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Autore: stay here    11/04/2015    0 recensioni
Hilary ed Avery sono due migliori amiche inseparabili, in cerca dell'amore, quello vero.
***
Dal testo:
- Sai, quando mi teneva la mano, la notte, che ero lì lì per addormentarmi. Me la stringeva come se fosse una promessa, una promessa che sarebbe restato. Mi ricordo addirittura quando mi aveva detto che ero la ragazza perfetta da portare all’altare. I brividi, la pelle d’oca, che mi provocava la sua voce quando mi sussurrava quanto… mi amasse.
[...]
E continuò – Credo di non aver mai dato così tanto, di me, ad una persona.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Calum Hood, Luke Hemmings
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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NdA: SPOILER! su I passi dell’amore e Colpa delle Stelle. Evidenzierò la parte in verde per chi non voglia esserne vittima (lol).
Lettore avvisato, mezzo salvato.








1



Why can't I breathe whenever I think about you?
Why can't I speak whenever I talk about you?
Liz Phair - Why Can't I



Mi morsi un labbro nell’attesa, impaziente di sapere cosa fosse accaduto.
Avery se ne stava in silenzio, come se cercasse di non farsi coinvolgere dalle emozioni, mentre si apprestava a narrarmi i fatti.
- Allora? – la esortai con urgenza. Quegli occhi rossi non mi piacevano proprio.
- Keiran mi ha tradita, - parlò infine, stringendo spasmodicamente il cuscino di Winnie The Pooh. Me l’aveva regalato mia madre qualche anno prima. Per lei ero ancora una bambina, la sua bambina. – Sono… sono entrata nel nostro appartamento. Gli avevo detto che… che sarei dovuta tornare a mezzanotte a causa di una cena di lavoro… Te l’avevo detto no? – Annuii ricordandomene. – Ero tornata prima a casa e quando ho aperto la porta lui era inginocchiato fra le… - un verso strozzato le uscì dalla gola.
Gli occhi mi uscirono fuori dalle orbite, mentre una serie di imprecazioni stavano per sfuggirmi di bocca, ma la sua voce mi fece desistere.
- Hilary… no, non peggiorare la situazione. Insultarlo mi farebbe solo venire voglia di prenderlo a botte per poi spingermi sulla soglia di casa sua. E sarei capace solamente di scoppiare in lacrime. Ti prego.
Mi alzai di scatto dirigendomi in cucina, sotto lo sguardo dubbioso della mia migliore amica. Aprii l’anta del freezer e afferrai la vaschetta di gelato al cioccolato e nocciola. Presi, dal cassetto delle posate, due cucchiai e me ne tornai in salotto. Gliene porsi uno, accennando un timido sorriso.
- Cosa vogliamo fare? – le chiesi, osservando attentamente ogni sua mossa, preoccupata di fare passi falsi. Mi lanciò una lunga occhiata, totalmente innocente.
- Intendi, che film vedere stasera? –l’ingenuità che permeava la sua domanda. Possibile che avesse un cuore così soffice?
- No, cioè sì, anche quello… Però mi riferivo a cosa farne di Lui. – La mia voce si fece lugubre, e si abbassò di colpo in un moto di cospirazione; ero pronta a tutto pur di far sentire meglio Avery.
La mia amica si strinse nelle spalle e sospirò. – Ovviamente nulla. Dovrò dimenticarlo.
Mi voltai verso di lei, gli occhi sgranati, incredula. – Stai scherzando, Avy? Il minimo è colpirlo così forte ai genitali fino a renderlo sterile – dichiarai con la voce più alta di un’ottava. Impugnavo il cucchiaio per mostrare appieno la mia furia omicida. – Se tu non alzerai un dito, lo farò io. Voglio che si penta – sputai velenosa.
Avery era a metà fra una risata e l’esasperazione. – Dai, Hil, non vorrai finire in carcere.
- Sconterei anche l’ergastolo per te – ribattei, senza trattenere un sorriso. Lei ricambiò, le guance puntellate da fossette.
Inforcai il cucchiaio, infilzando l’indifeso gelato al cioccolato, che tanto adoravo. Lei mi seguì a ruota libera, prendendo una cucchiaiata di nocciola. Ci scambiammo uno sguardo d’intesa, e le dissi un “Coraggio” silenzioso, che solo noi due potevamo intuire.
Mi sporsi verso di lei, piegando la testa. – Che film proponi?
- I passi dell’amore? – tentò lei, alzando le sopracciglia sottili. Assentii. Abbandonai la posata, ben affondata nella vaschetta, andando alla ricerca del DVD. Frugai tra le varie cianfrusaglie inutili che infestavano il mio mobiletto e scovai il film. Un gridolino di gioia confermò ad Avery che ero riuscita a trovarlo. Lo introdussi nel lettore DVD che partì con uno scossone.
- Diamine, non farmi questi scherzi – rimproverai l’aggeggio elettronico.
- L’hai mai faffo cafere? – mi interruppe con il gelato ancora in bocca.
Lo schermo del mio modesto televisore si aprì sulla schermata del menu principale.
- Falso allarme – decretai, alzando due pollici in alto, sollevata. – Comunque no, non l’ho mai fatto cadere. Ipotesi alquanto improbabile, sta sempre qui sopra…
- Ho solo chiesto, scorbutica – fece lei, ironica. Le mostrai la lingua, stando al gioco.
- Sei sicura che sia il film migliore per te? Non preferiresti Fast & Furios? – In effetti, era appena scombussolata dal tradimento. Non era meglio accantonare l’amore per un po’?
- No, voglio vedere questo. Non ce l’hai nemmeno, quel film – obbiettò lei, sicura.
- Lo avremmo guardato sul pc, beota. – Schiacciai il tasto Play.
Avery scoppiò in una risatina che sapeva di amarezza. Sentii i brividi sulla pelle. Il suo dolore era tangibile.
E il film iniziò.


