Anime & Manga > Nana
Ricorda la storia  |      
Autore: hotaru    23/12/2008    5 recensioni
Vi capita mai di mettervi a pensare sotto la doccia? Vi succede mai che quelle gocce calde innaffino i vostri pensieri, facendone nascere alcuni di totalmente inaspettati? Sì? Beh, capita anche ad un giovane bassista di nostra conoscenza...
Seconda classificata al contest su "Nana" indetto da Ladyshadow
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nobuo Terashima, Shinichi Okazaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Cold Drops

 

 

Sono sotto la doccia solamente da un minuto, e mi sembra già di essere un naufrago.

 

Probabilmente lo scarico non funziona, perché l’acqua va giù pian piano, e parecchia si è già fermata nel piatto doccia, cosicché i miei piedi cominciano a starsene in ammollo in una grande pozzanghera calda.

 

Provo a batterli piano, e sento l’acqua fare “ciac-ciac”.

 

Mi sembra di essere un bambino.

 

Non lo sono mai stato, ma almeno questa volta mi sembra di esserlo.

 

Riesco a visualizzare perfettamente la piccola Satsuki saltare da una pozzanghera all’altra, con i suoi stivaletti di gomma rosa, e Hachi che la segue ridendo, attenta però che non scivoli e si faccia male.

 

Provo ad immaginare me al posto della bambina: senza piercing o capelli tinti, un bambinetto con un paio di stivaletti verdi ai piedi e la voce di Hachi che mi chiama “Shinichi”.

 

Ci provo, ma non ci riesco.

 

O forse non voglio.

 

Sarebbe troppo bello, troppo dolce, troppo perfetto.

 

Quando mai la mia infanzia ha potuto fregiarsi di uno di questi tre aggettivi?

 

Chissà perché, invece, le persone a me più care, quelle a cui ora- che lo desideri o no- voglio più bene, queste cose le hanno avute.

 

Hachi, Nobu, Reira vengono tutti e tre da un nido caldo e accogliente.

 

Nessuno della loro famiglia li ha mai cacciati via o respinti in alcun modo.

 

La scorsa estate ho avuto la fortuna di conoscere la signora Komatsu e, malgrado quello che pensano gli altri, sono sicuro che Hachi abbia preso da lei molto più di quanto pensi.

 

 Nobu è cresciuto nella bambagia, questo è innegabile.

 

Anche se ha avuto qualche scontro con il padre quando si è rifiutato di proseguire l’attività dei Terashima, questi non l’ha certo rinnegato.

 

E poi si vede che è cresciuto imparando a fidarsi degli altri.

 

E Reira… la mia Layla… ha sofferto tanto, è vero.

 

Perdere il padre a sei anni dev’essere dura.

 

Ma è ancora più difficile se questi era la persona che più ti amava al mondo.

 

Ci si deve sentire davvero sperduti a perdere tutto quell’amore in un colpo solo.

Curioso che io, malgrado il mio cinismo così assiduamente costruito, abbia la tendenza a legarmi così a questo tipo di persone.

 

Persone che hanno coltivato il proprio cuore, e i cui frutti si vedono.

 

Curioso che queste persone vengano a cercare proprio me, che il mio ho cercato di farlo inaridire il più possibile, per non sentire più nulla.

 

Che cosa farei se decidessero che sono in più, nelle loro vite?

 

A volte questa domanda viene fuori da sola, anche se cerco di soffocarla il più possibile.

 

Perché è orribile anche solo pensarci.

 

* * *

 

Apro di più lo sciacquone, l’acqua è bollente, ma a me va bene.

 

Perché sento tanto di quel freddo, dentro, che per il mio corpo raggelato questa temperatura è appena mite.

 

Mi ero ripromesso di non farlo più.

 

Di non lasciarmi più coinvolgere in questo modo.

 

Avevo deciso di analizzare i rapporti umani da fuori, come un medico che vede, capisce il meccanismo, ma non prova nulla.

 

Distaccato, lontano, come da dietro un vetro.

