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Autore: Juliet88    03/04/2015    0 recensioni
Una spugna per cancellare il passato,
una rosa per addolcire il presente
e un bacio per salutare il futuro.
(Guy de Maupassant)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti, Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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abcdefgh Past, Present, Future.    

"Mademoiselle Blair?"
"Mademoiselle Blair?"
"Mademoiselle Blair!"
Un urlo di esasperazione tuonò nella mia mente.
E' impensabile che una domestica ordinaria, che prende fior di quattrini, poi, si sogni anche solo lontanamente di interrmpere il mio sonno ricostituente.
Non c'è più religione.
Sollevai la mascherina, e la guardai con un solo occhio, ancora non abituato alla luce solare, la scrutai con uno sguardo che lasciava molto poco all'immaginazione.
"Margot, ti sembra adeguato svegliarmi quando non l'ho richiesto?"
"Scu-scus..."
"Niente scuse. Smetti di fare questi stupidi errori, se non vuoi ritrovare te e il tuo naso all'insù a vendere souvenirs alla tourre effeil"
La sua risposta fu una semplice testa leggermente china, e uno sguardo sommesso.
Forse ero stata troppo dura, ma decisi di non curarmene.
Guardai fuori dalla finestra, un bel sole primaverile illuminava le mie pareti color pastello, creando un gioco di luminosità e sfumature cromatiche uniche e speciali.
Parigi è sempre Parigi.
La tourre effeil capeggiava lo skyline della città che vedevo dall'alto del mio attico, e nonostante fossero solo le otto del mattino, la città era in fermento, in continuo movimento.
Andai verso il mio bagno personale, dove fui vittima della tentazione della mia vasca rosa cipria, e abbandonai l'idea di una doccia veloce, con un          infinito, interminabile bagno.
Non mi interessava l'ora quella mattina, non mi interessava il tempo.
Scesi le scale, indossando uno dei miei abiti valentino, trovando Ròman e mio padre fare colazione e condividere un biscotto come due innamorati il 14 febbraio.
"Buongiorno"
Subito si ricomposero.
"Tesoro mio, buongiorno a te" disse dolcemente Harold.
"Blair, stamattina sei come una nevicata ad agosto"
Ròman e le sue solite frasi da aspirante filosofo, mi lusingavano e facevano venire i nervi al tempo stesso.
"Vorrei rispondere in modo altrettanto aulico, ma mi limiterò a dire grazie"
"Basta, seppure sia detto con il cuore".
Alzai gli occhi al cielo.
"Tesoro ho fatto preparare i croissant al mirtillo e vaniglia, come piace a te"
"Grazie, credo che mi riservi un po' troppe attenzioni, potrei comportarmi da viziata, se continui così..." esclamai con umorismo.
Otteni una risata generale.
"Programmi per oggi?" chiese, sorridendo.
"Programmi?! In realtà, questa mattina mi ha colta un desiderio di non far nulla quasi illegale..."
"Ma è ovvio che tu non debba fare nulla, tesoro hai dimenticato che giorno è oggi?"
Aggrottai le sopracciglia, confusa, cercando di trovare un qualche avvenimento importante.
"Blair, oggi compi 26 anni!"
...Ah già!
"Oh, è vero papà, me ne ero completamente dimenticata" risposi, sinceramente.
"A volte mi manca la Blair diciassettenne, non ti saresti mai dimenticata una cosa del genere!"
"Probabilmente! Ma se qui ci fosse la Waldorf diciassettenne, sarebbe già pronta una banda qui sotto, la tourre effeil sarebbe a forma di B, tu non saresti così tranquillo, e sarebbe indetta addirittura festa cittadina"
Ridemmo insieme, ricordando la mia gioia nello stare al centro dell'attenzione.
Ci fu in attimo di silenzio, rotto solo poco dopo dalla voce di mio padre.
"Tesoro, posso dirti una cosa? Credo che l'atelier, il lavoro, la lontananza da New York, da Serena, abbiano avuto l'effetto di farti maturare troppo presto"
"Che vuoi dire?" domandai, presa alla sprovvista.
"La sera torni a casa sfinita, non esci quasi più...sei "troppo adulta", e lo noto nel come parli, o come ti vesti. Sono un po' preoccupato".
