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Autore: milkovichs    10/04/2015    6 recensioni
- Non sto ridendo perché sei inciampato.. o meglio, non solo… -
- E allora che cazzo ti fa così tanto ridere? -
- Il fatto che prima ti ho mollato e ora mi manchi da morire.-
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ian Gallagher, Mickey Milkovich
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Just stay with me.


Una volta a lui quel letto non dispiaceva. Aveva sempre pensato che fosse meglio di dormire fra la spazzatura o contro la pietra gelida del marciapiede. Il materasso non era poi neanche troppo malmesso, a parte una fastidiosa molla che premeva in basso a sinistra, ma se Mickey si teneva sulla parte destra, il problema non c’era praticamente più.
Forse l’ambiente non era dei migliori, ma anche in questo caso era sicuro che ci fosse di peggio in giro. Quando suo padre non era in casa, poteva persino dire che quelle quattro mura non gli facessero proprio schifo. Insomma, certo, a casa Milkovich non aleggiava mai troppa tranquillità, eppure anche in questo caso poteva ritenersi fortunato.. Qualche giorno a casa Gallagher e poi persino un sabato sera qualsiasi all’Alibi poteva sembrarti tranquillo.
Ecco, senza quasi che se ne accorgesse la sua mente era volata a casa Gallagher. Mickey serrò i pugni fino a farsi diventare le nocche bianche, seduto su quel letto che ora gli sembrava essere fatto di pietra.
Nonostante quel materasso non fosse affatto male, in confronto al letto di casa Gallagher, il letto dove aveva dormito con Ian, quello su cui era seduto era un cumulo di sassolini appuntiti.
Mickey sapeva bene che la questione della comodità, per così dire, non era dovuta al materasso, ma sapeva anche che non avrebbe mai ammesso a se stesso che ciò che rendeva quelle dormite migliori era la presenza del ragazzo dai capelli rossi.
- Mick, presunto stupratore appena trasferito alla fine della strada, vieni?
Iggy era sulla porta, con la sua espressione non troppo sveglia e un tirapugni stretto in una mano.
- Fanculo, Iggy, andate voi e levatevi dal cazzo.
Iggy si strinse nelle spalle e senza dire una parola se ne andò. Lui non poteva capire che cosa aveva dentro Mickey in quel momento. Pestare qualcuno sarebbe stato un ottimo sfogo, ma no, di andare con i suoi fratelli e assistere ai loro stupidi discorsi non ne aveva affatto voglia.
Mickey sentì la porta sbattere.
- Fanculo. – borbottò, alzandosi in piedi. Un pugno contro il muro, contro la foto di Ian appesa sopra quello stupido poster. Un dolore lancinante alla mano. Un altro pugno, ancora più dolore. Finalmente sentiva qualcosa.
Poggiò la fronte contro il muro, chiuse gli occhi. Li riaprì immediatamente. Il viso di Ian sarebbe apparso ogni volta che si azzardava a chiudere gli occhi?
- Cazzo, Mickey, da quando sei diventato una fottutissima fighetta? – No, parlare con se stessi non aiutava, come non aiutava insultarsi da solo.
Si tolse la canottiera e si guardò attorno, rabbrividendo appena. Dannazione, faceva davvero freddo.
Dov’era finita la sua camicia preferita? Si diresse verso l’armadio e frugò fra la sua poca roba. Cazzo, da Ian, ecco dov’era. Un calcio fece volare una scatola vuota dall’altra parte della stanza. Rivedere lo stupido Gallagher sarebbe stato deleterio. Eppure non poteva lasciare metà delle sue cose lì, a casa sua. Okay, magari avrebbe dovuto affrontarlo, prima o poi. O magari, se fosse stato fortunato, sarebbe andato a casa Gallagher e non ci avrebbe trovato Ian. Magari gli avrebbe aperto Fiona, o forse Debs. O magari il fratello sfigato di Ian che andava e veniva da quel college. O magari si sarebbe trovato davanti ad Ian.
No, non Ian. Magari Ian non era a casa. Chissà se era a scoparsi qualche altro finocchio in giro per Chicago, qualcuno che non lo obbligasse a prendere le medicine, qualcuno che non si preoccupasse per lui, qualcuno che non lo amasse.
 
