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Autore: LauraPalmerBastille    04/04/2015    8 recensioni
Quando il panico sta per assalirlo, una voce calda e tranquilla lo riporta alla realtà.
“Va tutto bene?” chiede semplicemente. Nico apre gli occhi, ritrovandosene un altro paio verde acqua di fronte. Due occhi grandi, con un colore indefinibile.
Potrebbe dire che sono due bellissimi occhi verdi prato, ma non sarebbe la verità, visto che in quei occhi per qualche attimo ci vede anche una distesa d'acqua.
“Io sono Percy” dice il proprietario di quegli occhi, allungando la sua mano verso il più piccolo.
E l'unico pensiero di Nico è "questa volta o mi salva o mi ammazza".
*
[...]
Il ragazzo di prima che, con mutande decisamente molto succinte che non lasciano spazio all'immaginazione e una maglietta bagnata, balla (o forse il termine strusciarsi sarebbe più appropriato) su quell'asta metallica.
Il più piccolo non ne è sicuro, ma sicuramente il suo viso sta andando a fuoco. Di rabbia, di stupore, di imbarazzo, non si sa.. ma sta andando a fuoco.
“Ci hai portato in uno strip club!?” urla, senza però riuscire a sovrastare il rumore della musica.
Strippub, come ha fatto a non arrivarci prima!?
*
[Pernico]
[A tratti Jasico]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Save me, Percy Jackson.



Vorrei dedicare questo capitolo ad Ainsel. Non so che fine abbia fatto il suo profilo, nè tutte le bellissime storie che stava scrivendo e che, da fan sfegatata che ero (lol) leggevo. Seguiva questa storia (e la apprezzava pure), il che mi rendeva più che felice. Boh, penso che il fandom di Percy Jackson su questo sito non sia lo stesso senza di lei.

Ed inoltre, vorrei ringraziare irispaper29 che è l'autrice di quella magnifica fanart postata sopra, ispirata a questa storia! Grazie, la adoro *w*
Inoltre vorrei scusarmi per eventuali errori. Ho fatto tutto molto di di corsa, e non ho avuto il tempo di rileggerlo. Ma volevo postarvelo comunque, quindi lo revisionerò il prima possibile! Detto questo, buona lettura! <3

 

Jason sospira rumorosamente, per poi socchiudere gli occhi. Nico gli scocca un'occhiataccia dall'altra parte del tavolo, scuotendo la testa.
Si erano messi insieme a “studiare”, ma a quanto pareva solo uno dei due era veramente intenzionato a farlo. Il moro aveva trovato un uomo che assomigliasse al tizio da lui ricercato, ed immediatamente si era precipitato nel fare ricerche sul suo conto.
Jason incece si era messo in testa di voler frequentare un'università, ed immediatamente sua sorella maggiore gli aveva prestato un libro con su elencate tutte le facoltà possibili.
Jason” lo richiama il più giovane, senza staccare gli occhi dal computer. “Sbrigati a trovare quella facoltà.”
Il biondo alza gli occhi al cielo, sbuffando. “Non è una cosa che si sceglie facilmente!”
Ma se non leggi nemmeno le pagine che sfogli, penso sarà ancora più difficile.”
Il più grande si alza dalla sedia col libro in mano, per poi raggiungere l'altro e fissarlo dall'alto in basso.
Nico lo osserva, per poi alzare un sopracciglio confuso. “Cosa ti serve?”
Jason gli mette il libro sopra i documenti, appoggia i gomiti sul tavolo e lo osserva, con un sorrisetto scaltro sulle labbra. “Voglio che tu scelga la nostra università!”
Il moro spalanca gli occhi, voltandosi a fissare sorpreso l'altro. Cosa? Università? “Non ho tempo per queste cose” afferma, spostando il libro da sopra i suoi documenti e ricominciando a far scorrere i suoi occhi veloci su questi ultimi.
Si che ne hai” risponde l'altro, rimettendogli il libro sotto il suo sguardo. Fissa il più piccolo per qualche secondo, per poi sospirare e passarsi una mano in mezzo ai capelli.“So che è brutto da dire” inizia, mordicchiandosi un labbro. “Ma è finita la vita della tua famiglia, non la tua, Nico. Tu devi continuare ad andare avanti.”
Nico si volta sorpreso a fissarlo, spalancando gli occhi. Non sa perchè, ma quella frase gli fa più male del previsto. La parola “famiglia” vicino alla parola “fine” gli stringe lo stomaco, ed una sensazione di rabbia e tristezza gli si accumula dentro.
Non nominare la mia famiglia per provare a convincermi” sibila, digrignando i denti. “Non farlo mai.”
Jason aggrotta le sopracciglia, alzando le mani in segno di resa. “Nico, lo sai che io non intendevo--”
Cosa!?” lo interrompe l'altro, chiudendo con forza il libro che il più grande gli ha messo sotto. “Non intendevi offendermi? Tirare fuori un argomento così delicato? Puntare sui miei punti deboli? Cosa, Jason?” E lo sguardo che il più piccolo ha, trasuda così tanta cattiveria e rabbia, da metterlo quasi a disagio, facendogli accapponare la pelle.
Possibile che il solo nominare la sua famiglia, gli crei una tale reazione? Abbassa lo sguardo, sospirando.
Hai ragione, scusami” ammette quindi, provando a tranquillizzare l'altro. “Non avrei dovuto dirlo. Non intendevo ferirti.”
Le spalle di Nico si abbassano e si alzano velocemente, a causa del suo respiro accelerato. Le narici quasi dilatate, la bocca socchiusa.
Lo so.” Ed il tono di Nico è quasi acido, come se fosse una presa in giro nei confronti di Jason. “Tu non hai mai intenzione di ferirmi.”
E prima che Jason possa anche solo rispondere, il ragazzo è già uscito velocemente dalla stanza, chiudendosi con forza la porta dietro.