 

Qualcuno potrebbe definirlo cool.

 

Era solo la maniera più semplice per evitare di farsi male ancora, ancora e ancora.

 

Invece ora ci sono dentro.

 

E la mia parte inconscia, quella che ha ancora quell’infantile paura di sentirsi in più, ogni tanto emerge.

 

Razionalmente, continuo a ripetermi che è assurdo.

 

Ma l’angoscia che possano mettermi da parte c’è sempre, è lì in fondo. Viscida.

 

Malgrado tutto, incontrollabile.

 

E quando ricompare, non c’è modo di…

 

-         Ehi, Shin!

 

La voce di Nobu da dietro la porta mi riporta alla realtà, mentre io ero già perso nel mio mondo umido di nebbia.

 

-         Hai intenzione di annegare? Sei lì dentro da secoli! Sembra quasi che in bagno sia in corso un acquazzone da foresta pluviale!

 

Stava guardando un documentario, per caso?

 

-         Esco subito!

 

-         rispondo, evitando di dargli della “mammina”. Perché effettivamente Nobu ogni tanto ha della mamma premurosa e un po’ invadente.

 

Quella che io non ho mai avuto.

 

-         Vorrei ben dire! Lo sai che gli altri ci stanno aspettando! Ah, viene anche Hachi, ha chiamato prima: dice che non ti vede da tanto di quel tempo che spera che i tuoi capelli non abbiano cambiato di nuovo colore! E porterà anche Satsuki!

 

Nobu sta praticamente urlando, visto che la sua voce deve attraversare sia la porta che il vetro della doccia per arrivare alle mie orecchie.

 

Una situazione piuttosto comica, a mio parere, ma mi ci sto abituando.

 

Ho visto che anche Hachi urla con le sue sorelle, per comunicare da una stanza all’altra e da un piano all’altro.

 

Forse è una di quelle caratteristiche del “nido accogliente” che io non ho mai conosciuto.

 

Sono rimasto quasi sconvolto quando una volta, risalente ai primi tempi in cui ho cominciato ad abitare qui, Nobu mi ha gridato dal bagno:

 

-         Shin, la carta!

 

Come se non ci fosse niente di strano se uno si siede sul water dimenticandosi di controllare se c’è la carta igienica.

 

Tra l’altro doveva averla terminata proprio lui, perché io la cambio sempre.

 

Comunque non importa, ormai mi ci sono abituato.

 

In un certo senso è… divertente.

 

Davvero.

 

È familiare.

 

Intimo.

 

Rende la casa un po’ più calda.

 

* * *

 

Finalmente mi do una mossa e mi preparo.

 

Fuori piove, sembra di essere di nuovo sotto la doccia.

 

Arriviamo all’edificio in stile occidentale dove un tempo Nana e Hachi hanno condiviso il proprio appartamento.

 

Era ieri? O qualche secolo fa?

 

È così facile perdere la cognizione del tempo… fortuna che i compleanni di Satsuki ci aiutano a tenere il conto.

 

A proposito, che cosa ci fa fuori con questo tempo? Non rischia di beccarsi qualcosa?

 

Ah, ecco, ci avrei giurato: Nobu è già andato a recuperarla. Se l’è caricata in spalla come un sacco di patate, e stanno già salendo le scale.

 

Le proteste della bambina sono tremendamente melodrammatiche, ma non posso fare a meno di scoppiare a ridere.   

 

E in questo istante, chissà perché, malgrado faccia ancora abbastanza freddo, le gocce d’acqua che continuano a cadere mi sembrano decisamente più calde.

 

 

 

 

 

Con questa fanfic introspettiva sono arrivata seconda al contest su “Nana” indetto da Ladyshadow.

Incredibile, direi, visto che le introspettive non sono solitamente il mio genere e che l’idea per questa mi è venuta proprio sotto la doccia…

Grazie ancora a Ladyshadow e complimenti anche alle altre due partecipanti, di cui andrò subito a leggere le fic.

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Nana / Vai alla pagina dell'autore: hotaru