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Autore: Foglia 21    14/04/2015    2 recensioni
L'amore è materia difficile, si sa, e anche quando a viverlo sono esseri saggi e millenari i problemi non mancano. Tutto sembra complicato e alcune cose sembrano sacre. Ma lo sono veramente? Non c'è niente di male in un nuovo amore.
“Tu sei molto giovane, Lindir. Credimi, non sempre certe unioni sono leggendarie come viene narrato.”
“Cosa vuoi dire con questo?”
“Niente. Non fare caso a ciò che dico."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elrond, Glorfindel, Lindir
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Molti elfi amavano le persone complicate, quelle che dietro allo sguardo sembravano nascondere tutti i segreti dell’universo. Lord Elrond invece, nel corso della sua lunga esistenza, aveva imparato ad amare profondamente gli esseri semplici.
In particolare, il suo antico cuore era stato rapito da un giovane elfo che lavorava a stretto contatto con lui. Lindir era una persona chiara e splendente, che si impegnava in tutto ciò che faceva e che regalava gioia a chi gli stava attorno. Egli era arrivato ad Imladris quando non era che un bambino ed era stato affidato al gruppo dei musicisti. Con il passare degli anni aveva reso onore al suo nome ed era diventato uno dei cantori più bravi della città. La sua voce era dolce e melodiosa ed Elrond non si stancava mai di ascoltarla. Eppure, nonostante Lindir amasse cantare e suonare ogni strumento, si interessava a diverse cose ed era sempre disposto ad aiutare gli altri. Il suo costante interesse verso il benessere altrui lo aveva reso il candidato ideale per essere il suo assistente, colui che lo aiutava a gestire la città e che se ne occupava in sua assenza. Non c’era elfo in cui riponesse più fiducia di quella che riponeva in lui.
Lord Elrond si alzò dalla sedia e abbandonò la scrivania ingombra di documenti, interrompendo così le sue riflessioni. Il sole era già calato da un pezzo e la luce delle lanterne illuminava la città. Si affacciò alla finestra e si rilassò ascoltando lo scrosciare dell’acqua; per quel giorno riteneva di aver lavorato a sufficienza. Spense le candele e uscì all’aperto, dirigendosi verso gli appartamenti che un tempo aveva diviso con la moglie. Fu proprio mentre camminava che sentì due voci provenire da una radura poco distante.
“Non ti farei mai una cosa del genere e non capisco come tu possa pensarlo!”
Non ci volle che un attimo perché il mezzelfo riconoscesse la voce di colui che aveva occupato i suoi pensieri fino a poco prima.
“Vedo benissimo come lo guardi, e checché tu ne dica prima o poi dovrai ammetterlo.”
“Amo te!” Sbottò Lindir, esasperato. “Cosa devo fare perché tu mi creda?”
“Non puoi fare niente. So che mi ami, ma so che non mi amerai mai nel modo in cui vorrei io.”
“Ahnoren…”
Elrond rimase sorpreso scoprendo la relazione tra uno dei più popolari poeti di Imladris e il suo assistente. Ahnoren era un elfo molto bello e ispirato, certo, ma anche piuttosto superbo.
Il poeta parlò con voce vacillante e segnata dalla sofferenza. “Penso sia il caso di porre fine a tutto ciò, meleth. Tra due giorni partirò per far visita ai miei parenti a Bosco Atro. Credo che un periodo di separazione sarà utile per superare questo momento.”
Lindir rispose a voce molto bassa e le sue parole non furono udite al di fuori della radura, poi calò il silenzio.
Dopo alcuni secondi Elrond si trovò faccia a faccia con il giovane cantore che, uscito dal luogo isolato in cui si trovava, si stava dirigendo in direzione opposta alla sua. Lindir si era tolto il mantello e la coroncina e portava i capelli sciolti sulle spalle, liberi dalle trecce. Alla pallida luce della luna era ancora più bello, perché i raggi gli accarezzavano la pelle lattea e la lunga chioma.
Quando i loro occhi si incrociarono vide chiaramente come egli fosse addolorato.
Il giovane abbassò il capo e fece un rapido inchino.  “Buonasera, mio signore.”
“Tutto bene, Lindir?”