*

“Sei davvero sicuro di volerlo fare?”gli chiede Hazel, prendendo un ciuffo di capelli tra le dita ed iniziando a giocarci.
Nico si mordicchia un labbro, per poi sospirare. “Pensi non sia una buona idea?”
“Penso solo che assistere al tuo ragazzo che si struscia su un palo non è un'idea meravigliosa.”
Il moro alza gli occhi al cielo, sbuffando. “Se non eri d'accordo allora perchè mi hai accompagnato!?”
Hazel tossicchia, per poi socchiudere gli occhi. “Ero di strada...”
“Hazel” sbuffa, passandosi una mano in mezzo ai capelli. “Casa tua è dall'altra parte della città.”
La riccia alza le braccia al cielo, roteando gli occhi. “Scusa se volevo accompagnarti! E' un reato?”
“Se mi hai accompagnato fin qui non puoi farmi venire i dubbi all'ultimo secondo!”
“Non ti sto facendo venire i dubbi!”
Penso solo che assistere al tuo ragazzo che si struscia su un palo non è un'idea meravigliosa” la imita, cercando di eliminare il suo accento italiano. “E poi non è la prima volta che vengo a trovarlo qui.”
La ragazza alza gli occhi al cielo, per poi fargli la linguaccia. “Non sei affatto carino!”
“Hazel, entri con me o no!?”
“Si, si, entro!” esclama, alzando le mani in segno di resa. Il locale puzza di alcool e sudore, e ci sono decisamente troppe persone per i suoi gusti del ragazzo. “Troviamo un posto appartato e aspettiamo che tutto questo finisca.”
Hazel gli scocca un'occhiata confusa. “Appartato? Ma non volevi fargli vedere che ci sei?”
“Si, quando finirà lo spettacolo, mi pare ovvio.”
“COSA!?” quasi urla la ragazza, facendo voltare le persone. “Potevamo benissimo venire dopo, allora!”
Nico alza gli occhi al cielo, sospirando esasperato. “Hazel, ma cosa hai stasera? Sei più impaziente ed acida del solito.”
Lei sta per controbattere, ma poi decide di non rispondere e si incupisce. Si mette seduta ad un tavolo, seguita dall'amico, per poi rabbuiarsi.
“Hai intenzione di dirmelo, o no?” chiede Nico, mentre con lo sguardo cerca qualcuno in mezzo alla folla.
La riccia lo fissa. “Dirti cosa?”
“Cosa è successo con Frank.”
“Con.. cosa? Come fai a--” balbetta, sorpresa.
Il ragazzo si volta, le lancia un'occhiata veloce, per poi scrollare le spalle. “Riconosco i tuoi stati d'animo. L'ho capito da quando mi hai salutato con un buffetto sulla guancia, invece di saltarmi addosso come ogni volta.”
Hazel sospira, nascondendo il viso dietro le mani. “Frank deve partire.”
Nico aggrotta le sopracciglia, incrocia le braccia al petto e fissa la ragazza. “Partire? Perchè?” chiede, e dalla sua voce trapela fastidio. Non che quel ragazzo gli stia antipatico, ma odierebbe chiunque facesse soffrire Hazel.
La ragazza si copre il volto con una mano, e dal movimento veloce delle sue spalle Nico può solo immaginare lei stia piangendo. Si morde un labbro, per poi avvolgerle un braccio intorno alle spalle.
“Quel tipo è un idiota” commenta, dandole delle piccole pacche, che dovrebbero essere rassicuranti, sulle spalle.
“Si, lo è” singhiozza, afferrando un fazzoletto posato sul tavolo e soffiandosi il naso. Nico guarda la scena con espressione disgustata, -chissà chi potrebbe aver usato quel fazzoletto prima di lei- per poi riportare la sua attenzione sulla castana.
“Non capisco, dove dovrebbe andare?”
Hazel abbassa lo sguardo e si toglie la mano da davanti al viso. “N-non l'ho capito bene. Lui vuole entrare in esercito, o una cosa del genere. Vuole onorare le orme di sua madre, dice.”
