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Autore: Midori No Esupuri    13/04/2015    1 recensioni
[WARNING: MORMOR]
Moran perde la vista in un incidente. Fino ad allora le avances di Moriarty non erano state rilevanti per lui. Ma - con un senso in meno - la voce, il profumo, i contatti con Jim iniziano a diventare tutto il suo mondo...
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Dal testo:
"Jim gli accarezza i capelli, adesso lo sente davvero, non come un attimo prima di scacciarlo, infastidito dal tocco di un uomo. Non come quando dormono insieme perchè fuori c'è il temporale e Jim gli trema contro il petto. Lo sente davvero, perchè adesso sa che il buio fa paradossalmente luce su tante, tante cose."
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buio.

Ha sempre voluto essere un uomo tranquillo, magari con un film splatter da guardare e un grosso cane sul tappeto che sparge peli ovunque. Oppure girare da solo in un appartamento nel centro di Londra con una birra in mano e una sigaretta nell'altra, vivendo così, alla giornata. Con una donna diversa al giorno, o alla settimana, perchè i legami proprio non li sopporta e soprattutto non vuole discussioni su chi deve lavare i piatti e occuparsi del bucato. Poi è finito a lavorare con il criminale più pericoloso di Londra, una volta tornato dall'esercito, e tutto ciò in cui credeva e sperava si è distrutto nel corso di qualche mese. Convivere con un uomo, esageratamente ricco e saccente, che spesso e volentieri lo importuna e si struscia contro il suo fisico muscoloso, come un gatto... A lui, poi, i gatti nemmeno piacciono.
E' tutto fuorchè tranquillo, adesso. Sente fin troppi rumori intorno, nel buio che pare avvolgerlo: passi, voci sommesse che si accavallano una sull'altra, qualche pianto più o meno disperato, così tanti suoni da dargli il mal di testa. Avverte anche uno strano fastidio sotto la fronte, come un bruciore misto ad un dolore perenne, e tutto quel buio lo innervosisce. Cerca di focalizzare, il cervello reagisce lentamente ad ogni sua volontà di alzare una mano, di girarsi da un lato con la testa, qualsiasi comando è svolto come a rallentatore. Prova a deglutire, sentendo una porta chiudersi e i rumori farsi più distanti, prima ovattati e poi del tutto inesistenti. Sente dei passi, sempre più vicini, e qualcosa di freddo toccargli i capelli, in una carezza lenta.
-E' un grande amico, il buio. Non trovi?
Sebastian sussulta, riconoscendo la voce del proprio capo. Deve essere in una stanza, ad un'analisi più attenta avverte odore di qualcosa di chimico, disinfettante forse. Ha un flash improvviso, che lo fa tremare: la corsa forsennata in auto, un boato, qualche decina di metri aggrappato al volante e poi più nulla.
-Si possono vedere cose, nel buio, che la luce a volte nasconde. Lo sapevi, Sebastian?
Cerca di scuotere la testa, ma le dita del suo capo lo tengono fermo. Il biondo le sente scivolare lungo la fronte, ma il contatto sugli occhi ora è diverso, non c'è più il freddo della pelle di Jim, ma qualcosa di caldo e ruvido. Si spaventa come un bambino, il cuore che batte forte e il cervello che pulsa, alla ricerca di una soluzione, di un motivo.
-Il buio sarà una costante per te, adesso.
La voce di Moriarty gli arriva alle orecchie bassa, tesa, quasi giura di sentire una nota di preoccupazione nel suo tono. James Moriarty preoccupato, perchè? Soprattutto per lui che, grande e grosso com'è, può sconfiggere chiunque, non ha mai dato segno di preoccupazione prima di quel momento.
-Jim...- lo chiama, non sentendo più le sue mani fredde sul viso. Si domanda, scioccamente, se lo fossero sempre state, o come avesse fatto a non notarlo mai, nemmeno quando Jim gliele infilava a tradimento sotto la maglia, per gioco. Si domanda se Jim lo avesse mai accarezzato prima di quel momento, se ne avesse mai avuta l'intenzione, ma non riesce a trovare risposta.
-Sono qui, Tigre.
-Non ti vedo.
Sente un suono subito dopo, come un piccolo sospiro, e acciglia lo sguardo... Capendo all'istante che sarebbe stato meglio non farlo.
