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Autore: BeauBrooks    04/04/2015    0 recensioni
Darren è un giovane newyorkese bellissimo, figlio di Charles Criss, un noto personaggio della televisione per cui la bellezza è tutto; ricco e molto spavaldo, crede di essere "un dono di Dio". A causa del suo comportamento insofferente e irrispettoso verso gli altri è vittima di un incantesimo scagliato dalla "strega della scuola", Laura, testimone e vittima talvolta del suo comportamento, che lo deturpa con delle cicatrici e dei tatuaggi e lo rende calvo. La ragazza gli concede un anno di tempo per trovare qualcuno che gli confessi il suo amore a dispetto dell'apparenza e spezzare così l'incantesimo, in caso contrario sarà condannato a vivere per il resto della sua vita sotto le mostruose sembianze
Genere: Dark, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Darren Criss, Grant Gustin, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Sento che tutti mi stanno fissando, ma ci sono abituato. Una delle prime cose che mio padre mi ha insegnato e che mi ripete spesso, è comportarmi come se nulla mi emozioni. Quando sei speciale, come lo siamo noi, la gente non può non notarti. E' l'ultime mese del primo anno di liceo. Il supplente ci sta distribuendo le schede per eleggere la corte per il ballo di primavera, evento che ho sempre trovato stupido.

"Ehi Darren, c'è il tuo nome scritto sopra"- mi disse il mio amico scuotendomi il braccio.

"Non dire idiozie"

Mi girai verso Grant e vidi la ragazza seduta vicino a lui Anna o forse Hannah abbassare lo sguardo. Uh. Era chiaro che mi stava fissando.

Esaminai la scheda. Non solo c'era il mio nome, Darren Criss, come candidato alle elezioni di principe per il primo liceo, ma avrei vinto sicuramente.

Non c'era nessuno in grado di competere con il mio aspetto e con i soldi di mio padre. Il supplente era nuovo e quindi poteva essersi fatto la sbagliatissima idea che dato che la Dalton era una di quelle scuole che hanno un ristorante macrobiotico dentro la mensa e offrono cibo cinese, ovvero una di quelle scuole dove i newyorkesi coi soldi veri mandano i figli, non lo avremmo massacrato come succede nelle scuole pubbliche. GROSSO SBAGLIO.

Niente di ciò che diceva ci sarebbe servito per l'esame, per cui iniziammo a pensare a come fare in modo che lo spoglio della scheda durasse tutti i cinquantacinque minuti di lezione.

Quantomeno la maggior parte di noi. Gli altri ripassavano tra loro. Io mi misi a guardare quelli che riempivano la scheda guardandomi. Sorrisi. Un' altro al mio posto avrebbe abbassato lo sguardo, cercando di fare il timido e il modesto, come vergognandosi perchè il suo nome fosse li ma non aveva senso negare l'evidenza.

"C'è anche il mio nome" - Grant mi scrollò di nuovo.

"Ehi, attento!" - mi sfregai il braccio.

"Ma stai attento tu! Hai quel sorrisetto da idiota stampato in faccia come se avessi vinto, e un paparazzo ti stesse per scattare una foto"

"Perchè, ho torto?" - sorrisi ancor di più, per infastidirlo, e feci un cenno con la mano come la gente che saluta alle parate. Qualcuno scattò una foto con il cellulare proprio in quell'istante, come un punto esclamativo alla fine di una frase.

"La tua esistenza dovrebbe essere illegale" - disse Grant.

"Ehi grazie mille."

Valutai l'ipotesi di votare Grant, tanto per essere gentile. Grant era bravo a fare battute, ma sull'aspetto c'era molto da ridire. E nemmeno la sua famiglia era particolarmente speciale: il padre era un dottore o giù di li. C'era la possibilità che pubblicassero i risultati delle elezioni sul giornale della scuola, e sarebbe stato piuttosto imbarazzante per Grant arrivare ultimo o non avere nessun voto. Di conto, sarebbe stato fantastico per me avere il doppio o il triplo dei voti del secondo eletto. E Grant, del resto, mi venerava. Un vero amico avrebbe voluto farmi vincere alla grande. Un altra cosa che mi ripeteva sempre mio padre era

"non essere un perdente, Darren, e non fare mai niente per amicizia o per amore. Tanto finiresti sempre per scoprire che l'unica persona che ti ama veramente sei tu". La prima volta che me lo disse avevo circa sette o otto anni, e gli chiesi

"E tu allora, papà?"