“Cosa?”
La ragazza tira su col naso, per poi stropicciarsi gli occhi. Intanto, sul palco, le esibizioni hanno cominciato ad andare e, come al solito, il ragazzo biondo si struscia sul palo in maniera provocante.
“L-Lui me lo ha detto per telefono, ed io sono immediatamente scoppiata a piangere. Non ci ho capito più nulla, ero in panico.”
“Hazel” Nico prende le mani della ragazza tra le sue, stringendole. “Frank ti ama. Lo so per certo, pur non sapendo veramente cosa è l'amore. E se vuole entrare in esercito per rendere onore a sua madre, che lo faccia. Non sarà questo a mettere a repentaglio la vostra relazione. Siete troppo uniti ormai, per separarvi.”
La ragazza lo fissa sorpresa, fissando quegli occhi tanto scuri quanto determinati. Poi, all'improvviso, scoppia a piangere di nuovo, avvolgendo le braccia intorno al collo del più piccolo in un goffo abbraccio.
“Grazie” gli sussurra all'orecchio, con la voce rotta dai singhiozzi. “Grazie, davvero.”

-

Nico osserva il palco annoiato, mentre Hazel dietro di sé beve l'ennesimo bicchiere di coca-cola producendo un rumore snervante con la cannuccia. Da quando la loro conversazione su Frank è finita, è passata più di un'ora. Un'ora in cui Hazel non ha fatto che parlare, parlare, parlare e bere coca-cola... e parlare.
Nico si limita ad osservare il palco dove, uno dopo l'altro, i ragazzi si esibiscono. Eppure c'è qualcosa di strano, Percy si sarebbe dovuto esibire circa mezz'ora fa.
Sta per alzarsi e andare a fare domande, quando nella sua visuale entra una Annabeth che, con uno sguardo preoccupato sul viso, urla qualcosa al ragazzo dietro il bancone, per poi correre velocemente fuori dal locale col suo giubetto in mano.
E non sa perchè, ma il suo cervello collega immediatamente quell'azione a Percy. Gli sta succedendo qualcosa.
“Hazel!” esclama, alzandosi in piedi di scatto. “Devo andare immediatamente, mi dispiace. Torna a casa da sola.” Le poggia dei soldi sul tavolo, in modo da poterle pagare almeno le bevande ed il taxi, mentre il cuore inizia a battere sempre più freneticamente.
La ragazza sussulta a quella azione inaspettata, fissandolo sorpresa. “Nico, ma cosa succede?”
“Dopo ti spiego, adesso non ho tempo” si limita a dire, prima di uscire fuori dal locale il più velocemente possibile.
Intercettare la bionda che corre verso la sua auto non è difficile. Quei capelli biondi spiccherebbero ovunque. In pochi secondi, con le sue falcate veloci, riesce a raggiungerla.
Il cuore gli è arrivato in gola, mentre osserva la ragazza cercare tremante le chiavi dell'auto.
Forse non è per Percy.
Forse si è sentito male un suo familiare.
Forse quell'espressione terrorizzata non è per qualcosa di brutto.
Forse Percy sta bene.
“Annabeth!” urla, afferrandola per un braccio. E l'espressione che il suo viso assume, quando incontra gli occhi scuri di Nico, gli leva ogni minimo dubbio. Quell'espressione fragile ma nello stesso momento forte, quello sguardo distrutto e determinato, quelle mani tremanti. Gli sembra per un secondo di rivedere Jason durante una delle sue crisi.
E la paura lo assale, per poi trasformarsi in determinazione. Come succede ogni volta, come è caratteristico di lui.
“Ti accompagno” è l'unica frase che gli esce dalle labbra. “E non mi bloccherai.”

