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Autore: Papillon_    07/04/2015    2 recensioni
All'età di diciotto anni sul corpo di ogni ragazzo e ragazza compare il nome di quella che, secondo il fato, è destinata ad essere la loro anima gemella. Kurt non ha mai creduto molto a queste cose, ma il giorno del suo diciottesimo compleanno sulla sua scapola destra compare il nome di Blaine Anderson, e tutto cambia.
I due si conoscono e diventano migliori amici, ma Kurt non ha il coraggio di dire a Blaine la verità: un po' perchè ha paura di perderlo, e un po' perchè a Blaine non è ancora comparso il nome della sua anima gemella.
Dal testo:
"Hai presente quella sensazione che hai nello stare con una persona, quando ti sembra di capirla anche solo con uno sguardo? E poi, sai quello che dicono sulle anime gemelle, no? Sono persone che credi di conoscere, ma di cui in realtà ti stai ricordando da altre vite.”, sussurra Blaine, sorridendo. “E' esattamente quello che sento per Kurt. Quando sto con lui io- io non passo i minuti a conoscerlo, ma- mi sembra di ricordarlo, Sam. Come se non avessi scelta.”
[AU - Soulmate!Klaine]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Voglio dedicare questa OS a Paola, una delle persone più belle che abbia mai avuto la possibilità di conoscere. Grazie di far parte della mia vita, piccola **
Buon compleanno!

 

On my skin

 

 

"What is a soulmate?

“It's like a best friend but
more.
It's that one person that knows you better than anyone else.
Someone who makes you a better person.
Actually, they don't make you a better person,
you do that yourself. They inspire you.
A soulmate is someone who you carry with you
forever.
The person who knew you and accepted you, before anyone else did.
Or when no one else would.
And no matter what happens, you will always
love them.
And nothing could ever change that."
[Dawson's Creek]

 

 

Kurt Hummel ha diciassette anni e mille battaglie alle spalle, e deve ancora capire se questa vita gli piace.

Perchè Kurt Hummel è nato in questo mondo che apparentemente è come gli altri, ma che in realtà non lo è – e deve ancora capire se questo sia un bene o un male.

Kurt Hummel vive in un mondo in cui le persone si svegliano il giorno del loro diciottesimo compleanno con il nome della propria anima gemella tatuato da qualche parte sul corpo.

Che meraviglia, direte voi, avere il compito di una vita semplificato in questo mondo: insomma, un giorno ti alzi, ti guardi in giro ed eccolo là, il nome della persona che stavi cercando da tutta una vita tatuato sulla pelle. Mai visto nulla di più semplice.

Ma in realtà non è semplice. Non lo è mai davvero.

Kurt conosce molte persone che il giorno del loro diciottesimo compleanno hanno trovato da qualche parte sul loro corpo il nome della propria anima gemella scarabocchiato – e questa persona non sono mai riusciti a trovarla, dopo anni e anni di ricerca. Conosce persone che a diciotto anni erano già innamorate e felici, ma dopo la comparsa del tatuaggio hanno dovuto rinunciare a tutto per trovare la loro metà.

Kurt non sa se questo è davvero ciò che vuole dalla propria vita. Una persona dovrebbe essere in grado di andare là fuori e lottare per ciò che ama, e dovrebbe lasciare tutto al caso, al destino – e Kurt non ci crede che è tutto legato a un nome, a un piccolo, fragile miscuglio di lettere, non ci vuole credere.

Kurt ha diciassette anni e trecentosessantaquattro giorni, e non ha mai avuto così tanta paura in vita sua.

 

***

 

“Kurt!”, urla suo padre dalle scale. “Kurt, è ora di svegliarsi, forza!”

Kurt borbotta qualcosa di incomprensibile mentre recupera il cuscino e se lo sbatte in faccia, tanto per non sentire le urla di suo padre. Quello che esce dalla sua bocca quando abbandona il letto è molto simile a un vero e proprio grugnito – ma è un nuovo giorno, e in qualche modo lo deve affrontare.

A quanto pare suo padre non ha la pazienza di aspettare qualche secondo, e Kurt se lo ritrova in camera nel giro di poco, mentre lui sta camminando come una sotto specie di zombie per raggiungere lo specchio.

“Allora, dormiglione, ti chiamo da un po'”, borbotta suo padre, il solito cappellino con la visiera che gli nasconde parte del viso. “Buon compleanno, figliolo.”

Già.

Kurt oggi compie diciotto anni, e non gli sembra nemmeno vero. Perchè diciotto anni in molti paesi vuol dire libertà, vuol dire diventare adulti, crescere e prendere certe responsabilità – per lui vuole dire anche un'altra cosa.

Burt si avvicina con cautela e lo prende tra le braccia, passandogli un'ampia mano sulla schiena in carezze confortanti. “Avanti, Kurt, non sei curioso di sapere chi ci sarà scritto sul tuo corpo?”

Kurt si fa piccolo piccolo contro il suo corpo, e per un attimo sogna di essere tornato al suo terzo compleanno, quando aveva chiesto delle scarpe con il tacco.

“Non lo so.”, borbotta.

“So che sei abbastanza scettico a riguardo.”, sussurra suo padre. “Avevo paura anch'io, ma poi guarda, ho trovato una persona come tua madre.”, mormora per poi staccarsi, dandogli qualche pacca amichevole sulla spalla. “Forza adesso. Scopriamo qual'è questo nome.”

Kurt deglutisce, a quel punto, raccogliendo ogni briciola di coraggio che è a lui concessa – poi si guarda allo specchio, notando che nessuna parte del suo corpo scoperta è tatuata. Comincia ad osservarsi i polsi – suo padre e sua madre lo avevano trovato sul polso sinistro, vicino alle piccole vene che si intravedono – ma non c'è proprio nulla. Burt aggrotta la fronte, e Kurt capisce che deve cominciare a togliere strati.

E' così che toglie la maglietta. Non c'è niente nemmeno lì – nulla sul suo petto bianco, il punto in cui batte il cuore, vicino alle clavicole, sullo stomaco. Niente di niente, almeno finchè Kurt non si gira – ed è lì che lo vede.

