Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Tia Weasley    08/04/2015    0 recensioni
Victoria non è una semidea qualunque... Quante volte avete sentito questa frase? Troppe per potervelo ricordare ve lo dico io. Posso dirvi anche un'altra cosa, che la mia storia è simile a quella di moltissimi altri semidei con la sola differenza che io sarei dovuta morire molto prima della mia presunta nascita e che il mio genitore divino è il dio dei mari, ma non porta il nome di Poseidone. Il seguente racconto narra la lotta degli oceani contro se stessi, avvenuta prima che gli dei cominciassero a diventare bipolari, prima che Percy Jackson sparisse. Sono Victoria Clarck e questa è la mia storia.
Questa storia è ambientata dopo "gli dei dell'olimpo" e prima de "gli eroi dell'olimpo". E' la mia prima fan fiction su Percy Jackson e spero di non fare errori. Buona lettura ;)
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor Stoll, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy/Annabeth, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi riscopro come una vecchietta arzilla.


A quanto pare i miti greci sono reali. E’ stato piuttosto spiazzante scoprirlo, anche se continuavo a dubitarne seriamente. Insomma, dopo quasi diciassette anni di vita venire a sapere che sei figlia di un dio non è cosa da nulla. Katerina era figlia di Apollo, questo spiegava il suo arco, la sua bravura nelle arti musicali e il fatto che le sarebbe piaciuto diventare un medico, per non parlare di tante, e dico tante, altre cose.

Il Campo Mezzosangue, così Kate aveva detto di chiamarsi, era l‘unico luogo sicuro per quelli come noi, sembrava un bel posto per ciò che avevo visto. Katerina mi stava facendo fare un giro ed eravamo arrivate in un grande spiazzo contornato da diverse ville, ognuna destinata ai figli di uno specifico dio, alcune delle quali ancora in costruzione.

-Allora, Vicky per il momento tu sei indeterminata, quindi per i prossimi giorni la tua casa sarà quella di Ermes.- Disse avvicinandosi ad una casa grigia, piuttosto malridotta.

-Stoll!- Urlò Katerina.

-Mi pareva di aver sentito la tua voce soave Towler.- Canticchiò un ragazzo, con un sorriso malandrino in volto, appena uscito dalla casa di Ermes. Mi fece ridere.

-Oh guarda!- Esclamò con un simpatico fare sorpreso. -Una nuova. Determinata o indeterminata?- Chiese.

-Indeterminata.- Risposi cauta. Il ragazzo mi guardò in modo strano.

-Lo so ne riparleremo dopo, va bene?- Fece Katerina.

-Comunque io sono Travis Stoll piacere, e questo...- Disse prendendo per la maglia un ragazzo che gli stava camminando vicino. -È mio fratello Connor.- Continuò.

-Siamo i responsabili della cabina di Ermes.- Ammiccò fiero il fratello, per poi notare Kate ed aprirsi in un luminoso sorriso.

-Non ti aspettavamo prima dell'inizio del mese.- Esclamò tutto eccitato dopo averla abbracciata. Mentre Katerina spiegava il motivo del suo anticipo notai il secondo ricciolino, Connor se non sbaglio, osservando il fratello, ammiccare verso Kate.

Diedi un piccolo colpo di tosse alla fine del breve racconto, che tra l'altro non sembrò destabilizzare i due fratelli. -Sono Victoria Clark comunque.- Mi presentai.

Kate si colpì la fronte. -Oh dei che maleducata, mi dispiace non averti presentata. E' che non ci vediamo da tanto e...-

-Kate, tranquilla.- Risposi sorridendo.

Connor non mi staccava gli occhi di dosso e cominciai a sentirmi in soggezione. Iniziai a vagare con lo sguardo da lui, al fratello, ai campi, ai… Un momento. Erano identici!

-Non siamo gemelli se te lo stai chiedendo.- Mi tolse le parole di bocca Travis.

-Si si, Connor è più piccolo, ora dobbiamo andare.- Tagliò corto Katerina.

-È sempre più bello parlare con te Katie!- Le urlò divertito Travis, al che Katerina si girò e gli fece una linguaccia, non trattenendo un sorriso.

-Ti ha sul serio chiamato Katie?! E tu non ti sei arrabbiata?! O dei del cielo! Non lasci neanche me che ti chiami così…- Le sorrisi bonaria. -Che cosa ha di tanto speciale quel Travis?

