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Autore: lawlietismine    04/04/2015    3 recensioni
Hogwarts!AU
“Sei così arrabbiato?” bisbigliò a un soffio dalla sua bocca, sfiorandogli poi la guancia con le labbra e con la punta del naso, prima di scendere sullo zigomo e poi sul collo, dove depositò una scia di baci leggeri.
“Arthur.”
Lo richiamò Merlin, cercando di mantenere un tono dignitoso e di non lasciarsi fregare.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Secrets 


 


Merlin semplicemente odiava le lezioni di Difesa contro le Arti Oscure, le riteneva insopportabili e forse inutili, perché lui – quelle cose – già le sapeva fare, naturalmente.
Si era dilettato nelle vacanze e nel tempo libero, aveva sperimentato quegli incantesimi: schiantare, disarmare e chi più ne ha più ne metta.

Okay, forse le lezioni non erano inutili, il ripasso e il perfezionamento non facevano male a nessuno, era più la compagnia: odioso era svolgere lezioni con i Grifondoro.

Non tutti, ovvio, Lance stava spesso con lui e Ginevra, e insieme – ragazza a parte, poiché Corvonero, al contrario di Merlin, impossibile da distrarre – si divertivano molto, a volte poi si univa anche Gwaine e la materia passava velocemente.

Per non parlare di Morgana fra le Serpi, che fra un dispetto e l’altro a quelli delle altre Case, intratteneva i presenti (quelli che se ne accorgevano e che non ne erano vittime, naturalmente).

Il suo problema era uno solo.
Era un problema biondo, con due pezzi di cielo al posto degli occhi e un sorriso accecante.
E il problema erano loro due insieme nella stessa stanza, perché Merlin era arrabbiato con lui e lui non si azzardava a muoversi  alla luce del sole.

Il suo problema aveva un nome: Arthur.

Uno stupido, coraggioso, montato Grifone.
E Merlin era Corvonero.

Già solo queste due piccole cose spiegavano da sé il gran problema.

“Buongiorno, eh!” al momento della fine della lezione, Will lo affiancò, stringendo i libri al petto e riservandogli un’occhiata circospetta “che hai? Hai preso appunti tutto il tempo, non è da te” ridacchiò, senza nascondere la curiosità.
Merlin scrollò le spalle, cercando di camminare, pensare, respirare e rispondere allo stesso istante, per quanto la seconda azione gli costasse davvero l’uso di molte forze in quel momento.
“Niente” sbiascicò solo, risultando fasullo alle sue stesse orecchie, e il Tasso alla sua destra aggrottò le sopracciglia perplesso.
Tempo due secondi e anche Freya fu al suo fianco, in simmetria perfetta con Will.

“Che si dice?” chiese pimpante “c’è un perché ai numerosi appunti?”

In risposta Merlin alzò gli occhi al cielo e l’altro scosse la testa, facendola ridere divertita.
“Scommetto che cercavi di ignorare qualche occhiata di troppo di un Grifone indispettito” se ne uscì, e l’amico, non aspettandosi affatto una cosa del genere, inciampò sui suoi stessi piedi, rischiando di abbracciare amorevolmente il pavimento dei corridoi della scuola.

“Cosa?!” sbottarono all’unisono lui e Will, ma Freya – con un’occhiata compiaciuta – si limitò a smuovere una mano di fronte a lei, come a scacciare una mosca, gli baciò una guancia e accelerò il passo facendo finta di nulla.

“Che voleva dire?” borbottò il Tasso rimasto, ma Merlin – continuando a fissare inorridito il punto in cui l’amica era svanita – non proferì parola a riguardo e con un veloce “devo andare” si dileguò nel nulla.

Certo, lui a Freya non era mai riuscito a nascondere nulla, spesso e volentieri lei capiva più di quanto dovesse, ma sperava davvero che – riguardo al Grifone indispettito, come lo aveva definito – si fosse sbagliata, che si fosse riferita a un altro, magari a Lancelot o Gwaine, ma Merlin non li aveva granché degnati quel giorno, non sapeva se fossero state di uno di loro le occhiate.
Lo sperò con il cuore, non poteva farsi beccare, per quanto i sospetti – a sua insaputa – fossero già fondati nelle persone a lui care.

