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Autore: Fantasy25    11/04/2015    7 recensioni
[Pernico AU]
Sette ragazzi difficili, uno psicologo ed un gruppo di sostegno decisamente fuori dal comune.
Un piromane estroverso, una ragazza in sedia a rotelle, un autolesionista con istinti suicidi, un ragazzo violento, una che crede di essere morta, un ragazzo iperattivo pieno di sensi di colpa ed infine un asociale claustrofobico.
Ed è proprio lui il nostro protagonista: Nico di Angelo, un problematico diciannovenne che si guadagna da vivere lavorando come commesso in un negozio di dischi.
Ma come può un ragazzo vivere una vita normale se è circondato da un tale gruppo di psicopatici? Non può, semplicemente. Anche perché, detto fra noi, un po’ pazzo lo è anche lui.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Di psicologi e incontri fortuiti
 
Una stanzetta piccola, senza finestre. Ci sono due porte, una blu che porta all’esterno e l’altra verde che si collega a un piccolo studio, ma al momento sono entrambe chiuse. Quattro poltroncine rosse posizionate simmetricamente sono l’unico arredo, insieme a un tavolinetto in legno con un quantitativo indefinito di giornali da donna. Quei colori così accesi e contrastanti mi fanno esplodere la testa. O forse è semplicemente l’ambiente in sé che mi sta facendo impazzire.
 
Per qualsiasi altra persona al mondo quella saletta sarebbe come tante altre, ma non per me.
Forse perché sono un po' matto, credo. Altrimenti non sarei qui.
Sento questa stanza terribilmente stretta, sento le pareti che si stringono intorno al mio torace e non mi permettono di respirare. Le gambe tremano, e gli occhi schizzano da una parte all’altra, a controllare insistentemente le due porte chiuse.
Perché il soffitto sembra che stia per crollare da un momento all’altro? Quei pannelli sono decisamente pericolanti.
La voglia di uscire all’aperto continua a tornarmi in mente, facendosi istante dopo istante sempre più allettante.
E proprio quando sto per alzarmi e andarmene che una delle due porte si apre. È quella verde, la porta dello studio.
A uscire è un ragazzo poco più grande di me, con corti capelli biondi e una cicatrice che gli riga il volto, arrivando fino all’occhio. Lo strano, e se devo dirla tutta anche abbastanza inquietante, tipo mi lancia un’occhiata e se ne va, come se le mia esistenza stessa non fosse rilevante.
Non che sia abituato ad altri comportamenti, sia chiaro. Sono piuttosto abile nello scomparire alla vista altrui, e col tempo mi sono abituato a non essere preso in considerazione.
“Nico? Nico di Angelo?” mi chiama quello che presumo essere il mio nuovo psicologo, appoggiato allo stipite della porta verde “Prego, entra.”
Mi alzo piano, attento a non cadere per terra per queste gambe che non vogliono smetterla di vacillare e mi dirigo verso l’uomo. È sulla cinquantina, piuttosto alto e con dei folti capelli grigi. Indossa una camicia bianca e una giacca nera con pantaloni abbinati, ma non porta la cravatta. Tanto meglio, io le cravatte non le sopporto. Sembrano quasi dei cappi che tolgono il respiro.
Sorride mostrando i denti, che tra parentesi sono perfettamente curati, e i suoi occhi brillano mentre mi porge la mano.
“Piacere, io sono Richard Russell Riordan Junior, ma puoi chiamarmi Rick.” gli dice, stringendomi la mano con una presa forte, ma non violenta.
“Piacere, sono Nico di Angelo... Ma credo che questo lei già lo sappia, giusto?”
Il sorriso dell’uomo si fa ancora più grande, anche se non so spiegarmi come diavolo sia possibile.
Poi fa una gesto eloquente con la mano “Accomodati pure.”
“Grazie mille.”
 
