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Autore: gattina04    07/04/2015    3 recensioni
Nuova iniziativa : 12 Months Captainswan
Raccolta mensile di fanfiction dedicate ai Captainswan.
Per ogni mese 3 elementi come prompt, ognuno potrà scegliere quale gli sembra più congeniale alla propria storia,( anche più di uno) che naturalmente dovrà contenere anche il nome del mese corrente.
Gennaio: neve,camino, pattini
Febbraio: maschera, san Valentino, Super Bowl
Marzo: donne , risveglio, altalena
Aprile: scherzo, Cioccolato, pigiama
Maggio: fiori, pick nick, barca
Giugno:Estate, ciliegie, doccia
Luglio : spiaggia,temporale, gelato
Agosto: stelle, calore, mare
Settembre:vino, viaggio, passeggiata.
Ottobre: Compleanno ( Emma), coperta, zucca
Novembre: Ringraziamento, famiglia, nebbia
Dicembre: candele, vischio, anello
Abbiamo tanta voglia di leggervi!
Ideata da CSGroup
(Alexies, Alexandra_Potter, Clohy, CSLover, Lely_1324, Manu'sPirate e Pandina.)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Febbraio: Le tradizioni di questo reame
 
Avevo odiato San Valentino fin da ragazza. Mi era sempre sembrata una festa inutile, solo un giorno inventato per arricchire fiorai o chiunque vendesse cioccolatini e altri oggetti simili. Mi ero categoricamente imposta di non festeggiarlo, anche quando avevo qualcuno con cui farlo. Avevo gioito del fatto che Killian non sapesse minimamente di cosa si trattasse e avevo glissato le sue domande su un certo Valentino e su chi diavolo fosse.
Ma ovviamente Hook aveva capito il mio gioco ed era stato più furbo di me. Mi risuonavano ancora le sue parole quando una sera, mentre stavamo cenando con i miei genitori, l’aveva chiesto candidamente a mia madre.
«Mary Margaret potresti spiegarmi in cosa consiste San Valentino? Sono alquanto confuso dalle tradizioni di questo vostro reame». E lei se ne era saltata fuori con la storia della festa degli innamorati e tutti il resto. Certo sapevo che lui prima o poi l’avrebbe scoperto, bastava che domandasse un po’ in giro, ma chiederlo proprio a mia madre era stato un colpo basso.
Così in quel momento mi stavo preparando per l’appuntamento romantico che Killian doveva aver organizzato. Non che mi dispiacesse stare con lui ma non ero proprio il tipo sdolcinato e sentimentale. Esternare i miei sentimenti mi era sempre risultato difficile, per quanto forti potessero essere. Era un meccanismo di difesa e di protezione che ormai mettevo in atto quasi inconsciamente. Il fatto era che non volevo sentirmi vulnerabile ed espormi mi avrebbe reso tale.
Quando scesi in cucina trovai i miei davanti alla televisione.
«Sono pronta», sospirai. «Che ve ne pare?». Avevo indossato un vestito rosso che ero riuscita a scovare nell’armadio, appartenente alla mia vita precedente, quella prima di scoprire che le favole fossero la realtà. In più avevo trovato anche delle scarpe con un tacco più alto di quanto ricordassi.
«Mi sembra che tu sia un po’ troppo nuda», protestò mio padre. «Credo che dovresti indossare qualcosa di più lungo».
«Non ascoltarlo. Stai benissimo tesoro. Sono sicura che Hook apprezzerà».
«È proprio di questo che mi preoccupo», intervenne David.
Sorrisi tra me e cercai di cambiare argomento. «E voi cosa farete stasera?».
«Oh niente di speciale. Con un bambino piccolo abbiamo pensato che forse sarebbe stato meglio fare qualcosa di più tranquillo».
«Così stasera ceneremo e guarderemo il Super Bowl in tv», terminò mio padre.