Era vero, comunque, che in quell’ora Merlin aveva scritto più di quanto avesse mai scritto in tutti gli anni passati a Hogwarts e il motivo era semplice: aveva avuto bisogno di concentrarsi su qualcos’altro, di non pensare alla stupida testa di fagiolo presente nella stanza, quell’Asino Reale che gli stava fondendo ogni capacità mentale(e per un Corvonero era grave) e di evitare in ogni modo possibile di capitare casualmente con lo sguardo nella sua direzione.
Perciò, con molta forza di volontà, aveva seguito dall’inizio alla fine la lezione del professore, anche se ripetitiva, e non si era dedicato ad altro che non fosse quello.
Poi, una volta finita, aveva raccolto le sue cose ed era letteralmente scappato da quel posto, evitando di essere trattenuto all’ultimo secondo da Ginevra, Lance o chiunque altro.

Non era colpa sua se si stava comportando così, assolutamente no, era colpa di quel buono a nulla e al suo stupido atteggiamento da idiota quale era.

Annuì a se stesso mentre sfrecciava fra i vari corridoi, quasi a rassicurarsi meglio delle sue conclusioni mentali, e probabilmente fu per quella totale distrazione che non si accorse della mano che – un po’ d’abitudine – sbucò dal nulla al suo fianco, afferrandolo malamente, e che troppo tardi si rese conto di essere in uno stanzino angusto del secondo piano, schiacciato contro la porta di legno chiusa, con la bocca tappata, pressata dal palmo di una mano.

Dal palmo della sua mano.

Merlin strabuzzò gli occhi per un istante, poi ancora di più quando realizzò che lo stupido che lo aveva scaraventato lì dentro era colui che stava evitando fisicamente – visto che mentalmente aveva fallito – e cercò di scacciarlo. 
Arthur Pendragon gli riservò un’occhiata di rimprovero per tutte le storie che stava facendo, poi gli liberò la bocca quando fu certo che non avrebbe dato troppo di matto, e spostò la mano per afferrargli anche l’altro braccio e tenerlo fermo.
“Vuoi stare calmo?” lo sgridò duramente, di fronte ai suoi inutili tentativi di levarselo di dosso.
Merlin lo fissò come fosse un molliccio.
“Calmo? Io?” sbottò incredulo “Togli quelle manacce, stupida testa di fagiolo, e fammi uscire di qui”.

Il Grifone alzò gli occhi al cielo, fallendo nel cercare di trattenere un ringhio infastidito.

“Devi stare zitto e fermo” soffiò, stringendo più forte quei due ramoscelli che Merlin aveva al posto delle braccia, e il ragazzo strinse le labbra per evitare di dare di matto: sempre a dare ordini, non la smetteva mai di credersi un principino.  

“Cosa vuoi?”

“Che ti avrei fatto?”


Chiesero all’unisono, per poi restare entrambi in silenzio.
Arthur sbuffò.
“Che volevano quei due?” si ritrovò a domandare alla fine, facendo corrugare la fronte all’altro e “quei due Tassi, i tuoi amichetti” spiegò allora, facendolo irrigidire ancora di più.
“Non sono affari tuoi” ribatté tutto indispettito Merlin, strattonando per farsi mollare, senza alcun risultato, se non che Arthur gli finì ancora più vicino.

Il biondo storse la bocca, non apprezzando affatto né il tono né il contenuto, e si ritrovò a doversi fare forza per smetterla di fissare le labbra dell’altro e anzi concentrarsi un po’ di più.
“Dimmelo e smettila di fare lo stupido”

Per quanto sapesse che con Merlin quei metodi non funzionavano, gli era difficile non fare lo sbruffone con lui, non trattarlo così, perché per quanto si dicesse che era da sciocchi, lui era un Grifondoro e l’altro un Corvonero e la cosa gli provocava non pochi dubbi.
Poi, come se non fosse stato abbastanza, erano due ragazzi.
E condividevano anche degli amici.

