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Autore: Quasar93    10/04/2015    0 recensioni
Questa long è una what if ambientata in vari momenti, partendo da metà dell'ottava stagione circa (poco prima di Mummy on the Orient Express) , tornando indietro con flashback in altri momenti, tra cui la Guerra del Tempo, dov'è in realtà ambientata la maggior parte della storia.
E niente, non voglio spoilerarvi altro! Buon divertimento (?) anzi, buon angst!
Genere: Angst, Guerra, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Doctor - 12, Doctor - Altro, Master - Altro, Master - Simm
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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I'm gonna make you bend and break
Say a prayer but let the good times roll
In case God doesn't show - Let the good times roll
And I want these words to make things right
But it's the wrongs that make the words come to life



 
Aprì gli occhi.
D-dove sono?
Il Dottore ci mise un secondo a realizzare di essere ancora sulla Valiant, prigioniero del Maestro.
Si guardò improvvisamente le mani.
Si, era ancora vecchio e rugoso. E dire che gli piaceva così tanto quella rigenerazione.
Sospirò.
Ogni giorno, quando si svegliava, gli serviva sempre un attimo per realizzare come stavano le cose. Forse perché da un lato non riusciva ancora a concepire come quello che una volta era il suo migliore amico avesse potuto fare una cosa simile.
D’accordo, erano sempre stati nemici negli ultimi secoli, ma non si era mai spinto a tanto.
- Gooooooood mooooooorning Vieeeetnaaam! - urlò il Maestro, entrando nella stanzetta dove l’aveva confinato quel mese. Ogni tanto gli cambiava sistemazione, in base al suo umore principalmente.
Il Dottore non rispose, limitandosi a raggomitolarsi in un angolo e a guardare il Maestro con disprezzo.
- Suvvia, Dottore! Cos’è quella faccia triste? - chiese ironico l’altro, esagerando le espressioni del viso mentre parlava.
- Allora dimmi... - continuò, prendendo una sedia e sbattendola davanti al Dottore, sedendosi con le gambe attorno allo schienale e i gomiti appoggiati sulla spalliera - oggi sei dell’umore di dirmi dove hai spedito la tua amichetta umana? - si passò la lingua sulle labbra, mentre con una mano tirava fuori il cacciavite laser da una tasca della giacca.
- Perché io ho ancora parecchi... assi... nella mia manica - sibilò, fissando il cacciavite e poi il Dottore.
- E di certo non mi manca il tempo! - gridò, mentre la sua espressione diventava sempre più folle.
Il Dottore si limitò a non rispondere, come sempre.
- Non ti dirò nulla, e lo sai - sputò fuori, dopo un po’, vedendo che l’altro continuava a fissarlo.
- Oh beh, allora maniere forti siano. Poi non dire che non ti ho lasciato la possibilità di scegliere! - esclamò calcando l’espressione fintamente dispiaciuta.
- Ma prima vediamo di risistemarti un attimo, non voglio che al nonnetto venga un infarto - sghignazzò, puntandogli contro il cacciavite laser e riportandolo al suo solito aspetto.
- E ora… - caricò il tono di aspettativa spalancando gli occhi e fissando il Dottore nei suoi - stop! - gridò, divertito, immobilizzando l’altro telepaticamente.
Iniziò a canticchiare mentre muoveva il corpo del suo amico per farlo sedere sulla sedia e ammanettarlo, mentre questi lo seguiva con lo sguardo. Schioccò le dita e l’altro fu di nuovo libero di muoversi. Non appena riacquistò la mobilità cercò subito di liberarsi, provocandosi solo un inutile dolore ai polsi che presto iniziarono a sanguinargli.
- Dottore, Dottore… così mi togli tutto il divertimento - sorrise divertito, prendendo di nuovo la sedia e sedendosi di fronte alla sua vittima, nello stesso modo in cui si era seduto prima.
- Sai qual è la tua sfortuna? Che in questa rigenerazione sei particolarmente bravino con le telepatia - disse, picchiettando la tempia dell’altro, che per quanto si tirasse indietro non riusciva a sottrarsi a quel tocco fastidioso.
- E a quanto pare hai ficcato le informazioni che mi interessano in un angolo così profondo del tuo cervellino che nemmeno io riesco a penetrare - continuò il Maestro, mentre la sua espressione si lasciava deformare dalla collera.
Guardò intensamente l’altro negli occhi. Il Dottore ricambiò, sul viso un espressione di rabbia mista a disgusto.
Poi iniziò.
Il Dottore urlava, urlava, e urlava mentre il Maestro usava le sue abilità telepatiche per torturalo, con un sorriso compiaciuto sul viso mentre l’altro si dimenava su quella sedia, cercando per quanto gli era possibile di raggomitolarsi su se stesso.
Si fermava solo per fargli altre domande, a cui il Dottore si rifiutava puntualmente di rispondere, consapevole di cosa sarebbe successo.
Ma non avrebbe consegnato Martha, e con lei la Terra, al folle che aveva di fronte.
- P-perché fai tutto questo? - chiese ansimante, in uno dei momenti in cui il Maestro si era fermato.
La testa gli faceva malissimo e pensare era diventato difficile.
- Perché? - si chiese ad alta voce il biondo, l’espressione fintamente pensierosa sul viso.
- Non c’è un motivo. Anzi, in realtà non lo so nemmeno. Sono i tamburi. Loro mi dicono cosa devo fare. Puoi sentirli, Dottore?
- No, lo sai - rispose solo, abbassando la testa.
- E dov’è Martha Jones? Questo lo sai?
- Morirei piuttosto che dirtelo.
- Come siamo melodrammatici. - disse scuotendo la testa - Forse dovrei forzare la tua rigenerazione. Chissà che il prossimo te non sia più ragionevole... - sentenziò spalancando gli occhi e il Dottore si tirò indietro di colpo, spaventato, ansimando.
Il Maestro invece si lasciò andare a una risata fragorosa.
- Pensavi che l’avrei fatto davvero? - rise ancora, di una risata che non aveva nulla di allegro.
- Beh, ho capito che per oggi non otterrò niente facendoti male, ma posso ritentare di abbattere le tue barriere psichiche, cosa ne dici? - avvicinò ancora di più la sedia all’altro e gli strinse la testa tra le mani, avvicinandosi fino a far combaciare le loro fronti.
- Leeet’s start! - ghignò il Maestro, entrando nella sua mente senza nessuna premura.
Il dolore fu così forte che il Dottore perse i sensi.
 
