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Autore: Girasolerossofuoco    08/04/2015    2 recensioni
[Spoiler se non avete ancora letto i capitoli del manga dal 90 circa]
Sono passati molti anni da quella maledetta battaglia finale, quando il mondo ha rischiato di essere distrutto. Sharon ormai è adulta, ma il suo cuore è ancora ferito. Tra sorrisi e lacrime ricorda il suo compagno. Questa one shot vuole essere un tributo alla coppia Sharon/Xerxes.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi sono trent'anni da quando sei scomparso da questo mondo. Che giorno orribile, ci ripenso proprio mentre vengo a posare due gigli sulla tua tomba. Due gigli bianchi, proprio come eravamo noi, proprio come era il nostro amore: puro e candido.

In lontananza sento l'eco dei richiami delle mie nipotine, non ho detto loro dove mi stessi dirigendo, non voglio che vedano in che stato mi riduco ogni volta che passo a salutarti. La verità è che non c'è giorno che non pensi a te, non c'è ora in cui non speri di vederti far capolinea dalla porta della mia stanza per invitarmi a passeggiare. Non c'è momento che non desideri poterti toccare, anche se solo per un'altra volta.

Eccoti. Tu mi sorridi dalla foto sopra al letto in cui riposi.

"Ciao onii-san." Ti saluto. Poi mi siedo in un angolo del marmo, dove immagino siano le tue gambe. Non ti dispiace, vero? Tu amavi diventare la mia sedia personale. Ti ho portato dei fiori. Qui la vita scorre tranquilla, Sibyl e Sabrin crescono velocemente. Ormai sono delle signorine; dovresti vederle, ti piacerebbero, sono tutto sua nonna. Sabrin, la più piccola, ha la stessa età di quanto ti incontrai per la prima volta. Ti ricordi? Rido a ripensare che spavento mi procurasti. Pensavo fossi morto e io ero terrorizzata dalle storie di fantasmi che mi raccontava la bambinaia. Poi però hai aperto l'occhio destro e dentro ho colto la tua anima.

Col tempo sono riuscita a crepare le tue mura difensive e ad insinuarmi dentro, pian piano tu mi hai accettata. Inizialmente mi sopportavi a fatica, dopo hai cominciato a provare piacere. Notavo la tua espressione cambiare ogni volta che mi vedevi e questo mi procurava una gioia immensa e indicibile. Si, non ti ho mai confessato la felicità che mi regalavi quando condividevi con me qualche pomeriggio. Io ti costringevo a preparare il tè alle mie bambole. Solo ora mi rendo conto di quanto ti abbia importunato, quanto noiosa dovessi essere stata; eppure tu hai sempre giocato con me e sorridevi.

Non abbiamo mai litigato io e te. Sembra impossibile, io e Liam discutiamo spesso. Ah già, non ti ho detto che io e lui ci siamo sposati poco tempo dopo che tutto finì. Non essere geloso, io non l'ho mai veramente amato; finché respirerò il mio cuore apparterrà a te, ma ho dovuto convolare a nozze con lui. Liam, quando ha giurato di amarmi e onorarmi, sapeva benissimo che non mi avrebbe mai avuta completamente e l'ha accettato, l'ha accettato in virtù dell'amicizia che provava nei tuoi confronti e per il rispetto che mi portava.

Se mi sforzo, però, posso ricordare qualche volta dove abbiamo litigato. La prima volta fu quando ti invaghisti di quella cameriera. Com'è che si chiamava, Charlotte? Pronunciare il suo nome ancora mi attanaglia lo stomaco. Sono ancora gelosa di te, sono proprio matta.

Erano giorni che le bisbigliavi frasi misteriose all'orecchio. Io avevo otto anni e volevo che il mio onii-san si occupasse di me, che mi aiutasse coi compiti e con lo studio. Tu invece sprecavi tempo a flirtare con quella ragazza.