-E’ un mio amico, tutto qui. Ci conosciamo da molto tempo quindi lo lascio fare insieme a suo fratello. E poi qui c’è un’altra ragazza, una figlia di Demetra, che si chiama Katie, quindi credo che Travis faccia così per farla… innervosire.- Lo pronunciò con una certa avversione. -Non che io abbia dei rancori con lei, è simpatica e abbiamo un buon rapporto, però…- Lasciò la frase in sospeso, evitai di continuare il discorso.

-Ecco perché non parlavi mai di ragazzi a scuola.- Dissi una volta che fummo arrivati vicino all'arena. -Avevi altro per la testa.- E le feci un sorriso malizioso.

-Ma fammi il favore. Travis? Sul serio?! L'unica cosa che provo guardandolo è l'istinto omicida.- Ma vidi che arrossiva.

Ci allontanammo dall’arena lasciandoci dietro alcuni ragazzi che combattevano per salvarsi la pelle, mi immaginai nei loro panni, mentre urlavo con un semidio alle calcagna. Passammo accanto all’anfiteatro, al laghetto delle canoe, alle stalle, e fatto un saluto alle naiadi del lago. In tutto questo Katerina mi presentò si e no una ventina di persone di cui già non ricordavo il nome.

-Okey abbiamo finito il giro.- Disse appena arrivati al poligono di tiro, quando una freccia vagante sfiorò il mio orecchio.

-Santi Numi! Scusami.- Urlò un ragazzo venendomi incontro. Rimasi incantata dai suoi splendidi occhi verdi e ringrazio il cielo di essere nata con le lentiggini poiché mascherarono il rossore sulle guance dovuto al tocco del ragazzo per vedere se mi avesse ferita.

-Non fa niente.- Risposi imbarazzata, allontanandolo gentilmente. Sapeva di brezza marina, adoravo da sempre quell’odore.

-Sei nuova vedo, sei stata riconosciuta?- Mi chiese.

-Non ancora, ne riparleremo con Chirone.- Rispose Katerina allo sguardo sorpreso del ragazzo.

-Comunque, io sono Victoria Clark.- Mi presentai allungando una mano, che lui strinse mandando il mio cervello in brodo di giuggiole.

-Percy Jackson piacere.- Mi sorrise.

-Noi stiamo andando alla Casa Grande, sarebbe meglio se venissi anche tu, e porta anche Annabeth. Sicuramente non le piacerà non essere messa al corrente.- Disse Katerina, al che Percy andò alla ricerca della ragazza.

-Un altro pò e ti venivano gli occhi a cuoricino.- Prorruppe sghignazzando Katerina. Le diedi una piccola spinta, ma non potei fare a meno di arrossire. -Tranquilla, dubito che vi abbia fatto caso, non è la persona più sveglia del mondo, figurati che ci ha messo tre anni per capire che la sua migliore amica era cotta di lui. E si, mi dispiace per te, ma è impegnato con la suddetta ragazza.- Annuì pensierosa e cambiai argomento.

-Mi spieghi questa faccenda del riconoscimento? Perché sono tutti sorpresi che il mio genitore divino non mi abbia ancora riconosciuta?- Chiesi incuriosita.

-Siamo qui per parlarne.- Disse Katerina. Solo quando rividi i miei genitori, mi chiesi come potessero aver superato la barriera.

Eravamo in una stanza abbastanza grande da contenere sei persone, tra cui Katerina, i miei genitori, Percy, un’altra ragazza, me e un centauro. Non mi chiesi nemmeno perché quest'ultimo indossasse una maglietta con su scritto “Il Centauro Migliore del Mondo”, da quando ero arrivata al Campo Mezzosangue avevo visto cose anche più strane. Probabilmente avevano appena finito di presentarsi.

La ragazza dagli indomabili riccioli biondi mi si avvicinò. –Mi pare che noi non ci siamo ancora presentate, io sono Annabeth Chase, figlia di Atena.- disse.

-Victoria Clark, piacere. Figlia di… bè, ignoto.- Risposi sorridendo.

-Victoria, io sono Chirone. Maestro di gran parte dei semidei che sono presenti qui al campo e anche dei più grandi eroi del passato.- Disse il centauro. A ripensarci meglio il nome ‘Chirone’ mi ricordava qualcosa. Era stato l’insegnante di Achille, Ercole, Teseo, Aiace e molti altri. Le lezioni di storia da questo punto di vista risultavano utili. Improvvisamente mi sentì insignificante di fronte a lui.

