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Autore: _Atreius_    14/04/2015    2 recensioni
Nella Serenissima Repubblica di Venezia, un giovane gondoliere e un conte sono diventati amici molto intimi. Forse fin troppo per i gusti del precettore di quest'ultimo...
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"Ivi lo conte non capia cosa lor due potessero fare, sed lo giovincello prese in la sua mano la situazione et in piccioli secundi lo nobile Rei fu premiato per l’aver superato la fobia dell’acqua che sin da piccino l’aveva afflitto."
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[Scritta per la quinta Notte Bianca indetta dalla pagina "No ma Free! lo guardo per la trama, eh!" ALLERT: scritta con l'italiano dei bei tempi che furono e con inserti in dialetto veneziano. Nuotatore avvisato, mezzo salvato.]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Nagisa Hazuki, Rei Ryugazaki, Sorpresa
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE! Con questa fan fiction non voglio certo prendere in giro i veneziani (anche perchè la cosa mi si ritorcerebbe contro dato che Venezia è la città che amo in assoluto e prenderla per i fondelli non mi salterbbe mai in testa): si tratta solo di un'ambientazione diversa dall'originale della serie con l'aggiunta del dialetto veneziano per rendere la cosa più verosimile. Buona lettura!




 

In Càe de La Farfala il giovin Nagise’o de Asuchi attendeva con gran pazienza et serenitas che lo suo maggior signore, tale conte Rei Riu’asachi della Moletta, lo degnasse infine della sua soave presenza e del suon della sua melodiosa voce, ch’egli ormai da molte ore non udiva. Attendendo infine molti minuti et secundi oltre l’ora convenuta, tristo ormai s’andava verso la propria gondoletta il giovine, colli occhi spenti et illacrimati, quando dall’alto delle finestre esposte dinnanzi lo rilucente canaletto alli orecchi gli giunse sì splendida nota.
- Messere de Asuchi, ve ne prego, non andatevene con cotanta sveltezza! Lo mio paggio sbagliò l’ora, ma ivi io smaniavo già in vostra attesa. – La malinconica voce dello conte mise lo blocco al povero gondolier che subito così ristorato alzò la mano a modo de saluto.
- Alla bon'ora ti xe ussio o da'a villa che te te ritrovi! * – rimandò gioviale lo ragazzetto, suscitando in lo conte Riu’asachi una lieve et sì allegra risata.
Quando lo nobile fu disceso in la viuzza, li due s’avviaron a braccetto allo molo, ove Nagise’o aveva attraccata la gondoletta, ch’era orgoglio suo et con lui della di lui famigliola; tosto che furon di fronte la imbarcazione lo conte rimembrò allo suo giovinetto ch’egli a nuotar non era molto abile.
Nagise’o sorrise sì dolcemente che allo nobile Riu’asachi fece in fretta scordar la sua terribile fobia per l’acqua; con passo accorto et sveltitudine lo marinaretto saltò infine in sulla gondola, la quale ondeggiò un poco, deinde, data la mano allo conte, lo fece salir sulla barchetta. Egli, per dimenticar di trovarsi sull’acqua, s’aggrappò alle braccia dello giovine gondolier et il suo sguardo era sì disperato et bisognoso di aiuto che lo biondo agnoletto lo strinse molto a sé, sussurrando sì dolci parole consolatorie.
Poscia che lo conte si fu un poco calmato, Nagise’o sorridendo malizioso si mise al remo et in breve tempo giunsero infine in una caletta, luogo appartato et ricolmo de segreti non detti.
Ivi lo conte non capia cosa lor due potessero fare, sed lo giovincello prese in la sua mano la situazione et in piccioli secundi lo nobile Rei fu premiato per l’aver superato la fobia dell’acqua che sin da piccino l’aveva afflitto.
- So cussì feise che ti gabbia superà a' tu paura ** – disse ‘l gondolier et colle sue labbre che sapean de mare basciò lo stupefatto Rei, che non l’impiegò molto tempo a spoliarlo de li suoi abiti et a prostrarlo sullo fondo de la gondoletta, che cullava i lor giuochi d’amor sereni in quella caletta dai mille segreti.
Quell’era la lor prima volta ma lo giovin marinaretto seppe far un piacevole uso delle arti insegnategli da un certo amico pescator de Chioggia, che l’avea imparate ancora prima da un seducente triton ch’avea incontrato nel mentre d’una pesca. Lo conte non fu certo da men, provando li esercizi che ‘l dotto precettor de casa Riu’asachi avea deciso di tramandar.
Ignudi così giacean in illa barchetta, amandosi dei bei amori de’ giovani et non curandosi delli spruzzi de l’acqua; Nagise’o s’aggrappò allo conte, egli a lui et insieme navigaron in la felicitade, basciandosi et ribasciandosi, tanto da sembrar un sol uomo et una sola carnem.
Limonaron et limonaron et le lor ligue s’intrecciaron più et più volte, finchè Nagise’o non ne potè più et decise ch’era giunto ‘l momento de farsi scopar oppure di scopar lo conte Rei.
- Rei, no ti credi che xe giunto el momento de na bea scopada? *** – sussurrò sì languidamente lo dolce gondolier, ammiccando colli occhi color del mar al tramonto.
Lo conte non profferì parola.
Scoparon.
 
