Prologo
-
Coraggio, Odair, non battere la fiacca! –
La
voce di Mags, l’anziana allenatrice della squadra di
nuoto della Capitol, gli giunse leggermente ovattata mentre tuffava
nuovamente
la testa sott’acqua e aumentava il numero e la
rapidità delle bracciate.
Toccò
il bordo con la punta delle dita, riemergendo e
prendendo una generosa boccata d’ossigeno.
La
squadra si allenava tre volte a settimana, dalle cinque
alle sette, ma lui aveva sempre avuto l’abitudine di arrivare
a scuola prima
ogni mattina per dedicarsi a un breve allenamento extra. Era per questo
che
spesso crollava a dormire sui banchi. Era all’ultimo anno e
avrebbe dovuto
dedicarsi allo studio per la domanda d’ammissione a un buon
college, ma sapeva
già quale sarebbe stato il suo futuro: il nuoto.
Era
un talento nato, glielo ripetevano dall’età di tre
anni.
-
Com’era? – chiese, quando ebbe recuperato
abbastanza fiato
e fu certo di non boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.
-
Non male – ammise Mags, sorridendogli.
L’aveva
preso sotto la sua ala protettiva da quando, al
primo anno, aveva visto cosa fosse in grado di fare in acqua. Era un
incrocio
tra una nonna e una mamma: amorevole e autoritaria al tempo stesso.
-
Va’ a farti una doccia e preparati per le lezioni –
aggiunse poi, affibbiandogli un buffetto mentre le passava accanto
gocciolando
sul pavimento.
-
Sissignora – rise, accennando un beffardo saluto militare.
La
vide alzare gli occhi al cielo, ma dal luccichio che le
illuminava lo sguardo si capiva che si stesse sforzando di non
scoppiare a
ridere a sua volta.
Aveva
appena tolto la cuffia e stava per entrare nello
spogliatoio quando la vide. Era piccola di statura ed esile, ma
decisamente ben
fatta; una spruzzata di lentiggini chiarissime le adornava il naso e
gli zigomi,
incorniciati da una massa di capelli di un castano tendente al mogano.
Gli
occhi erano verdi, di una sfumatura un po’ più
chiara rispetto alle sue
brillanti iridi verdemare. Una nuova arrivata, stabilì
all’istante, altrimenti
non gli sarebbe certo sfuggita.
Stava
venendo verso di lui.
Si
appoggiò allo stipite della porta con nonchalance,
contraendo all’istante gli addominali. Era perfettamente
consapevole dell’effetto
che aveva sulle ragazze, specialmente quando era mezzo nudo e
completamente
bagnato. Spesso, insieme a Gloss e Rico, aveva riso degli squittii
estasiati
che emettevano i membri del suo fan club.
-
Ciao – disse, in uno sfoggio di perfetti denti candidi, -
Posso esserti utile? –
La
ragazza lo scrutò dalla testa ai piedi, ma non diede
segno di essere particolarmente impressionata da ciò che
aveva di fronte.
-
Sto cercando la coach. Sai dirmi dove posso trovarla? –
Annuì,
indicandogliela mentre risistemava l’attrezzatura.
-
Comunque io sono Finnick. –
Le
prese la mano, stringendola, prima che lei avesse anche
solo il tempo di rispondere. Nel suo palmo appariva ancora
più piccola e
delicata di quanto non fosse il resto del corpo.
-
Annie. –
Poi,
notando che non accennava a lasciarla andare, inarcò un
sopracciglio: - Finnick? –
-
Sì? –
Sorrise
di nuovo.
Ammiccamenti,
muscoli e sorrisi: non c’era nessuno in grado
di competere con lui in quel gioco.
-
Mi stai gocciolando addosso, ti dispiacerebbe lasciarmi
andare? –
Il
sorriso si congelò sul suo volto.
Come?
Niente
risatine vezzose né gote rosse per l’imbarazzo?
Voleva semplicemente che si togliesse di torno?
-
Certo. Posso fare qualcos’altro per te, Annie? –
-
No, non direi – ribattè, scrollando le spalle e
oltrepassandolo con somma noncuranza.
La
vide avvicinarsi a Mags e parlottare con lei.
Quella
ragazza aveva sicuramente qualcosa che non andava.
Sbuffò, contrariato, ed entrò nello spogliatoio.
Probabilmente aveva qualche
grave danno cerebrale ... o magari era lesbica. Sì,
quest’ultima era la
risposta più probabile.
*
Cashmere
diede l’ultima passata di smalto sulle unghie,
osservando l’operato con aria critica.
-
Troppo scuro? –
Fiamma
mise via il telefono, studiando le unghie color
petrolio dell’amica.