- Ho la leucemia, l'avevo accettato, me ne ero fatta una ragione... poi sei arrivato tu... e non avevo bisogno di un altro motivo per essere arrabbiata con Dio. – La voce di Jamie Sullivan fece zampillare copiose lacrime dai miei occhi.
- Amo questa parte - commentò Avery, singhiozzando appena.
- Io amo ogni singola scena di questo film – aggiunsi in un sussurro, mentre mi preparavo a soffrire per la restante parte del film.


Abbracciate ai morbidi cuscini rosa del mio attico (e a quello di Winnie), singhiozzavamo come delle matte.
- Credo che non sia stata una buona idea, Avy – confessai, asciugandomi il moccio su un fazzoletto di carta. Ci eravamo assicurate di preparare due pacchetti di fazzoletti: sapevamo già come sarebbe andata a finire.
Avery annuì, poi scosse la testa e i suoi riccioli color carbone le coprirono in parte il viso. – Avevo bisogno di piangere…
Le presi il braccio, accarezzandole poi il dorso della mano. – Ehi, tranquilla. Farò tutto ciò che è in mio potere per farti stare meglio. – Lei mi lanciò un’occhiata sorniona.
- Be’? – feci io, non capendo cosa avesse in mente.
- Cosa sei, un uomo d’affari? – mi pungolò, gettando la testa all’indietro.
Le lanciai uno sguardo accusatorio. - Stronza.
- Oh, stavo scherzando.
- E io che volevo fare la carina – sbuffai teatralmente.
- Ehm… Hil? – La guardai confusa. Nel frattempo riposizionai il cuscino nel suo luogo prestabilito, accanto al bracciolo del divano fucsia.
- Che c’è? – domandai, dedicandole tutta l’attenzione possibile. Indicò il mobiletto del Caos.
- Altro film. Questa volta scegli tu, però – concesse, regalandomi un sorriso.
- Ma abbiamo finito il gelato! – affermai con impeto. – Come possiamo goderci un film senza il nostro adorato gelato? - Amavo fare la melodrammatica.
- Vorrà dire che ci faremo della cioccolata calda – suggerì. Notando la mia espressione stralunata, specificò - Lo so, la primavera è agli sgoccioli, ma a noi cosa ce ne frega?
- Ci vediamo La dura verità, - decisi senza neanche starci a pensare, - ma per quanto riguarda la seconda merenda, vedrò cosa fare.
Lei annuì, avviandosi verso l’arcigno armadietto.


