Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Hana_Weasley    06/04/2015    4 recensioni
La vita di Blaine non è tutta rose e fiori. Anzi, fa schifo. Così il ragazzo, avendo perso tutte le speranze nella vita, arriva ad una decisione drastica.
Ma proprio durante quell'atto, dettato dalla disperazione, un angelo ferma Blaine e lo aiuta a riacquisire fiducia in sè stesso, attraverso un viaggio sulle cose meravigliose che la vita ci offre.
Dal testo:
Il giorno in cui la mia vita è completamente cambiata sarebbe dovuto essere il mio ultimo giorno.
Ironico, vero?
Eppure quel giorno accadde un miracolo, che mi salvò dall’oblio.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note Autrice: 
Salve, non voglio trattenervi molto quindi mi limiterò a dire che l'idea per questa ff è partita dopo aver ascoltato
alla radio Meraviglioso, dei Negramaro.
Ringrazio Caterina che ha betato in tempi record <3
e vi invito a dare uno sguardo alla mia pagina facebook: 
https://www.facebook.com/hweasleyefp
Enjoy!
 
Salvami


Il giorno in cui la mia vita è completamente cambiata sarebbe dovuto essere il mio ultimo giorno.
Ironico, vero?
Eppure quel giorno accadde un miracolo, che mi salvò dall’oblio.
Ero deciso più che mai a mettere un punto alla mia vita.
Ero sinceramente stanco di tutto ciò che mi circondava, la mia intera esistenza faceva letteralmente schifo, ero rilegato in un paesino troppo bigotto, non avevo amici, non avevo mai baciato qualcuno ed ero continuamente preso di mira dai bulli.
Così quella sera, mentre passeggiavo, vidi il ponte che si affacciava sul lago e decisi di farla finita. Tanto a chi sarebbe importato? A mio padre no di certo.
Salii sul cornicione e guardai in basso. I brividi mi salirono lungo tutto il corpo. Era alto e l’acqua sotto era gelida. Non c’era possibilità che mi salvassi. Presi dei profondi respiri per farmi forza, ripetendomi mentalmente che ciò che stavo facendo era giusto.
Mi guardai un attimo intorno e non mi stupii di constatare che nessuno prestava attenzione al ragazzo sul cornicione di un ponte. Ognuno pensava per sé.
Guardai di nuovo in basso e decisi di contare fino a tre e poi buttarmi.
Uno.
Due.
T-

E poi la sentii.
-Ehi, tu! Che stai facendo? E’ pericoloso-
Quella voce così soave, delicata e mascolina al tempo stesso. 
Mi girai terrorizzato, ma la paura andò via nel momento in cui lo vidi per la prima volta.
Il mio angelo.
La mia salvezza. Colui che mi ha letteralmente salvato la vita.
Un ragazzo poco più grande di me, con una pelle bianco perla che risaltava al chiaro di luna. Slanciato, magro, capelli perfettamente acconciati. 
Era il ragazzo più bello che avessi mai visto.
Nonostante ciò, il mio desiderio suicida non si era del tutto affievolito.
-Secondo te cosa sto facendo?- chiesi allora. 
-Quanti anni hai?- con tutte le domande che poteva farmi scelse proprio questa.
Lo guardai con scetticismo, non sapendo se fidarmi o no.
Poi vidi i suoi occhi. Di un azzurro chiaro, acquoso, tendente al grigio. Occhi che mi scrutavano attentamente. Di fronte e quelle due pietre mi sentivo nudo, esposto.  Sentivo già le mie barriere cedere.
-18- dissi con un mormorio.
-Scendi da lì, ti prego- mi disse poi l’angelo.
-Perché?-
-Sei così giovane… Non conosci ancora tutte le bellezze della vita, o almeno, non hai mai prestato attenzione a tutto ciò che ti circonda.
Vorrei mostrartele io, queste cose. Concedimi solo questa serata.