E' esattamente appena sotto la sua scapola destra. E' un nome abbastanza lungo, una distesa di lettere eleganti e piccoline e tutte ingarbugliate che formano il segno di quello che sarà il suo compagno di vita – e Kurt non ha mai davvero creduto in tutto questo, ma per qualche strana ragione il suo cuore perde qualche battito quando si lascia scivolare dalle labbra proprio quel nome.

“Blaine Anderson.”, recita, come se quel nome fosse scritto nel suo sangue da molto più tempo di quando è nato. Solleva le dita e le adagia delicatamente sulla “B” del nome e sulla “A”, del cognome, come per imprimersi quelle lettere nel cuore e nella mente, così che non se ne vadano mai più. “E' Blaine Anderson.”, soffia, e c'è qualcosa di estremamente intimo nel pronunciare il nome della persona con cui dovrai probabilmente condividere ogni cosa della tua vita.

Quando Kurt si volta verso suo padre e lo vede emozionato tanto quanto lui, capisce che probabilmente si è sbagliato per tutto quel tempo.

Trovare scritto sul proprio corpo il nome della propria anima gemella non fa paura. E' di più, è terrificante, perché fa sentire bene ed invincibili ma allo stesso tempo ti rende vulnerabile come nient'altro in tutta una vita.

 

***

 

Sei una checca.

Kurt a volte vorrebbe solo chiudere gli occhi e scomparire.

Non vali niente.

E lo fa, lo fa spesso, di chiudere gli occhi e lasciarsi cadere lungo la parete e poi prova a respirare perché gli è rimasto solo quello ma non ci riesce, è tutto troppo, troppo da sopportare-

Perchè non vai a spiare quei- come si chiamano- Usignoli? Renditi utile per una volta.

Kurt li chiude, gli occhi. E vorrebbe davvero riaprirli in un mondo migliore di quello in cui è costretto a vivere.

 

***

 

La Dalton Accademy ha un non so che di fiabesco, continua a ripetersi Kurt, mentre scende le scale che portano al piano terra. E' tutto talmente luminoso e talmente ampio che per un attimo pensa di essersi perduto, così abbassa lo sguardo su uno dei tanti ragazzi che lì sono di corsa e cerca di attirare la sua attenzione.

“Scusami? Sono nuovo qui.”

Il ragazzo che si volta ha due cose che colpiscono immediatamente Kurt: l'aria elegante, e due giganteschi occhi color miele – occhi di una persona aperta, che è pronta a dare e ricevere tutto.

Ma c'è qualcos'altro – qualcosa di non detto che si accumula tra di loro e li costringe a contemplarsi per diversi istanti, e Kurt pensa Ma dov'è finito il mio respiro, un istante prima che quel ragazzo allunghi una mano verso di lui e intrecci le loro dita.

“Sono Blaine.”

Oh.

Oh-

Kurt cerca di aprire la bocca e dire qualcosa – ci prova davvero, avrebbe voglia di giurare che non è sempre così imbranato, ma cosa dovrebbe dirgli? Come dovrebbe comportarsi? Una cosa come – Ehy, ciao, probabilmente tu non lo sai, ma potresti essere la mia anima gemella.

Le parole escono da sole dalle sue labbra, un sussurro roco e nulla più.

“Kurt.”

E da dei semplici grovigli di lettere e qualche parola, Kurt sente crescere nel cuore qualcosa che non ha mai sentito – e poi Blaine lo prende per mano e lo trascina in un corridoio, dicendogli che conosce una scorciatoia, e Kurt prova a concentrarsi sulle mura della Dalton e non su quelle dita, quelle dannate dita calde, ci prova davvero.

Si ritrova in aula in cui ci sono tantissimi altri ragazzi, ma Kurt continua a guardare Blaine e Blaine continua a guardare Kurt. Il tatuaggio sulla sua schiena formicola, ed ogni cosa sembra essere al suo posto adesso.

I finally found you, my missing puzzle piece-

I'm complete.”

 

***

 

Più tardi, Kurt e Blaine si trovano da soli in una delle tante sale della Dalton – Blaine è tutto luce e sorrisi ed educazione, non fa altro che aprirgli le porte e spostargli le sedie per farlo sedere, e Kurt si chiede se sia reale, o solo un sogno. Un bellissimo sogno.

“Dunque, dovrei presupporre che tu sia una spia.”, mormora Blaine a un certo punto, portando la tazza di caffè che si è preparato alle labbra.

“Una pessima spia.”, lo corregge Kurt, ridacchiando immediatamente dopo. Anche Blaine ride, e Kurt non ha mai sentito risata più bella, e si chiede se si possa rimanere incantati semplicemente da quello, da una risata.

“Il che mi porta ad immaginare che tu non sia qui solo per spiarci.”

Kurt sente il proprio cuore battere più veloce. “Posso farti una domanda?”, sussurra piano, guardandosi intorno. Blaine annuisce leggermente. “Siete tutti gay, qui?”

Di nuovo, la risata di Blaine riempie il silenzio.

“Uhm- no. Cioè, io sì, ma gli altri hanno una ragazza. Non trattiamo nessuno in modo diverso, siamo tutti uguali.”

Kurt vorrebbe essere forte abbastanza da permettere ai propri occhi di non diventare lucidi – ma succede, e lui lascia che succeda, perché in qualche modo non si vergogna di Blaine.

“E' il mio ultimo anno al McKinley; lì sono l'unico dichiarato, ed è...un vero inferno, sai? Lì non sono come qui alla Dalton.”

“Il pregiudizio è solo ignoranza, Kurt.”, sussurra Blaine a un certo punto, e Kurt avrebbe voglia di chiedergli di aspettare un secondo perché ha bisogno di carta e penna per scriversi quella frase e portarsela dietro tutta la vita. Ma crede che tatuarsela sull'anima possa bastare.

Blaine riesce a dargli con poche parole tutta la forza di cui Kurt aveva bisogno da una vita. Gli ripete di avere coraggio almeno una decina di volte, e Kurt ogni volta annuisce con più vigore, perché in qualche modo sente di potercela fare, adesso.

E finalmente anche le lacrime smettono di scorrere, e Kurt e Blaine possono finire il loro caffè con dolci sorrisi sulle labbra.