«No!», mi lamentai. «Non mi dire che stasera c’è il Super Bowl? Non ci credo, accidenti a San Valentino. Mamma perché hai dovuto spiegare a Killian di che cosa si trattava. Adesso me ne starei seduta in pantofole a guardare la partita».
«Non ti saresti fatta così bella se in fondo non avessi voluto festeggiare questo giorno con lui», ribatté mia madre. Feci una smorfia, poteva sembrare così ma in realtà avevo fatto tutto per Killian. Era stato così felice di organizzare qualcosa di romantico per noi e non volevo deluderlo con il mio atteggiamento menefreghista.
«Mi sono vestita così solo per farlo contento», replicai. «Se avessi saputo del Super Bowl l’avrei convinto a restare a casa». Mio padre stava per ribattere su quanto fosse inappropriato il conciarmi così per un pirata, quando un colpo alla porta mi salvò in extremis.
Non gli diedi neanche il tempo di entrare. Afferrai il cappotto e la borsa, salutai i miei, e mi sbattei la porta alle spalle prima che David potesse anche solo riaprire bocca.
«Accidenti Swan! Non pensavo che fossi così entusiasta. Potevi almeno lasciare che entrassi».
«Non credo che tu voglia sentire l’ennesima paternale di David. Per questo ti avevo detto di farmi uno squillo sul cellulare».
«Dovresti saperlo che sono un tipo all’antica. Non mi piace usare il parlofono per queste cose. Mi sembra troppo informale». Sorrisi per il suo linguaggio. Quando mai si sarebbe abituato?
«Cellulare», lo corressi avvicinandomi a lui. «Si chiama cellulare o telefono. Comunque ciao». Lo baciai dolcemente per farmi perdonare per il brusco saluto.
«Ciao», sussurrò sulle mie labbra. «Sei incantevole, bella da mozzare il fiato». 
«Grazie. Vogliamo andare?», gli chiesi infilandomi il cappotto. «Devo prendere la macchina o andiamo a piedi?».
«A piedi. Non è molto lontano».
«Lo spero per te, non ho le scarpe adatte per camminare». Ci avviammo mano nella mano per le vie di Storybrook. In giro non si vedeva anima viva. Le ipotesi erano due: o erano tutti intenti a fare i piccioncini in amore o si stavano preparando per il Super Bowl, come avrei voluto fare io.
Dopo cinque minuti eravamo arrivati al porto.
«Che ci facciamo qui? Dove mi stai portando?».
«Alla Jolly Roger naturalmente».
«Mi stai portando sulla tua nave?», gli domandai perplessa.
«Beh pensavo, vista la tua avversione verso questa particolare tradizione, che sarebbe stato meglio qualcosa di più intimo. Niente cuori, niente fiori, niente altre coppiette felici. Solo io e te». Aveva scelto le parole che avevo usato per convincerlo a non festeggiare.
«Bene sono contenta che ti sia rammentato come la penso».
Dopo poco eravamo a bordo della sua nave.
«Queste sono inutili». Mi tolsi le scarpe per riuscire a scendere meglio nella sua cabina. Mi ricordavo la sua stanza ma non mi era aspettata di trovarla così. Aveva messo il tavolo al centro e aveva apparecchiato alla perfezione con una tovaglia bianca e quello che doveva essere il servizio migliore della Jolly Roger. L’odore della cena che doveva aver preparato era invitante. In più sul tavolo c’erano anche due candele: era perfetto.
«Wow».
«Ti piace?». Mi abbracciò da dietro stringendomi forte.
«Sì io non mi aspettavo tutto questo. Hai cucinato tu?».
«Avrei potuto ma per non rischiare ho preferito ordinare da Granny. Però sarò lieto di cucinare per te qualche volta».
«Non credevo ne fossi capace».
«Un uomo di mare deve adattarsi a fare tutto. Ma vieni, mia signora, accomodati». Mi aiutò a togliere il cappotto, mentre ancora mi guardavo attorno stupita.
