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Autore: King_Peter    07/04/2015    1 recensioni
[LittleFreya, Esther!Mikael]
Esther tossicchiò.
Mikael la guardò, gli occhi quasi spiritati mentre percorreva i lineamenti del suo viso, matido di sudore, che aveva imparato ad amare, nel corso degli anni.
« Ehi. » lo chiamò lei, imbastendo un sorriso, « Sta per nascere. » confermò, accarezzandosi dolcemente il grembo pieno e tondo.
Mikael annuì.

« È ... è ... »
« Bellissima. » conclude Esther, incontrando gli occhi di suo marito, sorpresi ed estasiati allo stesso tempo, quegli occhi che vedeva sempre così duri, con sè stesso, con il mondo.
« Hai pensato a come chiamarla? »
Mikael era ancora a bocca aperta, guardando, con occhi luccicanti, il viso della vambina, della sua bambina.
« Mia figlia. » sussurrò, « La mia bellissima Freya. »
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Esther, Freya Mikaelson, Mikael Mikaelson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note
♦ Imbolc era una festa sacra alle popolazioni nordiche, che cadeva tra il solstizio d'inverno e l'equinozio di primavera. Ho scelto di ambientare la storia sotto questa festa perchè il nome Imbolc significa, letteralmente, "in grembo" ed io ho fatto riferimento al fatto che Esther stesse aspettando Freya.
Detto questo, la nascita di Freya in questo periodo è solo una mia personalissima invenzione.
♦ L'ultima frase detta da Mikael, l'ultimo rigo per intenderci, è la stessa che pronuncia quando lui e Freya si rivedono, in The Originals, anche se non ricordo in che puntata precisamente.

 
'Cause baby you're a firework
Come on show'em what you worth
 
Regno di Norvegia, 942 d.C.
 
