Cold
Drops
Sono sotto la doccia solamente da un
minuto, e mi sembra già di essere un naufrago.
Probabilmente lo scarico non funziona,
perché l’acqua va giù pian piano, e parecchia si è già fermata nel piatto
doccia, cosicché i miei piedi cominciano a starsene in ammollo in una grande
pozzanghera calda.
Provo a batterli piano, e sento l’acqua
fare “ciac-ciac”.
Mi sembra di essere un
bambino.
Non lo sono mai stato, ma almeno questa
volta mi sembra di esserlo.
Riesco a visualizzare perfettamente la
piccola Satsuki saltare da una pozzanghera all’altra, con i suoi stivaletti di
gomma rosa, e Hachi che la segue ridendo, attenta però che non scivoli e si
faccia male.
Provo ad immaginare me al posto della
bambina: senza piercing o capelli tinti, un bambinetto con un paio di stivaletti
verdi ai piedi e la voce di Hachi che mi chiama
“Shinichi”.
Ci provo, ma non ci
riesco.
O forse non voglio.
Sarebbe troppo bello, troppo dolce, troppo
perfetto.
Quando mai la mia infanzia ha potuto
fregiarsi di uno di questi tre aggettivi?
Chissà perché, invece, le persone a me più
care, quelle a cui ora- che lo desideri o no- voglio più bene, queste cose le
hanno avute.
Hachi, Nobu, Reira vengono tutti e tre da
un nido caldo e accogliente.
Nessuno della loro famiglia li ha mai
cacciati via o respinti in alcun modo.
La scorsa estate ho avuto la fortuna di
conoscere la signora Komatsu e, malgrado quello che pensano gli altri, sono
sicuro che Hachi abbia preso da lei molto più di quanto
pensi.
Nobu è cresciuto nella bambagia, questo è
innegabile.
Anche se ha avuto qualche scontro con il
padre quando si è rifiutato di proseguire l’attività dei Terashima, questi non
l’ha certo rinnegato.
E poi si vede che è cresciuto imparando a
fidarsi degli altri.
E Reira… la mia Layla… ha sofferto tanto, è
vero.
Perdere il padre a sei anni dev’essere
dura.
Ma è ancora più difficile se questi era la
persona che più ti amava al mondo.
Ci si deve sentire davvero sperduti a
perdere tutto quell’amore in un colpo solo.
Curioso che io, malgrado il mio cinismo
così assiduamente costruito, abbia la tendenza a legarmi così a questo tipo di
persone.
Persone che hanno coltivato il proprio
cuore, e i cui frutti si vedono.
Curioso che queste persone vengano a
cercare proprio me, che il mio ho cercato di farlo inaridire il più possibile,
per non sentire più nulla.
Che cosa farei se decidessero che sono in
più, nelle loro vite?
A volte questa domanda viene fuori da sola,
anche se cerco di soffocarla il più possibile.
Perché è orribile anche solo
pensarci.
* * *
Apro di più lo sciacquone, l’acqua è
bollente, ma a me va bene.
Perché sento tanto di quel freddo, dentro,
che per il mio corpo raggelato questa temperatura è appena
mite.
Mi ero ripromesso di non farlo
più.
Di non lasciarmi più coinvolgere in questo
modo.
Avevo deciso di analizzare i rapporti umani
da fuori, come un medico che vede, capisce il meccanismo, ma non prova
nulla.
Distaccato, lontano, come da dietro un
vetro.
Qualcuno potrebbe definirlo cool.
Era solo la maniera più semplice per
evitare di farsi male ancora, ancora e ancora.
Invece ora ci sono
dentro.
E la mia parte inconscia, quella che ha
ancora quell’infantile paura di sentirsi in più, ogni tanto
emerge.
Razionalmente, continuo a ripetermi che è
assurdo.
Ma l’angoscia che possano mettermi da parte
c’è sempre, è lì in fondo. Viscida.
Malgrado tutto,
incontrollabile.
E quando ricompare, non c’è modo
di…
-
Ehi,
Shin!
La voce di Nobu da dietro la porta mi
riporta alla realtà, mentre io ero già perso nel mio mondo umido di
nebbia.
-
Hai intenzione di
annegare? Sei lì dentro da secoli! Sembra quasi che in bagno sia in corso un
acquazzone da foresta pluviale!
Stava guardando un documentario, per
caso?
-
Esco
subito!
-
rispondo, evitando di
dargli della “mammina”. Perché effettivamente Nobu ogni tanto ha della mamma
premurosa e un po’ invadente.
Quella che io non ho mai
avuto.
-
Vorrei ben dire! Lo sai
che gli altri ci stanno aspettando! Ah, viene anche Hachi, ha chiamato prima:
dice che non ti vede da tanto di quel tempo che spera che i tuoi capelli non
abbiano cambiato di nuovo colore! E porterà anche Satsuki!
Nobu sta praticamente urlando, visto che la
sua voce deve attraversare sia la porta che il vetro della doccia per arrivare
alle mie orecchie.
Una situazione piuttosto comica, a mio
parere, ma mi ci sto abituando.
Ho visto che anche Hachi urla con le sue
sorelle, per comunicare da una stanza all’altra e da un piano
all’altro.
Forse è una di quelle caratteristiche del
“nido accogliente” che io non ho mai conosciuto.
Sono rimasto quasi sconvolto quando una
volta, risalente ai primi tempi in cui ho cominciato ad abitare qui, Nobu mi ha
gridato dal bagno:
-
Shin, la
carta!
Come se non ci fosse niente di strano se
uno si siede sul water dimenticandosi di controllare se c’è la carta
igienica.
Tra l’altro doveva averla terminata proprio
lui, perché io la cambio sempre.
Comunque non importa, ormai mi ci sono
abituato.
In un certo senso è…
divertente.
Davvero.
È familiare.
Intimo.
Rende la casa un po’ più
calda.
* * *
Finalmente mi do una mossa e mi
preparo.
Fuori piove, sembra di essere di nuovo
sotto la doccia.
Arriviamo all’edificio in stile occidentale
dove un tempo Nana e Hachi hanno condiviso il proprio
appartamento.
Era ieri? O qualche secolo
fa?
È così facile perdere la cognizione del
tempo… fortuna che i compleanni di Satsuki ci aiutano a tenere il
conto.
A proposito, che cosa ci fa fuori con
questo tempo? Non rischia di beccarsi qualcosa?
Ah, ecco, ci avrei giurato: Nobu è già
andato a recuperarla. Se l’è caricata in spalla come un sacco di patate, e
stanno già salendo le scale.
Le proteste della bambina sono
tremendamente melodrammatiche, ma non posso fare a meno di scoppiare a
ridere.
E in questo istante, chissà perché,
malgrado faccia ancora abbastanza freddo, le gocce d’acqua che continuano a
cadere mi sembrano decisamente più calde.
Con questa fanfic introspettiva sono
arrivata seconda al contest su
“Nana” indetto da Ladyshadow.
Incredibile, direi, visto che le
introspettive non sono solitamente il mio genere e che l’idea per questa mi è
venuta proprio sotto la doccia…
Grazie ancora a Ladyshadow e complimenti
anche alle altre due partecipanti, di cui andrò subito a leggere le fic.