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Autore: andreea1409    09/04/2015    0 recensioni
Un amore magico. Un amore che non ti fa dormire. Che ti toglie il fiato. Un amore che se finisce ti lascia talmente tanto amaro in bocca da non sentire nemmeno più la lingua.
Un amore per la vita.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una giornata solita.
Solita giornata di merda.
Solita sveglia alle 5.45.
Solita routine mattutina.
L'unica cosa bella della mia vità era il lavoro, fare il chirurgo era la cosa meno noiosa al mondo.
Almeno fin quando un giorno il tuo capo non decide che devi fare delle ore in pronto soccorso, e a quel punto inizi a scppare.
< Dott. Thomas! Si fermi, non può andarsene così! >
< Sì che posso. Mi rifiuto di starla a sentire. >
< Le ho detto semplicemente che questa settimana abbiamo bisogno di lei in pronto soccorso! ... Se non si ferma la licenzio. >
Mi fermai e mi girai.
< Io sono un neurologo. Opero il cervello umano, non ho tempo per medicare le ginocchia ai bambocci. >
< Sarà ora che inizi a farlo se non vuole iniziare a trovarsi un nuovo lavoro. >
< Perfetto. >
Ero incazzato nero, mi ero preparato per 11 anni a quella professione e mi toccava stare in pronto soccorso a non fare niente.
Infatti la mia prima giornata l'avevo passata tra febbre, ossa rotte e taglietti.
Ricordate quello che pensavo del fare il medico? In quel momento odiavo il mio mestiere.
Finchè la giornata non finì alle 8.00 di sera e allora essere un medico da pronto soccorso non mi dispiaceva.
Era la mia serata libera dopo mesi. 
Ma ormai avevo perso tutti gli amici che avevo per colpa del lavoro, gli unici amici che avevo erano medici e ovviamente stavano lavorando.
Mi stavo facendo troppi problemi, cosa che prima non avrei mai fatto quindi salii in macchina e andai nel solito bar in centro.
Sentivo una sensazione strana, come se non fossi me stesso, era una cosa diversa per me entrare in un locale da solo e sedermi 
al bancone a bere senza compagnia. Quando andavo all'università ero circondato da amici e ragazze. Purtroppo i tempi cambi e le 
persone cambiano. L'unico rimpianto che ho è quello di non aver trovato una ragazza seria, che magari avrebbe reso la mia vita meno 
squallida di adesso.
Mentre ero nei miei pensieri vengo sconvolto da un sacco di rumore, vedo una ragazza che cerca di scappare tra la folla e un tizio che 
la rincorre. Lui riesce ad afferrarla e lei piangendo inizia a urlare "aiuto" in vano. Nessuno stava facendo nulla e io non capivo il motivo.
Poi noto che lei stava sanguinando dalla testa, tanto che tutta la maglietta era diventata rossa.
Così capisco che invece di stare lì a pensare devo intervenire, e mi butto sopra al ragazzo cercando di fargli mollare la presa.
Lui molla la presa ma la ragazza cade a terra e prendendo l'ultima botta, sviene.
Io stavo cercando di liberarmi dal tizio che cercava in tutti i modi di aggredirmi, per fortuna però sentii le sirene dell'ambulanza e della polizia.
Appena i poliziotti mi liberano dal tizio, per aiutare i paramedici prendo sù la ragazza e la carico sulla barrella, poi salgo con loro sull'ambulanza.
Mi sembrava strano che io riuscissi ad avere una serata normale. E nonostante quello che mi aveva detto il capo sono entrato in sala operatoria
con la ragazza perchè l'avevo trovata io. Era un mio caso. 
Non si sapeva nemmeno bene cosa fosse successo, ma facendo i raggi abbiamo visto una pallottola dentro la testa e il mio unico compito
era quello di operarla.
   
 
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