Resta come sei
«E sei dentro di me
Come tu solo sei
Qualcosa sulla pelle di indelebile
Ovunque tu sei
Resta come sei»
{Antonino – Resta come sei}
Gabriella
si strinse nel cappotto invernale, tenendo ben saldo l’ombrello rosso che la
copriva dai delicati fiocchi di neve, che cadevano giù dal cielo completamente
bianco che copriva buona parte del New Mexico in quel
periodo. Neve ad Albuquerque. Non era mai capitato prima. E
non pensava sarebbe mai capitato. Affondò il viso fino alle labbra nella
sciarpa blu scuro, guardandosi intorno e cacciando la mano libera guantata di
nero in una tasca del cappotto.
Camminava
lentamente per le strade deserte di quella città in cui abitava la madre dal
suo penultimo anno di scuola superiore. Lei se ne era
andata ad Harvard ed era tornata solo per il ritiro pre-laurea. Non le piaceva
l’agitazione e l’ansia che aleggiava per i corridoi del college,
di fronte alla laurea imminente. Aveva quindi colto al volo la richiesta della
madre di venire a farle visita e il giorno dopo si era ritrovata su un aereo,
pronta a tornare a casa e a rivedere i paesaggi familiari della città in cui i
suoi sogni avevano avuto inizio.
In
cui aveva incontrato…
Il
cuore prese a batterle troppo velocemente, mentre un colorito color pomodoro
maturo le imporporava le guance, anche se la causa non era il troppo freddo, ma quel nome che non riusciva nemmeno a pronunciare.
Paura.
Delusione. Tristezza… Amore.
Possibile
che dopo tanti anni lo amava ancora?
Com’era possibile che le relazioni avute con altrettanti ragazzi non fossero
riuscite a cancellare i momenti passati con colui che
era stato il capitano dei Wildcats della East High anni addietro?
-Bella
fregatura…- sussurrò scostando i boccoli color mogano da davanti al viso, per
poi chiudere l’ombrello quando salì le scalette che
portavano al pianerottolo di casa McKessie.
Si
rivide cinque anni prima, quando sullo stesso
pianerottolo era in compagnia di Lui, pronti a sorseggiare una cioccolata calda
in quella stessa casa insieme ai loro amici. Sorrise tristemente al ricordo.
Momenti
incancellabili, che non sarebbero più tornati purtroppo.
-Gabry!-
la mora alzò gli occhi color cioccolato sulla sua migliore amica del liceo,
aprendosi in un sorriso, -Non ci posso credere, sei proprio
tu!- rise Taylor abbracciandola d’istinto, -Anche tu in ritiro
pre-laurea?- rise facendole spazio per farla entrare.
-Proprio
così! Harvard è un inferno in questo periodo, non riesco nemmeno a pensare.- disse Gabriella avviandosi verso la cucina di casa McKessie
e sedendosi al tavolo quadrato, mentre Taylor preparava del caffé bollente.
-Stessa
cosa per Yale.- concordò l’amica posando davanti a Gabriella una delle due
tazze che aveva preparato. Si sedette di fronte a lei e sorseggiò il caffé,
-Però pensavo che non saresti tornata.-
-Perché?-
si incuriosì Gabriella.
Taylor
si strinse nelle spalle, -Beh… pensavo lo sapessi.
Troy ha mollato il college. Lavora come coach alla East High.- la fissò negli occhi da cerbiatta ora
spalancati dallo stupore, -Non… non lo sapevi?- le chiese timorosa di aver
detto una parola di troppo.
-Ha…
ha lasciato il college…- balbettò la mora, per poi
deglutire, -Come ha potuto? Ha mandato a quel paese il suo futuro, in poche
parole!-
-No,
ha mandato in fumo un futuro che lui sperava di avere accanto a te.- la corresse
Taylor, facendole inclinare il capo tristemente, -Scusa…- si scusò
mortificata.
