Libri > I Miserabili
Ricorda la storia  |      
Autore: La Mutaforma    06/04/2015    2 recensioni
Intorpidito dal vino, Grantaire si sarebbe anche buttato dalle torri di Notre Dame senza paura. L'ebrezza gli poneva rosse ali alle spalle. L'unico tipo di ali che invece di sollevarti verso le stelle, ti trascina dentro l'oblio.
C'è qualcosa che un ubriaco non può fare. Mentire.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Enjolras, Grantaire
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

C'è qualcosa che un ubriaco non può fare?

Intorpidito dal vino, Grantaire si sarebbe anche buttato dalle torri di Notre Dame senza paura. L'ebbrezza gli poneva rosse ali alle spalle. L'unico tipo di ali che invece di sollevarti verso le stelle, ti trascina dentro l'oblio.

E così sprofondare, fino ad annegare nel suo stesso bicchiere.

Che magnifica cosa!

Per tutta la vita, ha sperato di morire ubriaco. Il vino avrebbe nascosto la sua paura della morte e se ne sarebbe andato, come tanti ubriaconi, con un sorriso rossastro sulla bocca. Rilassante, inconsapevole. Forse inciampato e caduto nella Senna, interrotto nel mezzo di una canzone lacerata dall'ebrezza, o forse in una rissa in una taverna.

Dopotutto, in quanti modi può morire un ubriacone?

 

Sì, qualcosa c'è che un ubriaco non può fare.

Mentire.

Il Musain è vuoto, l'incontro concluso. Solo Enjolras raccoglie le sue carte e i suoi libri, e Grantaire, come suo solito a fine serata, raccoglie se stesso, le sue membra intorpidite dall'alcol. In mezzo alle bottiglie vuote, non è che faccia una bella figura.

Enjolars lo fissa con disapprovazione senza dire nulla, sarebbe inutile.

Grantaire ride della sua espressione, sollevandosi sulle ginocchia caracollanti e appoggiandosi al tavolo accanto. “Gli dei che si affacciano sulla miseria del mondo hanno la stessa espressione. Ne sono sicuro.”

“Tu non credi in nessun dio.”

“Come contraddirti, sai sempre cosa rispondere” e notando il suo silenzio di risposta, cambia argomento “Quindi, questa cosa si farà”

“Se ti riferisci alla rivoluzione, sì. Ma ti pregherei di non parlarne in questi termini”

Gli occhi lucidi di vino di Grantaire brillano, uno scintillio determinato. Un breve silenzio, poi la sua voce, ferma, più di quanto ci si aspetterebbe da un ubriaco.

“Sarò dei vostri”

Enjolras lo fissa, stupefatto e quasi offeso. “Non osare schernirmi.”

Per una volta, una volta sola, non lo sta prendendo in giro. L'ebbrezza trasforma l'ansia in disperazione, e Grantaire si getta ai suoi piedi. E piange. Gli abbraccia le gambe, disperato, e il vino intensifica il dolore del rifiuto, di questo e di tutti i precedenti, invece di farlo affogare e trasformarlo in qualcosa di vagamente piacevole.

“Ti prego, permettimi di essere dei tuoi, concedimi di seguirti! Rendimi degno della tua impresa! Ti servirò fedelmente! Ti caricherò il fucile, ti starò accanto, morirò al posto tuo se lo vorrai! Se lo chiederai, ti luciderò gli stivali, farò le cose più umili e degradanti, se penserò che possano renderti felice!”

Orgoglioso. Orgoglioso era meglio. Che terribile scelta di lessico.

Enjolras, dal suo stupore, scuote lentamente la testa. “Sei ubriaco, Grantaire.”

“Non sono ubriaco!” urla l'altro dal basso, premendo la fronte contro le gambe del suo Apollo. Gli occhi piangono e respira boccheggiando. Potrebbe affogare nelle sue stesse lacrime.

È ubriaco. Completamente. Ma almeno stavolta non è stato il vino.