“Allora, Kurt dell'ultimo anno.”, borbotta Blaine a un certo punto. “Ora che ci hai spiati, sei felice?”

“Uhm, non lo so, ci devo pensare. Ho ricavato molte informazioni di vitale importanza per la mia squadra.”, risponde Kurt, facendo ridere Blaine. Si nasconde per un attimo dietro la sua enorme tazza, e poi raccoglie il coraggio per una domanda.

“Sei all'ultimo anno anche tu, Blaine?”

Blaine si lecca le labbra distrattamente. “Oh, no- sono un junior in realtà. Mi manca ancora un po' di strada.”, racconta, gli occhi che catturano ogni tipo di luce. “Non ho ancora, sai...il tatuaggio.”

“Oh.”, soffia Kurt, il cuore nella gola, e per qualche motivo si ritrova a sorridere.

“Tu...voglio dire- a te è comparso? Perché ho sentito che ad alcuni non succede, e deve essere molto triste. N-non sto dicendo che tu non debba avercelo-”

Kurt ridacchia, interrompendolo. “Ce l'ho, Blaine.”, mormora Kurt, e a quel punto i loro occhi si incontrano, e tutto smette di funzionare ma al contempo funziona, e fa quasi paura.

E Kurt non sa davvero cosa fare, non ne ha idea, perché da un lato vorrebbe tanto saperne di più di Blaine perché ha bisogno di capire più cose, ha bisogno di capire tutto, ma al contempo è spaventato a morte e non sa più niente-

“Anderson!”, grida qualcuno dal fondo del corridoio, affacciandosi. “Anderson, forza, ricominciano le prove.”

Blaine beve tutto d'un sorso le ultime gocce di caffè, passandosi poi il pollice sulle labbra, mentre Kurt rimane lì a fissarlo con gli occhi sbarrati – oh mio dio sei tu, sei proprio tu, tra sette miliardi di persone a questo mondo io sceglierò proprio te, sul mio corpo c'è proprio il tuo nome, mi appartieni -

Tutto quello è davvero troppo da sopportare, e Kurt lo sa bene, ed è per quel motivo che si alza.

“Kurt, lascia che ti accompagni-”

“No, Blaine- faccio da solo.”, sussurra, passandosi una mano tra i capelli e sistemandosi la tracolla. Vorrebbe fermarsi un attimo e dire a Blaine che sul suo corpo c'è il suo nome. Vorrebbe dirgli che non ci ha mai capito veramente nulla di quelle cose, e che ha sempre avuto paura, ma da quando ha conosciuto lui è come se potesse imparare a metterla da parte.

Ma alla fine Kurt se ne va senza dire niente, lasciando Blaine indietro, con mille domande senza risposta.

 

***

 

Kurt ha le mani che tremano quando afferra il cellulare che c'è sul comodino accanto al suo letto. Ci ha provato a dormire, ci ha provato davvero, ha provato a non pensare a quello che gli è successo, ma ogni volta il mostro di quel ricordo riaffiora più forte di prima – e Kurt non ha abbastanza coraggio.

“Pronto?”

“B-Blaine?”, chiede in un sussurro Kurt, rannicchiandosi contro la testata del letto e tirando su con il naso. “B-Blaine, sono Kurt, mi- mi dispiace di svegliarti e di disturbarti a-a quest'ora di notte, m-ma non sapevo cosa fare- non so cosa fare, te lo giuro-”

“Ehy, Kurt.”, sussurra piano Blaine dall'altra parte della cornetta. Sembra sveglio e vigile. “Va tutto bene, prendi un bel respiro adesso, okay? Altrimenti non riesci a parlarmi.”

Kurt chiude forte gli occhi, e alla fine lo fa.

“Ti va di dirmi che cosa c'è?”, gli chiede a un certo punto Blaine.

“N-non sei arrabbiato perché ti ho chiamato così tardi?”

“Certo che no, Kurt. Come potrei essere arrabbiato? Deve essere importante se stai piangendo così.”, gli dice Blaine. “Forza ora, raccontami tutto. Fa' un bel respiro.”

“M-mi ha baciato, Blaine.”

C'è qualche istante di silenzio, dopo.

“...chi, Kurt? Chi è che ti ha baciato?”

“...u-uno dei bulli della mia scuola, quello che di solito mi faceva più male. Dave Karofsky. È solo che- non capisco Blaine, lui mi odia, non capisco perché si sia comportato così e- ho avuto così tanta paura perché non riuscivo a muovermi, ti giuro Blaine, è stato spaventoso-”

“Ehy, ehy, shhh.”, gli intima Blaine, ed è tremendamente dolce il modo in cui lo dice. “Kurt, spesso la gente fa cose che non riusciamo a spiegarci. M-mi dispiace che ti abbia baciato, tu- non ne hai idea.”

“Era il mio primo bacio, quello, sai?”, soffia Kurt, il cuore a pezzi. “Nessuno lo aveva mai fatto prima.”

“Non te lo meritavi.”, dice semplicemente Blaine. “Meritavi che il tuo primo bacio fosse indimenticabile, talmente bello da toglierti il fiato, e lasciarti con la voglia di riceverne altri mille. Mi dispiace da morire, Kurt.”

Kurt stringe con più forza il cellulare tra le mani.

“Kurt, facciamo così, okay? Adesso è davvero troppo tardi per guidare fino a Lima, ma se mi dai l'indirizzo della tua scuola domani mattina ti raggiungo, così ci parlo io con questo ragazzo.”

“Cos- dici davvero?”, soffia Kurt, una lacrima che scivola lungo la guancia.

“Certo.”, mormora Blaine. “Non ti lascio da solo adesso, Kurt. Domani mattina sarò lì con te, affronteremo questo bullo insieme. Okay?”

Kurt avrebbe voglia di gettarsi sotto le coperte e piangere fino alla fine dei tempi, perché non può credere che proprio quel ragazzo sia la sua anima gemella. Non può essere vero.

“Okay.”, borbotta Kurt a quel punto. “Grazie.”

“Non ringraziarmi.”, sussurra piano Blaine. “Ora cerca di riposare Kurt, e pensa che nonostante il primo bacio sia una cosa che non puoi riavere, puoi sempre scegliere a chi darai i prossimi. E ti prometto che il tuo secondo bacio sarà tanto, tanto migliore di questo.”