- Oh mio Dio, perché Gerard Butler è così gnocco? – dissi ad alta voce, in completa rassegnazione. I titoli di coda correvano lungo lo schermo nero. Ma una persona come faceva a leggere?, mi chiesi.
- È da stupro – mi diede manforte Avery, rigirandosi una patatina fra le mani. Poi la inzuppò nel ketchup e la fece finire dritta nelle sue fauci.
Eravamo disgustose, mangiavamo schifezze in quantità industriali, ma quella volta avevamo una scusa, no?
Scrutai in segreto il viso della ragazza con la quale avevo condiviso i miei momenti migliori. Avery portava da secoli i capelli lunghi; le morbide onde le correvano lungo la schiena in riccioli voluminosi. Aveva un corpo esile, ma snello e delle lentiggini le impreziosivano il volto. Gli occhi verdi da cerbiatta avevano il potere di far capitolare ai suoi piedi i ragazzi. Ora però erano rossi e in essi si poteva scorgere un piccolo assaggio del dolore che la dilaniava.
Finché eravamo rimaste unite, contro l’altro sesso, niente sembrava indebolire il nostro legame.
Poi era arrivato Keiran, con il suo accento irlandese e i suoi occhi azzurri. Con i suoi abiti perfettamente inamidati, il corpo muscoloso e lei si era presa una bella sbandata.
Non mi piaceva, non mi era mai piaciuto. Aveva un sorriso sghembo che mi mandava su tutte le furie e quegli occhi sfuggenti e vacui; ma Avy lo amava e io non potevo sabotare la sua relazione solo perché non mi andava a genio. Erano insieme da due anni.
- Non avrei mai pensato di essere tradita in vita mia – mormorò con amarezza, interrompendo il silenzio che si era creato. Lo sapevo che tutto quella felicità che mi aveva mostrato non era altro che una maschera. – Non da Keiran sicuramente. Sai, quando mi teneva la mano, la notte, che ero lì lì per addormentarmi. Me la stringeva come se fosse una promessa, una promessa che sarebbe restato. Mi ricordo addirittura quando mi aveva detto che ero la ragazza perfetta da portare all’altare. I brividi, la pelle d’oca, che mi provocava la sua voce quando mi sussurrava quanto… mi amasse.
Un nodo mi serrò la gola. Perché i ragazzi dovevano essere così bastardi? Avery non lo meritava.
E continuò – Credo di non aver mai dato così tanto, di me, ad una persona.
Ero incapace di consolarla. Non avevo idea di come fossero le relazioni, avevo sì e no baciato qualche ragazzo ed ero arrivata alla seconda base.
- Avery, non merita il tuo dolore. – Lei mi elargì un sorriso disilluso.
- Mi chiedo per quanto dovrò portarmi questo macigno sul petto… non credo di essere abbastanza forte per reggerlo. – I suoi occhi guardavano ovunque, tranne che nei miei. La sua voce era fievole, e un tremito le percorreva le corde vocali.
Dolore. Quanto poteva essere opprimente il dolore?
- Io ci sarò sempre per te, okay? – Le presi le piccole mani.
- Okay? – ripetei, aspettando una sua risposta.
- Stai forse flirtando con me, Gus? – chiese ironica. Ricollegai la cosa a John Green.
- Oh mio Dio. Io sarei Gus, quindi tu sei… Hazel? Perché devo fare io il maschio? – dissi mettendo il broncio.
Lei stette in silenzio per un una manciata di secondi. – Sì, sono Hazel, e Dave è il mio Gus. Anche se Gus è morto, mica l’aveva tradita la sua ragazza – replicò, ma era un discorso con se stessa. Non risposi.
- Oh, scusa – disse diventando porpora. – Cosa stavamo dicendo?
- Stavamo dicendo che ti resterò vicina per sempre.
- Smettila di fare la mielosa, sei acida il novanta per cento del tempo. – Si interruppe. – Va bene, faccio la seria. Grazie mille, Chiquita. - Risi al ricordo di quel vecchio soprannome.
Ci stringemmo in un abbraccio stritolatore.
Andrà tutto bene, pensai. Non permetterò più a nessuno di ferirti.



Angolo autrice:
Salve popolo di EFP! Grazie per essere arrivata/o fino a qui. Qualsiasi critica o consiglio sarà ben accetto. Vi chiedo solo di non essere timidi, di esprimere nella più completa libertà quello che pensate. Persino se dovete dirmi che la storia vi annoia.
Questa per me è un'occasione d'oro per migliorarmi.
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