“...Io ti amo”

Lo dice così, dal nulla, e si stupisce di sentire la sua stessa voce pronunciarlo. È stato flebile, soffocato, un suono che gli era salito dal profondo dell'animo ed era scappato come un sospiro alle sue labbra.

Potrebbe averlo immaginato. Ma no, Enjolras si è già inginocchiato davanti a lui. Gli occhi blu di Grantaire annegano nel vino e nel pianto, ma può vederlo chiaramente. Com'è bello, confuso e stupefatto, il suo dio. Non crede a quello che ha sentito. Ma nemmeno Grantaire ci crede.

Nega, nega per l'amor di Dio. Nega, non è difficile. Ha sempre detto il contrario di ogni cosa, logica o illogica, Grantaire. Perché non lo fai anche stavolta?

Gli afferra il viso tra le mani, disperato, ma non violento. Deciso, pur tremando. Le dita arrivano a sfiorare i riccioli dorati del più bel guerriero di Parigi, che ha scelto di combattere per qualcosa di giusto e ha preso la più sbagliata delle decisioni.

E allora lo bacia.

Maledetto, maledetto Enjolras e i maledetti i tuoi ideali.

Le labbra di Grantaire sanno di vino, quelle di Enjolras di ambrosia. Qualcosa di più inebriante del vino. Più desiderabile della vita stessa. Sorvola tutte le rinnegate credenze logiche, e quelle illogiche subito dopo, e lì trova l'amore per Enjolras.

Non è un bacio intenso. È un ridicolo appiccicarsi di bocche, quasi per sbaglio, un goffo scambio di respiri.

Stremato dalla sua stessa foga, Grantaire crolla sulla spalla di Enjolras.

Quale impudicizia, quale offesa! Toccare in modo così poco rispettoso un dio! Se esiste qualcosa di giusto, venga punito Grantaire l'ubriacone, che non crede in nulla e ogni suo respiro è un'offesa al vivere civile!

Si accuccia come un cane sulle ginocchia di Enjolras e si addormenta. Ed è di sicuro il posto migliore dove Grantaire sia mai crollato addormentato dopo un'altra sera trascorsa attaccato alla bottiglia.

La mano di Enjolras posata sulla sua testa è come una rosa immersa in un rovo di spine nere, capricciose.

Ma non si sposta.

 

 

Al mattino, l'incanto dovrebbe essere svanito.

Grantaire si risveglia con la guancia rigata dalle pieghe dei calzoni di... davvero Enjolras è qui?

È davvero così. Sta leggendo un libro, lo sguardo vagamente accigliato. Poi i suoi occhi -così azzurri, oh ti prego- si abbassano verso di lui. “Bonjour.”

Grantaire non risponde. Solo, sgrana gli occhi blu, capendo, ricordando.

Quale demone mi ha preso? La verità! Quale orribile cosa! Non esiste forse la verità solo per essere ingannata, nascosta, celata?

Sta per schiaffeggiarlo? No, lo avrebbe fatto prima. Non gli avrebbe permesso di dormire sulle sue gambe se non avesse voluto, se fosse stato in collera. Lo avrebbe lasciato solo a dormire sulle scomode travi del pavimento. Invece no, è qui.

Oh Sole, ti prego! Non affaticarti a calarti una volta di più, perché tutte le altre notti non potranno mai essere quanto questa che è appena trascorsa! Povero me, che nemmeno ne conservo il ricordo!

Vorrebbe non aver dormito, ma aver goduto di ogni istante di quell'occasione, del suo calore, della sua presenza.

Finalmente, un pensiero esprimibile verbalmente. “Perdonami.”

Enjolras assume uno sguardo grave.

Fingeremo che non sia mai accaduto. Nessuno lo saprà. Te lo prometto.

“Sarebbe un onore per me averti tra i rivoluzionari.”

Gli dice solo quello, la voce ferma e rilassata. Chissà se ci ha pensato tutta la notte. Quelle parole gli riscaldano il petto di gioia.

Grantaire non avrebbe osato sperare di meglio.

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > I Miserabili / Vai alla pagina dell'autore: La Mutaforma