-

Annabeth corre veloce per le strade, fregandosene dei semafori o dei cartelli di stop. Continua a correre, mentre farnetica a Nico della chiamata di Percy.
Il più giovane si tiene stretto alla cintura di sicurezza, mentre la ragazza prende una curva più stretta del dovuto, mancando il marciapiede per pochi centimetri.
“Erano mesi che non si faceva vivo” dice, con la voce rotta dalle emozioni che non riesce a contenere. “Dopo l'incidente che gli ha quasi costato un occhio, non si era quasi più fatto vedere, ed ora invece...”
“Ora cosa?” la incalza il più piccolo, voltandosi a fissarla col suo sguardo determinato.
“Prima mi ha telefonato, mi ha detto che lui è fuori dalla porta, la stava per sfondare.”
Nico sente l'aria nei polmoni mancargli per un secondo. Volge lo sguardo fuori dal finestrino, stringendo forte i pugni.
Non gli interessa il fatto che Percy abbia chiamato Annabeth, invece che lui. È una situazione che affrontano insieme da anni, lei sa meglio di lui come gestirla.
Ma il fatto che Percy possa avere paura, possa star gridando, o peggio, piangendo, gli fa saltare i nervi.
E l'unica cosa che vuole, adesso, è vedere quell'uomo morto.
“Dobbiamo trovare un modo per tirarli fuori da quella casa” dice, cercando di rilassarsi e pensare lucidamente.
Annabeth non sposta lo sguardo dalla strada, mentre fa schioccare la lingua sul palato e stringe forte il volante. Nico vede in lei il cambiamento. Più si avvicinano alla casa di Percy, più il suo sguardo è diventato determinato, lasciando indietro quello spaurito e terrorizzato di prima.
“Ho un piano” afferma, passandosi la lingua sul labbro. “Ma dovrai starmi vicino, e chiamare la polizia non appena te lo dirò.”
Nico le scocca un'occhiata confusa. “La polizia?”
La ragazza annuisce, per poi respirare forte. “Questa situazione è andata anche fin troppo oltre.”

