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Autore: MagikaMemy    23/12/2008    9 recensioni
“…tu dici ‘io odio’ troppo spesso, lo sai?”
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice:
Eccomi XD *tono minaccioso*

Dopo tanto tempo, sono tornata al mio uncio, primo e grande amore: le one-shot akurokukose! E quale migliore occasione per approfittarne se non in vista del Natale? Che, diciamocelo, se passato in buona compagnia può diventare moooooolto dolce….altro che pandoro XD!

Così, eccovi una storiella senza senso, scritta così,….per puro diletto personale!

Buona lettura…e tanti, tantissimi auguri di buone vacanze!

Merry Christams…e un felice anno nuovo!

Mi raccomando, non vi ubriacate a Capodanno! XD *con tre bottiglie di spumante per mano*

SEE YA!

Snow and Kiss

“Axel, sicuro di aver preso tutto? Guarda che non torno indietro!”

Axel guardò il visetto candido e un po’ arrossato dal freddo di Roxas, e pr un attimo lo scambiò per un pupazzo di neve, tanto era carino.

Quel giorno indossava dei paraorecchie bianchi e una sciarpa rossa, che gli avvolgeva collo e labbra, tanto lunga da strusciare quasi per terra.

In quel momento, con le buste della spesa in mano, tutto affannato, sembrava ancora più carino del solito.

Sorrise, vedendolo tremare nel piumone bianco latte.

“Tranquillo, Xemnas mi aveva fatto apposta la lista. Cosa credi, di esssere l’unico a saper fare la spesa?!”

“Non ho detto questo!” si affrettò ad aggiungere Roxas, sentendo le dita delle mani guantate cedere sotto il peso delle buste “Solo che, conoscendo te e il tuo senso dell’orientamento, non mi sarei stupito se ti fossi perso tra le confezioni del reparto surgelati…”

Axel, spostando tutte le buste in una mano, si accese la sigaretta che teneva in equilibrio fra le labbra e rimise l’accendino in tasca; poi continuò a camminare, mentre Roxas gli annaspava dietro, stremato.

“Ancora non capisco perché hanno mandato noi due. Poteva andarci Xaldin! Lui ha la macchina!”

“Ma dài, sono dieci minuti a piedi”

Roxas si fermò bruscamente, alzando un po’ di neve dall’asfalto coi piedi.

“E certo, che ti frega?! Tanto le buste le ho prese tutte io!”

Axel lo guardò, tra il divertito e lo spazientito, e osservò le nuvolette di vapore che uscivano dalla bocca di Roxas come sbaffi di fumo della sua Camel.

…oddio, era troppo carino.

Si avvicinò un po’ e, abbassandosi, gli fece scivolare due buste dalla mano; poi, rapido, se le infilò tra le dita, facendolo vacillare per un attimo.

Roxas lo guardò oscillare, più preoccupato di far cadere la sigaretta che di perdere l’equilibrio, e non potè fare a meno di piegare le labbra infreddolite in un sorriso, nascosto dalla lana della sciarpa.

Gli sembrava che il freddo raggiungesse ogni minimo centimetro della sua pelle, ma non riusciva ad esere triste.

Era una bella serata.

Le luci di natale che illuminavano i balconi affacciati alla strada, il cielo con quel colore tra il rosa e l’azzurro, segno dell’imbrunire; e poi il profumo di smog misto a quello delle caldarroste vendute per strada, i bambini che si lanciavano palle di neve, le mamme che canticchiavano canti di Natale ai figli nei passeggini, mezzi addormentati per lo stordimento.

Roxas era innamorato perso del Natale.

Lo amava, perché era l’unico periodo dell’anno in cui riusciva a non sentirsi davvero solo.

Lo amava perché, durante quei giorni….gli bastava uscire, guardare le luminarie e sentire l’aria fresca pungergli il naso per dimenticarsi di ogni cosa.

C’era sempre tanta gente per strada, con i pacchetti in mano, i cappelli che coprivano capelli di tutti i colori, guanti che foderavano dita di aduli e bambini.

I panettoni ben esposti nelle vetrine, i padri di famiglia emozionati dalla scelta di quale champagne usare, promozioni telefoniche poer fare chiamate gratis verso tutti, anche agli amici lontani, quelli che sentivi una volta o due all’anno ma che, nel cuore, ti sembrava di avere sempre accanto.

Il Natale.

Sì, lo adorava talmente tanto da sognare quasi che venisse più svelto, più rapidamente, e che non si facesse aspettare un anno intero.

“Va meglio ora?”