-Ah!- geme infastidito, gli occhi bruciano e pizzicano, facendogli quasi vedere le stelle.
-Non vedrai per molto, molto tempo.- continua a parlargli Jim, da qualche parte nella stanza. Lentamente, Sebastian assimila: si trova in ospedale, l'incidente non è stato un sogno ma una realtà, sugli occhi ha una benda ruvida e spessa. Il buio come prossimo fedele compagno, tutto risulta decisamente ovvio adesso. Non avrebbe più visto alcunchè, sparato a nulla e a nessuno, il colore nero che tanto amava durante l'adolescenza adesso ha invaso tutte le pareti della sua vita, prepotente. Non avrebbe più visto Jim, i suoi occhi neri e la sua pelle bianchissima. 
Nulla.
-Jim, dove sei?- chiede di nuovo, allarmato. Alza una mano, ignorando la lentezza dei propri nervi e muovendo le dita nell'aria, alla ricerca di un contatto con la stoffa liscia di un Westwood, o con le dita gelide dell'altro. In quel momento gli mancano, più dell'aria nei polmoni, e gli fa strano. Maledettamente strano, proprio lui che non ha mai avuto bisogno di nulla e di nessuno.
-Vieni qui.
-Ti abituerai, Tigre.
La voce di Jim lo fa sussultare, è un soffio caldo contro il suo orecchio che lo fa rabbrividire. Le sue dita si intrecciano con quelle del suo capo, lentamente, di nuovo c'è la sensazione di qualcosa di freddo; Sebastian stringe quella mano affusolata.
-Resta qui. Per favore.
Non ha mai detto quelle quattro parole nemmeno a sua madre, da bambino, o al suo migliore amico in guerra, quando temeva di morire durante i primi giorni. Non lo ha mai detto nemmeno ad una qualsiasi delle sue ragazze, quando di notte aveva paura di restare solo e di essere divorato dai pensieri. Jim è il primo con cui si apre tanto, spaventato all'idea di non poter più vedere.
-Sei freddo.
Sebastian risale con la mano lungo il braccio di Jim, fasciato perfettamente dalla giacca, e il moro non oppone resistenza.
-Lo sono sempre stato, Sebastian.
Una delle tante cose che adesso il cecchino sa di non aver notato nei mesi, negli anni trascorsi insieme al criminale. E si sente colpito a fondo, come se avesse ricevuto un pugno dritto nello stomaco, sente gli organi interni scuotersi ad una tale realizzazione.
-Il buio.- mormora, sorridendo e sperando di riuscirci. -Fa vedere cose che la luce... Nasconde.
Sente la bocca impastata, arida, ma bere è l'ultimo dei suoi pensieri. Jim gli lascia la mano, all'improvviso, e Sebastian non avverte altro che vuoto per alcuni, lunghi secondi, nei quali si domanda se avrebbe mai fatto l'abitudine a quel buio, a quel nero perenne, se il bruciore sarebbe mai passato. Un respiro caldo si infrange sul suo naso, sull'arco di Cupido delle sue labbra strette, screpolate e vittime dei suoi morsi rabbiosi.
-Riposa, Tigre.- sussurra la voce di Jim, bassa e vicinissima, Sebastian avverte il loro movimento poco sopra le proprie. Jim ha un profumo forte, maschile più di quanto si aspettasse, e per diversi secondi la cosa lo confonde.
-Ne hai bisogno.
E Sebastian si spinge verso l'alto, facendo tintinnare la flebo contro il ferro che sostiene il letto ed il suo peso, affondando la propria preoccupazione in un bacio sulle labbra del criminale. Jim gli accarezza i capelli, adesso lo sente davvero, non come un attimo prima di scacciarlo, infastidito dal tocco di un uomo. Non come quando dormono insieme perchè fuori c'è il temporale e Jim gli trema contro il petto. Lo sente davvero, perchè adesso sa che il buio fa paradossalmente luce su tante, tante cose. Quando quelle labbra lo abbandonano, lascia andare un sorriso tirato: adesso sa che non sono gli occhi a farci vedere il mondo, sa perchè i sensi sono cinque e non uno soltanto, sa che Jim è parte integrante della sua vita e che non vorrebbe mai scacciarlo davvero. E sa, soprattutto, che da adesso in poi non lo farà mai più.
  
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