Quattro anni erano già trascorsi dalla conclusione del caso Kira e ogni anno, il giorno del tredici dicembre, Near silenziosamente prendeva parte ad un rito incomprensibile al resto del mondo. Un involucro di carta da cioccolato cadeva silenziosamente su un

viale ricoperto di ghiaia, lasciandosi poi trasportare dolcemente dal vento. Dolcemente, dolce come il cioccolato che consumava per mantenere viva la memoria di qualcuno da cui era stato profondamente odiato ma allo stesso tempo rispettato. Qualcuno che lui aveva amato con ogni cellula sensibile del suo corpo, qualcuno al quale aveva dovuto rinunciare, qualcuno che aveva visto morire in una fredda giornata di Gennaio. 

“Insieme avremmo potuto superare lo stesso L.” e l’avevano fatto, avevano superato insieme il loro idolo, il loro maestro, la loro meta. 

Quattro anni dopo Near si trovava ancora davanti ad una tomba coperta da erbacce dove era sepolto quel che rimaneva del suo amato, complice, rivale e come sempre il ragazzo si portava silenziosamente il cioccolato alle labbra fissando quella lapide dove l’unica cosa che vi era incisa era uno striminzito “Reast in Peace”. L’albino pensò che se Mello fosse stato là se ne sarebbe uscito con una delle sue frasi tipo piene di sarcasmo vedendo che nessuno si era preso la briga di eriggergli un monumento. 

Near addentò un altro pezzetto di cioccolato e iniziò a guardarsi intorno: nonostante fosse una giornata d’inverno il cielo era azzurro e dipinto da delle belle nuvole bianche, piene e morbide. Sembrava quasi che queste gli volessero suggerire qualcosa. Il ragazzo per un momento prese in considerazione che in maniera quasi probabile Mello lo stesse guardando, ovunque egli si trovasse, e quelle nuvole ne fossero un chiaro segno. Si rese poi conto di quanto fosse stupida quell’idea per la sua ragione, ma il suo cuore diceva tutt’altra cosa: il suo organo, che pompava lentamente nel petto, gli diceva che forse sì, che quel ragazzo dai capelli biondi, lo sguardo dal colore del cielo e la cicatrice cattiva sul volto,  lo stesse guardando beffardo seduto a gambe divaricate e con il cioccolato fra i denti. 

“Mello, sono tue queste nuvole bianche?” Near aveva finito il suo cioccolato e si stava tranquillamente ritirando alla sua vita di tutti i giorni. Avrebbe ripetuto lo stesso rito, gli stessi pensieri e le stesse parole l’anno successivo. E così come gli anni a venire.