«Killian è tutto bellissimo. Non avresti dovuto».
«Certo ma lo volevo. Nonostante il tuo atteggiamento ho pensato di sorprenderti, voglio adattarmi alle tradizioni del tuo mondo».
Sorrisi. «Forse dovevi iniziare da qualcosa di diverso da San Valentino». Mi aiuto a mettermi a sedere ed io accesi le candele con la magia, prima che potesse farlo lui.
«Bene Swan prima che tu perda questo tuo atteggiamento conciliante, devo confessarti che la cena non è l’unica sorpresa».
«Hook! Perché?». Il mio tono fu brusco e severo. Mi alzai in piedi quasi istintivamente, ritrovandomi di colpo arrabbiata. Quando gli avevo detto che non volevo festeggiare quella stupida ricorrenza, lui dove era con la testa? Mi aveva mandata fuori strada quando mi avevo detto che ci aspettava qualcosa di più intimo. In realtà aveva fatto le cose in grande, in pieno stile moderno.
«Non prendertela con me», replicò imbronciato. «Volevo solo…». Si interruppe e lasciò la frase in sospeso. Sul suo volto apparve la delusione per quel mio atteggiamento.
«Volevi solo…?», lo incitai. Posai la mano sulla sua, cercando di essere un po’ più accomodante. In fondo aveva fatto tutto alla perfezione, avrei dovuto essere felice e lusingata e non arrabbiata per il fatto che non mi avesse dato ascolto.
«Insomma è la festa degli innamorati pensavo sarebbe stato giusto festeggiare, noi o meglio io…». Non concluse la frase, ma non era difficile capire cosa volesse dire. Io lo sono.
Mi sentii in colpa per aver reagito così, ma era stato quasi un riflesso incondizionato. Lui aveva fatto di tutto per me e sapevo che avrebbe continuato a farlo. Aveva una pazienza infinita, non mi aveva mai messo fretta ed era sempre lì per me. Io non ero abituata ad essere il centro della vita di qualcuno.
«Scusami», sussurrai. «Hai ragione, non avrei dovuto prendermela. È solo che non sono abituata a tutte queste attenzioni Nessuno mi ha mai trattato così».
«È davvero un peccato Emma, tu dovresti essere amata profondamente ogni giorno». Arrossii: quello era un modo indiretto per confessarmi i suoi sentimenti. Sapeva che ancora non ero pronta a sentire quelle due paroline magiche, però voleva anche riuscire a farmi capire quanto io fossi importante per lui.
«Allora Capitano», allentai la tensione. «Mi mostri questa sorpresa?».
«Sorprese», mi corresse ritrovando il suo sorriso da ragazzino. Feci una smorfia ma non aggiunsi altro. Mi rimisi a sedere e aspettai l’inevitabile.
Mi porse una piccola scatola con una coccarda sopra.
«Se ti consola questo l’avevo già comprato prima di sapere di San Valentino». Scartai il pacchetto con cura. Dentro c’era un braccialetto: era un semplice cordoncino nero con attaccati tre ciondoli. Un uncino, un cigno e nel mezzo un cuore.
«Killian è stupendo». Era adatto a me e quello che rappresentava era così limpido e cristallino. Eravamo noi ed eravamo uniti; quello che si era creato era diventato molto profondo, qualcosa di duraturo.
«Sono contento che ti piaccia. Volevo che tu avessi qualcosa di mio».
«Però io non ti ho regalato nulla», protestai.
«Non importa a me basta stare con te».
«Lo sai che potrei usare questa frase contro di te. Anche a me basta stare con te e quindi tutto questo non era necessario».
«Swan!», protestò. Sorrisi facendogli capire che l’avevo detto solo per stuzzicarlo.
«Comunque per l’ultima sorpresa devo ringraziare Henry. Stamattina mi ha dato una dritta molto importante».
«Oh accidenti un vecchietto come te che prende dritte da un ragazzino», lo provocai.   