-

Nico rivede per la seconda volta il luogo dove Percy abita. Quel condominio tanto grande, eppure dall'aspetto così malandato.
“Ci abita solo la sua famiglia qui?” chiede, incamminandosi verso il portone. Con orrore nota la vecchia porta in legno abbandonata per terra, sfondata. I cardini ancora pendono dai lati, deve essere successo da poco.
“Merda” è il sussurro che esce dalle labbra della ragazza, alla vista di quella scena. “Non chiamarla mai famiglia, Nico. Percy non ha una famiglia.”
Il ragazzo osserva la sua espressione determinata, mentre entra dentro il condominio.
La prima cosa che Nico sente, sono delle urla proveniente da alcuni piani sopra di loro. Dei brividi freddi gli scuotono il corpo mentre, lentamente, salgono le scale.
BUM. Rumore forte, come un colpo ben assestato.
Annabeth alza lo sguardo. “Più veloce.”
BUM. Urlo feroce, l'uomo deve essere mediamente grosso.
Cosa ha intenzione di fare Annabeth?
BUM. Altro rumore forte.
Il solo pensiero che Percy possa essere dietro la porta che sta per sfondare, gli da la forza di salire gli ultimi gradini più velocemente. E la scena che si ritrova davanti, è diversa da quella che si sarebbe aspettato.
L'uomo ha una spalla contro la porta semi aperta, urla come una bestia che sta per essere uccisa, e quando Nico abbassa lo sguardo nota che, tra la porta stessa ed il muro, vi è incastrata la sua mano.
Annabeth sorride a quella vista, e le urla di dolore di quell'uomo sembrano quasi estati per lei. “Sapevo che Percy non sarebbe stato con le mani in mano questa volta” sussurra, per poi scoccare un'occhiata determinata al ragazzo. Socchiude gli occhi, come se gli stesse chiedendo indirettamente “sei pronto?”, e Nico annuisce.
Si, è pronto.
È pronto a salvare il suo ragazzo da quell'uomo che gli ha rovinato la vita.
“Gabe!” è l'urlo gutturale che esce dalle labbra della ragazza, le cui mani tremano leggermente, ma dal cui viso non traspare un minimo di insicurezza.
È il nome di quell'uomo, si dice Nico. E non capisce perchè, ma odia terribilmente quel nome. Come se gli infondesse delle radiazioni negative.
E Nico non distoglie lo sguardo da quel mostro. Non lo fa. E se avesse saputo come sarebbero andate le cose dopo, forse lo avrebbe fatto.
Forse si sarebbe voltato in tempo, avrebbe sceso velocemente le scale, sarebbe scappato via da quella situazione, da quella vita. Forse lo avrebbe fatto.
O forse no.
Forse sarebbe rimasto lì, come sta succedendo. Forse avrebbe stretto forte il telefono in mano mentre quell'essere si voltava.
Perchè è così che sta andando.
Gabe si volta piano, lasciando a Nico il tempo di prendere l'ultimo respiro.
L'ultimo respiro prima di vederlo in faccia.
L'ultimo respiro prima di posare gli occhi su quella cicatrice.
L'ultimo respiro prima di rivedere quegli occhi.
L'ultimo respiro prima di sentire il cuore fermarsi.
L'ultimo respiro prima che il pavimento gli si sgretoli sotto i piedi.
L'ultimo respiro prima che il vuoto prenda il controllo in lui.
L'ultimo respiro prima che Bianca urli il suo nome.
L'ultimo respiro prima che suo padre gli scompigli affettuosamente i capelli.
L'ultimo respiro prima che sua madre gli sorrida.

È lui.
Lo ha trovato.

