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Autore: _Lullaby99_    02/04/2015    4 recensioni
[ PercyJackson!AU ]
Dal Prologo: " Per quella sera preferirono far finta che nulla fosse accaduto, continuando a giocare, seppur ancora leggermente pensierosi, al loro amato pinnacolo. Non sapevano che da lì a qualche anno a venire quella profezia non sarebbe più risultata per loro una sciocchezza che all’Oracolo di Delfi era passata per la mente durante una sera d’estate. "
La mia prima long, spero vi piaccia! ^^
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '- Il Caduceo, il Sole, l'Incudine e il Cinghiale -'
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Capitolo 21

Amore Materno e Gocce di Sole

 
Merida 
Il cuore di Merida sembrava prossimo a balzarle fuori dal petto mentre, aggrappata ai fianchi della sua migliore amica, raggiungeva in groppa al fedele Sdentato la prossima – e quasi sicuramente ultima – stanza – insidia – da affrontare. 
Quando poi la Furia Buia si infilò nell’incastro che li avrebbe condotti alla loro agognata meta, quel muscolo pulsante sembrò scattare come uno stallone furioso, costretto dal suo padrone a rimanere rinchiuso in una scuderia per fin troppo tempo. La figlia di Ares adesso lo sentiva chiaramente in gola, fintanto che Hiccup invitava il suo drago a fermarsi.
Questo cuore così accelerato non la faceva sentire viva, ma codarda. 
Era stata abituata a non provare sentimenti nella casa di Ares. Ad essere una guerriera e a sentirsi sempre tale. 
Spietata, combattiva, pronta a tutto. Per lei era sempre stato quello il coraggio: non avere paura. 
Oh Merida, solo una figlia di Ares come te può essere in grado di pensare una cosa così insensata! “ la voce di Belle si andò ad insinuare nella sua testa - voce che un tempo aveva tanto odiato - mentre cercava di placare il suo cuore eccessivamente pulsante “ Perciò, lascia che ti dica una cosa intelligente: il coraggioso non è colui che non prova paura, ma colui che affronta la paura con coraggio. “ 
Non era quello che il capogruppo Shang ed il padre Ares le avevano insegnato, ma, pensandosi meglio, davvero aveva creduto per tutti questi anni a due tizi tutti muscoli e niente cervello? 
Cessò così i suoi inutili ed insensati tentativi di calmarsi, ancora una volta ribellandosi al volere di suo padre. Ringraziò poi silenziosamente Belle e sua madre Atena: la prossima sera, se fosse riuscita a tornare al Campo, l’offerta l’avrebbe fatta volentieri in favore della dea della saggezza. 
Scesa dalla groppa di Sdentato per prima, vide precedentemente agli altri la sagoma del loro nemico distesa a terra. Vestito scuro com’era, si era mimetizzato perfettamente col terreno roccioso che fungeva da pavimento della stanza.
-    È qui. – disse ai suoi amici, e, sentendola, l’uomo nero si voltò.
C’era paura nei suoi occhi, così tanta che Merida provò quasi compassione. 
-    Siete qui per finirmi? – chiese con voce flebile.
La rossa avrebbe voluto rispondere di si ma, al momento, c’era qualcosa che le premeva di più dello spargere il sangue di quell’uomo ovunque.
-    Voglio indietro la mia famiglia. Adesso. – gli disse così, con tono fermo e deciso
-    Riprenditela. A me non serve più... – 
E, a quelle parole, dietro di lui si stagliarono di nuovo cinque figure che Merida riconobbe in seduta stante. Quanto le erano mancate! 
Senza pensarci due volte infatti li corse incontro, e, quando sua madre la vide, scoppiò a piangere copiosamente, facendo stringere inevitabilmente in una morsa dolorosa il cuore già sofferente di Merida.
-    Basta mamma, sono qui, sono qui. – le disse per tranquillizzarla ma mai come allora aveva provato impulso più forte di abbracciarla.
Nonostante il loro rapporto d’amore/odio, rivederla era per Merida un’emozione unica. Le era mancata tanto, troppo, e non vedeva l’ora che tutto quello che stava vivendo diventasse un lontano ricordo, una leggenda da raccontare alle generazioni future, un episodio conclusosi felicemente. 
-    Mi dispiace, Merida. – sussurrò poi la donna singhiozzando, mentre la figlia la liberava dalle corde che avevano stretto i suoi polsi da prigioniera 
-    No, mamma, non devi scusarti, sono io a doverti delle scuse. – rispose la ragazza, con gli occhi pieni di sensi di colpa. 
Rapunzel la raggiunse per aiutarla poco dopo e fu proprio nell’istante in cui quest’ultima liberava i tre piccoli fratelli dell’amica che alle loro spalle successe qualcosa che, pensandoci bene, avrebbero dovuto aspettarsi.
