Quella sera pioveva molto, le gocce di pioggia una volta schiantate al suolo davano l’impressione di sentire migliaia di proiettili colpire una superficie indistruttibile; e i tuoni oltre a provocare velocissimi e lucenti bagliori, rimbombavano nelle orecchie come solo un granata dannatamente vicina ai timpani avrebbe fatto.
 
In casa mia c’era pochissima luce, giusto quel poco a permettermi una lieve visibilità. Me ne stavo sul divano color ardesia del mio salotto, quest’ultimo posato su una soffice moquette color panna: l’enorme lampadario sul soffitto dondolava da destra a sinistra in modo quasi ipnotizzante, le lancette dell’orologio (il quale segnava la mezzanotte) producevano un ticchettio insistente ma allo stesso tempo piacevole, la televisione era su un canale statico ed anch’esso produceva un leggero ronzio; tutto nel mio appartamento era uno stonato concerto.
Di nuovo quella sensazione, la mia mente cominciò ad annebbiarsi; mi sentii come se non controllassi me stesso… Dovevo fare quella cosa di nuovo.
 
Ebbene, confesso di essere uno psicopatico fissato con la morte; non dico di provare piacere nel vedere un essere umano morire, bensì curiosità… Guardare gli occhi di qualcuno prima di morire fa uno strano effetto.
Ricordo gli occhi azzurri e vispi di un allegra ragazza di periferia trasformarsi in due sfere di sclera senza vita.
Per entrare nella casa di qualcuno mi bastano pochi minuti (circa 1-2 minuti), giusto il tempo di forzare l’entrata o qualche finestra ed il gioco è fatto.
 
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