Kurt si morde forte le labbra. “Okay, provo a crederci.”

Anche se non lo può vedere, Kurt sente Blaine sorridere. C'è silenzio, poi, solo quello.

“E Kurt?”

“Sì?”

Coraggio.”

 

***

 

Kurt si sente particolarmente bene mentre passeggia per i corridoi della Dalton con la sua nuova divisa – sa per certo che non è quello il suo posto, è un'alternativa, ma la ama comunque, e poi lì c'è Blaine.

Blaine che ogni giorno lo porta a bere il caffè.

Blaine che canta con lui duetti e ogni tanto gli prende la mano.

Blaine che crede in lui e lo sostiene in ogni piccola cosa che fa.

Alla fine, Kurt ha deciso di trasferirsi perché sì, vuole bene a sé stesso e si rifiuta a continuare a vivere nella paura. Ha la fortuna che suo padre abbia messo via un po' di denaro dagli anni prima della crisi grazie all'officina – e anche se è tremendamente difficile, gli sta permettendo una vita più sicura in questo istituto privato.

I giorni passano, e l'amore che Kurt prova nei confronti di Blaine si trasforma ben presto in qualcosa di forte e intenso e che va protetto – ma Kurt non ha ancora trovato il coraggio di dire a Blaine che sul suo corpo c'è scritto il suo nome. Non saprebbe come fare, perché non vuole condizionarlo, e non vuole illudersi che il giorno nel diciottesimo compleanno di Blaine lui veda comparire sul suo corpo proprio il nome di Kurt.

Semplicemente perché, per quanto la gente ci spera, la vita reale non è una favola, e non lo potrà mai diventare.

 

***

 

“Kurt.”, borbotta Burt una sera subito dopo cena, intercettandolo prima che sparisca in camera sua.

“Se stai per chiedermi di guardare una partita di football insieme a te, papi, ti fermo in partenza. Lo sai che le odio.”

“Non ti stavo per chiedere quello.”, grugnì Burt, scrollando le spalle. “Puoi sederti?”

Kurt vorrebbe tantissimo alzare gli occhi al cielo, ma si trattiene giusto perché sa a quanto suo padre quel gesto dia fastidio. Si siede accanto a lui, cominciando a giocherellare con il bicchiere che ha usato per la cena.

“Sei infelice.”, mormora semplicemente suo padre, e Kurt sa nel momento in cui lo guarda negli occhi che non può nemmeno provare a mentire, perché suo padre lo conosce come le sue tasche, e sarebbe tempo sprecato.

“Papà-”

“No, prova ad ascoltarmi.”, borbotta Burt. “Quando il giorno del tuo diciottesimo compleanno ti è comparso quel tatuaggio ero davvero felice. Più di ogni altro momento in tutta la mia vita, perché è stato il momento in cui ho realizzato che tu- tu avresti trovato qualcuno, e saresti stato felice, e...tu non hai idea di quanto questo mi rendesse orgoglioso.”, spiegò Kurt. “E poi hai trovato Blaine, ed io ero- ero su di giri, capisci, perché hai la fortuna di averlo qui, di poter allungare le dita e afferrarlo, e invece-”

“Papà, ti prego-”

“Kurt, tu devi smetterla di farti questo. Di fingere di essere suo amico, quando sai benissimo di essere innamorato di lui.”, disse fermamente Burt. “Devi dire a Blaine che hai il suo nome sul tuo corpo.”, mormora Burt, allungando una mano per prendere la più vicina di Kurt.

E Kurt – lui lo sa, che dovrebbe farlo. E' stato vicino a dirgli tutto almeno un milione di volte – le sere in cui si rannicchiano sul divano per vedere un film e improvvisamente il profumo di Blaine invade le sue narici, o quando si abbracciano dopo un duetto, o quando le loro ginocchia si sfiorano mentre fanno i compiti – ma non ci è mai riuscito. Eppure è tutto quello che vorrebbe fare. Raccogliergli il viso tra le mani e dirgli - Ehy, eccomi qui, sono quello che stai cercando da una vita, sei la mia anima gemella, scusa se non te l'ho mai detto.

Ma non può farlo.

“...non credo di poterlo fare, papà.”, sussurra Kurt a quel punto, abbassando lo sguardo. “Non posso dirgli una cosa del genere- lo forzerei a fare qualcosa che non vorrebbe fare, magari. O peggio, lo perderei. E io non posso mettere in conto l'idea di perderlo.”

“Ma Kurt-”

“No, papà.”, borbotta Kurt alzandosi. “M-mi spaventa l'idea di vivere una vita in cui Blaine non ha scritto sul mio corpo il mio nome. Ma mi terrifica di più l'idea di perderlo adesso, quando è così, è solo lui, siamo solo noi, senza nessun marchio. Mi dispiace se non lo capisci.”

Burt avrebbe tanto voluto dirgli che lo capiva, invece, ma non fece in tempo, perché poi Kurt corse via, e lui rimase da solo in cucina, a fissare una sedia vuota.

 

***

 

“Ehy.”, Kurt sente mormorare. Si volta appena per vedere Blaine con una coperta extra in mano – è inverno e fa freddissimo in quei giorni, ma Kurt aveva bisogno di respirare aria fresca e staccarsi dal mondo, così si è rannicchiato vicino alla parete dell'unico poggiolo che hanno alla Dalton.

“Ehy.”, soffia appena.

“Starai morendo di freddo.”, borbotta Blaine, prima di avvicinarsi a Kurt per sedersi accanto a lui. Allunga una mano per avvolgere il suo corpo nella coperta, e gli permette di avvicinarsi a lui – così Kurt chiude gli occhi e si rannicchia vicino al suo corpo, appoggiando la testa alla sua spalla.

“Kurt?”

“Mmmmh?”

“...non parli mai del tuo marchio, sai? Quello della tua anima gemella.”, borbotta Blaine, strofinando il naso contro i suoi capelli. “C'è qualcosa che non va? Ti senti a disagio, o c'è qualcosa che ho detto che non ti è piaciuto...?”