L’uomo nero si era rialzato e stava incitando al combattimento l’enorme orso bruno che Merida aveva già visto nei suoi incubi notturni.
Jack era di già a terra - probabilmente dopo esserci stato scaraventato precedentemente da quel nuovo nemico - mentre Hiccup cercava di respingerlo come meglio poteva dalla groppa di Sdentato.
-     Non mi arrenderò così facilmente! – urlava il figlio di Ade da sopra una nube oscura, creata al momento – Il destino dell’Olimpo è ancora nelle mie mani! –
Dopo aver liberato ogni membro della sua famiglia –
ed averli intimati tutti di restare fermi in un angolo – Merida si lanciò in aiuto degli amici, comprendendo che, stavolta, quella era la sua sfida. 
I suoi occhi acqua marina indugiarono però per un istante su Hiccup, come se avessero percepito qualcosa di strano, qualcosa di pericoloso. 
Difatti il figlio di Efesto stava fissando la nube nera, pensieroso, troppo pensieroso per riuscire ad accorgersi della zampata riservatagli dall’orso che poco dopo lo fece disarcionare da Sdentato. 
Il drago rispose con una sputata di fuoco, un ottimo diversivo per una Merida terrorizzata dalla caduta del moro.
-    Stai bene? – gli chiese una volta che lo ebbe steso sulle sue gambe
-    Si, si, ascoltami. – le disse sbrigativo lui, ancora intento a fissare la nube, abbastanza cosciente dopo la caduta, dato che fortunatamente era stato in grado di cadere così bene da salvarsi la testa – Quel trucco con l’oscurità... non è da figli di Ade. Deve averlo imparato da qualcuno, una maga, o Morfeo, dato che dice che ha avuto aiuti significativi da lui. – 
-    E quindi?! Ti sembra il momento di fare l’intelligentone con me? – lo accusò offesa
-    Con quello crea anche i cavalli d’ombra. – le indicò, noncurante del precedente commento, uno stallone in procinto di nascere – Perciò trova il modo di fermarlo o siamo spacciati. –
Facile a dirsi, eh Hiccup?
Ma annuì, perché dentro di sé sapeva che quella al momento era l’unica cosa sensata da fare.
Rapunzel intanto aveva aiutato Jack a rialzarsi da terra, ma nessuno di loro sarebbe riuscito a resistere ancora per molto. Erano sfiniti, coi vestiti a brandelli, la fuliggine sulla faccia e la fronte sudata.
Persino Sdentato, che però continuava a battersi imperterrito contro l’orso, cominciava a dare segni di cedimento.
Pensa Merida, pensa. “ si ripeteva, ma non era lei quella intelligente.
Hiccup lo era, quando con ingegno riusciva a risolvere le situazioni più disparate; Rapunzel lo era, con la sua passione per i libri sulla Mitologia Greca; difficile ammetterlo, ma anche Jack lo era, con le sue furbizie da figlio di Ermes. 
Ma lei... no, l’intelligenza non faceva parte delle sue doti, e non riusciva a capire il perché Hiccup si fosse fidato così tanto di lei. 
Poi però, quando si voltò verso la sua famiglia e vide nei loro occhi una luce diversa, carica di speranza, capì, e ringraziò il figlio di Efesto per averle dato quella possibilità di riscattarsi.
-    Cosa batte l’oscurità? – domandò così ad alta voce ai suoi amici, per vedere se anche loro avevano afferrato la tanto cercata risposta.
I tre le sorrisero infatti di rimando, complici, per poi esclamare:
-    La luce! – 
Il volto dell’uomo nero sbiancò – per quanto potesse diventare più latteo di quanto già non lo fosse – e Merida esclamò vittoriosa:
-    Sdentato, FUOCO! –
La Furia Buia obbedì, aprendo dopo vari tentativi un varco sulle loro teste grande abbastanza da riuscir ad illuminare con la luce del sole lo spazio a loro circostante.
I suoi amici sorridevano, mentre l’uomo nero urlava disperato e l’orso suo alleato si accucciava nei pochi angoli oscuri rimasti.
La luce, questo riusciva a fermare i suoi trucchi da quattro soldi, come aveva fatto a non pensarci prima? Altrimenti perché ambientare il tanto suo agognato scontro finale in una grotta? Pensava di trovarsi in vantaggio in questo modo, ma si era sbagliato.
-    Finché ci sarà amore, amicizia e fratellanza tra i semidei, il tuo piano non riuscirà mai ad adempiersi. – disse, e quelle parole sembravano aver colpito dritto nell’orgoglio l’uomo nero che adesso indietreggiava atterrito. 
Stanca di continuare a sprecare fiato con quell’uomo, si voltò verso la sua famiglia ed i suoi amici.