“Eh?” Roxas, con un leggero sussulto, si svegliò dal suo sonno ad occhi aperti per incrociarli con quelli di Axel, che lo studiavano perplessi.

“Voi darmi un altro sacchetto?” fece il più grande, agitando le buste colme di spesa che aveva nella mano destra, mentre la sinistra teneva la sigaretta fumante.

Roxas capì solo allora di cosa stava parlando, e sorrise leggermente, sentendosi arrossire un poco.

…accidenti, che caldo…forse era la sciarpa.

“No, grazie. Sto bene.” rispose, un po’ secco.

Axel ricambiò con un’occhiolino, e voltandosi riprese a camminare.

Roxas lo seguiva in silenzio, facendosi largo tra la folla del centro, in preda al panico per gli ultimi acquisti.

Dal canto suo, Axel era solo peocupato che, in mezzo a tutto quel casino, Roxas potesse perdersi e non riuscisse più a trovare la strada per tornare a casa.

Per un attimo, l’immagine di lui da solo, al freddo, al centro della piazza con le buste in mano sotto la neve gli si fece largo nella mente, ma poi sbuffò, rendendosi conto che fare fantasie in stile Piccola Fiammiferaia era una cosa senza senso.

“Axel…”

Si voltò, e a momenti rischiò di ricevere una spallata sul mento da un turista; dietro di lui, Roxas lo aveva afferrato per il lembo del cappotto e lo guardava con gli occhi azzurri spalancati.

Assomigliava a uno di quei cuccioli che ti guardano abbandonati negli scatoloni sul marciapiede, che sembrano dirti ‘portami con te…non vedi quanto sono carino?’.

“…cos’hai?”

Roxas sembrava stesse morendo di vergogna, ma non accennava a mollare la presa, anzi strinse la stoffa del cappotto ancora di più, come volesse strapparla.

“Niente…è solo che…”

Axel lo guardava negli occhi, e lui, imbarazzato, abbassò lo sguardo.

La sciarpa lo copriva fin sulle labbra, ma lui riuscì perfettamente a vedere il rosso che gli colorava le guanciotte gelate.

“…c’è tanta gente…scusa se mi aggrappo…è solo che altrimenti scivolo” mentì, sperando che l’altro non lo scoprisse.

Axel stava per sorridere, quando sentì un qualcosa di piccolo e gelido cadergli su una guancia.

Alzò gli occhi al cielo con Roxas, e vide mille fiocchi leggere e candidi cadere dal cielo e sbianchettare l’asfalto scuro.

“Nevica.” Osservò ingenuamente Roxas, il tono di voce quasi emozionato.

Axel lo vide tirare fuori la lingua, convinto di non essere osservato, e cercare di catturare qualche fiocco per assaggiarlo, come facevano i cuccioli nei cartoni animati.

Quandò riuscì a prenderne uno, lo assaporò, un poco indeciso: poi, ridendo di sé stesso, lo sputacchiò fuori, dandosi dello stupido.

“E’ così cattiva?”

La domanda gli era sorta spontanea, e prima che potesse accorgersi di averla pronunciata lui stesso Roxas gli rispose, emozionato come un bambino.

“No…è solo…strana. Hai presente la vaniglia?”

“Io odio la vaniglia.”

Roxas si azzittì d’un botto, ponendo le labbra in una strana posizione…quasi avesse il broncio.

Lo guardava come se lui fosse stato un fiore e Axel un ape gigante e particolarmente ingorda.

“…tu dici ‘io odio’ troppo spesso, lo sai?”

Axel rimase in silenzio, un tantino allibito.

“…eh?”

Roxas si tolse un guanto, lasciando nuda la manina piccola e abbandonando a terra la spesa, e sognante giocherellò con una pallina di neve, facendola rotolare tra le dita, mentre i capelli gli diventavano bianchi, ricoperti dai fiocchi che cadevano dal cielo.

“...dovresti imparare ad amare le cose semplici. Altrimenti, ti annoierai per il resto della tua vita.”

Axel lo scrutava senza riuscire a stare dietro al suo ragionamento.

“Che vuoi dire?”

Roxas, senza distogliere lo sguardo dal fiocco, si mise a ridere.

Una risata trattenuta, contenuta, come quelle delle damine dei quadri antichi, coi vestiti pieni di fronzoli e nastri rosati e ornati di pizzo.

“Devi rilassarti un po’…non c’è proprio niente, che ti piace? Che ne so…il Natale, ad esempio.”

“Mi piace il Natale!” affermò, sicuro di sé.

Ed era vero: il Natale gli piaceva sul serio.