«Per quanto riguarda la tecnologia di questo reame lui è molto più informato di me. Mi ha detto che un giorno mi insegnerà a navigare in quello che voi chiamate…». Cercò di ricordare la parola ma inutilmente.
«Internet», conclusi.
«Esatto anche se non capisco perché lo definite navigare visto che non si usa una barca. Ma torniamo a noi; mi ha detto che saresti stata felice se stasera avessi avuto una di quelle scatole magiche qui con me. Così mi ha prestato questa: anche se è molto più piccola di quella che tu hai a casa». Tirò fuori il televisore portatile di Henry, quello che gli avevo regalato quando stavamo a New York.
«Oh mio Dio!», esultai.
«Mi ha detto che ti sarebbe piaciuto vedere un certo Super Bowl, anche se non so minimamente chi sia e non so proprio perché tu lo voglia guardare quando hai un capitano della mia prestanza a disposizione».
«Non ci posso credere». Mi alzai e gli buttai le braccia al collo.
«Tesoro sembra quasi che tu sia più entusiasta di questo che del braccialetto. Devo essere geloso di questo tizio?». Sorrisi per la sua inconsapevolezza. Era un pirata eppure riusciva ad essere così innocente. Quello era il mio Killian.
«Oh no, certo che no. Il bracciale è bellissimo, ma ci tenevo a vedere la partita». Lo baciai per ringraziarlo per entrambi i regali.
«La partita?», mi chiese mentre io mi rimettevo a sedere e accendevo il televisore.
«Sì. Il Super Bow è una partita di football».
«Football?». Giusto, avrei dovuto impiegare più tempo per farglielo capire.
«Siediti Capitano così mentre mangiamo cercherò di spiegarti in che cosa consiste questo sport. Inizio ad avere un certo appetito».
«Ai suoi ordini mia signora». Cominciò a servirmi la prima portata.
«Swan posso farti un’altra domanda?», mi chiese prima di iniziare a mangiare.
«Certo».
«Perché mai tuo figlio stamattina era vestito da vampiro?».
«Oh semplice per carnevale».
«E chi è questa Carnevale? Una ragazza?».
Scoppiai inevitabilmente a ridere.
«Ah ti faccio ridere?». Fece il finto offeso, ma in realtà sorrideva anche lui. «Anche tu ti troveresti spaesata se vivessi nel mio mondo».
«Hai ragione. Carnevale non è una ragazza, è un’altra festa tipica di questo periodo. Comunque Henry è troppo piccolo per pensare alle ragazze».
«Io non direi, secondo me ha l’età adatta per cominciare a pensarci». Lo fulminai con lo sguardo. Ci mancava solo che mio figlio cominciasse con i primi amori. Era troppo presto, in fondo mi ero assunta la responsabilità di madre da troppo poco tempo. Lui era ancora il mio bambino, quello che viaggiava con il suo grosso libro e che aveva il cuore del vero credente.
«Va bene», si arrese. «Quindi per carnevale ci si maschera da vampiri?».
«Okay Hook. Facciamo così mangiamo visto che sto morendo di fame. Durante la cena ti spiego cosa si fa per carnevale e dopo quando comincia la partita cercherò di iniziarti al football. Vedrai staserà imparerai altri aspetti del nostro “reame”».
«Beh  mi sa che con una maestra come te diventerò un allievo modello». Sorrisi felice di poter trascorrere quella piacevole serata con lui.
Forse da quella sera avrei potuto cominciare a considerare San Valentino in maniera diversa. Non era poi tanto male, bastava solo trovare la persona giusta con cui passarlo.



 
Angolo dell'autrice:
E anche Febbraio è andato! Questo capitolo è stato più difficile da scrivere, però ho già un'idea per Marzo.
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto la mia storia e che l'hanno messa nelle seguite e nelle preferite, e anche chi ha recensito il primo capitolo!
A presto! 
  
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