“No, Blaine.”, sussurra appena Kurt. Vorrebbe che il suo corpo non si fosse irrigidito così tanto, ma non riesce a controllarsi. “E' solo...lo sai cosa ne penso riguardo al marchio-”

“Che è complicato, certo, certo.”, mormora Blaine, alzando una mano per accarezzargli i capelli. “E' solo – ho avuto l'impressione che non ti fidassi di me.”

Kurt alza appena lo sguardo per incrociarlo a quello di Blaine, notando quanto effettivamente brillino i suoi occhi di miele. “Non dirlo mai, Blaine. Io mi fido incondizionatamente di te.”, soffia appena.

“E allora cosa c'è?”, chiede Blaine con dolcezza.

Kurt distoglie lo sguardo. Ed è lì, ce l'ha sulla punta della lingua, glielo sta per dire, Sei tu, Blaine, sono proprio qui, sei tu la mia anima gemella, sei tu il nome tatuato sul mio corpo – prende un bel respiro, ma le parole gli si bloccano nella gola.

“Hai paura di non trovarlo, è questo?”, sussurra Blaine.

Kurt si morde forte le labbra, così forte che teme di farsi un piccolo taglio. “S-sì, è per questo.”, mormora appena.

“Non devi averne.”, gli dice Blaine, alzando una mano per accarezzargli una guancia. “Qualunque sia il nome del ragazzo tatuato sulla sua pelle, è di sicuro la persona più fortunata di questo mondo.”

Kurt vorrebbe piangere, ma se non lo fa è solo perché troppo sconvolto per fare qualsiasi cosa. E lo è ancora di più, quando vede Blaine che gli osserva le labbra, poi i suoi occhi, poi di nuovo le sue labbra, e ha visto abbastanza film per capire quello che sta per succedere, ed è naturale per lui chiudere gli occhi perché lo vuole, certo che lo vuole, lo ha sempre voluto, ed è a un passo da dire Ti prego Blaine baciami, quando-

“Oddio, s-scusami Kurt.”, borbotta Blaine, passandosi una mano tra i ricci e alzandosi in piedi, trascinando con sé la coperta. “Io solo- non stavo pensando, e- tu hai già il tuo marchio, e io non dovevo- ti prego perdonami. B-buonanotte, ti voglio bene, okay? Scusami.”, borbotta troppo velocemente, prima di chinarsi per lasciargli un bacio sulla guancia.

E così Kurt rimane lì, il tatuaggio sulla pelle della schiena che scotta insieme a quella della guancia e la coperta che lo avvolge in qualche modo.

Perché non può essere che Blaine lo stesse per baciare.

Non può essere che quella che l'universo ha scelto essere la sua anima gemella lo stesse per baciare.

 

***

 

Sam sobbalza dalla sedia, quando sente il grugnito che esce dalle labbra di Blaine, nel momento in cui si abbandona sul letto.

“Uhm, Terra chiama Blaine?”

“Stavo per baciare Kurt.”

Okay, Sam avrebbe tanta voglia di fare l'imitazione di un personaggio dei cartoni animati che se ne va in giro urlando continuamente “Allarme rosso” - ma sa che non è ciò di cui Blaine ha bisogno, per cui si impone di rimanere serio.

“No scusa, ripeti. Baciarlo?”

“Sì, Sam. Hai presente, quando avvicini le tue labbra a quelle di qualcun altro e chiudi gli occhi, il cuore ti batte fortissimo nel petto e ti sembra di poter smettere di respirare da un momento all'altro-”

“Guarda che so cos'è un bacio, genio.”

“Ottimo, Sam. Quindi, visto che lo sai, dovresti anche tipo staccarmi la testa a morsi, perché stavo per baciare Kurt, il mio migliore amico.”

“Pensavo di essere io il tuo migliore amico-”

“Sam, ti prego, ho bisogno che tu ti concentri.”

“Okay, okay.”, borbotta il biondo. “Mi spieghi che c'è di male?”

Blaine avrebbe tanta voglia di piangere per la frustrazione. “Come che c'è di male, Sam? Kurt ha già il marchio su di sé. Ha il nome di una persona scritta sul proprio corpo, la persona che lo renderà felice, la sua anima gemella. N-non posso baciarlo.”

Sam allunga una mano per prendere dalla scatolina vicino a sé un croccantino al bacon. “Ma tu lo ami.”, borbotta, prima di mordicchiarlo. Blaine si porta entrambe le mani sugli occhi, strofinandoli con foga.

“Certo che lo amo.”, sussurra, mordendosi le labbra. “Lo amo da quando mi ha fermato su quelle scale, Sam.”

Sam prende un altro croccantino, perché ha l'impressione di riuscire a riflettere meglio con qualcosa nella pancia. “Beh, fra una settimana sarà il tuo compleanno, B, non sei emozionato?”

Blaine a quel punto si tira su a sedere, scrollando poi le spalle. “Non lo so.”

Sam smette di masticare. “Come, non lo sai?”

Non lo so, Sam, te lo giuro.”, sussurra Blaine. “Da un lato sono emozionato da morire, perché il mio cuore spera che il nome che comparirà sul mio corpo sia quello di Kurt. Io- io ho questa sensazione che sia Kurt, sai, la mia anima gemella, ce l'ho avuta dal primo momento in cui ci siamo parlati, perché c'era qualcosa, Sam. Hai presente quella sensazione che hai nello stare con una persona, quando ti sembra di capirla anche solo con uno sguardo? E poi, sai quello che dicono sulle anime gemelle, no? Sono persone che credi di conoscere, ma di cui in realtà ti stai ricordando da altre vite.”, sussurra Blaine, sorridendo. “E' esattamente quello che sento per Kurt. Quando sto con lui io- io non passo i minuti a conoscerlo, ma- mi sembra di ricordarlo, Sam. Come se non avessi scelta.”

Sam annuisce appena.

“Dall'altra, sono spaventato a morte, perché ho paura di guardarmi allo specchio e vedere che il nome non appartiene a Kurt, e-”, un sussulto, e Blaine quasi trema. “Io non credo potrei sopportarlo, Sam. Non ne sarei capace.”

Sam a quel punto gli lancia un paio di croccantini, che lo colpiscono sul naso e in testa.

