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Autore: Heaven On Fire    11/04/2015    0 recensioni
«Tempo» proruppe una voce calda e profonda «Il tempo è la medicina migliore. Pioppo bianco.Tempo.»
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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A c a c i a



La luce filtrava dalle finestre, illuminando tutto di un grigio candido tipicamente invernale.
Il silenzio regnava nella stanza, interrotto solamente dal cinguettare degli uccelli e qualche parola detta sottovoce.
Una flebile corrente d'aria fredda accarezzava dolcemente il mio collo, facendomi venire i brividi lungo la schiena.
A volte qualcuno si alzava dal proprio tavolo per prendere un libro dagli scaffali, ma comunque non emanava nessun rumore che non fosse l'appoggio delle scarpe a terra.
Ogni tanto spostavo lo sguardo dalle pagine e osservavo le persone che mi circondavano: ognuno di loro aveva una storia, ma nessuno lasciava trapelare sentimenti. Tutti quanti mostravano un'anima grigia, come la coltre di nuvole che quel giorno copriva il cielo.
C'era solo un ragazzo che mi incuriosiva: era seduto in fondo alla stanza, come per cercare di non essere notato. I capelli ricci gli cadevano all'indietro e i suoi occhi erano di un verde così intenso e limpido che avrei potuto vedergli l'anima, ma in quel momento sembravano freddi e privi di emozioni, esattamente come quella giornata.
Quando si alzava per prendere un libro passava vicino al mio tavolo ed ogni volta che lo faceva, potevo sentire il profumo che emanava: non riuscivo a descriverlo perfettamente, ma sapeva di sincerità in una persona piena di segreti; diceva tutto e diceva niente. Era così lontano, eppure così vicino.
Ogni giorno era lì, nel suo solito tavolo vuoto e nascosto agli occhi di tutti; tranne che ai miei. Io lo vedevo.
Volevo vederlo davvero; non da lontano, ma dentro. Scoprire la verità dentro al suo cuore, come la sincerità che vedevo nei suoi occhi e come i segreti che trascinava dietro di se.
Volevo portare un po' di colore in quei giorni grigi.
Un pomeriggio, prima che lui fosse nuovamente nel suo nascondiglio, misi dei fiori sul suo tavolo, ma non erano stati scelti casualmente.
Giaggiolo.
Messaggio.
Rosa rosso scuro.
Bellezza inconsapevole.
Fiordaliso.
Beatitudine solitaria.
Non lasciai biglietti e me ne andai. Non avrebbe mai saputo chi fosse il mittente.
Sapevo che non avrebbe capito, ma volevo che un messaggio che la sua testa non avrebbe compreso, sarebbe passato al suo cuore.
Era così strano che un ragazzo che vedevo in biblioteca mi colpisse così tanto. I libri erano il mio regno, la carta stropicciata e a volte ingiallita delle pagine, con quel suo odore antico, mi rendeva sicura, ma lui era riuscito a farsi vedere quando per me non esisteva nessuno.
Il giorno dopo tornai in biblioteca e come di consuetudine presi il libro che stavo leggendo e mi sedetti al tavolo vicino alla finestra.
Poi, stupita, mi fermai un attimo ad osservare il cielo: la coltre di nuvole grigie si stava aprendo per mostrare un meraviglioso cielo azzurro. Non ne vedevo uno da tanto ormai e quella visione mi faceva sentire di nuovo bambina, come quando mi stendevo sul prato verde della campagna e mia sorella mi insegnava i significati dei fiori ogni volta che ne trovavo uno sconosciuto. Quei momenti mi mancavano, ma ormai erano passati.
Decisi di superare il momento di malinconia e salvare il mio cuore ingrigito dalla città buttandomi a capofitto nel mio libro, cercando un mondo migliore in cui vivere, anche solo per un attimo.
Le mie dita sfioravano delicatamente le pagine per poter arrivare al punto dove mi ero fermata l'ultima volta, ma girata l'ultima pagina trovai qualcosa di inaspettato...
Trovai una piccola pergamena, assieme ad un petalo di rosa bianca.
Rosa bianca. Un cuore che non conosce l'amore.
Cercai di osservare più attentamente il foglio ormai ingiallito dal tempo, con un'aria antica che lo rendeva piuttosto affascinante: con dell'inchiostro color legno vi era stato disegnato sopra un piccolo albero con sotto una minuscola scritta:



Pioppo Bianco.


Cosa voleva dire? Conoscevo tanti termini del linguaggio dei fiori, ma quello mi era completamente sconosciuto.
Forse era solo una coincidenza e non mi ero mai accorta che quelle cose fossero tra le pagine del libro, ma era improbabile che non me ne fossi mai resa conto. Chi poteva avercele messe?
Ero confusa; non sapevo il motivo di quello strano avvenimento, ma volevo sapere, anche se è meglio non fare domande se non se ne vuole sapere le risposte.
Mi alzai per cercare un dizionario dei fiori tra i tomi, ma la mia ricerca sul significato di quell'albero fu vana, dato che non trovai niente.
 Dopo una serie di assidue ricerche mi rassegnai al fatto che qualcuno si fosse dimenticato la pergamena nel mio libro, anche se non mi sapevo ancora spiegare il petalo.
Tornai al mio tavolo e cercai di concentrarmi sulla lettura, sul dolce cullare delle parole che sono come una cura per la solitudine, sull'odore di carta che le pagine emanavano e che l'inchiostro trasportava, sulla triste storia che veniva narrata capitolo per capitolo...

«Tempo» proruppe una voce calda e profonda «Il tempo è la medicina migliore. Pioppo bianco.Tempo.»

Quando alzai lo sguardo, distogliendolo dalla piacevole lettura, incrociai dei limpidi occhi verdi che mi guardavano.
Rimasi sbalordita da quello che vidi e per qualche attimo non riuscii a proferire parola.
«Il tempo corrode anche ciò che è più forte, come un amore» dissi, contraddicendo la precedente affermazione.
«Tieni» disse porgendomi un fiore e alzandosi, mentre io lo prendevo delicatamente.
«Aspetta, dove vai?» dissi ad alta voce mentre lui si allontanava e venni richiamata dalla bibliotecaria, ma poco mi importava.
Era stato lui a mettere quei messaggi nel mio libro, ma non aveva menzionato i miei fiori.
Mi alzai e corsi verso l'uscita, ma non c'era già più.
Poi mi ricordai del fiore che avevo in mano e abbassai lo sguardo.
Era un ramo di Acacia.

Amore segreto.


   
 
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