Un po’ troppo sdolcinato, alle volte, e magari i prezzi dei regali si erano un po’ alzati ultimamente, questo era da dire.

Però, diamine…Roxas sorrideva sempre, quand’era Natale…e qualcosa che faceva sorridere Roxas non si poteva odiare.

Roxas lo guardò per un istante, come se stesse cercando di capire se quello che aveva detto corrispondesse o meno a verità.

Axel gonfiò il petto e, senza dire niente, prese di nuovo ad avviarsi verso casa.

Roxas sobbalzò un poco vedendolo girarsi, e di nuovo cominciò a faticare sotto il peso della spesa pur di restargli accanto.

Accidenti, forse stavolta aveva esagerato.

Insomma, gli aveva praticamente detto in faccia che era acido quanto lo yogurt scaduto che Saix mangiava sempre a colazione, diamine!

Aveva dimostrato la stessa delicatezza di Xaldin quando, quella volta, aveva provato a ballare Il Lago dei Cigni dopo aver perso una scommessa con Xigbar.

Porca miseria.

Dannazione! Lui e la sua stupida sincerità natalizia!

“…Axel…Axel!

Lo acchiappò frettolosamente per il cappuccio, alzandosi sulla punta dei piedi, senza neanche rendersi conto di averlo fermato proprio sotto un portone dal quale pnedeva un ramoscelo verde, legato con del nastro rosso e dorato.

Axel, sbilanciato dalla presa, fu costretto a bloccarsi, e quando vide Roxas di fronte a lui per poco non svenne sul colpo.

…no, non poteva guardarlo così da vicino…era troppo….troppo carino…

“Mpf...sicuro di voler parare ancora con me? Non sono troppo acido per i tuoi gusti?” chiese, screanzatamente, per poi pentirsene in modo vergognoso.

…che frase del cavolo!

Da dove l’aveva presa, uno di quei film romantici di serie B?

…accidenti a Marluxia e ai suoi gusti cinematografici!

Doveva smetterla di andare da lui a vedere certa roba tutti i Giovedì sera…che razza di vicini!

Roxas voltò lo sguardo con aria colpevole, e Axel sentì il suo stupido orgoglio sgretolarsi in un numero indefinito di pezzi, manco fosse stato un puzzle.

“…scusa…” bisbigliò il più piccolo, stringendo le buste come se avesse paura che potessero volare via “…non…volevo dirti quella cosa.”
Fece una breve pausa, durante la quale Axel alzò gli occhi verso l’alto e vide qualcosa agitarsi di un poco sulle loro teste.

Roxas non se ne accorse, e continuò senza capire cosa stava succedendo.

“…volevo solo dirti che…mi fa male, vederti così. Sei troppo arrabbiato, con il mondo. Con tutt e tutti…” arrossì un poco, abbassando lo sguardo e il tono di voce “…cioè…non che non mi piaccia, questo lato del tu…”

Il resto della frase gli rimase in gola senza uscirne.

Il sapore delle labbra di Axel sulle sue gli mozzò il fiato per un istante…poi chiuse gli occhi e si lasciò andare.

Sentiva l’aria invernale infiltrarsi sotto il piumino, ma i paraorecchie coprivano ogni tipo di suono, e le voci dei passanti sembravano distanti chilometri e chilometri.

L’unica cosa su cui voleva concentrarsi era il profumo di Axel, quel profumo tra cenere e dopobarba ce gli piaceva tanto.

Non che fosse buono…però, in qualche modo, lo rappresentava.

Quell’aroma era Axel.

E, ogni volta che lo sentiva, gli dava completamente alla testa.

Axel si allontanò di pochi millimetri e sorrise sulle sue labbra, facendolo avvampare.

“...scusa, piccolo. Normale amministrazione.”

“Cosa?” domandò Roxas, con un filo di voce e gli occhi ancora socchiusi.

Axel non spostò il volto di un millimetro, e si limitò ad indicare qualcosa con lo sguardo.

Roxas alzò gli occhi verso l’alto, e trattenne a stento un sorriso.

…vischio.

Sospirò, sorpreso dal’astuzia di Axel, pronto ad attaccarsi a qualsiasi scusa pur di rubargli un bacio.

Axel sorrise scaltro, mostrando i denti appuntiti degni di un vampiro.

“Io adoro il Natale.”

Roxas, stavolta, non riuscì a farne a meno e mostrò un sorriso anche lui, inarcando un sopracciglio.

“…già,” esclamò, mentre Axel si preparava a baciarlo di nuovo.

“…non ho dubbi.”

   
 
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