“Certo, sono solo un po’ stanco.” Disse, distogliendo gli occhi lucidi da quelli del Re.
“Allora vai pure a riposare, ci vediamo domattina.”
“Grazie, signore. Buonanotte.”
“Buonanotte.” Rispose Elrond bonariamente, mentre l’altro gli passava vicino. Era preoccupato e un quesito in particolare affollava la sua mente: chi aveva catturato il cuore di Lindir tanto da distrarlo da Ahnoren?
 
Lindir asciugò le ultime lacrime e lentamente abbandonò il letto. Non era riuscito a trovare pace quella notte per via del dispiacere procuratogli dal compagno. O meglio, quello che fino a poche ore prima era stato il suo compagno. Trasse un respiro profondo e iniziò a vestirsi, dedicandosi poi ai capelli. Lo specchio appeso alla parete gli mostrava un elfo con uno sguardo completamente diverso dal solito: uno sguardo triste e desolato.
Fece un respiro profondo e, una volta finito di prepararsi, uscì dalla stanza. La decisione di saltare la colazione non gli richiese che un attimo, perciò si incamminò verso i giardini, cercando di evitare le zone più visitate. Aveva ancora qualche ora prima di iniziare a svolgere le mansioni abituali.
“Lindir!”
Un elfo biondo lo raggiunse con un enorme sorriso stampato sulle labbra e, suo malgrado, si ritrovò a ricambiarlo. “Buongiorno, Glorfindel.”
L’altro lo osservò attentamente, assumendo poi un’espressione turbata. “Ti senti bene?”
Lindir pensò di mentire, ma nel momento in cui aprì la bocca per farlo, due lacrime gli rigarono le guance e si ritrovò stretto tra le braccia dell’amico. Affondò il viso nella sua spalla e lasciò sfuggire un gemito.
“Che cosa accade?” Glorfindel gli accarezzò la schiena, preoccupato.
“Se n’è andato.”
“Di chi parli?”
Lindir non rispose, limitandosi a sciogliere l’abbraccio e ad asciugarsi il viso con il dorso della mano.
“Lindir…”
Il giovane alzò gli occhi su di lui. “Possiamo parlarne in un altro luogo?”
Glorfindel annuì. “Certo, andiamo nelle mie stanze.”
Pochi minuti dopo Lindir si sedette sul letto dell’amico, che attendeva con ansia una spiegazione da parte sua.
“Parlavo di Ahnoren…”
“Ahnoren? Non sapevo aveste una relazione.”
“Non ne avevamo parlato a molti. E comunque non ha più importanza. Lui ha deciso di partire in modo che entrambi potessimo dimenticare questa storia.” Lindir si passò una mano sul viso e osservò il cielo al dì fuori di una della ampie finestre. Era talmente limpido e azzurro da procurargli fastidio.
Glorfindel si sedette accanto a lui e gli scostò i capelli dal viso, attirando la sua attenzione. “Per quale motivo Ahnoren ha scelto di andarsene?”
Lindir abbassò lo sguardo sul pavimento. “Sostiene che io ami qualcun altro più di lui.”
“Ed è la verità?”
“N-non saprei.”. Le lacrime ripresero a scorrere libere sulle guance del cantore, che non si era mai sentito così confuso nella sua giovane vita. “C’è qualcuno per cui provo un sentimento molto forte, ma ho sempre cercato di reprimerlo. È un amore talmente assurdo da non poter neppure essere preso in considerazione.”
Glorfindel gli accarezzò il viso, provando gran pena. “Si tratta di Elrond, vero?”
Lindir inarcò la sopracciglia stupito. “C-come lo hai capito?”
L’altro gli rivolse un sorriso bonario. “Da come parli non era difficile da intuire.”
“Oh, Glorfindel! Provo molta vergogna…”
“Perché dovresti? Non c’è nulla di sbagliato in questo.”
“Re Elrond è uno degli esseri più nobili che abbia mai incontrato e io non sono nessuno al suo confronto. Per non parlare dal fatto che ha una moglie ad attenderlo a Valinor.”
Glorfindel sorrise amaramente. “Tu sei molto giovane, Lindir. Credimi, non sempre certe unioni sono leggendarie come viene narrato.”
“Cosa vuoi dire con questo?”