“Sam!”

“Scusa.”, borbotta lui. “Volevo farti sentire meglio.”

Blaine alza gli occhi al cielo, recuperando un croccantino finito tra le lenzuola. “Idiota.”

“Senti, Blaine.”, mormora a quel punto Sam. “Non perdere la speranza. Io sono sicuro che dovresti seguire questa tua sensazione. E poi, io che vi vedo- insomma, siete fatti chiaramente l'uno per l'altro.”, borbotta poi, la bocca piena per via dei croccantini.

“E se non fosse lui, Sam?”, chiede in un sussurro Blaine.

“Basta essere negativo.”, lo ammonisce. “E se invece lo fosse, Blaine? Concentrati su quello. E adesso fai un po' di silenzio, che devo cercare su facebook chi è questa fortunatissima ragazza di nome Mercedes Jones.”

 

***

 

La sera prima del compleanno di Blaine, lui e Kurt sono al Bel Grissino per una cena semplice – si sente l'emozione che c'è nell'aria, e Kurt vorrebbe tanto prendere una foto di ogni espressione di Blaine perché – dio, sta crescendo, ed è così bello mentre lo fa.

Poco prima del caffè, subito dopo il dolce, a un certo punto Blaine allunga una mano e prende tra le sue la più vicina di Kurt – il cuore del castano si ferma, e lui rimane a fissare le loro dita intrecciate a lungo, senza dire niente.

“...allora, emozionato?”, chiede Kurt, accennando un sorriso. “Domani finalmente avrai diciott'anni.”

“Sì.”, sussurra Blaine. “Sì, tantissimo, mi sembra di non riuscire nemmeno a contenerlo.”, borbotta, scrollando le spalle.

Kurt inclina il capo per poterlo studiare a fondo. “Hai paura per il marchio, vero Blaine?”

Blaine non alza lo sguardo, lo tiene fisso sulle loro mani. “Un po'. S-sì, non posso di certo nasconderlo.”

Kurt gli stringe più forte le mani, mordicchiandosi il labbro inferiore con delicatezza. “Ricordi cosa mi avevi detto, una volta? Che chiunque fosse stato il ragazzo di cui nome era scritto sul mio corpo, sarebbe stato il più fortunato del mondo.”, mormorò. “Beh, vale anche per te, Blaine.”, disse con calma, specchiandosi nei suoi occhi. “Il ragazzo che ha il nome che comparirà sul tuo corpo sarà davvero molto, molto fortunato.”

Blaine gli sorrise, un sorriso dolce e triste al contempo, anche se Kurt non seppe spiegarsi perché. “Dici sul serio?”

Kurt annuì con vigore. “Non potrei mai mentirti.”

 

***

 

Kurt non sa perché una volta usciti dal Bel Grissino Blaine in un movimento fluido allunghi la mano per prendere la sua più vicina – ma naturalmente lascia che accada, perché come ama ogni piccola cosa di Blaine ama le sue mani grandi e calde, e ama il modo che ha il suo migliore amico di essere spontaneo.

Non vuole pensare che quello sia il loro ultimo giorno – e certo, non è stupido, ha preso in considerazione l'idea che sul corpo di Blaine appaia il suo nome, ma sa anche che sarebbe troppo bello per essere vero, e non può succedere. Non può succedere perché si solito tutto quello accade nelle favole, e la loro non lo è mai stata.

Imboccano a piedi la via in cui abita Kurt – Blaine ha quest'abitudine di riportarlo a casa perché vuole essere certo che sia al sicuro – e stanno quasi per salutarsi, quando Blaine si blocca all'improvviso dietro di lui.

“Blaine?”, lo chiama Kurt dolcemente, inclinando il capo per studiarlo meglio. “Va tutto bene?”

Blaine gli riserva un sorriso malinconico, a quel punto. “Non è niente- stavo solo pensando.”

Kurt si morde distrattamente il labbro inferiore, tornando sui suoi passi e mettendosi di fronte al suo migliore amico.

“Un dollaro per i tuoi pensieri.”, borbotta, facendolo ridacchiare.

“Posso chiederti una cosa?”, sussurrò a quel punto Blaine, sembrando timido e piccolo e impacciato e tutto quello che Kurt ha trovato in lui e ha imparato ad amare. “Però promettimi di non arrabbiarti.”

“Puoi chiedermi qualsiasi cosa, Blaine.”, soffia Kurt, e nel momento in cui quelle parole lasciano le sue labbra sa di stare mentendo, perché se Blaine gli chiedesse qual'è il nome che c'è sulla sua pelle Kurt direbbe una bugia. Ma Blaine non gli chiede quello.

“Io volevo che tu ed io facessimo una promessa, Kurt.”, disse piano Blaine, afferrando entrambe le sue mani. “Qui ed ora, vorrei che tu mi promettessi che- qualunque nome spunti domani sulla mia pelle, io e te non ci perderemo. Okay?”, sussurra, gli occhi che brillano insieme alle piccole stelle che ci sono sopra la loro testa. Kurt avrebbe tanta voglia di piangere, perché quella era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata da Blaine – prende un bel respiro, così, cercando di raccogliere tutte le forze per non piangere.

“Non ho alcuna intenzione di perderti, Blaine.”, dice di rimando Kurt, la voce ridotta al nulla e quasi inudibile.

“Allora avanti, promettilo.”, insiste Blaine, stringendo più forte le sue mani.

Kurt ridacchia, a quel punto. “Qui ed ora, ti prometto che qualsiasi nome spunterà sul tuo corpo, Blaine Anderson, io e te non ci perderemo mai. D'accordo?”

“D'accordo.”, soffia Blaine, sorridendo leggermente. Stanno a contemplarsi per un attimo, e Kurt ha quasi l'impressione che Blaine sia arrossito. “Speravo non ti arrabbiassi e mi dicessi di sì, perchè- perderti non è qualcosa che posso mettere in conto, sai? E poi vorrei tanto che continuassimo a fare quello che abbiamo sempre fatto- guardare i film insieme abbracciati sul divano, cantare i duetti, andare a mangiare schifezze anche se alla fine le mangio solo io e tu passi il tempo a rimproverarmi- e poi farci le coccole a vicenda quando siamo tristi o- n-non lo so, tenerci per mano-”

Kurt non sa perché sceglie quel momento. Forse perché certe cose non hanno semplicemente spiegazione. Non riesce a controllare nessun muscolo del proprio corpo mentre si sporge con delicatezza e interrompe il monologo di Blaine, pressando le labbra contro le sue.