-E’ un grande piacere conoscerti. I tuoi genitori quando venivano qui, superata una certa età, parlavano di quanto gli sarebbe piaciuto avere una figlia.- Continuò con voce piu dolce. Un momento, se i miei erano venuti qui, vuol dire che…

-Siamo semidei.- Ci informò mia madre.

-Scusate se mi intrometto ma, se voi siete semidei, Victoria come può essere qui?- Domandò ingenuamente Percy.

-Sono stata adottata.- Risposi semplicemente io. Notai il ragazzo fare avanti e indietro con lo sguardo dai miei genitori a me. In effetti qualche domandina ce la si porgeva guardando i capelli quasi neri di entrambi i miei genitori e i miei castani, gli occhi verdi dell’una, marroni dell’altro e i miei azzurri.

-Se non sono indiscreta, potrei chiedervi chi sono i vostri genitori divini?- Chiese improvvisamente un’incuriosita Katerina.

-Kate, ma mi prendi in giro? Ti conosciamo da quando eri piccola.- Disse mia madre.

-Comunque io sono figlio di Morfeo.- Rispose mio padre.

-E io sono figlia di Poseidone.- Continuò mia madre, facendo sgranare gli occhi di Annabeth e Percy.

-Giusto, avrei dovuto dirlo prima,- Borbottò Chirone. -Emily, Percy Jackson è tuo fratello.- Disse. Questo voleva dire che era mio zio? Improvvisamente mi ritrovai a cercare le loro somiglianze. Lo stesso naso dritto, le stesse spalle larghe da nuotatore, gli stessi occhi verdi e lo stesso odore di sale e brezza marina.

-E’ una bella notizia, fratellino.- Disse ammiccando mia madre. -Quindi sei stato tu a compiere la Grande Profezia?- Chiese. -Io ci sono andata vicino ma, a quanto pare, non si riferiva a me. Non so se ritenermi fortunata o meno.- Continuò.

-Bè si, anche io non so se ritenermi onorato o meno di questo, sono morte molte persone.- Disse Percy abbasando lo sguardo. Si sentiva il terribile bisogno di cambiare argomento.

-In ogni caso, ci siamo riuniti per parlare del riconoscimento di Victoria.- Prese parola Chirone.

-L’anno scorso, con la fine della guerra contro i Titani, per il lavoro svolto fu proposto a Percy di diventare un dio.- Cominciò a raccontare Annabeth. Portai subito lo sguardo su Percy che sorrise imbarazzato. Era così tenero! Victoria, riprenditi. Dove eravamo rimasti? Ah, si. Alla proposta di diventare dio.

-Ma lui declinò l’offerta, preferendo come ricompensa la promessa degli dei di riconoscere i propri figli entro il loro tredicesimo compleanno.- Continuò Annabeth.

-Gli dei hanno giurato sullo Stige, ci deve essere qualcosa che non quadra. Se non avessero mantenuto la parola probabilmente lo avremmo saputo.- Disse Percy.

-Io in ogni caso aspetterei fino al falò di questa sera. Se non si otterrà niente…vedremo.- Pensò ad alta voce il centauro. -Potrei sapere di preciso come siete venuti in contatto con Victoria? Non capita spesso di incontrare semidei prima di qualche mostro.- Continuò Chirone.

-Mi hanno presa da un orfanotrofio, mio fratello voleva compagnia così mi hanno adottato.- Risposi semplicemente. Ma vidi mio padre fare una strana smorfia.

-Oh Vicky, tesoro, mi dispiace moltissimo, ma le cose non sono andate così.- Disse Emily.

-Cosa?!- Esclamai scandalizzata.

-Il tuo è stato più un ritrovamento.- Continuò Michael.

-Nel senso che mi avete trovato per strada?!- Domandai ironica. Non ci potevo credere, i miei genitori mi avevano mentito, e non su una cosa qualsiasi.

-Qualcosa del genere…- Blaterò mia madre, sgranai gli occhi. Mi avevano trovata? Quale razza di genitore abbandonerebbe un figlio per strada?! Che il genitore divino sia esonerato, ma padre o madre mortale che fosse, non aveva il diritto di abbandonarmi così. Mi vennero in mente moltissime immagini su un mio ipotetico futuro se Michael ed Emily non mi avessero trovato ed accudito.