Le nocche di Mickey batterono tre volte contro il legno della porta di casa Gallagher. Il giovane rabbrividì ad una piccola folata di vento. “Cristo, abiteranno in cinquanta in questa cazzo di casa e nessuno può alzare il culo e aprire questa fottutissima porta?”
Mickey si voltò e scese le scale del portico. Quei dannatissimi Gallagher potevano tenersi pure la sua roba, poco gliene importava.
- Sei venuto per prendere la roba che hai lasciato?
Mickey si fermò, come se all’improvviso lo avessero pietrificato. Una voce. Quella voce. La sua voce. Non la voce di Fiona, non quella di Debbie, non quella di quell’ubriacone di Frank… la sua voce.
Il giovane esitò qualche istante, prima di voltarsi, lentamente. Un brivido percorse la sua spina dorsale quando i suoi occhi incontrarono quei capelli, quegli occhi, quelle lentiggini, quelle labbra. Dannazione.
- Io.. Senti, fa niente, okay? Brucia la mia roba, scusa il disturbo.
Mickey si voltò, per andarsene. Una morsa aveva stretto il suo stomaco, non avrebbe retto ancora a lungo.
- Sta tutto sopra il letto di Carl. La strada la sai, vai a prendere il tutto e poi puoi andartene.
Uno strano silenzio proveniva da casa Gallagher, un silenzio decisamente innaturale per quelle quattro mura. Ciò poteva significare solamente che Ian doveva essere a casa da solo. Okay, forse era positiva la cosa… Non avrebbe dovuto incrociare nessun fastidioso Gallagher per il corridoio: avrebbe preso la sua roba e se ne sarebbe andato di corsa.
Salì le scale, con lo sguardo basso. Oltrepassò il ragazzo che se ne stava in piedi poggiato allo stipite della porta, cercando di evitare il suo sguardo. “Dannazione, Mickey, sei un fottuto Milkovich, da quando cammini con lo sguardo basso?”
Entrò in casa. Sentiva i passi di Ian alle sue spalle, cercò di non pensarci. Superò il salotto, salì le scale che portavano al piano di sopra. Gli mancava, quella casa. Era stato meglio lì quei pochi giorni che una vita a casa sua. Era incredibile come chiunque riuscisse a sentirsi in famiglia, in mezzo ai Gallagher. Eppure ora Mickey, mentre saliva le scale, divenne consapevole del fatto che per lui quella sensazione faceva parte del passato. Niente più Gallagher, niente più Ian.
- Ma che cazzo! – Mickey non si ritrovò a terra per miracolo. Abbassò lo sguardo. Era inciampato su un mucchio di vestiti lasciati in mezzo al corridoio. E alle sue spalle udì una risata. Quella risata.
- Che cazzo ridi, Gallagher? Inciampo sulla tua merda e tu ci ridi pure? Ma vaffanculo, stronzo. – borbottò Mickey, tirando un calcio a quel mucchio di vestiti.
- Non sto ridendo perché sei inciampato.. o meglio, non solo… -
- E allora che cazzo ti fa così tanto ridere? -
- Il fatto che prima ti ho mollato e ora mi manchi da morire.
Mickey si voltò, di scatto. Fissò il ragazzo per qualche istante, con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta. No, doveva aver sentito male, Ian non poteva davvero aver detto quelle cose.
Il rosso, intanto, aveva puntato il suo sguardo negli occhi di Mickey, con quel suo sorriso sghembo.
E fu allora che le gambe di Mickey si mossero senza che il ragazzo quasi se ne rendesse conto. In due passi raggiunse il rosso, strinse un lembo della stoffa della sua maglia nella sua mano, spinse il corpo del giovane contro il muro e si tuffò sulle sue labbra, rapacemente. Aveva bisogno di lui, delle sue labbra, del suo sapore, della sua lingua che esplorava ogni angolo della sua bocca.
E non appena le loro labbra si separarono, Mickey abbassò lo sguardo sulla sua mano che ancora stringeva la maglia di Ian.
- Aspetta un secondo, Gallagher, questa che hai su è la mia fottutissima maglia? Quella che ho cercato per giorni, a casa mia?
Ian non rispose. Si limitò a stringersi nelle spalle, come se lui non c’entrasse  nulla con quella maglia. Sul suo volto si dipinse anche un sorrisetto allo stesso tempo strafottente e finto innocente.
- E hai intenzione di ridarmela? Sai, ci tengo parecchio.
Il volto del giovane Gallagher si avvicinò all’orecchio di Mickey, sfiorando il suo lobo con le labbra.
- Beh, se ci tieni così tanto, potresti venire a prendertela e basta.
Venne spontaneo a Mickey chiedersi che cosa fosse successo a Ian, ma quella sua domanda fu ben presto sovrastata da altri milioni di pensieri, tutti riguardanti in qualche modo il fatto che in quel momento non c’era nient’altro che desiderava più del ragazzo che aveva davanti.
 