-    Torniamo a casa. – pronunciò sorridendo vittoriosa. 
Ma, ormai tranquilla e serena, la nostra Merida non poteva sapere cosa in realtà stesse per accadere. 
Un urlo, una freccia, le lacrime.
-    MERIDA! – aveva urlato sua madre prima di essere colpita in pieno petto dall’ultima freccia in serbo per loro dal figlio di Ade.
Le era caduta addosso, in fin di vita. Aveva dato la sua esistenza per salvare quella della figlia e quest’ultima non si sarebbe mai perdonata per ciò. 
-    No, non puoi averlo fatto, non puoi! – singhiozzava Merida, col corpo della madre fra le braccia, mentre l’uomo nero le sghignazzava alle spalle
-    Prendila come una vendetta personale prima del gesto estremo. – spiegò, mentre il pavimento della stanza, e dell’intera grotta, crollava sotto i loro piedi.
Detto questo il loro oscuro nemico si lanciò in una delle aperture creatasi nella terra, sprofondando solo nell’oscurità più buia.
-    Il Tartaro... – mormorò terrorizzata Rapunzel, guardando giù – Dobbiamo andare via da qui. –
Jack fece appena in tempo ad allontanarsi da un pezzo di terra pronto a cedere prima di completare la frase della figlia di Apollo con un:
-    Subito! –
E corsero, verso la tanto sospirata luce. 
Merida, che portava il corpo della madre inerme aiutata dal patrigno in lacrime, non desiderava altro che uscire da lì.
E, dopo minuti interminabili di corsa contro il tempo, il sole ricominciò a splendere sulle loro teste, per piacere di Rapunzel che adesso poteva sentirsi di nuovo vicina a suo padre.
La figlia di Ares adagiò poi il corpo della madre sul ciglio della strada, proprio accanto al luogo in cui erano stati lasciati pensieri dolci e fiori profumati per la sorella e la madre del migliore amico Jack.
Migliaia di macchine sfrecciavano ad alta velocità vicino a loro, ma Merida sapeva che non si sarebbero fermate a prestare soccorso per via della Foschia. Così pianse e pianse ancora. Lacrime bollenti come lava rigavano il suo volto segnato dalla missione, intanto che invocava tutti gli dei esistenti, nessuno escluso. Persino suo padre, che tanto aveva odiato e tanto continuava ad odiare. 
-    Se l’hai amata, salvala! – urlava, mentre Rapunzel le si stringeva accanto, con gli occhi altrettanto lucidi, e Hiccup comprensivo le stringeva forte la mano dall’altra parte.
Ma nulla accadeva e le sue speranze stavano andando pian piano sfumando inesorabilmente.
Fergus piangeva insieme a lei, mentre i tre bambini si stringevano al padre in totale stato confusionale. Se non era facile per Merida figuriamoci per loro che erano ancora così piccoli.
-    Ti prego... non morire – il pianto della rossa si fece una supplica – Mi dispiace. Tu ci sei sempre stata per me, non ti sei mai arresa, nonostante fossi un completo disastro. Ed io cosa ho fatto? Ho permesso questo, mamma! Perdonami! –
E pianse, ancora. 
Il cuore di sua madre si era fermato, non sarebbe più tornata da lei. Non l’avrebbe più stretta, non l’avrebbe più consolata quando fuori il temporale di turno impazzava violento ma, soprattutto, non l’avrebbe sgridata più per le sue inconsapevolezze. E, a quel punto, come avrebbe fatto senza quei litigi? Come sarebbe riuscita a crescere con la sua mancanza? A diventare una persona matura e saggia come lei?
Si voltò verso Hiccup ed i suoi grandi occhi verdi. Erano quello di cui aveva bisogno, della tranquillità e della protezione che le trasmettevano ogni volta che li incrociava, per non cadere ulteriormente nell’oscurità di quel dolore lancinante che infuriava adesso dentro di lei come fuoco rovente alimentato dal vento impetuoso dei suoi attuali sentimenti. 
-    Vorrei poter fare qualcosa, Mer... – piangeva intanto silenziosa Rapunzel accanto a lei – Vorrei... –
Ma un singhiozzo le impedì di completare la frase ed una lacrima le cadde involontariamente sul corpo esanime della giovane madre di Merida.
-    Non... non devi preo... – raggi di luce intensa cominciarono però a fuoriuscire dal corpo della donna dal punto in cui poco prima la lacrima della dolce Rapunzel si era andata a posare, impedendo alla figlia di Ares di risponderle come avrebbe voluto.
Quest’ultima, impressionata dall’avvenimento, si allontanò di qualche centimetro dal corpo della madre mentre continuava ad osservare confusa ciò che stava capitando.
