiamo decidere come
andrà a finire.» La donna stringe la pistola in mano, la punta contro la figura
evanescente, ma sente la presa meno forte. Il suo corpo... non rispondeva ai
suoi comandi.
“Dannazione!”.
«Avanzamento
al 54%.» la voce di IDA si fa lontana, e poco chiara.
«Il
caos è male. È distruzione. Noi siamo l'ordine degli Antichi. La soluzione
all'eterno problema dell'evoluzione. La soluzione al problema che siete voi. E
questo ciclo continuerà, che tu lo voglia o meno.» l’ombra, prima bianca,
iniziò a diventare rossa. Ora la voce era chiaramente dello stesso tono dei
Razziatori, lo stesso tono della nave di Saren, la Sovereign.
«Tu
non hai ancora capito. Siete limitati perché avete paura. Paura dell’ignoto, di
ciò che va oltre le vostre fottute previsioni macchinose. Perché le variabili
vi fanno paura, meglio spegnere e ricominciare da capo.».
«Avanzamento
al 78%.» Ora la voce di IDA era più chiara, la presa sulla pistola più forte,
il grilletto ora, era lì ad aspettare solo una piccola pressione per sparare.
Il dolore, poteva sentirlo di nuovo. Stava tornando in sé. E il dolore glielo
stava ricordando.
«Noi
siamo il frutto dell'evoluzione. Siamo la risposta e la prova di ciò che comporta
il vostro "caos": la vita. Non permetterò che un altro ciclo di
civiltà venga distrutto solo perché avete paura di vedere come andrà a finire.».
Ma Shepard non ha paura, né dei Razziatori, né della morte.
“Liara...
scusami...”.
«Avanzamento
al 95%.»
«Oggi,
io metterò fine a questo ciclo di terrore. La vostra esistenza non ha più
ragione d'essere. Guarda. Vedi forse il caos nel nostro schieramento di forze
contro di voi? Siamo perfetti, tutti uniti in una macchina perfetta per la
sopravvivenza: Asari, Krogan, Turian, Salarian, Geth, Quarian, Volus, Vorcha,
Batarian, persino i Rachni. E gli Umani. Tutti, qui, uniti contro di voi. Sintetici
e Organici. Per sopravvivere. E vinceremo.» sparò, e la figura svanì in un
grido di dolore. Il rumore basso e profondo dei Razziatori – come uscisse dall’inferno
più scuro – si propagò nell’aria.
«Riprogrammazione
completata. L’opera di distruzione dei processi base sarà indirizzata solo ai
codici di identificazione dei razziatori.». La voce di IDA ora era chiara,
lampante, e un tono soddisfatto si poteva sentire dall’altra parte del
ricevitore.
«Grazie,
IDA.» la donna sorrise, e iniziò a camminare verso il reattore pronto per
essere distrutto. Puntò la pistola, dirigendosi verso il nucleo del Catalizzatore.
La ferita grondava sangue costringendola a piegarsi dal dolore ad ogni passo. Ma
era determinata. Negli occhi le immagini di una vita che le passava davanti e i
volti e i nomi di compagni persi per questa guerra.
“Mordin Solus, Tane Krios, Samara... Kaidan Alenko. Tutti sono morti perché io riuscissi a salvarci
tutti.”.
Prima
di sparare il primo colpo la sua mente e il suo cuore andarono a Liara. E lì
perse un battito.
«Promettimi che
tornerai.» i suoi occhi – oceano in cui perdersi e affogare, senza dolore e con
amore – rilucevano di paura, di bisogno di conforto. Era così cambiata da
quando l’aveva salvata in quella rovina... era maturata. Con una velocità tale
da spaventarla. Sarebbe riuscita a lasciarla andare? Se non fosse tornata
indietro da questa – ennesima – missione suicida, l’avrebbe lasciata andare? O
avrebbe vissuto per sempre nel lutto?
“Scusami,
tesoro... Questa volta sono stata io, a non mantenere una promessa.”.
Vivi, Liara...
e
poi...tutto divenne buio.
... anche per nostra figlia.
«Shepard.».
Silenzio.
Era silenziosa ora, la Cittadella, dopo l’esplosione bianca che aveva distrutto
i Razziatori, risparmiando i Geth. L’unico rumore che si poteva sentire era il
vento, e l’odore acre del fuoco.
«Shepard,
riesci a comprendermi?».