Un pomeriggio ti cercavo, ero disperata. Mi viene da ridere se ripenso con quale trasporto mi ero abbandonata a quella tristezza immotivata. Non aveva senso, eppure nella mia testa tutto era logico. Un cameriere mi disse che stavi male, così mi presentai davanti alla tua stanza. Ti chiamai e bussai alla porta ma tu non apristi. Indispettita allora girai la maniglia e mi infilai nella tua camera. Ancora posso vedere il completo disordine in cui vivevi, una discarica in confronto alla mia immacolata stanza. Imperterrita saltai sul tuo letto. "Xerx nii-san" ti urlai. "Devi aiutarmi con la matematica", ti gridai perentoria. Tu mi guardasti con occhi sbarrati. Il tuo viso era sudato e arrossato. In un attimo mi bloccassi le spalle e mi dissi le parole più scortesi che ti sentii pronunciare nei miei confronti. "Piccola principessa, cosa ci fate qui?" Il tono non era dei più amichevoli. Io ti guardai confusa, (ancora mi davi del voi), ma non compresi del tutto la situazione. Solo anni dopo raggiunsi la piena consapevolezza. In quel momento notai solo che nel tuo letto c'era quella maledetta Charlotte che mi guardava come se davanti a lei fosse apparso un fantasma. "Che ci fa Charlotte qui?" Chiesi indispettita. Perché lei stava così vicina al mio onii-San? Tu dovevi giocare solo con me. Afferrasti la vestaglia abbandonata sul comodino e ti ci avvolsi. In quel momento ebbi un veloce assaggio di te, ma all'epoca non mi interessava il tuo corpo. Tu mi presi in braccio e mi mollasti fuori dalla stanza, senza troppi convenevoli. Ti ricordi quanto gridai? Mi appesi alla tua vestaglia e non ti mollai per tutto il pomeriggio. Battei i piedi e tu ti infuriasti. Non l'hai mai ammesso, nemmeno sotto le peggiori torture e minacce, però in quel momento mi odiasti. Lo so, avresti voluto continuare il tuo pomeriggio di miele con quella cameriera e io ti interruppi, ma, a onor del vero, io non mi pentii mai di essere stata così capricciosa. Inconsapevolmente mi ero levata di mezzo un ostacolo sulla strada del tuo cuore.

Non mi odiare più, va bene? D'altronde non eri veramente innamorato di Charlotte. Quando fu licenziata non versassi neanche una lacrima.

Il vento soffia gentile in questa dolce giornata di primavera. Un uccellino si posa vicino ai miei piedi in cerca di qualche cosa da mangiare. Sorrido. In questa stagione noi eravamo soliti passeggiare a braccetto stringendoci nel dolce tepore del primo pomeriggio. Mi manca da morire. Adesso cammino da sola, ogni tanto c'è qualcuno con me, ma è come se non ci fosse. Nessuno può riempire il vuoto che hai lasciato tu. Mi manchi. Dannazione, avevo giurato che stavolta non avrei pianto come una fontana, ma non riesco più a trattenermi. Sono sopraffatta da qualche sussulto e singhiozzo. Lacrime calde e pesanti cadono bagnandomi il viso. Dove sei ora? Sei con la mamma?

Quando lei morì tu eri con me, grazie a te sono riuscita ad andare avanti. Quando la nera signora ti ha reclamato invece non c'era nessuno. Sì, mi nonna e tutti gli alti mi sono stati vicino, ma il mio dolore sembra inconsolabile.

Cerco di asciugarmi il viso con il fazzoletto che mi donasti quel giorno, ti ricordi? Dopo tutto questo tempo è ancora utilizzabile, grazie al tuo consiglio.

All'epoca avevo dodici anni, il mio corpo era mutato già da tempo. I miei fianchi si erano allargati e il mio seno si era gonfiato, ma non ero pronta per quello che mi aspettava.

Era una mattina di agosto e mi stavo preparando per una giornata ai laghi. Tu mi aspettavi nel mio salottino, probabilmente ti stavi ingozzando di torta al cioccolato. Ormai avevi passato la fase della depressione e iniziavi la fase in cui avresti fatto vacillare la finanze dei Rainsworth a forza di ingurgitare ogni sorta di dessert.