Dopo anni di ricerche, lui adesso è qui davanti a lui. L'uomo che gli ha portato via tutta la sua ragione di vivere, adesso è qui, con una mano incastrata nella porta, mentre prova a far del male al suo ragazzo, nonché suo figlio.
E quando lo sguardo di quell'uomo si posa sul moro, anche lui sembra riconoscerlo. Assottiglia gli occhi, spalancando di poco la bocca.
Ed è strano. È come se alla vista di Nico, una barriera invisibile gli sia crollata di fronte. Smette si muoversi ed urlare. Boccheggia qualcosa che Nico non capisce, e sembra stia per parlare, quando qualcuno dietro la porta la spinge più forte, facendolo ululare dal dolore alla mano.
“G-Gabe” urla di nuovo Annabeth, sorpresa dalla reazione dell'uomo alla vista di Nico.
E alle orecchie del ragazzo è tutto così attutito. È come se il mondo intorno a lui si stesse sbriciolando, lasciandolo solo. Per lui, adesso, c'è solo quell'essere.
Sente distrattamente Annabeth urlare che fuori c'è la polizia, e non gli conviene fare pazzie. Ora forse capisce il suo piano. Peccato che non serva a nulla. Ormai i danni che doveva fare, li ha già fatti.
Gli ha già rovinato la vita.
Chiude gli occhi. Il buio lo circonda, lasciandolo solo con i ricordi.
Sua madre gli accarezza dolcemente i capelli, per poi prendere un libro dal bancone della cucina. “Stasera ti va la lasagna, Nico?” gli chiede. “So che ti piace tanto.” E il più piccolo non sa la risposta. Sta sorridendo, e non riesce a fare nient'altro.
Una mano gli si posa sulla testa, dandogli una parvenza di carezza. Ade entra nella sua visuale, rivolgendogli qualcosa che dovrebbe assomigliare ad un sorriso. “Hai fatto il bravo, oggi?” gli chiede, per poi dare un bacio sulla guancia a sua moglie.
Nico vorrebbe rispondere, ma sente le labbra distorte in quel sorriso che non riesce a modificare.
Due braccia si avvolgono intorno al suo collo, ed una risata alta gli rieccheggia nelle orecchie. “Nico, Nico!” urla sua sorella Bianca, con quel sorriso sempre stampato sulle labbra. “Dopo vieni a giocare con me? Sono riuscita a superare il livello!” Ed il ragazzo riesce solo ad annuire, mentre le prime lacrime iniziano a scivolare giù dai suoi occhi.
“Papà, sei tornato!” è poi l'urlo che le esce dalle labbra. Slaccia le braccia dal collo del fratello,e le avvolge intorno a quello del padre. E Nico fissa la sua intera famiglia. Come se fosse uno spettatore esterno, come se fosse irraggiungibile.
Allunga una mano per afferrarla, ma più si avvicina, più loro si allontanano. E il sorriso di sua madre, i lunghi capelli neri di sua sorella e l'espressione rilassata di suo padre, lasciano spazio all'espressione cattiva di quell'uomo che, con la mano ormai fuori dalla porta, lo fissa con uno sguardo da pazzo.
“Nico!” è l'urlo che gli arriva immediatamente alle orecchie. Annabeth deve starlo chiamando. “Nico chiama la polizia!”
Ma è tutto così attutito. Le lacrime gli impediscono di vedere cosa ha davanti, ed il suo corpo trema come non ha mai tremato.
Anni a cercarlo, ed ora che lo ha davanti non riesce a muoversi. È la sua risata sprezzante a riportarlo alla realtà.
Quell'uomo lo fissa dritto negli occhi, e ride come se lo stesse prendendo in giro. La puzza di Alcool intasa le narici di Nico, che sente brividi freddi scuotergli il corpo, per poi lasciare spazio al caldo afoso.
“Sei tu” è l'unico sussurro che gli esce dalle labbra, abbastanza alto però da farsi sentire.
“Nico” urla la bionda, scoccando un'occhiata ad entrambi. “Cosa stai dicendo? Chiama la polizia!”
“Annabeth” sussurra, senza staccare gli occhi da quelli di Gabe. “Non capisci? È stato lui!” E dalle sue labbra esce una risatina nervosa, mentre dai suoi occhi continuano a scendere copiose lacrime.
La ragazza spalanca gli occhi, confusa, per poi prendere in mano il suo cellulare.
“Hei, ragazzino” la voce roca e derisoria con cui quell'essere lo richiama, gli fa accapponare la pelle.
“Non provare a rivolgerti a me” gli risponde il moro, con voce impassibile.
L'uomo scoppia di nuovo a ridere, questa volta a voce più alta di prima. Nico osserva le sue labbra muoversi in quella risata sprezzante, e stringe i pugni forte mentre la voglia di ucciderlo monta dentro di lui.