È gentile, e dolce, e impacciato, e assolutamente imperfetto, e infinito, e bello, e completo, e dà la vita che entrambi stavano cercando. Prendono familiarità immediatamente con le labbra dell'altro e si muovono con più decisione cercando sempre più pelle, sempre più calore – Kurt libera le proprie mani dalla stretta di Blaine e le immerge nei suoi capelli, e lascia che il suo cuore batta come mille cuori.

Quando si staccano rimangono vicini, respirandosi a vicenda, e non osano aprire gli occhi completamente, almeno fino a quando Kurt non realizza completamente cosa ha appena fatto – e solo allora si separa da Blaine bruscamente, leccandosi velocemente le labbra e percependo il vago sapore di Blaine.

“Blaine io-”, sussurra, portandosi due dita sulla bocca. “Non avrei dovuto farlo, io- scusami. Ti prego scusami, non so cosa-”

Blaine sembra molto più che sconvolto, ma trova comunque la forza di allungare una mano e afferrare un polso di Kurt. “Aspetta, non te ne andare.”, soffia leggermente, senza riuscire a distogliere lo sguardo. “N-non capisco, Kurt, tu...tu hai un nome, tatuato sul tuo corpo- perché hai baciato me?”

E Blaine – Blaine capisce ogni piccola cosa troppo tardi, quando ormai le parole sono già uscite. Lo capisce dal modo in cui Kurt lo guarda, dalle sue guance rosse e i suoi occhi umidi di pianto; lo capisce per tutte le volte che Kurt evitava i discorsi, o ancora quando lo coglieva intento a fissarlo mentre mordicchiava la punta di una penna; lo capisce dal ricordo del modo in cui lo abbracciava, come se non volesse mai spingersi troppo oltre.

“Il nome sul tuo corpo.”, soffia Blaine. “E'-”

“Il tuo.”, dice semplicemente Kurt, muovendo appena le labbra, una lacrima che scivola via dall'occhio destro e va giù, giù lungo la guancia, scendendo fino al mento. “E' il tuo, Blaine.”

Blaine vorrebbe tanto trovare la forza per essere il sostegno di Kurt, in quel momento, ma non sa cosa dire, cosa fare – non sa come abbia fatto a non accorgersene, non sa più nulla.

“Kurt-”, sussurra, la voce che si spezza inesorabilmente. “N-non lo sapevo, io- non mi hai mai detto niente-”

“Non avrei potuto, Blaine.”, dice Kurt, indietreggiando di un passo. “Non potevo farti una cosa del genere, non volevo ti sentissi costretto- e poi avevo paura di perderti. M-mi dispiace, io- non avrei dovuto perdere il controllo e baciarti, è solo che eri lì ed eri così tu e io- io sono fragile quando si parla di te perché ti amo, Blaine, e mi dispiace. Ti amo e mi dispiace che lo hai saputo così.”

Kurt fa per voltarsi a quel punto, ma Blaine corre verso di lui, aggrappandosi alle sue braccia.

“Kurt, ti prego- proviamo a parlarne. Non andartene-”

“Domani verrà fuori il tuo marchio, Blaine.”, soffia piano Kurt, senza neanche guardarlo negli occhi. “Il fatto che io ti abbia baciato non cambia niente.”

“Cambia tutto invece.”

Kurt si morde forte il labbro inferiore, prima di immergere i propri occhi in quelli di Blaine. Alza una mano e gli accarezza la guancia con grazia, senza fretta.

“Non cambia niente.”, ripete Kurt con un filo di voce. “Domani sul tuo corpo apparirà un nome, e potrebbe essere quello di chiunque, Blaine. E tu ed io non potremmo farci niente.”

Blaine apre la bocca per dire qualcosa, ma l'unica cosa che ne esce è un sospiro leggero mentre Kurt si allontana da lui, correndo per rifugiarsi in casa sua e chiudendosi la porta alle spalle.

Blaine ha il cuore a pezzi – ma Kurt lo ama. Lo ama, lo ama da sempre, ed è proprio il suo il nome che è comparso sopra il suo corpo.

Adesso non può fare altro che sperare che il destino faccia il suo corso.

 

***

 

Quando Blaine si alza il mattino dopo, non ha nemmeno voglia di aspettare che sua mamma salga le scale per la loro solita colazione a letto del compleanno – una tradizione che hanno praticamente da sempre. Vuole scoprire immediatamente il nome che è comparso sul proprio corpo – così comincia furiosamente a muovere le mani, a ruotare i polsi e le braccia, ma non vede nulla. Per fortuna ha solo una maglietta leggera, addosso, così si toglie velocemente anche quella – ma non c'è proprio nulla sul suo petto. Blaine sta quasi per perdere ogni speranza – a suo fratello era capitato di non trovarsi il tatuaggio il giorno del suo diciottesimo compleanno, ma era comparso più tardi – quando improvvisamente, girandosi per recuperare la maglietta caduta per terra, nota qualcosa dallo specchio sulla propria schiena.

Si avvicina con cautela, allungando le dita per sfiorare quelle piccole lettere sbilenche sul tatuaggio che spunta sotto la scapola destra.

E Blaine smette di respirare.

 

***

 

La prima cosa che Kurt fa il mattino dopo è precipitarsi verso il telefono – ha il cuore che batte mille cuori quando sfiora lo schermo per sbloccarlo, aspettandosi un messaggio da parte di Blaine, o una chiamata.

Non c'è niente.

Il cuore di Kurt precipita – e rimane immobile a fissare un punto inesistente davanti a sé per minuti che sembrano non avere fine perché alla fine ha perso, Blaine non sarà suo, e lo sapeva che non avrebbe mai dovuto illudersi di una cosa che non poteva avere un lieto fine.

Come se non bastasse, suo padre entra nella sua camera proprio in quel momento.