“Niente. Non fare caso a ciò che dico. Ora andiamo, immagino tu non abbia mangiato.”
Lindir sospirò e si lasciò trascinare di nuovo all’aperto.
 
Lord Elrond, si capiva, era un ottimo osservatore. Gli bastava un’occhiata per comprendere lo stato d’animo dei suoi elfi e Lindir per lui era come un libro aperto. Il giovane era depresso e la depressione era molto pericolosa per la loro razza. Aveva aspettato con ansia che superasse il dolore per la partenza di Ahnoren e, visto che non accennava a diminuire, aveva deciso di parlare con lui.
“Lindir?”
“Sì?” Il giovane alzò lo sguardo dai documenti su cui stava lavorando per osservarlo incuriosito.
“Ho notato che in questo periodo sei un po’ triste. C’è qualcosa di cui vorresti parlare?”
Lindir arrossì visibilmente e si affrettò a scuotere il capo. “No…”
“Ti vedo distratto. Non suoni più.” Insistette il signore di Rivendell.
“Mi dispiace se non ho svolto il mio lavoro con la dovuta attenzione. Non succederà ancora.”
Elrond sospirò e gli sorrise bonariamente: “Non sto parlando del lavoro. Non hai fatto nulla di sbagliato, credimi.” Si alzò dalla sedia e si inginocchiò accanto alla sua, poggiandogli una mano sul braccio. “Nonostante i miei numerosi impegni non devi credere di arrecarmi disturbo. Se hai bisogno di parlare puoi farlo con me.”
“Ne terrò conto. Grazie, signore.” Lindir abbassò nuovamente gli occhi sui libri e a Lord Elrond non rimase altro da fare che tornare al suo posto, più frustrato che mai.
                                                                                                                                   
Glorfindel sorseggiò un altro po’ di vino dal calice di vetro finemente lavorato e si concentrò sui riflessi della luce sul liquido rosso. Si trovava nelle stanze del suo signore e avevano appena terminato la cena. Elrond se ne stava alla finestra e osservava le cascate da ormai parecchi minuti, pensieroso come lo era stato per tutta la giornata.
“Mio signore, sei molto silenzioso stasera. Desideri rimanere solo?”
“No.” Elrond si voltò e si risedette al tavolo assieme a lui, versandosi altro vino.
“Cosa occupa i tuoi pensieri?”
Elrond esitò. Non avrebbe voluto parlare di ciò che lo turbava, ma dopotutto aveva sempre potuto contare sulla saggezza e sulla lealtà di Glorfindel. “Sono un po’ preoccupato.”
“Per che cosa? Se vi va di parlarne ovviamente.”
“Per il mio assistente.”
Glorfindel appoggiò il calice. “In effetti Lindir non sta molto bene ultimamente.”
Elrond alzò lo sguardo stupito. “Hai parlato con lui?”
Il biondo annuì. “L’ho incontrato qualche giorno fa e abbiamo passato un po’ di tempo assieme.”
“Cosa ti ha detto?”
“Mi ha parlato di come è finita la sua relazione con Ahnoren. Non so se ne eri al corrente. Comunque sia, ora che lui è partito si sente perso e molto dispiaciuto.  ”
“E ti ha detto se è l’unica cosa che lo turba?”
Glorfindel gli rivolse un’occhiata incuriosita, compiaciuto da ciò che aveva colto. L’interesse del suo signore andava oltre la comune preoccupazione, ma era incerto se farglielo notare o meno. La questione era complicata e mettervisi in mezzo poco saggio. Ma dopotutto lui non era mai stato un elfo prudente e amava essere schietto e sincero.  “In realtà non è il solo motivo per cui è triste. La partenza del poeta è legata ad un altro fatto.”
Elrond sorseggiò a sua volta un po’ di vino, sentendosi infastidito al pensiero di ciò che stava per dire. “È innamorato di qualcun altro, vero?”
Glorfindel inarcò le sopracciglia e sorrise, senza però rispondere.
“Chi è, se posso chiedere?”
“Penso che nel profondo tu già lo sappia.” L’elfo biondo rise e lo guardò in maniera più che eloquente.
Fu il turno di Elrond per inarcare le sopracciglia. Non c’era bisogno di dire altro. 
  
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