I raggi di luce si unirono fino a formare un sole che poi esplose, rumore che fu seguito subito dopo dal dolce suono del cuore di Elinor che riprendeva finalmente a battere.
-    MAMMA! – urlò Merida, lanciandosi subito dopo tra le sue braccia indolenzite.
Rapunzel sgranò gli occhi, sconvolta, per poi guardarsi le mani. 
Jack – che era rimasto in disparte, probabilmente incapace di assistere alla morte di un altro genitore senza evitare di esplodere di una rabbia intensa dentro – le si avvicinò e le indicò il sole.
La ormai ex bionda annuì.
-    Il potere non era nei tuoi capelli, Rapunzel! È sempre stato dentro di te! – esclamò la figlia di Ares che, dopo aver strapazzato sua madre cominciò a dedicarsi allo strapazzamento della migliore amica – Grazie, grazie, grazie! –
E sorrisero tutti e quattro mentre il resto dei loro amici li raggiungeva, tutti provati dalla battaglia ma fortunatamente sani e salvi. 
Non chiesero come le cose fossero andate, perché rovinare un momento così bello sembrava inopportuno perfino per quella ex senza cuore di Elsa e le sue compagne Cacciatrici.
Si limitarono ad osservali, mentre, alla luce del sole intensa di metà pomeriggio, i loro quattro eroi si abbracciavano sfiniti ma consapevoli che il loro incubo fosse finalmente finito.
L’affetto che provavano l’uno nei confronti dell’altro contagiò tutti i semidei presenti, persino quelli che non si sarebbero mai sognati di abbracciarsi in piena luce diurna – tipo i due fratelli Shang e Ralph, per fare un esempio eclatante – e si strinsero forte, tutti, felici di essere ancora lì insieme e vivi. 
E fu proprio in quel momento che Merida sentì sussurrare a loro tre da Rapunzel:
-    Se si vive una volta sola, io voglio vivere insieme a voi.
E l’avrebbero fatto. Avrebbero vissuto adesso, come mai prima di allora.


 

N.A.L'ultimo capitolo T^T Stento ancora a credere di avercela fatta in realtà.

Io, che pensavo che questa long non sarebbe piaciuta a nessuno. Sempre io, l'eterna insicura, che ad ogni capitolo aveva paura di deludere i lettori ( ed anche adesso ce l'ho ù.ù ) che con tanta pazienza ( nel sopportarmi ^^" ) mi rassicuravano sempre, appassionatasi ormai a questa storia seguita con un ardore al quale non mi sarei mai aspettata di assistere. 
Davvero, grazie mille alle 18 persone che la preferiscono, alle 23 che la seguono e a quell'una che la ricorda. Farei una statua a tutti voi, specialmente  a chi puntualmente si impegnava a recensire per farmi capire che poi un completo disastro non ero. 
Mi avete sostenuta, aiutata, incoraggiata, e credo che mai riuscirò a sdebitarmi per questo. Perciò, davvero, GRAZIE DI TUTTO. 
Ma, ehi, sto parlando come se fosse finita qui! x'D Manca ancora l'Epilogo, dopo tutto, e be', la Missing Moments! ;) Eh già, non vi liberete di me e delle mie crisi così facilmente x'D
Passiamo a questo 21esimo ed ultimo capitolo, adesso. 
Ci ho messo settimane a rileggerlo, perfezionarlo, ancora rileggerlo e perfezionarlo perché ci tenevo davvero tanto a farlo " uscire bene ", se così si può dire. 
Spero vivamente di non avervi delusi, perché all'ultimo sarebbe terribile, specialmente dopo tutte le cose belle che ho detto all'inizio di queste N.A. x'D
Non ho molto da dire, se non il fatto che spero di non essere stata banale e che il tutto non sia stato scontato ma, ehi, volevo un Happy Ending, nonostante io sia la regina dell'angst a volte ^^" 
E, la parte finale, dove la lacrima di Rapunzel salva la nostra Elinor, i raggi di luce diventato un sole e non un fiore come nel film perché qui rappresenta il potere di Apollo trasmesso a sua figlia Rapunzel e non quindi a quello del fiore ( ma penso che tutti l'avessero capito x'D ).
Invece, la frase finale, " Se si vive una sola volta, io voglio vivere insieme a voi ", è ancora una volta legata a quella meravigliosa canzone degli OneRepublic, Something I need ( che è usata spesso anche nei fan video sul Golden Trio, Aw *-* ) di cui il link avevo messo in un capitolo precedente a questo.
Ci sono sicuramente altri punti da chiarire ma lo farò nelle recensioni perché tra poco le N.A. diventano più lunghe del capitolo x'D
Auguro una Buona Pasqua a voi e ai vostri cari, e soprattutto buon riposo dalla scuola ( ci voleva proprio! ).
Alla prossima! 

  
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