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Autore: Naki94    10/04/2015    0 recensioni
Prima di Mason Creek. Un cinico, ma ancora novellino, detective dell'FBI Jersey Shown, si troverà improvvisamente sul campo alle prese con l'indagine della sua vita per catturare un serial killer rituale. Anche questa volta il thriller-noir si caricarà, in più punti, di atmosfere horror lovecraftiane che porteranno alla follia. Con la sua mente sempre più razionale riuscirà il detective Shown a risolvere il caso?
Genere: Horror, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Incontro Wex nel corridoio inferiore. «Hai consegnato il foglio per l'analisi delle impronte?». 
Lui annuisce. «Appena sanno dirci qualcosa ci chiamano. Tutto bene, Shown?».
«Insomma, per quanto possa andare bene la vita dell'uomo». Rispondo cercando di salvare qualche sigaretta dal pacchetto. Cazzo! Sono tutte da cacciare nel bidone! 
Quando entriamo di nuovo in macchina suggerisco a Wexler di fare qualche altra domanda partendo dall'oratorio. Così ci dirigiamo verso sud, verso Evelyn Street.
Wex inserisce la quarta e accelera. «Quel nero alla chiesa di Saint Rood ha parlato al passato, ci ha fatto caso anche tu?». 
Non rispondo e continuo a pensare a Sarah. 
«Credi anche tu che sappia qualcosa di più?».
Osservo il cielo che si annuvola e stavolta rispondo. «Sì, ci nasconde certamente qualcosa. Ma una persona che si incastra da solo e in quel modo non può essere il nostro uomo».
«Forse un complice allora». 
«O forse la persona sbagliata al momento sbagliato». Apro il cruscotto davanti alle mie ginocchia per vedere di trovare delle sigarette. Wexler non indaga e continua a guidare. Trovo solo carte e fogli inutili e mezzo pacchetto di preservativi. Certo che gli agenti di polizia di Cold Peek si tengono pronti per ogni evenienza. Richiudo tutto e mi rimetto a pensare a Sarah, alla nostra telefonata e al discorso che ho fatto con Wex al fast food. 
Il parcheggio dell'oratorio è il campo da basket del cortile. C'é qualche altra macchina oltre la nostra. Quando esco dall'auto sento in lontananza il fastidioso urlo dei bambini e dei ragazzi che giocano nel cortile sul retro. La struttura è moderna e su due piani. 
«Che pace! Manca a New York un posto così!». Il commento di Wex mi fa storcere il naso.
«E' dove tutto è tranquillo che il male si nasconde e si annida. Dove nessuno cerca e indaga».
«Perché devi essere sempre così cinico? Questa zona del Long Island è statisticamente considerata dal Bureau come la periferia di New York con il più basso tasso di criminalità, lo sapevi?».
«Intanto noi indaghiamo su un prete morto sgozzato in mezzo al bosco, trovato disteso su un altare, circondato da simboli satanici». 
Wexler non commenta e chiude con forza la portiera della macchina. Bussiamo alla porta un paio di volte. Nessuna risposta. Giriamo intorno alla struttura fino a raggiungere il cortiletto sul retro. 
«State cercando qualcuno?». Un uomo sulla trentina si affianca a noi sbucando dal nulla.
«Salve». Saluta Wexler. «Siamo agenti di polizia. Il mio collega è Shown ed io Wexler». Ci stringiamo la mano. Intanto il vento continua a soffiare più forte portandosi dietro alcune nuvole. 
«Volevamo chiederle qualcosa a proposito del parroco di Saint Rood. Lo conosceva bene?».
«Ma certo! Don Jo! Un grandissimo uomo! Lo stimo molto. Gli è successo qualcosa?».
«Non possiamo dire niente a riguardo per ora signor..?». Domando. 
«Ah, scusate! Non mi sono presentato, chiamateti pure Adam».
«Bene, Adam. Veniva spesso qua Don Jo?». Chiede Wex.
«Sono un po' preoccupato, non potete assolutamente dirmi nulla?».
Prendo in mano la situazione. «Ascolta Adam, siamo noi che facciamo le domande. Il mio collega ti ha già risposto: ora non possiamo dirti nulla, ma vedrai che al più presto saprai tutto quello che devi sapere. Ora rispondi alla domanda».