Una serata, e se entro domattina non avrai cambiato idea, ti lascerò libero di fare ciò che vuoi- 
Le sue parole mi colpirono molto. Era vero, io non conoscevo ciò che di bello c’era nella vita. Se avessi dovuto trovare tre aggettivi per descriverla probabilmente avrei detto orrenda, inutile e puttana.
Lo guardai per qualche istante. 
Non sapevo cosa fare. D’un tratto non ero più sicuro di nulla. 
Volevo davvero buttarmi giù da un ponte? Dio, che stupido.
Stavo davvero pensando di non buttarmi giù da un ponte? Doppiamente stupido.
Sospirai e poi scesi dal cornicione.
-Una serata- mormorai.
L’angelo mi sorrise raggiante, poi si girò verso di me –Io comunque sono Kurt- 
Oh, ecco come si chiama, pensai all’istante.
-Blaine- feci una pausa per poi chiedere –Allora, come mi farai cambiare idea?-
Kurt mi sorrise, mi prese la mano e iniziò a correre.
In quell’istante cominciò tutto.
*

-Dove andiamo?- chiesi, mentre mano nella mano correvamo per le strade della città.
-A vedere la prima cosa bella che la vita ci da- mi rispose semplicemente Kurt.
Dopo un paio di minuti arrivammo davanti all’ospedale centrale.
-Cosa ci facciamo all’ospedale?- chiesi confuso.
Insomma, cosa c’è di bello in persone che stanno male?
Non mi resi conto di averlo chiesto ad alta voce fino a quando Kurt non mi rispose.
-Stiamo andando in un’area specifica dell’ospedale. 
Scommetto che non ci sei mai stato-
Piano piano cominciai a capire dove ci stessimo dirigendo.
-Raparto Neonatologia? Davvero, Kurt?-
-La prima cosa che la vita ci da è… la vita stessa! Prima di giudicare guarda- Mi disse semplicemente lui.
Dopo qualche minuto ci ritrovammo fuori dalla nursery ad osservare tutti i bambini che erano nati. Bambini che di lì a poco avrebbero cominciato le loro vite.
-Non pensi che ci sia un motivo se siamo nati?- mi chiese il ragazzo.
-Insomma, perché io e non un altro individuo? Io penso che sia il destino, Blaine. 
Il destino ha in serbo così tante cose per noi. So che a volte può sembrare dura -credimi, lo so- però sai cosa facevo quando era tutto troppo difficile? Quando ero sul punto di cedere? Pensavo al futuro. Pensavo a ciò che il destino aveva in serbo per me.
Non è meravigliosa la nascita di un bambino? Un attimo prima non c’era, e quello dopo ecco un bellissimo fagottino pronto a vivere!-
Lo guardai con adorazione, e poi mi venne spontaneo.
-Fin da bambino nessuno mi ha mai voluto bene- sussurrai.
Era la prima volta che parlavo a qualcuno di me e dei problemi della mia vita. Chi se lo sarebbe aspettato che il primo sarebbe stato uno sconosciuto? E’ solo che mi sentivo così al sicuro accanto a lui. 
Lui non giudicava, ascoltava e consigliava. Ma mai giudicava. Così, con lo sguardo fisso sulle culle dei bambini, continuai a parlare.
-Fin da piccolo ho sempre fatto di tutto per rendere mio padre fiero di me. Praticavo tantissimi sport, suonavo numerosi strumenti, ero uno studente modello. Mia madre è morta quando avevo poco più di due anni per un tumore, così io e mio fratello rimanemmo con nostro padre. Un uomo più interessato alle apparenze che ai proprio figli.
Quando mio fratello compì 15 anni, mio padre lo mandò subito in un collegio. Meno marmocchi aveva per casa meglio era per lui.
Io così rimasi solo, con la voglia di essere amato da mio padre. Lui non la pensava così, e preferiva sbattersi in casa nostra una donna diversa ogni sera piuttosto che stare vicino a suo figlio. O anche solo preparargli la cena.
