Nei mesi precedenti, quegli umani si erano appostati sulla costruzione, oltre che per costruirla, per scoccare frecce verso il Cielo.
Spesso Gabriel si era divertito ad afferrarne qualcuna al volo, imbrattarne la punta, in modo che sembrasse sporca di sangue e rilanciarla sulla Terra, cosa che aveva sempre provocato grida di giubilo da parte degli arcieri, convinti di aver ucciso qualche abitante del Cielo.
«Certo che è sconcertante, siamo stati creati per servire gli umani e, in questo momento, l’unica cosa che li rende felici, è credere che ci stiano massacrando… Che dici? Dovremmo dar loro le nostre lame?» aveva chiesto un giorno a Michael, ricevendo come risposta solo un’occhiataccia.
Comunque ora aveva ricevuto l’incarico di farli smettere definitivamente…
«Gabriel, come hai intenzione di fermarli? Non vorrai…» La voce esitante di Castiel lo riportò alla realtà.
«Sì, lo so che per te gli umani sono delle opere d’arte, tranquillo, non ho intenzione di far loro del male.» “Fortuna che non hanno mandato Uriel, quello per fermare i lavori, sarebbe capace di ammazzare tutti gli operai.”
Si era portato dietro il fratellino perché gli piaceva la sua compagnia, in quanto lo faceva ridere. Non era spiritoso ma era il suo modo di prendere tutto alla lettera che lo rendeva esilarante.
«Non so ancora che cosa farò, comunque Metatron mi ha dato pergamena bianca… vediamo… potrei far rompere i loro attrezzi… no, li ricostruirebbero o userebbero qualcos’altro… accidenti, non posso star qui tutto il giorno a spaccare cazzuole…» rifletté Gabriel a mezza voce.
«Non la vedo, l’hai infilata nella tunica?» chiese Castiel perplesso.
«Che cosa avrei infilato nella tunica?» chiese l’arcangelo allibito.
«La pergamena. Devi scrivere qualcosa?»
«La perga…?» Gabriel scoppiò a ridere: «Oh, Cas! Sei proprio uno spasso!»
«Gabriel, continuo a non capire… Che cosa c’è di così divertente?» chiese l’altro angelo fissandolo e inclinando la testa.
Gabriel stava per mettersi di nuovo a ridere, quando si bloccò: «Cas, sei un genio!» Afferrò la testa del fratellino e gli schioccò un bacio in fronte. «Ora non capiranno niente neanche loro.»
«Ma che cosa…?»
«Guarda e impara, pivello!» Schioccò le dita e si guardò divertito in giro, ovunque ora c’era gente che all’inizio parlava normalmente, poi urlava e gesticolava senza riuscire a capire che cosa stesse dicendo il proprio interlocutore, alla fine si mandavano tutti al diavolo reciprocamente e si allontanavano gli uni dagli altri.
«Missione compiuta! Questi non costruiranno mai più e nessuno si è fatto male!» esclamò l’arcangelo, scompigliando, ancor di più, i già scompigliati capelli a Castiel.
«Ma, Gabriel, la torre è ancora in piedi ed è già alta 20,4 cubiti(1).»
«Tranquillo, prima o poi cadrà da sola… Su, torniamo in Paradiso che questa puzza mi sta uccidendo.»
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Racconto liberamente ispirato al capitolo 11 della “Genesi”
1) Più o meno 11 metri (informazione tratta dalla puntata 06x20 di “Supernatural”