Adam allontana lo sguardo per un attimo. Controlla i ragazzi che giocano a calcio alle mie spalle. Incrocia le braccia e risponde. «Passa di qua almeno due volte alla settimana».
«Cosa fa quando viene a trovarvi?». Domanda Wexler. 
«Niente di importante. Controlla le presenze e gioca un po' con i ragazzi. A volte organizza dei gruppi di lettura nella sala del teatro». 
«Questi ragazzi e bambini chi sono?». Domando gettando lo sguardo poco oltre la siepe alla nostra sinistra. Riconosco un volto.
«Sono tutti ragazzi che vengono da situazioni famigliari complesse. Quelli dei servizi sociali spingono perché i bambini e i ragazzi passino più tempo con noi. Quelli che hanno famiglia tornano a casa alla sera. Abbiamo quattro casi di abbandono, due di loro hanno perso entrambi i genitori». 
Il mio sguardo si sposta velocemente da Adam a quella ragazza di cui il mio cervello riconosce il familiare profilo oltre la siepe. Non ricordo esattamente dove l'ho vista. Sta seduta su una panchina di ferro dipinta di verde. Accanto a lei un bimbo più piccolo con in mano una palla da baseball. Stanno parlando. Da quella distanza e con il casino alle mie spalle non riesco a sentire le loro voci. Nel frattempo Wex ha fatto qualche altra domanda a Adam, non ho seguito il discorso, così salto su e chiedo. «Martedì pomeriggio è venuto a farvi visita il parroco?». 
Wexler mi guarda strano. «Hey Shown, gliel'ho appena chiesto. Non hai sentito?». 
«No, scusa. Mi ero distratto un attimo. Allora?».
Adam ripete ciò che aveva appena detto. «Martedì l'ho visto entrare nell'oratorio. Verso le cinque l'ho cercato nella struttura convinto che ci fosse, ma non l'ho più visto. Forse è venuto solo un attimo e poi se n'è andato. Non l'ho nemmeno incrociato».
«Hai appena detto di averlo visto, come hai fatto a non incrociarlo?». Obbietto. 
«Nel senso che non ci siamo nemmeno parlati. L'ho visto dalla finestra del secondo piano che entrava dal quel cancello laggiù, sul retro».
Guardo il cancello e torno con lo sguardo su Adam. «Entrava sempre da quella parte?».
«Sinceramente, ora che ci penso, era la prima volta che lo vedevo entrare da la. In genere l'ho sempre incontrato all'ingresso principale».
«Quando l'hai visto dalla finestra, ha notato un atteggiamento strano?». 
Adam riflette un attimo prima di rispondere. «Si guardava un po' intorno, come se volesse accertarsi che nessuno lo seguisse, o qualcosa del genere. Ma sono solo impressioni».
«Un ultima cosa Adam, quella ragazza chi è?».
Adam si volta verso destra in direzione della siepe. «E' una di quelle ragazze che vi dicevo che sono rimaste orfane. E' davvero un bravissima ragazzina, si da da fare per gli altri ed ben educata, nonostante il suo passato». Fa una breve pausa poi urla in quella direzione per farsi sentire. «Angela! Vieni qua un attimo!». La ragazza si volta, dice qualcosa al bimbo che le sta affianco e ci raggiunge girando intorno alla siepe. Intanto Adam si rivolge di nuovo a noi. «Ve la presento». 
Quando la ragazza mi è ormai di fronte capisco finalmente dove l'avevo già vista. E' una ragazza alta, i capelli biondi sono lunghi e mossi dal vento. Ha un bellissimo sorriso. Porta dei pantaloncini molto corti che le arrivano a metà della coscia. 
«Angela, questo è l'agente Shown e questo è l'agente Wexler». Adam fa le presentazioni. 
I pantaloni che indossa la ragazza non sono comunque abbastanza lunghi da coprire i due lividi che ha sulla coscia destra. Ora ricordo quella sera all'Hardbay quando mi ha allungato una sigaretta in attesa del taxi che mi riportasse al Mellbrook&Son Hotel. 
Angela. Ha davvero un bel sorriso. Mentre la guardo lei mi riconosce, ma non fa intuire un bel niente. Rimane riservata e sulle sue. Un pò timida forse.
Angela. Davvero un bel sorriso. Ma dietro a quell'espressione gaia e tranquilla sembrerebbe celarsi una nera verità. Intanto il mio sguardo torna su quei lividi.

CONTINUA...
   
 
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