"Io cosa?"

"Tu ami... la tua famiglia?"

MI guardò a lungo e poi mi disse "E' diverso, Darren."

Non gli chiesi mai più se mi amasse, sapevo che quello era ciò che pensava davvero.

Coprii la scheda, per evitare che Grant vedesse che avevo votato per me. Logicamente sapevo che anche lui aveva votato per se stesso, ma era diverso. Fù a quel punto che dal fondo dell'aula si sentì una voce.

"Che schifo!" - ci girammo tutti

"Forse qualcuno le ha appiccicato una caccola sotto al banco" - sussurrò Grant.

"Sei stato tu?" - gli chiesi.

"Ho smesso di fare certe cose"

"Che schifo!" - ripeté la voce.

Smisi di parlare con Grant e guardai da dove arrivava la voce. Era una ragazza dall'aria gotica, una balorda seduta in fondo all'aula. Era cicciona, con uno di quei vestiti neri abbondanti che di solito vedi addosso solo alle streghe o ai terroristi e i capelli verdi. Un look che era chiaramente una richiesta d'aiuto. La cosa strana è che non l'avevo mai vista prima. La maggior parte della gente che c'era lì dentro la conoscevo da sempre. Il supplente era troppo stupido per far finta di non aver sentito niente.

"Che cosa le fa schifo signorina.... signorina...."

"McCarty" - disse "Laura McCarty"

"Laura c'è qualcosa che non va nel tuo banco?"

"C'è qualcosa che non va nel mondo!"

si alzò in piedi pronta per il suo discorso.

"C'è sul serio qualcosa che non va, se nel ventunesimo secolo dobbiamo ancora sopportare questa farsa classista." - disse mostrando la sua scheda mentre tutti sghignazzavano.

"E' una scheda per il ballo del primo liceo" - suggerì Grant - "Per scegliere i reali"

"Esatto" - disse la ragazza - "Chi sono queste persone? Perchè dovremmo trattarli da reali? Sulla base di... che? La gente che c'è su questa scheda viene scelta solo per una ragione e quella ragione è... la bellezza fisica"

"A me sembra un ottima ragione" - dissi a Grant, a voce non proprio bassa.

Mi alzai in piedi.

"Ma smettila. Hanno votato tutti quanti e sono usciti questi nomi. E' un processo democratico."

Intorno a me vidi diversi pollici alzati ma mi accorsi che un sacco di gente, quasi tutta brutta, era rimasta in silenzio.

La ragazza avanzò verso di me.

"Sono pecore che seguono il gregge. Votano per le persone cosiddette popolari perché è facile. La bellezza esteriore: capelli mori e ricci, gli occhi ambrati -stava guardando me- è sempre facile riconoscerla. Ma se qualcuno e forte, coraggioso, in gamba, è difficile vederlo."

Mi infastidì per cui le diedi addosso.

"Se uno è così in gamba allora dovrebbe essere in grado di migliorare il proprio aspetto. Ti metti a dieta, fai un intervento di chirurgia estetica, puoi anche farti pulire la pelle e sbiancarti i denti". Enfatizzai il tu nella frase, così che capisse che mi riferivo a lei e che non era un tu generale.

"Mio padre lavora in televisione. Dice che la gente non dovrebbe neanche guardarli i brutti"

"Questo è quello che pensi?" - disse inarcando un sopracciglio nero

"Dovremmo trasformarci tutti quanti per essere come vuoi tu, Darren Criss?"

Sussultai sentendo il mio nome. Ero sicuro di non averla mai vista prima. Ma era normale che sapesse il mio nome. Tutti lo sapevano. Probabilmente aveva anche una patetica cotta per me.

"Già è proprio quello che penso, ed è anche quello che so"

Mi si avvicinò. I suoi occhi erano dei fari verdi e il suo naso era lungo e ricurvo.

"Allora faresti meglio a sperare di non diventare mai brutto. Adesso sei brutto dentro, ed è quello che conta. Se mai dovessi perdere il tuo bell'aspetto, scommetto che non saresti ne in gamba ne forte abbastanza per riconquistarlo. Darren Criss, sei una bestia.

Bestia. La parola arrivò da un altro tempo e luogo. Mi fece pensare alle favole, e senti uno strano formicolio, come se i peli che avevo sulle braccia fossero stati incendiati dai suoi occhi. Mi sfregai le braccia.
  
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