Gabriella
rialzò il viso, scotendo i capelli scuri, -Non devi scusarti, Tay…-
-Non
volevo rievocare brutti ricordi.-
-Come
se quelli mi avessero abbandonata.- ridacchiò
nervosamente l’amica, prendendo poi la borsa, -Ero passata solo a farti un
saluto. È meglio che ora vada, mamma mi ha chiesto di fare delle commissioni,
visto che stasera abbiamo a cena degli amici di famiglia per la vigilia di
Natale.-
-Certo.-
le due si abbracciarono, promettendosi di sentirti al più presto dopo la
laurea. Gabriella uscì dalla casa dell’amica, tirando un lungo sospiro. Forse
non era il caso di andare a trovare Ryan e Sharpay. Probabilmente Sharpay
sarebbe stata più diretta di Taylor. Già si immaginava
la scena.
Vai da Troy, bacialo e abbiate tanti maschietti con la fissa per la scienza e per
la pallacanestro!
Si
mise a ridere al pensiero, mentre entrava nel supermercato in cui faceva sempre
la spesa pochi anni prima. Prese un cestino e iniziò a raccogliere le varie
cose che la madre le aveva chiesto, spuntando via ogni
cosa dalla lista mentale che si era fatta. Fece per prendere una scatola di
tonno, quando si sentì osservata. Si guardò intorno, incrociando per un momento
un paio di occhi azzurri, limpidi come il cielo.
Spalancò gli occhi, mentre il ragazzo alla fine dello scaffale la guardava come
se fosse un’illusione ottica.
-Troy…-
mormorò con il cuore a mille.
Il
ragazzo si aprì in un debole sorriso, ancora troppo stupito, -Gabriella… ma…
che ci fai qui?- le chiese avvicinandosi alla ragazza.
Gabriella sorrise in riposta, afferrando la
scatola e infilandola nel cestino rosso, -Ritiro pre-laurea. Mamma mi ha chiesto se potevo
tornare a casa, visto che sono anni che non passiamo il Natale insieme.-
Troy
si passò una mano tra i capelli biondo miele, chiaramente a disagio, -Non speravo di rivederti.- ammise con tono malinconico, -Non sei
cambiata per niente.-
La
mora deviò lo sguardo imbarazzata, -Beh… sono rimasta
sempre la stessa… forse con un po’ più di grinta…- mormorò, con un tono di voce
così basso che per Troy fu quasi impossibile udirlo, -Tay… mi ha detto che hai
lasciato l’università.- come le era venuto in mente di dirgli una cosa del
genere? Che diritto aveva di farsi gli affari suoi,
dopo tanti anni? Le domando le affollarono la testa,
mentre il cuore batteva sempre più furiosamente dentro al suo petto. Troy parve
però non essere infastidito da quell’affermazione.
-Sì,
è vero. Faccio il coach ora.- ridacchiò Troy mentre
entrambi andavano verso la cassa, per pagare le loro spese.
-Perché?- chiese Gabriella dando la carta di credito alla cassiera.
Il
biondo scrollò le spalle, -Non faceva per me. Non ho avuto abbastanza volontà per continuare. Mio padre poi stava andando in pensione, mia
madre ha partorito di nuovo…-
Gabriella
lo bloccò immediatamente, raccogliendo le cose nelle buste, mentre lui passava
la sua spesa, -Tua madre ha partorito?- domandò sbalordita.
-Sì,
un anno fa. Ha dato alla luce una bella bambina che ora ha un anno. Una piccola
peste, si chiama Hilary.-
-Cavolo…
non lo sapevo.- presero le buste della spesa e uscirono dal supermercato,
fermandosi davanti alle porte scorrevoli, -Congratulazioni allora. Adesso non sei più figlio unico.- ridacchiò divertita.
-Già.-
si guardò intorno, -Sei a piedi?- le chiese notando che non c’era la macchina
della ragazza.
Gabriella
annuì lievemente, -Sì… avevo bisogno di un po’ d’aria fresca.-
-Ti
do un passaggio io.- si offrì Troy facendo un cenno
con la testa, -Abiti piuttosto lontano dal supermercato. Dammi.-
disse prendendo le buste dalle mani piccole e delicate di lei.