Mi guardo intorno e la prima cosa che vedo è una finestra, che grazie al cielo è aperta.
Poi il mio sguardo cade su uno di quei divanetti da seduta, quelli con lo schienale rialzato che si vedono nei film e due sedie dall’aria professionale, e poco più in là, attaccata al muro, una piccola scrivania in legno.
“Che dici, preferisci il lettino o la sedia?” mi chiede poi, chiudendo la porta alle sue spalle.
“Sedia, assolutamente.” rispondo prontamente. I lettini sono per i pazzi, quelli veri, e io sono solo leggermente toccato, o almeno così dice mia sorella. Diceva, cioè. Dimentico sempre di mettere il passato.
Forse mi lascio sfuggire un’espressine corrucciata, o forse mi attardo a raggiungere la sedia, perché Rick mi chiede un sincero “Tutto bene?”
Io annuisco piano e mi vado a sedere, riempiendomi i polmoni di quell’aria fresca che proviene da fuori.
“Mi chiedo perché io abbia comprato quel lettino. Non lo sceglie mai nessuno.” inizia l’uomo, e io mi ritrovo ad annuire di nuovo.
“Fa da scenografia, immagino.”
“Sono 596 dollari di scenografia, provenienti tutti dalle mie tasche.”
“Wow, non immaginavo costassero così tanto...” sussurro appena.
“Credimi, l’ecopelle costa davvero tanto.” mi risponde scuotendo il capo.
“E quindi qui non ci si sdraia nessuno, eh?” chiedo toccando il divanetto. È freddo al tatto, appena ruvido, nero e lucido. Mi piace. Mi ricorda il giaccone di mio padre.
“A dire il vero c’è un ragazzo che ci si mette ogni tanto, ma credo lo faccia solo perché lo trova divertente.”
Alzo le spalle. Poi mi viene in mente una cosa e non metto freno alla lingua.
“E quel ragazzo che è uscito prima? Come si chiama?”
Rick sorride con poca energia. “Non posso dirti niente, segreto professionale.”
“Oh, già, hai ragione.” dico piano.
“Piuttosto, vogliamo parlare un po’ di te?” mi chiede sorridendo.
“Non saprei da dove iniziare sinceramente... Da dove parto?”
“Dimmi quello che ti passa per la testa, non ti preoccupare.”
E così, inizio a parlare, anche se non sono abituato a fare lunghi discorsi. Solitamente parlare a lungo con una persona mi mette a disagio, ma con lui mi sento stranamente bene.
Lui mi ascolta, ogni tanto annuisce, appunta qualcosa su un taccuino e mi fa una o due domande per indirizzarmi su un determinato argomento, ma per il resto mi lascia libero.
Non gli dico molto in effetti, e credo che questo  lui lo sappia, però col tempo credo che potrei riuscire a raccontare di più, anche se non ne ho mai parlato con nessuno fin’ora.
Lui continua ad ascoltarmi e resta in silenzio.
Si, quest’uomo mi piace. Forse tornerò qui, ogni tanto, tanto per far felice mia zia.
 
Incredibile come siano passati velocemente questi 45 minuti. Sto per mettere mano al portafoglio e chiedergli quanto venga la prima seduta che lui mi ferma toccandomi il braccio e scuotendo la testa.
“Non ti preoccupare, il primo incontro è gratis” dice sorridendo.
Vorrei protestare, ma non lo faccio. In fondo i soldi mi servono, non capisco perché dovrei spingere qualcuno a togliermeli di mano.
“Oh Nico, prima che tu vada vorrei chiederti una cosa. Il giovedì sera c’è un mio gruppo di pazienti che si riunisce per degli incontri poco lontano da qui. Sono gratuiti e penso che stare insieme potrebbe aiutarvi... Siete tutti tra i diciotto e i venticinque anni, quindi se ti fa piacere puoi anche andare.”
“Grazie mille per l’invito, ma non sono molto bravo a socializzare.” dico abbassando lo sguardo. Mi sembra brutto dire che non ho la minima voglia di incontrare un gruppo di pazzi... Credo potrebbe offendersi.
“A mio parere potrebbe farti bene, ma la scelta è tua.”
 