“Nico.” Questa volta è la voce calma di Annabeth a parlargli. “Di cosa stai parlando?”
Il ragazzo sente la voce morirgli in gola, ed il vuoto impossessarsi ancora di più del suo corpo. Come se gli venissero risucchiati gli organi interni, ed il cuore sbriciolato lentamente.
“La mia famiglia” inizia, con voce rotta dai singhiozzi. “La mia intera famiglia è stata uccisa da questo bastardo.”
Ed il silenzio che cala nella stanza, li circonda. Viene interrotto unicamente dalla risata dell'uomo. Continua a ridere, tenendosi la mano lesa in mano. Poi singhiozza, chiude gli occhi, e ricomincia a ridere.
“Sai, ragazzino” dice, con voce più calma del previsto. “Non c'è stato giorno a cui non ho pensato a quello che ho fatto.”
La ragazza spalanca gli occhi, fissando Gabe abbassare lo sguardo e continuare a sghignazzare. “Sei stato tu?”
Poi, come un pazzo, alza di nuovo lo sguardo. Questa volta è diverso. È annebbiato dall'alcool, psicotico, omicida.
Raccoglie la bottiglia di alcool che si trova vicino alla porta, e ne beve un sorso. Nico non l'aveva nemmeno notata.
“Sono stato io!” urla, per poi scoppiare a ridere. Ed in quella risata Nico sente della disperazione, sente la voglia di scappare. “Si, sono stato io. Contenti, stronzetti?”
Ed in lui sale solo la voglia di ucciderlo, di fargli del male.
“Come?” La voce di Annabeth urta quasi il più piccolo. Vorrebbe urlarle di smetterla di fargli tutte quelle domande, di aiutarlo ad ucciderlo, di strappargli il cuore dal petto, perchè fa tutto troppo male.
L'uomo abbassa lo sguardo, continuando con quella risatina bassa. “Ero ubriaco” risponde, mostrando i suoi denti sporchi in un sorriso inquietante. “Non ricordo nulla, stronzetti. Ricordo solo... sangue e... morti io--” ma il singhiozzo più alto degli altri di Nico lo interrompe, facendolo quasi rabbrividire.
“L'arma” sussurra il moro, tremando forte. “Non sei stato arrestato perchè non abbiamo trovato l'arma. Lei.. dove, tu, dove--”
“Ho un negozio di elettrodomestici. O meglio: avevo.” E in quella voce quasi distrutta, distorta dall'alcool, Nico riesce a sentire le urla dei propri familiari. “L'ho nascosta lì, in una botola segreta. Non avrebbero cercato così in fondo, loro--”
“Li hai uccisi” è l'ultimo sussurro che esce dalle labbra di Nico, prima che le sue mani circondino il collo grassoccio di quell'uomo.
E questa volta non c'è Jason a bloccarlo. Questa volta il buon senso non riuscirà a farlo riflettere. Questa volta nulla può fermarlo.
Cadono entrambi a terra, e l'unica cosa che Nico sente è l'urlo di Annabeth dietro di lui. Tutta la sua forza si concentra nella presa che ha su quel collo, ed il suo sguardo sull'espressione stupefatta ed addolorata di quell'essere viscido.
Stringe ancora di più, cercando di spingere più a fondo, quando un calcio ben assestato gli arriva dritto nello stomaco. Mugola di dolore, senza però lasciare la presa sul suo collo.
“Muori” è l'unico sussurro che gli esce dalle labbra, mentre le lacrime continuano a scendere copiose dai suoi occhi, bagnando il viso di quell'essere.
E lui lo fissa con gli occhi fuori dalle orbite, per poi socchiudere le labbra in cerca d'aria. Un altro calcio in pieno stomaco riesce a farlo barcollare, ed un altro ancora più forte lo fa cadere all'indietro, sbattendo forte la schiena.
Le mani dell'uomo si stringono intorno al suo collo immediatamente. La sua presa è decisamente più forte sul suo piccolo collo, e l'aria gli si blocca in gola.
Porta le mani fino al suo viso, graffiandolo, in un inutile tentativo di fargli del male. Ma l'aria inizia a mancargli nei polmoni. Le lacrime calde gli bagnano il viso.
Forse riuscirà a rivedere la sua famiglia. Forse ce la farà, per mano dello stesso uomo che li ha portati via.
L'ultima cosa che vede, è una strana ombra proiettarglisi addosso. Devono essere loro, lo stanno venendo a prendere.
Sorride felice, chiudendo gli occhi. Un ultimo singhiozzo gli esce dalla gola, mentre la presa si fa ancora più forte.
“Sto arrivando” è l'ultimo sussurro che riesce a tirar fuori, prima che l'ultima lacrima gli righi la guancia, ed il buio lo avvolga.