Quando le sfiorò con le proprie un brivido
percorse la loro schiena, subito incatenato dai loro sguardi che si fusero,
ricordando vecchie emozioni, mai dimenticate. Troy le sorrise leggermente e mise tutto nel
portabagagli, per poi aprirle la portiera. Salirono in macchina e il ragazzo
partì alla volta di casa Montez. Il silenzio aleggiò per il veicolo, rotto solo
dalla musica a basso volume della radio, che annunciava i nuovi successi
natalizi. Quando arrivarono davanti a casa Montez,
scesero dall’auto e scaricarono le buste.
Troy
la guardò un attimo, -Mi ha fatto piacere rivederti, Gabriella.-
La
mora annuì, -Sì, anche a me.- concordò caricandosi la borsetta sulla spalla e
prendendo le buste della spesa con entrambe le mani, -Beh… non posso che augurarti buona fortuna per tutto. Te lo meriti.- gli sorrise dolcemente.
Troy
poggiò una mano al portabagagli, abbassando lo sguardo, -Quanto rimani qui?- chiese quando Gabriella fece per andarsene.
-Una
settimana, credo.-
-Domani
sera io e il vecchio gruppo della East High
organizziamo un cenone. Ti va di venire?- chiese Troy speranzoso.
Gabriella
ricordò che Taylor le aveva accennato qualcosa, ma sul
momento le aveva risposto di no. Incrociare però lo sguardo del suo
ex-fidanzato, vedere il suo sorriso speranzoso e quanto lui non era cambiato
negli anni la fece annuire lentamente.
-A
casa tua?- chiese sorridendogli.
Troy
rialzò lo sguardo, -Verresti? Sul serio?- chiese
aprendosi in un luminoso sorriso.
Gabriella
rise, -Certo. Devo cantarne quattro a Chad, che non si è più fatto sentire in
questi anni.- scherzò.
Troy
rise a sua volta, -Alle otto. Ti aspetto allora.- lei annuì
ed entrò finalmente in casa, appoggiandosi un attimo alla porta. Si portò una
mano all’altezza del cuore, regolando il respiro. Ma
non poté impedire che un sorriso pieno di gioia le illuminasse il viso.
´´´
Gabriella
corse su per le scalette del porticato di casa Bolton. Si bloccò sulla porta,
sistemandosi i capelli lisci e la gonna del vestito nero che aveva indossato,
leggermente a palloncino, con degli brillantini sul
corpetto privo di spalline. Sopra aveva messo un copri-spalle
bianco e poi aveva indossato degli stivaletti bassi bianchi. Era in tremendo
ritardo, sua madre l’aveva costretta ad una serie di domande su chi c’era alla
festa, come se avesse ancora tredici anni. Fece per suonare il campanello, ma
ci ripensò subito, sentendo le numerose risate all’interno della casa. Rimase sull’uscio indecisa.
Una
strana sensazione di indecisione si impossessò di lei,
chiedendosi se le persone all’interno di quella casa fossero sempre le stesse,
o fossero cambiate negli anni. Taylor e Troy erano rimasti sempre gli stessi,
ma la paura di non venire accettata come anni prima si
fece strada, portandola a scendere le scalette e fissare la casa preoccupata.
Non
c’era motivo di aver paura. Erano i Wildcats, che cavolo! Persone con cui aveva condiviso gli anni migliori della sua vita. Si rese
conto in poco tempo che però non era quello a
spaventarla, ma la paura di non essere riconosciuta per quella che era stata ai
tempi del liceo. Troy le aveva detto che era sempre la
stessa, ma lei stentava a crederlo. Aveva tagliato i
rapporti con gli ex-compagni di classe, proprio per non soffrire la lontananza.
Le uniche persone con cui era riuscita a rimanere in
contatto erano state Taylor e Sharpay. Fece per avviarsi verso la sua macchina,
avrebbe chiamato Troy dicendo che non stava bene.