Lo psicologo apre la porta e io mi preparo per attraversare la stanza che prima mi ha fatto tanto penare. Esco silenziosamente, infossando la testa nelle spalle, fin quando non incrocio un paio di occhi assurdi.
Non saprei come altro descriverli: sono verdi, ma mi ricordano il mare. Sono assolutamente impossibili. I miei occhi color carbone sicuramente fanno una ben magra figura al confronto.
Ma se mi ero stupito per gli occhi... Bhè, per il resto rimango senza fiato.
Ha la pelle abbronzata, quasi dorata, e i capelli folti e neri gli ricadono spettinati sulla fronte. Sta seduto con le gambe incrociate a una delle poltroncine rosse, la mano poggiata a sorreggere la mascella leggermente squadrata e senza il minimo accenno di barba. Indossa una magliettina bianca e aderente, una felpa azzurra lasciata aperta sul davanti e un paio di jeans blu scuro.
È un Dio dell’Olimpo, me lo sento. Non può esistere un essere umano così dannatamente figo.
Poi alza lo sguardo e mi nota. I nostri occhi si incrociano e distolgo velocemente lo sguardo, arrossendo.
Complimenti Nico, ti sei fatto appena beccare mentre fissavi con insistenza uno gnocco palesemente etero. Complimenti davvero.
“Ehi Rick, non ci presenti?” chiede il misterioso, nonché affascinante, sconosciuto.
Aspetta... ha appena mostrato interesse verso di me?
L’uomo in tutta risposta mi lancia una occhiata, come per chiedermi il permesso. Ovviamente glielo concedo.
“Percy, lui è Nico di Angelo, il nuovo arrivato. Nico, lui è Percy Jackson, un membro del gruppo di cui ti parlavo prima.”
“Piacere Nico!” dice porgendomi la mano “Vorrei specificare però che io non sono un semplice membro del gruppo, io sono il legittimo capo e fondatore.”
“Piacere mio” rispondo, e mentre lo tocco una scossa mi attraversa il corpo.
“Allora, potrò incontrarti? Al gruppo intendo...”
“Puoi scommetterci.” rispondo di getto, senza pensarci.
“Allora è andata! Giovedì sera alle sette e mezza di sera qui davanti, ok?”
Faccio cenno di si con la testa. Lui sorride e poi scompare dietro la porta verde dello studio insieme a Rick.
 
Realizzo all’improvviso di essere nuovamente solo in questa minuscola stanza e il fiato mi si blocca in gola. Mi percepito verso l’uscita e esco velocemente all’aria aperta, prendendo un bel respiro. L’aria è fresca, piacevole. Sa di primavera.
Percy Jackson. È così terribilmente bello che per un istante penso di essermelo immaginato.
Ma io non sono pazzo, giusto? Quindi è impossibile che lui sia soltanto frutto della mia immaginazione.
Inizio a camminare costeggiando l’edificio, mentre le macchine sfrecciano veloci al mio fianco.
Casa mia non è molto lontana da qui ma odio il rumore dei motori, quindi mi infilo un paio di cuffiette nelle orecchie e imposto la riproduzione casuale dei brani sul mio telefono.
Una canzone dei Nirvana inizia a suonarmi nella testa, svuotandola completamente. Non devo far altro che mettere un piede davanti all’altro e lasciarmi trasportare.
I brani continuano a cambiare mentre io procedo con le mani in tasca. Arrivo davanti al portone del mio fatiscente palazzo quattro canzoni dopo, gli Alice In Chains continuano ad urlare nelle mie orecchie e io non ho intenzione di farli smettere.
Tiro fuori le chiavi e le infilo nella toppa. Salgo le scale fino al terzo piano, l’ascensore non funziona da mesi e anche se fosse in ottime condizioni non lo userei comunque. È decisamente troppo piccolo.
Non che il mio appartamento abbia notevoli dimensioni, ma ha almeno una finestra in ogni stanza. E sinceramente non potrei chiedere di meglio.
Finalmente entro in casa e noto con disgusto che il caos sta prendendo il sopravvento. Darò una sistemata più tardi, magari nel week end... Adesso non ne ho proprio voglia.
Sfilo le scarpe e il cappotto e mi getto sul logoro divano imbottito, intenzionato a non far nulla per l’intera giornata.
Ma cosa diavolo mi è saltato in testa? Perché ho accettato l’invito a partecipare a quel raduno di squilibrati?
Mi passo una mano sul volto e sospiro. Sono un caso perso. Muoio ancora dietro a gente che non mi considererà mai.
A fatica mi alzo e mi trascino fino in bagno svogliatamente fin quando non noto la mia immagine allo specchio.
I capelli mossi e neri sono tutti arruffati, gli occhi scuri cerchiati di nero per le troppe notti passate insonni, la pelle chiara, quasi cadaverica, messa in risalto dagli abiti dai colori cupi.
Ottimo lavoro Nico, così ti sei fatto decisamente notare.
 
 
 
                                                                                            
 
Salve gente!
Qui è Fantasy25 che vi parla, l’autrice di questa “roba”.
Non so che dire, ci credete? Mi è venuta questa idea e l’ho buttata giù così come era, e spero davvero che possa piacervi! :3
Ho intenzione di pubblicare un capitolo ogni sabato, e spero davvero di riuscirci!
Insomma, se volete lasciate una recensione e mi renderete taaaaanto felice!
A presto!
-Fantasy25-
   
 
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