*

Jason bussa piano alla porta della stanza, e quando non gli arriva una risposta dall'altra parte la apre, lentamente.
Nico” dice, a voce alta per farsi sentire. “Sto entrando.”
La visione che gli si para davanti gli fa più male del previsto. Nico è nascosto sotto le coperte, e dal movimento del suo corpo Jason può intuire lui stia piangendo in silenzio. Sospira, per poi mordersi un labbro.
Che idiota. Eppure sa che questo è un argomento tanto delicato per lui. Come ha potuto tirarlo fuori in un discorso così futile?
Nico” lo chiama di nuovo, posando una mano sulle coperte che lo coprono. Sente il corpo del più piccolo tremare, e qualcosa dentro di lui si stringe. Non può credere che sia stato proprio lui a scatenare tutta questa reazione.
Jason” lo richiama il più piccolo, con la voce spezzata dai singhiozzi. “Esci fuori, non voglio vederti.”
No” è la risposta del più biondo a quell'affermazione. Aggrotta le labbra e afferra la coperta, per poi tirarla fuori.
Il corpo di Nico sembra ancora più piccolo, privato di tutte quegli strati di coperte, e raggomitolato in quella posizione. Jason lo osserva sussultare per il freddo improvviso, e voltarsi con gli occhi pieni di rabbia.
Idiota!” urla, tirandosi su. Fa per riprendere le coperte dalle mani dell'amico, ma il biondo gli afferra prontamente un polso e lo strattona sul letto, facendolo distendere di nuovo.
Jason ritrova parte del suo corpo su quello del più piccolo. Un suo polso stretto in mano, l'altra al lato della sua testa, i loro visi abbastanza vicini da sentire l'uno il respiro dell'altro.
Nico” è il sussurro che gli esce dalle labbra, disperato, stanco, triste. “Se stai facendo tutto questo per quello che ti ho detto, io--”
Non lo troverò mai, Jason” dice quindi il più piccolo, con la voce rotta dal pianto ed il corpo scosso dai singhiozzi. Le lacrime gli scendono copiose sulle guance, bagnando il cuscino. “Non lo troverò mai, non riuscirò mai a fare giustizia ai miei genitori, a mia sorella.”
Jason lo fissa sorpreso. Sale con entrambe le ginocchia sul letto, in modo da poter poggiare una mano sul viso di Nico, accarezzandolo piano.
Nico” lo chiama, con voce dolce. Il ragazzo si copre il volto con l'avambraccio, mordendosi forte il labbro.
Lo troverai” lo rassicura il più grande, lasciandogli scorrere la mano sulla sua pelle delicata. “Lo troverai perchè ti conosco. Non bloccherai le ricerche fino a quando non sarai arrivato al tuo obiettivo.”
Il più piccolo viene scosso da un singhiozzo più delicato degli altri, per poi respirare forte.
E se un giorno decidessi di bloccare le ricerche, per qualsiasi motivazione, io non potrei che essere d'accordo con te” il biondo prende un grande sospiro, per poi poggiare le sue labbra sulla fronte del più piccolo.
Nico sussulta a quel contatto inaspettato. Smette per un secondo di respirare, mentre la sensazione di protezione che Jason riesce ad infondergli gli si diffonde nel corpo.
Ovunque sia” dice quindi il moro, con voce roca e rotta dai singhiozzi. “Ovunque sia io lo troverò.”
Si, lo farai.”
Nico prende aria, per poi ributtarla fuori dalle labbra con un sospiro. “E gliela farò pagare, Jason. Le sconterà tutte.”
Toglie il braccio da di fronte ai suoi occhi, ritrovandosi il viso dell'amico più vicino di quanto si aspettasse. Eppure questa vicinanza non gli da fastidio, per niente.
Lo fissa negli occhi.
La sicurezza ricomincia a scorrergli nelle vene.
Questa è una promessa.”


Angolo autriiiiice!:D
Salto il pezzo in cui vi prometto di rispondere il prima possibile alle recenioni super fabulose, e passo direttamente al resto....
Resto? Oddei, non so che dire, in realtà.
Diciamo che ormai è già Sabato, ma io avevo intenzione di pubblicare alle 23.59 di Venerdì per poter dire "A-HA NON SONO IN RITARDO!"
Ma tanto sono cronicamente in ritardo, ed infatti A-HA SONO IN RITARDO!
Well, pur essendo passate due settimane sono ancora in lutto per il profilo di Ainsel. Sul serio, la mia anima è logorata.
Quindi non mi dilungo...
Vi voglio bbbbbine!
Un bacione, LauraPalmerBastille. <3
  
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