Quando anche per me fu il tempo di entrare alla scuola superiore, come per mio fratello, mi mandò in un collegio. Mi lasciò duemila euro per mantenermi e mi abbandonò alla mia vita solitaria. Non ha mai chiamato, e non lo vedo da tre anni- Quando mi girai verso Kurt fui stupido di trovarlo con le lacrime che gli rigavano la sua perfetta pelle.
Mi avvicinai e con il pollice gliele asciugai.
-Scusami, non volevo farti piangere- 
Kurt scosse il capo e si schiarì la voce. –No Blaine, non ti scusare. Mi dispiace tantissimo per tutto-
Ci girammo un’ultima volta verso i neonati, poi Kurt mi prese la mano e insieme ci avviammo verso l’uscita.
Quando controllai l’orologio mi accorsi che erano le 24.00
*
Dieci minuti dopo ci trovavamo su un taxi, diretti chissà dove.
-Kurt, mentre eravamo all’ospedale hai detto che sicuramente io non ero mai stato in quel reparto… Tu invece?- chiesi curioso.
Volevo conoscere tutto di quel misterioso e bellissimo ragazzo che mi aveva preso sotto la sua ala, aveva afferrato la mia mano e non l’aveva più lasciata.
Kurt rise –Si, ci sono stato una volta. Al mio secondo anno una mia compagna di scuola è rimasta incinta-
-Quanti anni hai?- allora mi azzardai a chiedere.
-19, diplomato lo scorso anno- rispose con un sorrisetto.
-E sei ancora in questo schifo di città? Scommetto che hai talento da vendere!-
-La scuola per cui avevo fatto domanda non mi ha accettato, quindi sto aspettando la fine del primo semestre per ripresentare l’iscrizione- mi disse lui semplicemente, per poi stringermi un po’ la mano. 
-Siamo arrivati-
Eravamo all’aeroporto.
-Ehm… Kurt, non mi vuoi legare e chiudere nel deposito di un aereo e mandarmi in Cambogia, vero?-
Lui rise allegramente.
Mi piaceva la sua risata. Era uno di quei suoni che avrei voluto sentire per il resto della mia vita.
Insieme ci avviammo verso l’entrata. 
Camminammo per un po’, fino a quando non arrivammo al gate di un volo appena atterrato. Eravamo un po’ in disparte e intorno a noi c’erano numerose persone, in attesa di un parente, amico, fidanzato.
L’eccitazione era palpabile.
Kurt mi si avvicinò e con le labbra che sfioravano il mio orecchio sussurrò –Sta a vedere-
Le porte si aprirono e uomini, donne, bambini e giovani uscirono con le loro valigie; si guardavano intorno con curiosità e aspettativa e quando avvistavano un conoscente, una persona speciale, sorridevano per poi aumentare il passo o correre tra le sue braccia.
E c’era gente che rideva, piangeva, si salutava e si abbracciava. 
Innamorati che si baciavano, bambini che venivano presi in braccio dai loro papà, vecchi amici che si davano il cinque.
Mi ritrovai nel giro di pochi istanti con gli occhi lucidi. Perché io non conoscevo quella sensazione. Accettazione, amicizia, sentimenti, casa. Avevo letto numerosi libri, visto centinaia di film, ma non avevo mai provato quel senso di appartenenza. E avevo un bisogno così disperato di provarlo, di sapere che esiste, di sentirmi vivo.
-Non ho mai avuto un vero amico- sussurrai.
Kurt mi guardò un attimo, prima di rispondere con sicurezza –Non è vero- 
Mi voltai a guardarlo, con un espressione interrogativa sul volto.
-Hai me, Blaine. Io sono tuo amico-
E semplicemente sorrisi. Perché era vero. Avevo lui ed era sempre con lui che per la prima volta avevo capito cosa voleva dire essere parte di qualcosa, anche se solo per un istante.
Quando ricontrollai l’orario erano le 24.45
*
Dopo il giro all’aeroporto, Kurt aveva chiamato un altro taxi che questa volta ci aveva lasciato vicino al lungomare. 