"Papà non dire sciocchezze, ormai ho 26 anni, è normale che io cresca"
"Qui a Parigi ti sei fatta pochi amici, perchè sei sempre a fare il tuo dovere, e ciò che è peggio...sarà una settimana che non ti vedo entrare da Chanel"
"Papà, sta quasi per cominciare la settimana della moda...hai idea del lavoro che ci deve essere dietro? Non posso permettere che qualcosa vada male"
"...Sarà" fu tutto quello che si lasciò sfuggire, lasciando l'argomento in sospeso.
Finimmo di fare colazione, e dissi a mio padre che sarei uscita.
Non volevo firgli che sarei andata all'atelier, altrimenti avrebbe cominciato a lamentarsi e sproloquiare.
Chiamai un taxi, e partii.
Durante la corsa osservai ancora l'architettura francese, e Parigi era molto diversa da New York. A Parigi c'è sempre odore di croissants nell'aria, fisarmoniche dolci. Parigi era tutto un fare shopping e macarons.
Insomma, la vita che sognavo a diciott'anni. Ma dopo un po' la capitale francese diventa quasi monotona.
Mi sorpresi per quello che avevo appena pensato...Io avevo sempre amato Parigi.
New York mi mancava, e non poco, per di più.
Nella mente arrivò subito il volto di Serena, mi mancava come nessun altro. La mia migliore amica con cui avevo condiviso tutto, anche l'ossigeno, non la vedevo da quasi quattro anni.
Ovviamente ci sentivamo spesso, con qualsiasi tipo di strumento, dalle videochiamate, a un semplice sms, ma non era mai la stessa cosa.
Cominciai a sfogliare, quasi senza accorgermene la galleria delle foto del mio cellulare, e vidi foto con Nate, con Serena, perfino Dan.
Sorrisi.
Il tassista mi informò che eravamo arrivati a destinazione, così gli diedi i soldi, e scesi, bloccando ogni tipo di pensiero sulla mia New York.
Non appena arrivai all'atelier, in ascensore, trovai alcuni miei collaboratori, un po' su di giri.
"C'è qualcosa che non va?" chiesi, sospetta
"No, miss. Nulla di cui preoccuparsi"
Le porte dell'ascensore si aprirono, e trovai tutti i miei impiegati sorridenti, urlare "Buon Compleanno".
Non mi aspettavo quella sorpresa, erano stati davvero carini, considerando la scortesia con cui li trattavo.
"Sapevo che saresti venuta qui" disse colui che poi riconobbi come mio padre.
"Papà!" gridai, abbracciandolo.
"So che non ti piace avere confusione in ufficio, ma oggi fai il compleanno, ho pensato che si potesse fare un'accezione."
Lo abbracciai più forte.
Bevemmo un bicchiere di champagne, poi ordinai a tutti di tornare al lavoro.
"Va bene, adesso vorrai rinchiuderti nel tuo ufficio, come tuo solito..." disse mio padre, ridendo.
"Devo organizzare un milione di cose, scusami!"
"Oh, no...il dovere è dovere" rispose, ridendo ancora.
Aggrottai le sopracciglia, e mi allontanai verso l'ufficio.
Aprii la porta di legno color ciliegio, e quasi mi caddero i dossier.
Delle lunghe gambe ondeggiavano sulla mia scrivania, dei capelli biondi unici brillavano e illuminavano il viso della mia migliore amica.
Serena era lì, non volevo crederci.
"Serena!" urlai, quasi in preda a spasmi.
"Blair, non posso crederci!" urlò anche lei, dopo di me.
Ci abbracciammo quasi volendoci soffocare, mentre ci ripetevamo quanto ci eravamo mancate.
"Ti è piaciuta la sorpresa?"
Mi girai, sapendo già a chi appartenesse quella voce.
"Papà, sei un attore mancato" risposi felice e incredula di essere stata ingannata al medesimo tempo.
Abbracciai anche lui, e cominciammo a parlare del più e del meno.
"Tuttavia le sorprese non sono finite" annunciò Serena, osservando mio padre.
Li guardai con un'espressione interrogativa.
Vidi Serena uscire dalla sua pochette Prada due biglietti aerei, classe buisiness, destinazione la Grande Mela.
Fu difficile trattenere le lacrime agli occhi.
"Sono rimasta a bocca aperta, la mia isola mi manca così tanto...ma non posso lasciare tutto qui, tra poco ci sarà la settimana della moda" dissi, sincera.
"Non è un problema, ho già chiesto a Suzi di sostituirti" proferì, mio padre.
"La partenza è prevista per domani pomeriggio" cantò, Serena.
Ma...ma...
"Non esistono ma." minacciò Serena.
"Non vedo l'ora" aggiunsi, felice.



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