Insomma, secondo Arthur non era facile, ma allora stesso tempo gli sembrava la cosa più semplice del mondo: era questo a far mandare su tutte le furie Merlin.

“Non dirmi che ce l’hai ancora con me per l’altro giorno” sbuffò il biondo, mettendo su un’espressione contrariata da cucciolo bastonato, una di quelle espressioni che sapeva quanto confondessero il Corvonero, quanto lo facessero cedere piano piano, e la cosa ogni volta lo elettrizzava.
Lo faceva sentire con così tanto potere nei suoi confronti.
Ma Merlin non distolse lo sguardo, né iniziò a fissarlo sognante, prima di passarsi la lingua sulle labbra nell’ammirare le sue, niente di tutto ciò, rimase tutto furibondo a rivolgergli il suo sguardo più infuriato e questo lasciò un po’ stordito Arthur.

“Sei così arrabbiato?” bisbigliò a un soffio dalla sua bocca, sfiorandogli poi la guancia con le labbra e con la punta del naso, prima di scendere sullo zigomo e poi sul collo, dove depositò una scia di baci leggeri.

“Arthur.” Lo richiamò Merlin, cercando di mantenere un tono dignitoso e di non lasciarsi fregare.

Certo che era arrabbiato: due giorni prima quella testa di fagiolo – mentre erano in uno di quei corridoi deserti a baciarsi con trasporto, avviandosi alla ricerca di un posto appartato, solo perché proprio il Grifondoro con foga l’aveva afferrato impaziente facendogli saltare l’ora di lezione – lo aveva scaraventato dentro un’aula vuota quando aveva sentito i passi di qualcuno e a Merlin era rimasto un bernoccolo per la testata presa.
Quando poi quel qualcuno si era riscoperto essere Morgana, sua sorella, pur di non farsi scoprire lo aveva mollato lì, trascinando la Serpe da tutt’altra parte.
E non era tornato, quello stupido di un asino.

“Dai, Merlin” gli sussurrò sulla pelle, ripercorrendo all’indietro tutto il tragitto, fra leggeri baci e suadenti morsi.
Il ragazzo non riuscì a trattenere un gemito quando la mano di Arthur gli circondò un fianco, trasportandolo ancora più verso di sé, e sentì la lingua del biondo accarezzargli la base del collo, sempre più alla ricerca delle sue labbra: quando le trovò, non riuscì a fermalo, come ogni stupida volta si ritrovò complice di quella danza, le mani improvvisamente libere – chissà da quanto, era stato troppo distratto – immerse nei fili dorati di lui, i bacini a contatto, i fianchi avvolti nella sua stretta e puro desiderio negli occhi di entrambi.

Fuori da lì gli ultimi studenti correvano a perdifiato verso le aule per non arrivare tardi a lezione, ignari di quanto stesse succedendo in quello stanzino piccolo e buio, segreto, quattro spesse mura non per la prima volta a fare da unico sostegno per quei due, a racchiudere gemiti e frasi sconnesse fra i respiri veloci.

“Sei ancora arrabbiato?”  
“Forse”

“Ti farò saltare un’altra lezione”
“Spero stavolta non sia inutilmente”

“Recuperiamo anche per l’altro giorno, allora”
“Ti conviene muoverti, allora”



 

Vabbuh via, meglio non esprimersi. 
Forse qualcuno si ricorda di me? Penso di no, visto che sono 454376439863 anni che non aggiorno ciò che dovrei aggiornare (da leggere come "questione di chimica")
Ma non so che dire, non ho aggiornato più nessuna long, non ce la faccio parlando di tempo (e ispirazione)
Però....... Ieri ho finito il rewatch di Merlin iniziato qualche mese fa e che avevo messo in pausa causa studio: sono in lutto, di nuovo. 
Il mio cuore non era pronto a rivivere l'esperienza, Santi Dei. 
Quindi nada, DOVEVO scrivere qualcosa per non pensare a... voi sapete cosa. Dunque oggi è nata questa, spero vi piaccia: non ho aspettative. ^^" 
Ora mi dileguo, fatemi spaere qualcosa se ne avete voglia! 
Lawlietismine

 
  
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