Una zona distante da casa mia, infatti non ci andavo quasi mai. Che senso aveva andare al mare se non avevo nessuno con cui divertirmi?
Io e Kurt eravamo mano nella mano in un silenzio non imbarazzante ma naturale. Non c’erano bisogno di parole tra di noi.
Anche se ammetto di aver avuto una domanda sulla punta della lingua per tutto il tempo. Kurt era straordinario. Un ragazzo coraggioso e bellissimo pronto ad affrontare le difficoltà della vita.
Mi piaceva.
Diamine se mi piaceva!
Ma una domanda mi ronzava nella mente e mi stava facendo impazzire.
Ma lui è gay?
Una parte di me lo sperava e lo sospettava. Insomma, non prendi la mano del primo sconosciuto con istinti suicidi, no?
L’altra parte di me, quella pessimista, quella che odiava la vita, mi dava una semplice risposta.
Lo avrebbe fatto con chiunque. E’ un ragazzo gentile, non ti illudere. Uno così non potrebbe provare mai nulla per te!
Così semplicemente stetti zitto, a contemplare il suo viso senza farmi vedere. Ogni tanto incrociavamo gli sguardi e ci sorridevamo.
Ero in pace con me stesso in quel momento. Strano ma vero.
Poi Kurt si fermò, si girò verso di me e mi sorrise malandrino. Scavalcò il basso cancello che separava la strada dalla spiaggia e poi mi esortò a fare lo stesso.
-Kurt, che fai? Non possiamo entrare, se ci beccano…-
-E allora noi non ci faremo beccare- disse lui con semplicità.
Scavalcai anche io, e quando ci ritrovammo l’uno di fronte all’altro Kurt si abbassò e si tolse le scarpe e i calzini.
Lo imitai.
La sabbia sotto i miei piedi nudi era piacevole. Fresca e fine. Non lo avevo mai fatto, ma lo adoravo.
Kurt poi mi riprese per mano e insieme ci addentrammo verso il mare, infine ci fermammo. Il ragazzo mi tirò giù e ci sedemmo vicini, sulla sabbia, ad osservare il mare nero come la pece indistinguibile dal cielo.
-Quando sono triste lo faccio sempre- mi sussurrò lui.
-Cosa?-
-Vengo qui, mi siedo e osservo l’infinito. Mi aiuta a sentirmi meglio il fatto che questa fottuta città non sia il mondo. Che qualche centinaia di kilometri più il là il mondo è diverso. Mi accetta e non mi deride. Mi premia e non mi penalizza. Non mi tratta come un mostro- 
-Provi davvero tutto ciò?- chiesi sbalordito.
-Pensi davvero che tu sia l’unico a soffrire? Credimi quando ti dico che la mia vita non è stata affatto facile-
-Per questo mi capisci? Per questo capisci tutto quello che provo e mi hai impedito di buttarmi?- continuai
-Si, e perché mi ricordi me- e dicendo questo mi guardò negli occhi.
-Anche tu hai tentato il suicidio?- chiesi in un sussurro.
-No, ma ci ho pensato- mormorò.
In quel momento capii che Kurt era come me. Una persona spezzata e presa a calci in culo dalla vita. Però a differenza mia, lui aveva reagito e non si era lasciato trascinare nel baratro.
Capii anche che avrei potuto dire tutto a lui. Raccontargli tutti i miei problemi e ciò che mi aveva spinto a tentare di non esistere più.
-Sai, mio padre e l’assenza degli amici non sono stati gli unici motivi che mi hanno spinto a buttarmi-
Lui mi guardò, in attesa che continuassi, senza forzarmi a parlare.
-A scuola sono vittima di bullismo. Fin dal primo anno.
E con bullismo non intendo semplici spinte o testa nel water…
Loro...- la mia voce si spezzò.
-Ehi, non devi dirmi nulla, lo sai?- mi disse con dolcezza mettendomi una mano sulla spalla.