Come avevo fatto migliaia di volte mi recai in bagno, ma li mi trovai di fronte a qualcosa di inaspettato: perdevo sangue! Non so cosa mi scattò in quel momento, cominciai a piangere disperata. Urlai, chiamai mia mamma e te, nii-san. Tu fosti il più lesto e bussasti alla mia porta. Quando aprii, tu avevi il volto sconvolto per l'apprensione. Mi domandai cosa fosse successo. "Sto per morire Xerx!" Dissi tra i lacrimoni. "Ti prego, prenditi cura di Annabelle (la mia bambola preferita)." Mi aggrappai alla tua maglia e tu, bianco come un cencio, mi abbracciasti e sussurrasti dolci parole al mio orecchio. Dopo svariate insistenze, confessai cosa vidi in bagno. In quel momento riprendesti colore e sorrisi, non mi derisi e ancora oggi te ne sono grata. Hai capito il momento di terrore che stavo attraversando e non hai minimizzato il mio problema. "Principessa, non dovete preoccuparvi. È naturale per voi donne..." E così mi tranquillizzasti. Dopo che mi fui calmata, mi regalasti un fazzoletto di seta, decorato con piccole rose rosse. "Con questo potrai eliminare dal tuo bel viso le tracce del pianto. Sei molto più bella quando sorridi." Da quel giorno l'ho usato solo per asciugarmi le lacrime ed è ancora molto bello, si è solo un po' sbiadito. D'altro canto è un miracolo che sia sopravvissuto alla tua morte. Credevo che si sarebbe sciolto da quanto era bagnato.

Ti devo confessare una cosa. Mi vergogno a rivelartelo solo ora, ma quando ho vegliato su di te, prima del funerale, ho pensato di togliermi la vita. E ci sarei anche riuscita se Liam non mi avesse fermato. Lui mi convinse a scegliere di vivere per ricordarti. Immagino che ti saresti arrabbiato se avessi rinunciato alla mia esistenza per te.

Ti ricordi la seconda volta che abbiamo litigato? È stato quando ho firmato il contratto con Eques. Mai ti vidi così agitato, eri fuori di te. Non ti capacitavi che avessi imboccato una strada pericolosa. Io l'avevo fatto per te, per starti vicino e sostenerti. Per essere utile e per la grandezza della mia casata. Volevo essere la degna erede della più nobile casata dei duchi.

Dopo la sfuriata, fuggisti dalla sala delle udienza di mia nonna, dove ti era stata riferita la notizia. Io ti seguii. Tu camminavo veloce con quelle gambe lunghe, io invece ti trotterellavo dietro, ostacolata dalle scarpette strette e dal torace costretto nello stretto busto.

Ti fermasti solo davanti al nostro roseto preferito. In quel momento si accese in me la speranza che il mio onii-san ricambiasse i sentimenti che provavo per lui.

Ti cinsi i fianchi con le braccia. Al mio tocco ti irrigidisti. Quando ti chiamai ti sentii i tuoi muscoli rilassarsi.

"Onii-san è adirato con Sharon?" Chiesi con un filo di voce. Il mio cuore batteva all'impazzata.

"Come potrei?" Il tuo tono era disarmante, consisteva in un misto di tristezza ed orgoglio.

"La mia principessa sta crescendo."

Ti voltasti e ti inginocchiasti ai miei piedi. "Finché avrò fiato in corpo, ti proteggerò." Mi guardassi dal basso, in attesa di chissà cosa. Aspettavi un mio bacio? Io ero ancora piccola e mi limitai ad arrossire. Quand'è che cominciai a bramare attenzioni diverse? Quand'è che non mi bastò più giocare? Le memorie della mia infanzia ormai sono sfocate, sembrano appartenere ad un'altra persona. Eppure tu sei sempre stato una costante in quei giorni per me così lieti. Sei stato il bastone su cui potevo aggrapparmi ogni volta che ne avessi avuto bisogno. Senza di te inciampo e zoppico in continuazione. Anche quel giorno persi l'equilibrio perché eri troppo distante da me.

Tu eri preoccupato per qualcosa che non volevi dirmi, così ti stavo rincorrendo per farti sputare il rospo.

Presi una storta e ruzzolai sul prato. Rido a ripensare al tuo viso sgomento. Ti voltasti immediatamente dopo aver sentito il mio urlo. Non ti perdonasti di non essere stato tanto svelto da evitare il mio capitombolo. Mi sgridasti, ma io non ti ascoltai. Piangevo. La mia caviglia doleva. Tu con delicatezza sollevasti la mia gonna e slacciasti la scarpa che imprigionava il mio piedino. Quei gesti pieni d'amore e preoccupazione mi suonarono diversi dal solito, in quel preciso istante l'incantesimo era stato lanciato e mi resi conto di essermi innamorata di te.

Da quel giorno cominciasti ad invadere i miei sogni. Ogni volta che leggevo un libro rosa, cercavo noi tra i protagonisti di quelle delicate pagine. Allora ti ho amato in cima alle colline, al mare, nel medioevo e per fino sullo spazio; credo che ti amerei anche nell'abisso.

Ti ricordi il nostro primo bacio al chiar di luna? Non so cosa darei per poter riassaporare il calore delle tue labbra. Era la notte delle stelle cadenti. Tu volevi andar a dormire, avevi lavorato tutto il giorno, ma ti convinsi a guardare il cielo assieme a me. Sono sempre stata molto capricciosa, vero mio bellissimo Cappellaio? E tu, mio servo fedele, mi hai sempre assecondata. Mi hai viziata.

Quanta magia respirai quella notte. Tu mi portasti uno scialle per coprire le mie spalle nude, non ti avevo detto che avevo freddo, ma tu lo capisti dai brividi lungo le braccia. Non ti sei mai chiesto se fossero dovuti ad altro?

Una piccola striscia di luce tagliò in due il cielo. Era la più luminosa stella cadente della serata e a lei affidai il mio desiderio più grande. Ormai posso rivelartelo, perché si è avverato pochi secondi dopo averlo espresso.

“Onii-san. Cosa hai chiesto alle stelle?” Ti domandai in un sussurro. Tu non risposi, ti limitasti a guardarmi dritto negl'occhi. L'educazione ricevuta mi impose di distogliere lo sguardo. Poi accadde quello che da anni sognavo. Mi afferrasti il mento e te lo portasti a pochi centimetri dal tuo. “Mi dispiace, signorina Sharon, sono un pessimo servitore. Non dovrei manco osare toccarti, ma non riesco più a trattenermi. Ti amo.” Detto questo mi baciai. Sentii la tua umida lingua giocare con la mia. Da quanto desideravi questo contatto tra noi? Perché hai aspettato così tanto? Ti eri già accorto che mi ero infatuata di te, vero? Non ho mai fatto nulla per nasconderlo.

Da quella notte il mio mondo è cambiato, lo vedevo attraverso una patina dorata. Ti ringrazio per avermi donato tutto questo, non so se hai mai capito quanto tu fossi essenziale per me. Eri convinto di avermi rovinato la vita, pensavi che dovessi donare il mio cuore a qualcun altro più degno, ma la verità è che nessuno meritava il mio amore come te.

Mi manchi. Non ho più tempo per oggi, Sabrin mi ha quasi trovata, sento la sua vocina che si fa sempre più forte. Non voglio che mi veda con gli occhi gonfi e il viso bagnato di lacrime. Abbraccio la tua tomba immaginando di poter avvolgere te col mio calore. “Ciao, amore mio.” Ti saluto. Mi volto per allontanarmi da te, ancora una volta. E' straziante, ma necessario. Ho capito, molti anni fa, che la vita va avanti. Cerco di godermi la mia esistenza, in attesa di ricongiungermi con te.

“Nonnina, che ci fai qui?” Oh, Sabrin mi ha scoperta alla fine.

“Sono andata a far visita a Xerx niisan.”

“Perché lo chiami fratellone?” La mia nipotina mi prese per mano. “Ti manca tanto il nonno, vero? Mi racconti la storia di come tu e lui vi innamoraste?”

Una lacrima scivola via, senza che possa trattenerla. “Si, va bene, ma è una storia lunga.” Ci sediamo poco distante dalla tua tomba e inizio a raccontare, nel frattempo arriva anche Sibyl con dei fiori intrecciati ai lunghi capelli bianchi.

Note: Ho un po' di confusione in testa: è Reim o Liam? Nel caso spero che abbiate capito di chi si tratta! Non so voi, ma ci sono rimasta molto male per la fine di Xerxes, non che non me l'aspettassi, però é veramente triste! Io spero ancora che il finale riservi qualche sorpresa! :3 baci a tutti i lettori :*
   
 
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