-
Non direi, ti sta bene. Leggi un po’ qui – aggiunse
poi,
mettendole sotto gli occhi una conversazione su whatsapp.
Le
bastò il primo scambio di messaggi per capire ciò
che già
sapeva da circa due anni: aveva discusso con Callum.
-
Sai cosa sto per dirti, vero? –
Fiamma
sbuffò, ravviandosi un’onda corvina con un gesto
di
stizza.
-
Che dovrei lasciar perdere Callum come mi hai ripetuto
migliaia di volte in questi due anni? –
-
Esatto. E magari concentrarti su qualcun altro. –
-
Tipo? – chiese, scettica.
Cashmere
sorrise con l’aria di chi la sapeva lunga. La
verità
era che, fin da quando si erano conosciute all’età
di cinque anni, aveva
segretamente sperato che lei e Gloss si mettessero insieme. Peccato
solo che
sembrava che la coppia dei suoi sogni non ne volesse sapere.
-
Beh, magari biondo e con gli occhi verdi … muscoloso,
intelligente. –
-
Sai, per un attimo ho pensato che ti riferissi a tuo
fratello. Poi hai detto intelligente, quindi ho capito che non poteva
trattarsi
di lui – ribattè, ironica.
La
bionda le fece la linguaccia e fece per replicare, ma
l’ingresso
della professoressa Strongold gelò l’allegria dei
presenti.
-
Cavendish e Bellin, via cellulare e smalti. Tutti gli
altri, silenzio e mettetevi seduti. –
Enobaria
Strongold insegnava matematica e fisica da appena
una manciata d’anni, ma sebbene avesse poco più di
trent’anni era capace di
ottenere assoluta attenzione dai suoi allievi. Il fatto che la maggior
parte di
loro fosse terrorizzata dalla sua apparente incapacità di
provare emozioni
umane era la chiave del suo successo.
-
Ne parliamo dopo – sillabò silenziosamente
Cashmere,
recuperando quaderno e penna per prendere appunti.
Erano
immersi nella spiegazione dell’equazioni quadratiche
quando la porta venne aperta con timidezza. C’era una ragazza
che dimostrava
molto meno dei suoi diciassette anni e che osservava la professoressa
Strongold
come chiunque altro avrebbe guardato uno squalo in procinto di
attaccarlo.
-
Buongiorno, professoressa Strongold, sono Annie Cresta. Sono
nuova e mi scuso per il ritardo, ma … -
-
Non voglio sapere la storia della tua vita, Cresta. Prendi
posto e fai silenzio – la zittì.
Annie
scivolò sulla sedia davanti al banco di Cashmere e
Fiamma, apparentemente intimorita.
-
Non farci caso, la Strongold sembra sempre sul punto di
mangiare qualcuno, non é nulla di personale – si
chinò a sussurrarle Fiamma.
-
Bellin, ti ho sentita! –
-
Ecco, appunto. –
Cashmere
le diede una gomitata, soffocando una risata, e
lanciò un’occhiata contrariata alle calze bianche
della nuova arrivata e alla
gonna della divisa che le arrivava sotto al ginocchio.
-
Dobbiamo proprio darti qualche dritta, Annie, se vuoi
sopravvivere qui dentro. Oggi pranzi con noi e vediamo un po’
come organizzarci
per darti una … rimodernata –
-
Insomma, basta! Cavendish, Bellin e Cresta, fuori dall’aula!
–
Annie
fece per replicare, evidentemente intenzionata a
difendersi visto che non aveva aperto minimamente la bocca, ma venne
afferrata
per le braccia dalle due ragazze e trascinata via con loro.
Una
volta fuori, sgranò gli occhi vedendo Fiamma estrarre
una sigaretta da un pacchetto stropicciato di Marlboro light e
incamminarsi
risolutamente verso il bagno delle ragazze. Fece scattare
l’accendino e prese
un lungo tiro chiudendo gli occhi. Cashmere era appoggiata alla parete
e di
tanto in tanto gettava occhiate verso l’ingresso per
avvertirla in caso
arrivasse qualche professore.
-
Allora, Annie, da che scuola vieni? – chiese, studiando le
unghie fresche di manicure e giocherellando allo stesso tempo con la
sigaretta
stretta tra le dita affusolate.
-
Saint Patrick’s Academy. –
Cashmere
arricciò il naso, disgustata, nel sentir nominare
quella scuola per giovani signorine snob. Sua madre l’aveva
minacciata spesso
di mandarla in quella specie di convento esclusivamente femminile, ma
aveva
sempre schivato quell’infausto evento con la
complicità di Gloss e di suo
padre.
-
E come mai sei qui? Ti hanno cacciata? –
Scosse
la testa.