-Quando Simon aveva più o meno cinque anni, tuo padre ed io abbiamo deciso di prenderci una vacanza.- Cominciò a raccontare mia madre.

-Abbiamo deciso di andare in crociera, lasciando Simon a mia sorella mortale.- Prese parola Michael.

-Eravamo al largo dell’atlantico quando, in memoria dei vecchi tempi, ci siamo lanciati una sfida. In particolare io dovevo toccare il fondale marino e portare qualcosa che testimoniasse che ci fossi arrivata… e tornai in superfice con te.- Disse Emily. Io faticavo a comprendere ciò appena detto da mia madre.

-In che senso?- Domandai stupidamente.

Vidi i miei genitori stringersi la mano e mia madre riprese a parlare. -Con una certa facilità arrivai sul fondale. Stavo per prendere una manciata di sabbia con qualche conchiglia quando notai un crepaccio. Sono una persona molto orgogliosa e non persi l’opportunità di andare un altro centinaio di metri più in profondità. La pressione non mi schiacciava, potevo respirare sott’acqua e nonostante il buio sapevo perfettamente dove mi trovassi e cosa avessi intorno, probabilmente Percy può capire.- Notai il ragazzo annuire. -Continuai a scendere, sembrava che quel fosso non avesse fine. I minuti passavano velocemente mentre io continuavo a scendere. Una volta che toccai il fondo sarò stata a 17 km di profondità e a quanto so, non esiste profondità marina che superava i 12 km.- Prese un respiro profondo, poi continuò. -Comunque tra le varie rocce, sentì la tua presenza Victoria. Quando ti trovai avevi più o meno quattro anni e stavi dormendo nelle profondità di quel crepaccio. Sembrava che stessi facendo il più bello dei sogni.- Le scappò un singhiozzo. -Respiravi tranquillamente, come se ti trovassi nel tuo letto. Quando tornai in superfice raccontai tutto a Michael e decidemmo di tenerti. Ma non accennavi a svegliarti. Così mio marito invocò suo padre che ci disse che eri sotto un incantesimo. Fortunatamente si era indebolito con il tuo allontanamento dall’acqua e con il passare del tempo…

-In che senso con il passare del tempo?- Chiesi, ma Emily si limitò ad annuire.

-Nonostante ciò fu molto complicato per Morfeo svegliarti, ma alla fine ci riuscì. Cominciasti a parlare in una lingua arcaica simile al greco ma indubbiamente più antica, inoltre indossavi il chitone. Così pregammo Morfeo che ti facesse sognare qualcosa che ti portasse ai giorni nostri. E così fu. Dopo il tuo secondo risveglio parlavi quasi perfettamente l’inglese, insomma come una bambina di quattro anni, e ti ricordavi che ti avessimo preso da un orfanotrofio.- Seguì un attimo di silenzio.

-Ma nostro padre non sapeva che Victoria fosse nel suo regno?- Domandò Percy.

-No, non lo speva. Fu lui a confermarmi che Vicky era una semidea e che non era sua figlia. Siamo riusciti a mascherare il suo odore, ma sta crescendo.- Spiegò mia madre.

Katerina si intromise. -Per non parlare che il Lestrigone che l’ha riconosciuta questa mattina ha detto che Victoria mi mascherava. Il suo odore era talmente potente da nascondere il mio e, insomma, Apollo non è un dio minore.

-Questo spiegherebbe perché non è stata riconosciuta, probabilmente suo padre o madre divina governava prima della ribalta di Zeus e dei suo fratelli.- Annabeth pensò ad alta voce.

-Anzi, probabilmente governava gli oceani prima della ribalta, questo spiegherebbe perché Poseidone non sapeva della sua presenza e…. Victoria stai bene?- Mi chiese Katerina. In un attimo avevo tutti gli occhi puntati addosso. Mi sentivo male, probabilmente ero impallidita e sentivo un urgente bisogno di sedermi.

–Mi… mi state dicendo che ho… che ho più di tremila anni?- Chiesi con la voce morente. Ne seguì un silenzio che poteva significare una cosa sola: si.

-Ho bisogno d’aria.- Esclamai uscendo dalla stanza. Mi diressi nell’unico posto che sapevo mi avrebbe calmato: la spiaggia.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Tia Weasley