Been looking forward to the future
But my eyesight is going bad
And this crystal ball
It's always cloudy except for
When you look into the past


- Per quanto ancora hai intenzione di dormire? - sibilò qualcuno vicino al suo orecchio, svegliandolo di soprassalto.
Ricordi improvvisi gli invasero la mente: Gallifrey, la sala presidenziale, qualcuno che lo colpiva con un raggio.
Aprì gli occhi ma la sua vista era annebbiata.
- I-io... ho fatto un incubo - biascicò solo, cercando di mettere a fuoco la figura di fronte a lui.
- Non ci vedo.
- Effetti collaterali del mio nuovo cacciavite laser, temo - ghignò una voce vagamente divertita.
Una voce che ora era finalmente era riuscito a inquadrare.
- Maestro?
- Finalmente ci sei arrivato, Dottore! - rispose euforico l’altro.
- Sei presidente?
- In persona!
- Hai riarredato tutto. Non mi piace - commentò il Dottore, mano a mano che i suoi occhi riuscivano finalmente a mettere a fuoco l’ambiente.
Cercò di muoversi ma si rese conto di essere seduto per terra con le mani legate in alto da quelle che sembravano manette e catene.
- Liberami subito - disse serio, fissando l’altro negli occhi.
- Fammici pensareee… mhhhhh no. Non credo che lo farò.
- Perché mi hai portato qui?
- Non credo di volertelo dire. Non ora. Sappi solo che ho avuto molto tempo per pensare. Ma parliamo di te. Stavolta hai fatto tutto da solo, non ho nemmeno bisogno di renderti un vecchio decrepito con le mie mani.
- Tu invece sei sempre uguale, eh? Come hai fatto a tenerti quel corpo? Era già ridotto male prima che quel portale ti trascinasse su Gallifrey.
- Questo qui? Beh è semplice. Ho rubato l’energia Artron di un altro Signore del Tempo e ora è come nuovo.
- Mi fai venire il voltastomaco. Mi chiedo se in te sia rimasto qualcosa dell’amico che avevo un tempo - sentenziò il Dottore, osservando l’espressione strafottente del Maestro tentennare un secondo.
- L’amico che avevi un tempo non è stato spedito in mezzo a una guerra con un corpo morente - sibilò - e hai una vaga idea di quanto tempo da allora sia passato nell’universo in cui tu ci hai relegati? Soli? Senza possibilità di fuga? - esclamò, con la voce che andava alzandosi mentre si avvicinava sempre di più al Dottore.
- E poi pensi davvero che allora fossi molto diverso da adesso? - si inginocchiò di fronte all’uomo incatenato.
- Pensi davvero di ricordare tutto quanto? - Gli prese la testa tra le mani e appoggiò la fronte alla sua, prendendolo alla sprovvista e iniziando un contatto telepatico.
- Osserva attentamente! - gridò, mentre entrambi precipitavano in un tempo molto lontano da quello
in cui si trovavano.
  
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