-
Ho sentito che la vostra squadra di nuoto é la migliore
dello stato. Dovevo venire qui se volevo sperare in una borsa al
college per
meriti sportivi. –
-
Ah, un’altra fanatica del nuoto. Dovresti conoscere
Finnick, non fa che parlare di competizioni –
sbuffò.
-
Competizioni e ragazze
– precisò Fiamma, aspirando l’ultimo
tiro e gettando il mozzicone nel water più
vicino con una schicchera perfetta.
-
Credo di averlo già conosciuto. Alto più o meno
così -,
indicò un punto una ventina di centimetri sopra la sua
testa, - Capelli color
oro zecchino e occhi verdi? –
Annuirono
all’unisono.
-
È il capitano della squadra maschile e … beh, ha
una considerazione
piuttosto elevata di sé. Cash ci é uscita una
volta, al primo anno, ma non
faceva altro che parlare di sé. –
-
Non potevamo andare d’accordo -, concordò, - Visto
che il
mio argomento di conversazione preferito é me stessa.
–
-
Sì, l’ho trovato abbastanza arrogante –
convenne Annie,
ripensando al modo in cui ci aveva ostentatamente provato con lei. La
qual cosa
era stata a dir poco ridicola visto che non la conosceva minimamente.
- Comunque non é
un
cattivo ragazzo – aggiunse in fretta Fiamma.
-
Chi non é cattivo? – intervenne una voce femminile.
Nel
bagno aveva appena fatto il suo ingresso la ragazza più
esagitata dell’intero istituto, nonché migliore
amica del suddetto mr
arroganza: Johanna Mason.
-
Finn. –
-
Ah. Sì, é un puttano ma non é cattivo
– convenne,
ghignando divertita.
Poi
lanciò un’occhiata penetrante
all’indirizzo di Annie,
scrutandola dalla testa ai piedi.
-
Tu sei Annie, giusto? La nuova ragazza lesbica? –
Annie
sgranò gli occhi, incredula.
-
Come, scusa? –
-
Ehy –, disse Johanna mentre accendeva a sua volta una
sigaretta, - Guarda che io non giudico mica, ognuno ha i suoi gusti.
–
Fiamma
e Cashmere annuirono, un sorriso rassicurante dipinto
sul volto ciascuna.
-
Io non sono lesbica. Si può sapere chi ha detto
un’assurdità
simile? – sbottò.
-
Finnick – replicò, buttando fuori il fumo.
-
Io lo ammazzo – decretò, oltrepassando il terzetto
e
marciando risoluta lungo il corridoio.
Quell’idiota
aveva pensato che, visto che non l’aveva
degnato della minima considerazione, fosse lesbica? Ma si poteva essere
più
egocentrici e narcisisti di così?
Trovò
l’idiota, nemmeno a farlo apposta, a una decina di
metri dal bagno. Era accompagnato da un ragazzo biondo e da uno moro,
rispettivamente incredibilmente simili a Cashmere e Fiamma.
Lo
affrontò di petto, puntandogli contro un dito con
l’espressione
più minacciosa del suo repertorio.
-
Si può sapere che problemi hai? – lo
aggredì.
Finnick
inarcò un sopracciglio, perplesso. – Come, scusa?
–
Buffo,
proprio ciò che aveva detto lei a Johanna poco prima.
-
Per quale diavolo di motivo vai in giro a dire che sono
lesbica? –
-
Perché, volevi che rimanesse un segreto? Guarda che non
c’è
nulla di male … -
-
Lo so che non c’è nulla di male, razza
d’idiota, se io fossi
lesbica. –
Il
moro guardò prima verso l’amico e poi verso di
lei, un
sorriso divertito a increspargli le labbra. Sembrava essere
l’unico ad aver
capito davvero come stessero le cose. – Finn, tu credi che
sia lesbica perché non
é interessata a te? –
Annuì
lentamente.
-
Sei un coglione – stabilì, piegandosi in due dalle
risate.
-
Un grandissimo coglione – precisò Annie, piccata,
continuando a guardarlo con aria minacciosa, - E, per inciso, non sei
affatto
il mio tipo, Odair – concluse, voltandogli le spalle e
ripercorrendo la strada
fino al bagno delle ragazze dove l’aspettava il terzetto.
La
voce del biondo, Gloss come le disse in seguito Cashmere,
accompagnò la sua camminata: – Questo, amico mio,
é un signor due di picche. –
Spazio
autrice:
Era
da
un bel po’ che avevo in mente di scrivere un’ AU su
Hunger Games con i miei
personaggi preferiti (e un paio di OC), ma non avevo mai tempo. Oggi,
alla
fine, mi sono decisa a metterla per iscritto e spero che vi piaccia e
vogliate
lasciarmi una recensioncina per farmi sapere che ne pensate. Alla
prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt