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Autore: Elwing Lamath    08/04/2015    1 recensioni
Arthur non era ancora tornato e il sole stava iniziando a calare oltre le mura, quando Merlin udì in lontananza nel corridoio un suono simile al pianto di un bambino. Aggrottò le sopracciglia per un attimo, scuotendo subito dopo il capo. Impossibile.
[...]
“A…Arthur!?” articolò a malapena il mago, congelato nella sua posizione a fissare il suo interlocutore ad occhi sgranati.
“Per gli dei, Merlin! Vuoi smetterla di startene lì impalato e darmi una mano!?” Sbraitò lanciando un’occhiata significativa alla creatura che aveva tra le braccia.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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NOTE DELL'AUTRICE: Salve a tutti e grazie per aver deciso di dare una sbirciata a questa mia nuova avventura.

Si tratta di un esperimento nato totalmente per gioco in un pomeriggio di svago e a dirla tutta, non so ancora bene dove mi porterà. "Little Miss Sunshine" (titolo tratto da un film delizioso che vi consiglio, ma che non ha alcun legame con la storia) sarà una minilong spero leggera e spensierata, ambientata nella canon!era ma con un what-if? bello grosso, che avrete forse intuito dall'introduzione e che capirete di sicuro alla fine di questo primo capitolo. Per una volta, ho deciso di lasciare da parte avventure di epiche proporzioni e dedicarmi a qualcosa di più delicato... Non posso anticiparvi altro, ci risentiamo alla fine del capitolo per un'altra breve nota.  ;)

Come al solito, vi invito a recensire, qualsiasi vostro commento farà felice il mio cuoricino di autrice!

Un bacio,

Elwing...

 

 ≈≈ Little Miss Sunshine ≈≈

1

Il demone urlatore

 

La veglia che precedeva di poco il tramonto era sempre deliziosamente tranquilla. Il castello godeva di una pace quasi immobile in quei tardi pomeriggi di fine estate, in cui i servitori avevano già terminato tutte le pulizie ma ancora non era iniziato il fermento per la preparazione della cena nelle cucine, in cui i cavalieri avevano già terminato gli allenamenti e le dame passeggiavano serene nei giardini, scambiandosi confidenze. Arthur era uscito a caccia con Leon e per una volta, aveva avuto la buona grazia di lasciare a casa il suo servitore, già abbastanza massacrato dal reale allenamento mattutino.

 

Merlin si trovava negli appartamenti del principe, riordinando la scrivania lasciata in un vergognoso disordine dal suo proprietario. Borbottando tra sé e sé, stava proprio iniziando a chiedersi dove si fossero cacciati i due cavalieri, visto che Arthur non era ancora tornato e il sole stava iniziando a calare oltre le mura, quando udì in lontananza nel corridoio un suono simile al pianto di un bambino.

 

Aggrottò le sopracciglia per un attimo, scuotendo subito dopo il capo. Era impossibile, la cuoca non portava quasi mai suo figlio a palazzo e anche quando lo faceva, non usciva mai dai quartieri della servitù, e quello era l’unico neonato che frequentasse il castello.

 

Il rumore si fece più vicino, più nitido, e quello sì, era decisamente il pianto di un bambino.

 

“Merlin!” Urlò imperiosa una voce fin troppo conosciuta.

 

Il mago avrebbe comunque saputo chi stava per entrare nella stanza di lì a qualche istante, semplicemente dalla cadenza decisa dei passi che risuonavano nel corridoio antistante.

 

Quando però il principe fece il suo ingresso, il servo si trovò davanti a una scena così surreale che non si sarebbe mai immaginato di vedere.

 

“Merlin!” lo chiamò di nuovo la voce.

 

Non riuscì a rispondere subito però, troppo sbigottito nel fissare il biondo nella sua tenuta da caccia, con ancora gli stivali infangati, che teneva in braccio quello che inequivocabilmente non poteva essere altro che un bambino di circa sette o otto mesi, tutto lacrime e guance paonazze.

 

“A…Arthur!?” articolò a malapena il mago, congelato nella sua posizione a fissare il suo interlocutore ad occhi sgranati.

 

“Per gli dei, Merlin! Vuoi smetterla di startene lì impalato e darmi una mano!?” Sbraitò lanciando un’occhiata significativa alla creatura che aveva tra le braccia.

 

Il mago si avvicinò a loro, incerto sul da farsi. “E che cosa dovrei fare? Non so un accidente sui bambini!” disse con un’espressione di terrore.

 

“Non lo so! Continua a piangere!” Rispose Arthur con una faccia non meno spaventata di quella di Merlin. “Prendila in braccio!”

 

“Prendila!?”

 

“Certo, è una bimba!” Arthur quasi lo fulminò, come se avesse insultato la creatura. “Non vedi che ha dei fiorellini ricamati sul vestitino?”

 

“Non sono cieco Arthur! Intendevo, perché devo prenderla io?”

 

“Perché piange! E magari tu riesci a farla smettere!” Replicò Arthur come se fosse la conclusione più naturale del mondo.

 

“Perché mai io dovrei riuscire…” Merlin sbuffò. “Lasciamo perdere. Dai qua.” Tagliò corto, allungando le braccia verso la piccola.

 

Il principe fece un piccolo scatto indietro, lanciandogli uno sguardo di rimprovero: “Fai piano!”

 

Merlin annuì, fissando i suoi profondi occhi blu in quelli azzurri del principe, che si rilassò, passandogli la bambina con una delicatezza che il mago non credette di avergli mai visto, come se stesse maneggiando una finissima porcellana sul punto di rompersi.

 

Per un attimo la piccola sembrò farsi silenziosa quando passò da Arthur a Merlin, poi, realizzando di essere tra braccia straniere, ricominciò a piangere strillando disperatamente, ancora più forte di prima.

 

“Esiste qualcosa che tu sia realmente in grado di fare, Merlin?” borbottò il principe mentre si toglieva la giacca da caccia in cuoio, gettandola sul letto e rimanendo semplicemente con la leggera casacca bianca.

 

“Non è colpa mia se piange! Non ho fatto nulla!” disse Merlin in sua difesa, rimanendo immobile e impotente con la bimba in braccio.

 

Arthur coprì in due rapide falcate la distanza che lo separava da Merlin, fulminandolo ancora una volta con lo sguardo, per poi spostare l’attenzione sulla bambina, rivolgendole un sorriso e riprendendola tra le sue braccia.

 

“Vieni qui piccola. Hai perfettamente ragione a piangere, Merlin non è un bel vedere.”

 

“Hey!” Cercò di protestare il moro.

 

“Shhh…” fece Arthur con un sogghigno, senza lasciare intendere esattamente se si stesse riferendo alla bimba o al suo servitore.

 

Iniziò a camminare piano su e giù per la stanza, cullandola dolcemente e accennando a canticchiare una melodia indefinita. Dopo poco la piccola si calmò, smettendo di piangere e immergendo i suoi occhioni blu in quelli del principe, che le sorrideva rapito, continuando quella specie di danza con tanto di colonna sonora improvvisata.

 

Merlin rimase a fissarli imbambolato, quasi non credendo ai propri occhi. Il cuore gli sobbalzò nel torace e una sensazione di calore gli irradiò il petto nel vedere la luce che sprigionava il sorriso che Arthur rivolgeva a quella piccola creatura dai riccioli di bronzo e gli occhi di zaffiro. Si ritrovò a sorridere di riflesso della dolcezza di quella scena inaspettata

 

Quando Arthur si accorse dello sguardo di Merlin su di sé si riscosse, schiarendosi la voce.

 

“Allora, ehm…” disse Merlin con un mezzo sobbalzo. “Vedo che ci sai fare con i bambini… Non avrei mai detto.”

 

“Nemmeno io.” Sussurrò Arthur con un sorriso, spostando lo sguardo da Merlin alla piccola. “Guardala Merlin, non è bellissima?”

 

“Adorabile senz’altro, per un demone urlatore dell’Inferno.” Commentò sarcastico, ma con un sorriso decisamente dolce sulle labbra. Il principe cercò di guardarlo male, fallendo anch’egli nel tentativo di rimanere serio. “Ora spiegami però: lei, chi è?” chiese infine Merlin, spostando la conversazione su un oggetto decisamente più pratico.

 

“Non ne ho la minima idea!” esclamò il biondo.

 

“Cosa vuol dire che non ne hai la minima idea!? Sei entrato nei tuoi appartamenti con lei in braccio, non avrai…”

 

Arthur non lo lasciò finire: “Io e Leon l’abbiamo trovata in una cesta sul ciglio della strada, vicino alle mura. Non aveva altro che il suo vestitino, una coperta e una pergamena con un messaggio di addio dei suoi genitori, che diceva che erano stati costretti ad abbandonarla e che pregava chiunque la ritrovasse di prendersi cura di lei… Quindi l’ho caricata sul cavallo e l’ho portata a casa con me. Non potevo lasciarla lì.” Disse tutto d’un fiato, gli occhi stranamente liquidi quando ebbe finito di parlare.

 

“Certo che no.” Si limitò a osservare Merlin, dovendo frenare l’impulso di abbracciare Arthur insieme alla bambina seduta stante.

 

“Ma io dico, come si può abbandonare una creatura così? Che razza di mostro potrebbe lasciare una bambina così piccola sola al mondo?” Arthur si infervorò, e la bimba di riflesso iniziò ad agitarsi nervosamente nella sua stretta.

 

“Magari hanno solo cercato di salvarla da un male peggiore… Non possiamo sapere con certezza il motivo che li ha spinti ad abbandonarla…” osservò Merlin con un velo di tristezza nella voce.

 

“Codardi, dico io! Codardi! Ecco cosa sono…” Alzò la voce nel dirlo, e la piccola emise un suono angosciato che minacciava nuovamente il pianto. Arthur se ne accorse e immediatamente ritornò a sorriderle, parlandole dolcemente. “Ma no, piccina, tu non ti dovrai più preoccupare di nulla. Non sei più sola, ci occuperemo noi di te.”

 

“Noi!?” Chiese Merlin improvvisamente preoccupato.

 

Arthur alzò gli occhi su di lui, fissandolo come se avesse detto la cosa più stupida del mondo. “Sì, certo Merlin. Noi ci prenderemo cura di lei. Non permetterò che venga affidata ad un qualunque irresponsabile.”

 

“Ma non sappiamo niente sui bambini, men che meno se così piccoli!” squittì il mago.

 

Arthur gli rivolse uno dei suoi tipici ghigni furbi, uno di quelli che non promettevano nulla di buono: “Ma non eri tu quello che si vantava di imparare le cose in fretta!?”

 

Merlin aprì la bocca per replicare, ma la richiuse immediatamente con uno sbuffo, vinto dal sorriso impertinente del principe. “Dannazione, Arthur.” Si ritrovò invece a borbottare a denti stretti.


 

NOTA FINALE: Eccomi di nuovo qua! Che dire, lo so, è una situazione abbastanza insolita per i nostri due protagonisti. Attribuisco buona parte della colpa di questi miei nuovi svarionamenti in tema Merliniano a Tumblr e a certi suoi prompt in cui Arthur è particolarmente adorabile nel ruolo di papà. Ebbene sì, ho sviluppato un vero e proprio debole per le storie in cui Arthur (e ovviamente di conseguenza anche Merlin) si confronta con i bambini, secondo un mio headcanon sarebbe dolcissimo, non so perchè, ma ne sono convinta u.u... Da qui è nata "Little Miss Sunshine", e non è che l'inizio ;).

Spero che questo primo capitolo vi abbia regalato un sorriso, ora vi saluto davvero, alla prossima!



  
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