-No, voglio… Loro… Inizia fin dalla mattina. Mi aspettano davanti all’entrata della mensa per buttarmi tutti i loro avanzi di cibo addosso. Di solito salto la colazione per ripulirmi come meglio posso, per poi arrivare in ritardo alla prima lezione della giornata.
Durante le lezioni mi tirano pezzi di carta addosso, mi sussurrano insulti, mi fanno gli sgambetti.
A pranzo devo nascondermi in una delle aule per evitarli. A volte non funziona neanche quello.
A volte sulla porta della mia stanza trovo la scritta “frocio” con il pennarello indelebile.
E’ così tutta la giornata e io sono stanco. Sono così stanco di essere trattato in questo modo- scoppiai a piangere.
Kurt era sull’orlo delle lacrime mentre la sua mano mi accarezzava la schiena per darmi conforto. Poi parlò.
-Mi dispiace tantissimo Blaine. Non ti meriti di soffrire. Sei un ragazzo così straordinario. I tuoi occhi non sono fatti per essere tristi, sono il sole e dovrebbero solo brillare e abbagliare chiunque ti sia intorno! Il tuo stesso volto non è stato concepito per le lacrime ma per avere sempre un enorme sorriso su di esso. Vorrei tanto prendere a pugni tutti quelli che ti hanno fatto star male. Per te lo farei-
Ridacchiai, grato di avere una persona accanto che fosse addirittura disposta a prendere a pugni i miei aguzzini.
-Tu come te la passavi a scuola?- chiesi curioso.
Kurt sospirò –Ero vittima di bullismo anche io. In modo più leggero se paragonato a quello che stai passando tu, ma comunque trattato male. Sono stato preso a granitate in faccia, buttato nei cassonetti dell’immondizia, spintonato e perfino baciato dal mio bullo per poi essere minacciato di morte. Il tutto semplicemente perché non avevo paura di mostrare ciò che ero, a volte anche con vestiti eccentrici-
Baciato dal bullo ha detto? Quindi è gay anche lui! Esultai interiormente.
-Mi dispiace- mormorai.
-Non fa niente. Ormai è passato- e mi sorrise.
Poi si alzò.
-Forza, andiamo a farci un bel bagno!-
Lo guardai stralunato.
-Dai, non puoi venire di notte qui senza fare il bagno!-
Detto questo, cominciò a togliersi i vestiti.
Alzai lo sguardo su di lui, poi mi alzai e cominciai a svestirmi.
Vedere Kurt solo con i boxer era… era qualcosa di stupefacente. Avrei tanto voluto prenderlo tra le mie braccia, baciarlo fino a toglierli il fiato e fargli un miliardo di altre cose poco ortodosse.
Un desiderio che non avevo mai provato per nessuno. O almeno, non così forte. Kurt era un bellissimo ragazzo, il più bello che io avessi visto e suscitava in me un desiderio carnale così forte che a stento riuscivo a trattenere.
Ci buttammo nell’acqua, che arrivava ai nostri stomaci. Poi Kurt cominciò a schizzarmi e io semplicemente risi. Risi come non facevo da anni. Con il cuore leggero, la mente sgombra dai brutti pensieri. Pura gioia e ilarità.
Una risata liberatoria, che aveva bisogno di uscire e che fece vibrare tutto il mio petto.
Passammo un tempo indefinito a scherzare, giocare e nuotare nell’acqua scura e fresca. Poi risalimmo verso la spiaggia e ci stendemmo a pancia in su, l’uno accanto all’altro.
-Grazie Kurt- mormorai.
-Per cosa?-
-Per tutto. Solo… grazie-
Kurt si girò e mi osservò. –Posso farti vedere un’altra cosa bella della vita?- 
-In questo momento?- chiesi sorpreso.
-Si… posso abbracciarti?-
Il mio cuore semplicemente esplose, sentendo quelle parole.
Volevo dannatamente essere abbracciato da lui, sentire cosa si provasse ad essere tra le braccia di qualcuno, al sicuro. Volevo sentire cosa si provasse ad essere tra le sue braccia.
-Si, ti prego- sussurrai.
Entrambi ci mettemmo a sedere e poi Kurt mi prese tra le sue forti braccia.
Mi abbracciò stretto e io mi aggrappai a lui come se ne dipendesse la mia vita. E forse era così, forse la mia vita dipendeva davvero da quel ragazzo e le sue amorevoli braccia.
Mai come in quel momento mi sentii a casa.
Passammo stretti così un tempo indefinito. Poi Kurt si allontanò, e mi lasciò un bacio sulla guancia che fece arrossire entrambi.
Ci lasciammo andare alla sabbia e ci ritrovammo di nuovo l’uno accanto all’altro, con le spalle che si toccavano a guardare il cielo ricoperto di stelle.
-Vedi quella?- e indicai il cielo. –Quella è la costellazione del Cigno-
-Quella specie di croce?- chiese dubbioso Kurt. –Si, proprio quella! Non vedi? Le due linee esterne sono le ali-
-Hai ragione! Sembra proprio un cigno- esclamò emozionato il ragazzo. 
Ero riuscito a stupirlo, e vedere Kurt con quello sguardo che solo i bambini hanno era una cosa bellissima. La pelle illuminata e pallida, gli occhi più chiari e luminosi, che riflettevano la luce delle stelle. 
-E quello? Quello lo vedi? E’ la costellazione del Sagittario- gli dissi, indicando un altro ammasso di stelle.
Kurt era sempre più stupito e luminoso mentre gli indicavo le costellazioni e le stelle.
-Sei molto esperto in questo campo, ti piace l’astronomia?- mi chiese con curiosità.
-Di solito quando ho bisogno di calmarmi guardo le stelle. Fin da quando sono piccolo. Salgo sul tetto e guardo le stelle. La prima cosa che ho comprato con i miei soldi è stato un telescopio-
-Sai davvero molto. Hai mai pensato di farne un lavoro?-
Mi fermai a riflettere per poi rispondere pacatamente –effettivamente no, non ci ho mai pensato. Ma riflettendoci credo che mi piacerebbe- e sorrisi lievemente.
Kurt poi sbadigliò, mi si accoccolò accanto e nel giro di qualche minuto si addormentò.
Guardai di nuovo l’orario. Erano le 2.50 e poi mi riaddormentai con un piccolo sorriso sulle labbra.
*
-Blaine. Ehi, Blaine, svegliati- sentivo la voce di Kurt chiamarmi.
-Mhm… che ore sono?- chiesi, pasticciando con le labbra.
-Sono le 4.40, su alzati a sedere- mi disse dolcemente.
Mi alzai –Perché mi hai svegliato così presto?-
-Perché devo farti vedere un’altra cosa- disse visibilmente emozionato.
-Hai mai visto l’alba?- mi chiese poi.
Feci segno di no con la testa e solo in quel momento mi accorsi che il cielo cominciava a schiarirsi.
Kurt mi si avvicinò, posò la testa sulla mia spalla e mi circondò la schiena con un braccio. Ogni tanto ci scambiavamo qualche sorriso e un paio di parole, in attesa che il sole facesse la sua comparsa.
-Ci siamo- mi sussurrò all’orecchio dopo un po’.
Una piccola sfera pallida, timidamente, cominciò ad apparire dietro il mare colorando di mille sfumature il cielo sul quale erano ancora visibili le stelle. C’era l’azzurro, il blu, il giallo, il violetto e l’arancione tutti mischiati a creare una scena suggestiva e spettacolare.
Non riuscivo a capacitarmi di come fosse possibile che in 18 anni di vita non avessi mai visto l’alba e che qualche ora fa stessi per morire senza mai vedere uno spettacolo simile.
Era impensabile.
Ed era tutto merito di Kurt.
-Mi raccomando, non fissare il sole prima che diventi cieco- mi sussurrò divertito Kurt.