Il
corpo di Shepard era sospeso, nel vuoto, trattenuto solo da una mano verde. Un
Custode reggeva il suo corpo, anch’egli sospeso sul nulla. Ma la donna non
rispondeva, aveva compiuto ciò per cui era partita. I Razziatori sono stati
sterminati, ora poteva finalmente riposare. Entrare in quel bellissimo giardino
che prima era nero e minacciato dalle fiamme che le faceva perdere il sonno. Era
stanca, Shepard. Dopo quasi cinque anni di combattimenti, lei era
semplicemente...stanca.
Distrutta.
«Shepard,
non puoi mollare tutto adesso. Vivi.» un’idea, ecco cosa parlava nella sua
mente. Una voce come se le sorgesse dal di dentro, dal profondo, con un tono e
un’intelligenza tutta sua.
Il
sangue cola dal suo braccio, tranciato da una lamiera che era volata nell’esplosione
del Crucibolo, così come la sua gamba.
Spuntò
fuori un altro Custode, riuscendo a salvare entrambi.
Avvolsero
il corpo di Shepard con cura, senza parlare, toccandosi con una delle due mani
che avevano per rispettivo braccio. Sopraggiunse un terzo, che aveva recuperato
gli arti persi della donna, e sparirono nei corridoi della Cittadella, in
silenzio.
«Vivi,
Shepard. Tu ci hai salvati dal dominio dei Razziatori, e ora tocca a noi. Ti
salveremo.».
«Lei
è ancora viva, me lo sento!» Liara guarda il volto di Wrex,
che grondava di sangue. Era ferito, ma ora guardava l’Asari con occhi tristi.
«Esci fuori e cercala!» sbraitò, indicando con la mano la Cittadella, per metà
in fiamme e per metà distrutta. Mancava una punta dei petali della struttura, e
due di essi erano spezzati alla base. Praticamente da ricostruire da zero.
«È
inagibile, Liara. È pericoloso.» Garrus le afferra un
braccio, anch’egli ferito a una gamba, zoppicante.
«E
allora ci andrò da sola!» disse, guardandolo male. Era ferita in più punti, e
il suo sangue blu scorreva ancora fresco. Le lacrime agli occhi, che pulivano
il volto tumefatto. Non poteva essere vero. Glielo aveva promesso...che sarebbe
tornata.
«È
impossibile che sia sopravvissuta a una esplosione tale, Liara...» IDA parlò, e
la figura metallica venne schiantata contro il muro da un colpo biotico. Liara
brillava di energia.
«NON
È MORTA!» sbraitò, e sentì una presa forte sulle braccia, bloccandole i
movimenti.
«Calma
il tuo spirito, Liara T’Soni.» Javik la teneva
stretta a sé, la sua morsa era forte ma non faceva male.
«Lasciami,
devo andare a cercare Shepard!» urlò, divincolandosi. Gli stava facendo male ai
polsi.
Anzi,
no.
Era
il cuore.
«Shepard...»
gli occhi si riempirono di lacrime, e perse le forze. E Javik
mollò la presa. Non ce n’era più bisogno. Cadde a terra sulle ginocchia. Singhiozzò
una volta, e poi corse via dal gruppo, intrufolandosi in un angolo buio e
stretto. Così come aveva sempre fatto. Aveva sempre amato i luoghi chiusi e
solitari. E li amava ancor di più nei momenti di sconforto.
Si
intrufolò in una breccia di una torre-orologio nella base di Londra.
Nascondendosi alla luce del giorno che stava sorgendo, piangendo la morte della
donna che amava e che – disse, giurandolo alla Dea – avrebbe sempre amato. Gli occhi
andarono al sole che sorgeva.
«Shepard...»
disse, guardando la Cittadella, lontana e silente. Il sole la stava nascondendo
alla sua vista. Si strinse nelle spalle. «...me lo avevi promesso...» e urlò la
sua disperazione alla Dea.
Con la morte nel cuore giurai amore
eterno a te, che mi avevi cambiata.
A te, che ti amo ancora adesso e di più
di prima.
Non mi importa di morire, di vivere
poco, di non vivere affatto.
Io vivo solo perché c’è ancora una
traccia di te che cammina sulla Terra.
Nostra figlia...mi chiede sempre di te.
E io non posso che risponderle che di
tutto ciò che eri: comandante, amica, condottiera, eroina e soldato...prima di
tutto e prima di tutti, tu, per me, eri la mia anima gemella.
Casa mia.
Il posto sicuro in cui non potrò più
tornare...
...Shepard...
...mi manchi così tanto...