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Autore: Alelea    15/02/2005    2 recensioni
E' una piccola ff sulla morte di Albione!la volevo dedicare a Cla, Luly, Elly, Oscar e sopratutto a Nisky!!
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole sbatteva sul mio viso e sentivo il rumore delle onde accanto a me però non riuscivo a percepire nessun cosmo, Scorpio e Fish avevano certamente lasciato l’isola di Andromeda dopo aver compiuto la loro missione. Cercai di voltare la testa per guardarmi intorno, dovevo sapere se qualcuno dei miei allievi si era salvato, sinceramente lo credevo impossibile ma il mio cuore mi infondeva ancora una flebile speranza, forse erano riusciti a fuggire, forse i due cavalieri d’oro non li avevano uccisi. Sentì una fitta al cuore e non era la rosa rossa che Fish mi aveva piantato sul pezzo, era l’amara consapevolezza di aver portato i miei allievi, che ormai consideravo come figli, alla morte. Lo avevo fatto per salvare Shun, il Grande Sacerdote esigeva che io lo uccidessi poiché in Grecia era considerato un traditore ma come potevo io ucciderlo?? Lui era stato uno dei miei allievi ed io gli avevo consegnato l’armatura di Andromeda, era ormai un figlio per me, come potevo io privarlo della vita? Nonostante non sapessi molto di questa Lady Isabel che molti consideravano la reincarnazione della dea Atena sentivo che era giusto difendere Shun, sentivo che la sua scelta non era del tutto errata. Così avevo deciso di non consegnarlo al Grande Tempio ma di difenderlo, alcuni dei miei allievi avevano trovato la mia scelta del tutto assurda ma, forse per il rispetto che mi dovevano dopo tutti questi anni d’addestramento, non si erano ribellati. Sapevo che il Grande Sacerdote non avrebbe lasciato correre, questo mio rifiuto era un palese atto di tradimento verso il Grande Tempio e sarebbe stato punito con la morte. Infatti, qualche giorno dopo arrivò all’isola di Andromeda Milo, il cavaliere d’oro dello Scorpione, era stato incaricato da Arles di uccidere i traditori. Cercai di difendere i miei allievi come potevo e li incitai a fuggire, dovevo salvarli, non volevo che loro pagassero per la mia scelta. Tentai di tenere testa a Milo, lui era un cavaliere d’oro mentre io ero un cavaliere d’argento, comunque non potevo arrendermi, era in gioco la vita dei miei allievi! Riuscì a resistere ai ripetuti attacchi del cavaliere d’oro ma per mia sfortuna nell’isola di trovava anche il cavaliere d’oro dei pesci, anche lui era stato mandato da Arles per ucciderci; io non ero abbastanza forte da riuscire a tenere a bada 2 cavalieri d’oro. Caddi a terra e la mia armatura si ruppe quasi totalmente, non poteva certo reggere un simile colpo. Sentì una fitta alla spalla, probabilmente era rotta, comunque non era quello il mio problema, sapevo benissimo che il colpo di scorpio era un colpo mortale. Il vento giocherellava con i miei capelli e mi accarezzava dolcemente il viso, l’isola di Andromeda non mi era mai sembrata tanto ospitale, eppure ci vivevo da così tanti anni. Per un attimo riuscì a sentire delle voci in lontananza, le riconobbi immediatamente, erano Nemes e Rethan., almeno loro si erano salvati. “Maestro, Maestro!!” Nemes si avvicinò a me correndo La fissai intensamente, e sorrisi, sapevo che per me era giunta la fine ma sapere che loro due si erano salvati mi riscaldava il cuore, le lacrime di Nemes mi bagnarono il viso, le voci iniziavano a farsi sempre più lontane, il potere della rosa rossa stava facendo il suo effetto, non mi rimaneva molto da vivere. Sorrisi e chiusi gli occhi, Avevo fatto ciò che potevo per difendere i miei allievi fino all’ultimo, forse loro si sarebbero ricordati di me come un buon maestro. La catena che mi aveva sempre accompagnato si spezzò, come in segno di lutto e i pezzi rimanenti si mischiarono con le lacrime di chi era riuscito a sopravvivere a quella tremenda battaglia. Il paradiso dei cavalieri mi attendeva, lì avrei continuato a vegliare sui miei allievi, dandogli forza nei momenti di difficoltà ed infondendogli coraggio come avevo fatto in vita e ricordandogli sempre che non importa quanto buia sia la notte, il mattino arriva sempre. Fu tra i caldi raggi del mattino che mi spensi, accanto ai miei allievi, con la consapevolezza di aver onorato il nome di cavaliere.
  
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