-Gabriella!-
si bloccò nel tentativo di aprire la portiera. Alzò lo sguardo e vide sul
pianerottolo Chad Danforth, che le sorrideva con in
mano una bottiglia di birra, -Era anche ora! Ti aspettavamo.- rise
avvicinandosi a lei e abbracciandola. Gabriella rise, ricambiando l’abbraccio.
La
condusse in casa e tutti si voltarono a guardarla, mentre le espressioni di incredulità e stupore si facevano largo in quelli che
erano stati i suoi amici.
-Scusate il ritardo…- si scusò sorridendo appena. Subito venne
accolta tra le braccia di Sharpay Evans, che la fece scoppiare a ridere,
-Oddio, Pay! Dai, soffoco!-
-Ehi,
tocca anche a me!- rise Ryan abbracciando Gabriella, -Non cambi mai, Gabry. Ci
chiedevamo che fine avessi fatto.-
-Beh…
sono qui, no?- scherzò la mora, per poi fissare il
padrone di casa, che stava parlando con Zeke e Jason. Troy la guardò ammirato,
per poi accennare alla cucina, facendo annuire la ragazza. I due si scusarono e
senza farsi vedere si ritrovarono insieme nella cucina di casa Bolton, -Scusa
il ritardo, Troy.-
Troy
scosse la testa, porgendole un bicchiere di champagne, -Non preoccuparti.
Sapevo che saresti venuta, mantieni sempre le promesse che fai.- rise facendo tintinnare il bicchiere della ragazza con il
proprio, -Ti hanno assalito, eh?-
-In
un certo senso.- ridacchiò Gabriella giocando con il ciondolo a forma di T
della collana d’argento che portava.
-Lo
tieni ancora…- mormorò Troy accennando alla colonna.
Gabriella
si accorse immediatamente di ciò che stava parlando, arrossendo
impercettibilmente, -Io…- non si era neanche accorta
di aver messo quella colonna. Pensava di aver messo quella con il ciondolo a
forma di stella, ma quando se n’era accorta era ormai a metà strada per andare
a casa Bolton, -E’ un bel ricordo.- disse sorridendo dolcemente.
Troy
la guardò fisso negli occhi scuri, appoggiando il bicchiere sul tavolo della
cucina. Gabriella fece lo stesso, ma mai si sarebbe aspettata
quello che avrebbe fatto il ragazzo in pochi secondi. Troy
infatti si avvicinò a lei e l’avvolse tra le sue braccia, facendole
appoggiare il capo al suo petto muscoloso. La ragazza chiuse gli occhi,
abbandonandosi al calore che il corpo di lui emanava,
donandole una dose di sicurezza e tranquillità.
-Mi
sei mancata così tanto, Gabriella…- sussurrò Troy,
facendola arrossire di più, -Sei un segno indelebile per me. Non posso pensare
che abbiamo vissuto così tanti anni lontani.-
Gabriella
alzò il viso, incontrando i suoi occhi azzurri. Quegli occhi che sempre sognava la notte. Sorrise dolcemente e si alzò in punta di
piedi, allacciando le mani dietro al collo del ragazzo. Un millesimo di secondo
e le loro labbra si incontrarono dolcemente,
rievocando le emozioni provate quando erano al liceo. Troy la strinse a sé,
ricambiando il bacio quanto poteva.
-Buon
Natale, Troy.- disse Gabriella quando si staccò.
Troy
rise, accarezzandole una guancia con una mano, -Buon Natale,
Gabriella.- disse prima di unire di nuovo le loro labbra.
The End
´´´
È
da tantissimo che manco dalla sezione, spero solo di riuscire a riprendere i
ritmi di scrittura di HSM come prima, visto che mi sono dedicata a tutt’altri
generi e tipi di storie.
Piccola one-shot per augurare a tutti Buon Natale,
molto dolciosa, molto romantica.
Dedicata in particolare alla mia sorellina Charlie
(Hypnotic Poison) come regalo di Natale, visto che quando ci sentiamo mi chiede
continuamente le Troyella e io ogni volta non la accontento per via della
scuola. Visto che alla fine sono riuscita a scrivertene una?
Buon Natale a tutti!
Titty90