“Figliolo.”, borbotta, e c'è qualcosa di strano nel suo sguardo, sembra quasi su di giri. “Vestiti elegante, dobbiamo andare in un posto.”

Kurt aggrotta la fronte – non ha nemmeno la forza di protestare. “D-dove?”

“Lo vedrai.”, grugnisce lui, cominciando a ficcanasare nel suo armadio. “Forza, su, mettiti di qualcosa di carino. Magari questo pantalone con questa camicia qui-”

“Papà.”, sussurra Kurt. Okay che dentro sta morendo, ma quello non lo può accettare. “Non posso abbinare un pantalone di lana a una camicia di cotone.”

“Oh, certo, certo. Forza su allora, tu sei molto più bravo di me. Ti do massimo venti minuti, poi si parte!”

Kurt deglutisce e si dirige verso l'armadio, sfiorando con le dita il completo che stava tenendo da parte per il giorno in cui avrebbe detto a Blaine che era la sua anima gemella. Ha immaginato quel momento nei minimi dettagli, e nella sua mente subito dopo Blaine lo baciava, sussurrandogli che il nome di Kurt era comparso sul suo corpo.

Ma non era successo.

Kurt si chiede se venti minuti sarebbero bastati per piangere fino a non avere più fiato in corpo.

 

***

 

“Non capisco dove stiamo andando, papà.”, borbotta Kurt a un certo punto, quando vede che suo padre imbocca una via che porta a Westerville. C'è solo un posto che conosce in quella città, ed è la Dalton, e Dalton vuol dire Blaine, e Blaine vuol dire pianto lacerante, e non è davvero il caso che ci pensi.

“Cerca di stare buono.”, borbotta Burt. “E' una sorpresa.”

Dieci minuti dopo, effettivamente Burt sta parcheggiando di fronte alla Dalton. Kurt incrocia le braccia al petto e si rifiuta categoricamente di scendere, il cuore nel petto che sembra aver smesso di battere.

“Papà.”, soffia Kurt. “Blaine non ha chiamato. Non sono la sua anima gemella.”

Burt si limita ad annuire, allungando una mano e posandola sulla sua spalla. “Mi ha detto che vuole parlarti. Va' ad ascoltare cosa ha da dirti, okay?”

Kurt ruota il capo verso suo padre, e vorrebbe tanto essere forte abbastanza e non scoppiare a piangere, ma è quello che succede – e suo padre raccoglie i suoi pezzi, tenendolo stretto al suo petto per diversi minuti.

“Sono sicuro che andrà bene.”, gli dice lui, accarezzandogli la schiena. “E sono sicuro che lo sai anche tu.”

Kurt prende un respiro profondo – e lo sa, certo che lo sa, si sono fatti una promessa. Anche se Blaine avrà un altro nome scritto sul proprio corpo, loro non si perderanno mai.

È con quella consapevolezza che Kurt scende dalla macchina e si dirige verso la Dalton. Non c'è nessuno all'ingresso, e nemmeno nelle aule, e tutto sembra estremamente più grande visto così, con nessuno a fare da contorno. Kurt cammina lentamente verso le scale – le stesse scale che ha percorso quasi dieci mesi prima, e quando è più o meno a metà, Blaine spunta fuori dal corridoio che c'è accanto all'atrio, vestito elegantemente di giallo – guarda verso l'alto, e i loro occhi si incontrano.

He loves you, yeah, yeah, yeah,

He loves you, yeah, yeah, yeah, yeah.”

Kurt è come bloccato. Rimane fermo in mezzo alla scala e continua a guardare Blaine – si limita a respirare, respirare soltanto, finchè Blaine lo osserva e sorride come se il suo sorriso potesse eclissare il sole.

“Ci siamo incontrati proprio qui, ricordi?”, soffia piano Blaine, percorrendo le poche scale che lo separano da Kurt. “Ti ho preso per mano e poi abbiamo corso lungo quel corridoio.”

Kurt non può fare a meno di – assorbire ogni parola, come se fosse quella a tatuarsi sulla sua pelle.

“Kurt, io – io credo che il mio corpo e la mia anima sapessero qualcosa che il la mia mente e il mio corpo dovevano ancora capire, e cioè che le nostre mani sono fatte per trovarsi, senza paure e per sempre, e questo penso sia uno dei motivi per cui non si è mai trattato di conoscerti, ma era come se ti stessi- ricordando da una vita passata, proprio come se ad ogni vita tu ed io avessimo scelto di tornare indietro, incontrarci ed amarci di nuovo, e di nuovo ancora, per tutta l'eternità.”

“B-Blaine-”

“Shhh.”, soffia Blaine, percorrendo l'ultimo scalino e appoggiando le loro fronti insieme. “Sono così felice di averti trovato così presto in questa vita, amore mio, perché tutto quello che voglio fare, tutto quello che ho sempre voluto fare, è amarti ogni singolo giorno.”

Kurt appoggia entrambe le mani sulle spalle di Blaine, proprio come se avesse bisogno di aggrapparsi a lui per non cadere.

“Kurt Hummel.”, sussurra dolcemente Blaine, sorridendo come mai prima d'ora. “Sei la mia anima gemella.”

Il sorriso a cui si lascia andare Kurt poi è il più genuino che Blaine abbia mai visto in tutta la sua vita. Così fa quello che avrebbe dovuto fare dal primo momento – si alza sulle punte dei piedi e lo bacia, Kurt che fa scivolare le mani sulla sua schiena per avvicinarlo a sé, immergendo le dita nei suoi ricci.

Quando si staccano, questa volta, non c'è alcun bisogno di scappare.

“Non che avessi qualche dubbio prima.”, mormora Blaine dolcemente, strofinando il naso contro quello di Kurt. “Ma ti amo.”

Kurt gli ruba un nuovo bacio, più forte e dolce di quello che si sono appena scambiati.

“Non che avessi qualche dubbio prima.”, soffia poi. “Ma ti amo anch'io.”

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La OS è basata su questo bellissimo gifset che ho trovato su tumblr.
Spero davvero con tutto il cuore che vi sia piaciuta. E ancora auguri, Paola, mangia tanta torta (?) <3
A presto,

Je <3

 

 

 

 

   
 
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