Fuori imperversava una bufera di neve.
Quell'inverno era stato il più duro da cinque anni a questa parte, quindi avevano dovuto arrangiarsi di conseguenza: la capanna aveva una forma circolare e una semplice anima in legno, un modesto focolare domestico crepitava apaticamente al centro dell'abitazione, mentre piccoli recipienti in terracotta bollivano sulle braci ardenti, contenute in uno stretto cerchio di pietre.
Spifferi e fiocchi di neve tentavano di infiltrarsi tra le assi della rudimentale porta di quercia che chiudeva il cerchio della casa dove, ad ogni forte raffica di vento, le grigie pietre squadrate della muratura sembravano sgretolarsi e cadere a terra, in un turbinio di neve, fango e sassi.
Nell'angolo più caldo della casa c'era un grande affollarsi di donne, tutte stipate intorno ad una figura gemente stesa a terra, su un letto di pelli e pellicce, morbide ed accoglienti: chi le bagnava la fronte, chi le sussurrava un incoraggiamento all'orecchio, chi le stringeva la mano, cantilenando una benedizione alla quale, via via, si aggiunsero le voci delle altre donne.
Un urlo di dolore squarciò la notte, accompagnato dal ancor più cupo soffio del vento.
Mikael si immerse silenziosamente nell'atmosfera mistica della capanna, chiudendosi alle spalle la porta della sua abitazione e stringendo al petto dei grezzi pezzi di legna.
Alcune paia di occhi vichinghi si voltarono a guardarlo, altri rimasero indifferenti, preoccupati per la situazione di sua moglie.
Era la sua prima gravidanza, il loro primo, piccolo bambino. Riti e superstizioni lo avevano portato a pensare che fosse una femmina.
"Una piccola Mikaelson per casa." pensò trepidante.
Si avvicinò al focolare, mettendo altra legna al fuoco e spazzolando via i fiocchi di neve che gli si erano attaccati addosso. Sfregò le mani una contro l'altra, soffiandoci aria nella fessura fra esse, cercando di riscaldarsi.
I suoi occhi azzurri saettarono rapidamente dai tizzoni ardenti al capannello di donne intorno a sua moglie, spinti a muoversi in risposta ad un urlo straziante che lacerò le sue orecchie.
Esther inarcò la schiena, lasciandosi ricadere esausta sulle pellicce distese a terra, mentre lacrime di dolore rigavano il suo volto, bagnando le labbra secche e spaccate. Mikael si protrasse verso di lei, venendo poi allontanato da un paio di donne che gli suggerirono di stare indietro, che non era una cosa da uomini.
Si passò una mano nei lunghi capelli, il biondo cenere che si era scurito, quell'inverno.
Come l'avrebbero chiamata? Astrid? Oppure Frigga, come la dea? Mikael non lo sapeva, ma, in quel momento, non era quella la cosa più importante.
« Mikael. »
Il sussurro di Esther fu quasi impercettibile, soffocato dall'urlo che ne seguì poco dopo. Si fece strada tra le gonne di lana grezza e i mantelli di volpe che gli ingombravano il passaggio, avvicinandosi a sua moglie, inginocchiandosi accanto a lei e prendendole la mano.
« Sono qui. » mormorò, quasi con timore reverenziale, gli occhi commossi, « Sono qui. » ripeté.
Lei gli rispose con una smorfia che voleva far assomigliare ad un sorriso, mentre una donna bionda la incoraggiava a bere qualche particolare intruglio utile per la gravidanza imminente.
Esther tossicchiò.
Mikael la guardò, gli occhi quasi spiritati mentre percorreva i lineamenti del suo viso, madido di sudore, che aveva imparato ad amare, nel corso degli anni.
« Ehi. » lo chiamò lei, imbastendo un sorriso, « Sta per nascere. » confermò, accarezzandosi dolcemente il grembo pieno e tondo.
Mikael annuì.
Ancora un urlo, ancora un profondo, rauco e gutturale suono che si alzava alla luna, alta nel cielo. Lasciò la sua mano, per non stancarla, osservò un'ultima volta i capelli che le incorniciavano il viso, prima di allontanarsi, uscendo dalla capanna.
Le ore successive furono un turbinio di emozioni, sudore e sangue.
Anche per le sue orecchie, così abituate alla battaglia, si rifiutarono di ascoltare ancora quelle urla agonizzanti a cui lui non poteva porre fine, quei lamenti di dolore che una donna, che la sua donna, provava nel dare alla luce una nuova vita, l'ultimo, estremo sacrificio prima della felicità.
La luce della luna di Imbolc batteva contro il paesaggio bianco intorno alla loro capanna, fiocchi di neve volteggiavano intorno a lui, giocando con ciocche dei suoi lunghi capelli biondi, fermandosi tra i peli della sua barba ispida. Ondate di vapore scivolavano fuori dalle sua labbra, rimanendo fermo finchè non gli sembrò di essere lì da ore.
Alla fine, il tormento finì e tornò il silenzio, in quella valle innevata.
Una donna gli toccò la spalla gelata, sorridendogli in maniera gentile.
« Meglio che tu venga dentro. » gli suggerì, mentre il vento scuoteva i suoi capelli, « Sono sicura che Esther vorrà vederti. »
Mikael si alzò, smuovendo un po' di neve con gli stivali ed entrando, ancora una volta, nel tepore della capanna: Esther era lì, con un fagotto tra le braccia, esausta, ma felice. Alzò lo sguardo, gli occhi lucidi per la commozione di stringere a sè sua figlia.
Il cuore di Mikael sembrò fermarsi, il respiro si fece più corto, come se avesse corso per molto tempo prima di arrivare alla tanto sospirata meta. Lei gli fece cenno di avvicinarsi, un sorriso speranzoso disegnato sulle labbra, dondolando dolcemente ciò che aveva in braccio.
Mikael rimase lì per un po', temendo di essere diventato una statua di ghiaccio, poi si fece coraggio e si avvicinò a lei: non parlò, per paura di svegliare la bambina, riuscendo solo a boccheggiare come un pesce.
« È ... è ... »
« Bellissima. » concluse Esther, incontrando gli occhi di suo marito, sorpresi ed estasiati allo stesso tempo, quegli occhi che vedeva sempre così duri, con sè stesso, con il  mondo.
Quella bimba era ciò di cui avevano bisogno, la medicina che avrebbe risanato la famiglia. Era un dono benedetto dagli dei, ma, allo stesso tempo, un dono che recava con sè una maledizione, una maledizione che Esther non riusciva nemmeno a spiegare a parole e che Mikael non avrebbe mai dovuto sapere.
« Hai pensato a come chiamarla? »
Mikael era ancora a bocca aperta, guardando, con occhi luccicanti, il viso della vambina, della sua bambina.
« Mia figlia. » sussurrò, « La mia bellissima Freya. »
 
 
Make 'em go "Oh oh oh"
As you shoot across the sky.

 
 
 
King's Corner. ♦
 
In ritardo mostruoso, ma eccomi qui :3
Avevo promesso un'altra One Shot su The Originals e l'ho scritta. Questa volta ho scritto della nascita di Freya (personaggio stupendo che io amo *^*) che è come un fuoco d'artificio per Mikael, inconscio della maledizione che porta, però.
Ho subito amato Freya, fin da Villa Fauline, la prima volta che è apparsa, perchè è così ... bad ass, ecco u.u E poi volevo scrivere della coppia EstherxMikael visto che non se parla molto xD
Ok, lui è uno stronzo, lei pure, ma, almeno all'inizio, prima che tutto cominciasse, dovevano essere due semplici abitanti del Regno di Norvegia, no?
Spero di essere rimasto abbastanza IC per Mikael visto che è molto difficile da gestire proprio perché dovevo cercare di far coestistere il suo lato umano originario e quello a cui aprirà la porta quando Esther li trasformerà in vampiri c:
Quindi, hope you enjoy! :D
Ho già in mente un'altra piccola shot, questa volta su dei piccoli Mikaelson u.u Quindi, stay tuned! :3
  
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