Sorrisi per poi posare le labbra sulla sua tempia. Ci guardammo e mi resi conto che l’atmosfera tra di noi era mutata.
C’era una sorta di elettricità, un magnete che mi spingeva ad avvicinarmi a Kurt e viceversa.
Non riuscivamo a renderci conto di quanto i nostri visi si stessero pericolosamente avvicinando, fino a quando Kurt aprì la bocca per parlare e sentii il suo respiro infrangersi sulla mia pelle.
-Sei mai stato baciato?- mi sussurrò. Deglutii e negai mentre Kurt si avvicinava sempre di più e posava i suoi occhi sulle mie labbra.
Trattenni il respiro e alla fine successe.
Le nostre labbra si toccarono, con un tocco lieve e dolce come la panna, un po’ timide e titubanti. Kurt portò la mano sulla mia nuca per avvicinarmi di più a lui e rese il contatto più deciso mentre io gli cingevo i fianchi dopo un primo momento di incertezza. Poco dopo, lo sfiorarsi divenne un contatto vero e proprio e mi sentii svenire. Era la cosa più intima che avessi mai fatto ed era bellissima.  Ma ero sicuro che fosse bellissima semplicemente perché la stavo facendo con Kurt.
Passammo un tempo infinito a baciarci, prendendoci piccole pause per respirare mentre il cielo sopra di noi diventava azzurro e il sole alto nel cielo. Erano le 5.30.
-Allora? Ti ho fatto cambiare idea?-
-Kurt stai scherzando? E’ ovvio che tu mi abbia fatto cambiare idea!- risposi, mentre gli accarezzavo la guancia.
-Se posso sapere, quale delle cose che ti ho mostrato te l’ha fatta cambiare?-
Rimasi per un istante a contemplarlo, ripercorrendo nella mia mente tutta quella fantastica avventura.
-Tu-
Lui mi guardò interrogativo, così continuai. –Sei tu ad avermi fatto cambiare idea. Sei la prova vivente che la vita ha sempre qualcosa di buono in serbo per noi e che non bisogna abbattersi. 
Tu sei la mia ispirazione, Kurt. La mia salvezza.
E forse dal momento in cui mi hai preso la mano per trascinarmi in questa follia avevo già capito che non avrei più tentato il suicidio. Se mi fossi buttato, qualche ora fa, non ti avrei mai conosciuto e non avrei mai potuto vedere certe cose. Sono ancora tremendamente arrabbiato con la mia vita, ma adesso so di non essere solo. Adesso so di avere la forza per affrontare questi ultimi mesi e cominciare una vita nuova. Magari in un’ altra città. Con una persona speciale.
Adesso ho qualcuno per cui vale la pena vivere-
-Chi?- mi chiese con un sussurro.
-Tu, Kurt-
E detto questo mi baciò con così tanta forza da togliermi il respiro. Non che mi dispiacesse. Kurt era il mio ossigeno, era lui la mia fonte di vita.
Sempre e solo lui.
In quel momento non controllai l’orario, perché non mi importava che ora fosse. Mi interessava solo del bellissimo ragazzo che era accanto a me e che lasciava tanti piccoli baci lungo il mio collo e la mia mascella.
Dopo un paio d’ore ci alzammo, e ci dirigemmo verso l’uscita della spiaggia. 
Mano nella mano e senza paura, pronti per vivere la nostra vita superando qualsiasi ostacolo essa ci avesse posto di fronte.
Questa volta però insieme.
Il giorno in cui la mia vita è completamente cambiata sarebbe dovuto anche essere il mio ultimo giorno.
Ironico, vero?
Eppure quel giorno un angelo è caduto dal cielo apposta per prendermi per mano e salvarmi la vita. 
Senza di lui ora non sarei qui a raccontarvi questa storia e mi sarei perso tutte le cose belle che sono accadute nella mia vita, a partire da Kurt stesso.

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Hana_Weasley