Ian dormiva, accanto a lui. Dio, quant’era bello, quando dormiva.
Una piccola ciocca di capelli era scivolata davanti al suo viso. Mickey allungò la mano, scostando la ciocca con una dolcezza che faticava a riconoscere come propria.
Lui sapeva che tutto ciò che di bello c’era stato nella sua vita era proprio Ian. Per lui era arrivato a voltare la le spalle a suo padre, che fra pochi pregi e troppi difetti era comunque sempre stato la colonna portante della famiglia Milkovich. Per Ian era cambiato, per Ian era diventato un’altra persona. Aveva lasciato andare il vecchio Mickey, orgoglioso e strafottente, menefreghista ed aggressivo, lasciando posto ad un Mickey che sapeva provare nuove sensazioni, sentimenti che non fossero solamente odio e ira. Ian gli aveva insegnato ad amare e il giovane non poteva essergli più grato, per questo.
Ma questo nuovo Mickey aveva anche aspetti negativi. Questo nuovo Mickey sapeva provare paura. E in quel momento Mickey era terrorizzato da quello che sarebbe stato. Dopo che Ian lo aveva lasciato, aveva creduto che tutto fosse andato perduto. In un battito di ciglia, però, i due erano finiti, a quanto pareva, a letto insieme, ancora una volta, in quel letto che a Mickey era tanto mancato. Certo, non che al ragazzo fosse dispiaciuto, ma avrebbe voluto sapere che cosa ne sarebbe stato di loro, ora.
- Sei bellissimo quando sei pensieroso, sai? -
Ian aveva aperto gli occhi e lo stava osservando, chissà da quanto tempo.
- Tutto questo.. che cosa significa? -
- Significa che risulti di aspetto piuttosto gradevole quand.. –
- Coglione, intendo.. intendo questo che c’è stato. Mi sembrava che tu fossi serio, quando mi hai detto che era finita. –
Ian sospirò, stringendosi appena nelle spalle e cercando la mano di Mickey, fra le coperte. Quando la trovò, fece intrecciare le loro dita, dolcemente. Stranamente Mickey non si ribellò, anzi, strinse appena la mano del rosso nella propria.
- Lo ero. –
- Lo eri? –
- Lo ero, ma senza di te.. senza di te non riesco ad avere la meglio su.. – Ian si indicò la testa, poi si girò su un fianco, affondando il viso contro il petto nudo di Mickey e stringendosi a lui, senza aggiungere altro.
Mickey respirò profondamente, socchiudendo gli occhi per qualche istante. Ian aveva bisogno di lui tanto quanto lui aveva bisogno di Ian.
- Ti amo, Ian Gallagher, ti amo fottutamente, non voglio perderti. – La voce di Mickey era poco più di un sussurro, ma quelle parole erano arrivate chiaramente alle orecchie di Ian, che ora aveva alzato la testa e guardava l’altro negli occhi.
- Io.. non riesco a sopportare l’idea che tu abbia sofferto a causa mia. Insomma, Monica mi aveva detto un sacco di cose e io in quel momento credevo davvero che lasciarti fosse la cosa giusta. Io voglio solamente essere felice, almeno in quei momenti in cui.. la malattia mi lascia respirare un po’. E sai, sono giunto alla conclusione che c’è un solo modo per essere felici. –
Mentre parlava, Ian aveva cominciato a disegnare cerchi immaginari sul petto di Mickey e quest’ultimo lo aveva stretto appena a sé.
- E quale sarebbe questo solo modo? – sussurrò Mickey.
- Resta con me. Solo resta con me. E perdonami. –
- C’è un solo modo per farti perdonare. –
- E quale sarebbe questo solo modo? – Ian cercò di imitare senza successo la voce di Mickey e la cosa fece apparire sul volto di quest'ultimo una smorfia dall’aria divertita.
- Ricordi? Mi devi ancora un appuntamento, frocetto. –
Ian si alzò di scatto. – Muoviti, culetto d’oro. –
Mickey trattenne a stento una risata, tirandosi su a sedere. Stava raccogliendo i suoi boxer, quando una spinta lo fece sdraiare di nuovo a letto. Si ritrovò Ian sopra, che stringeva le sue mani nelle proprie, con un leggero sorriso.
- Ah, prima che mi dimentichi… Ti amo, Mickey Milkovich, ti amo da impazzire. - 



Salve a tutti! Niente, era una vita che non scrivevo più nulla, ma dopo la 5x12 mi sono saliti gli scleri e in un momento di disperazione mi è venuta questa idea. Nulla di speciale, spero vi sia piaciuta. In caso lasciate una recensione, mi piacerebbe sentire che cosa ne pensate. Un bacione,
Sofia.
   
 
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