Poscia che li due amanti se furon fatti l’uno nell’altro, lo conte Riu’asachi domandò qual fosse l’ora et lo picciol biondo marinaretto rispose ch’illa cosa non erat importante. Lo conte allor se fece un poco insicuro et lo sguardo suo era sì tristo et ricolmo de preoccupationem ch’el gondolier smise de giocar collo suo corpo ignudo et, sedutosi in la barchetta dirimpetto lo nobile, ‘l chiese: - Ti xe sa straco de scoare? **** – et fece un sì languido et convincente sorriso ch’el conte Rei pensò ch’al mandar al diavol per picciola e sola volta ‘l suo tutor di certo non li avrebbe serrato pe’ sempre le porte dello Paradiso.
Terminati che furon gli scongiuri al Padreterno perché non ‘l mandasse allo Inferno per codesta picciol cosa, lo giovine conte s’armò de nuovo et imperituro coraggio et in un sol balzo raggiunse lo amato gondolier, ch’attendea sol la di lui altra mossa.
A codesto punto de la storia, lo narrator crede opportuno spiegar allo lettore come s’eran conosiuti li due amanti et li motivi ch’avean impedito fin qui l’union felice.
Voi debia saper che un giorno dei tempi che furon lo conte Rei Riu’asachi della Moletta era immerso in una sì interessante et piena de nozioni lettura d’un libro prestatogli dallo suo precettor – quello stesso ch’avea a lui insegnati li segreti dello amore et ch’egli avea anzitempo pregato d’andar allo diavolo – et stava sì immerso in le pagine che non s’accorse per tempo d’esser arrivato sullo molo; disgrazia volle ch’el giovin conte, già impaurito assai da quella gelida et infida acqua, colli occhi incollati alle righette de nere parole compì un passo di troppo et scivolò proprio in illa acqua scura ch’egli rifuggeva semper.
Lo pover Rei si trovava già colla vita mezza trapassata quando ‘l ciel volle che di lì passasse, fischiettando sì allegramente un motivetto, il giovin gondolier Nagise’o de Asuchi colla sua fida imbarcazione; udendo che quel bel giovane avea bisogno d’aiuto, lo marinaretto si levò tosto li vestiti et cum summa elegantia si tuffò in lo canaletto, preservando in siffatto modo la degnissima et colma di beltà persona dello conte.
Poiché lo nobile di nuotar non sapea, egli di già era in procinto d’annegar, ma lo gondolier li apparve allo giusto momento como un agnolo dello Signore et lo sollevò fuor de l’acqua, portandolo seco din sulla gondoletta. Poscia che l’ebbe tratto in codesto modo da la morte sicura, Nagise’o, vedendo ch’egli più gli occhi non riapria, credette fosse buona cosa prestargli un poco de la sua aria et avendo sì ponderato lo basciò lungamente. Lo conte Riu’asachi aprì li bellissimi et profondissimi occhi d’ametista et vide isto sì maraviglioso et dolce ragazzetto che si convinse d’esser anzitempo capitato in lo Paradiso et ch’illo biondo giovinetto fosse infine lo suo agnolo protettor.
- I’ debia esser proprio in Paradiso, si dinanzi mi sta una così bella et perfetta creatura! – furon le prime parole dello conte. Nagies’o sorrise ancor più dolcemente et scuotendo sì imbarazzato le sue bionde chiome informò lo nobile dello accaduto e ‘l disse codesta cosa: - Te x’eri caduo in te lo canae e mi te gò salvà. Non te versevi ‘i ochi cossì te gò da’ un baso e te te si sveià. ***** –
All’udir quello sì melodioso suono et quellam veritatem, lo conte rischiò de svenir ancora, sed un fortuitissimo et provvidenzial starnuto dello nobile giunse in tempo pe’ salvar da le tenebre lo giovine. ‘l marinaretto, ignaro d’aver causato illo sconvolgimento et turbamento de’ sentimenti, li porse i di lui abiti, asciutti et un poco piccioli, et affermò sì seriamente ch’egli potea indossarli al fin de non buscarsi un perenne raffreddor. Il conte Rei rifiutò con eleganzia et gentilezza, discendo ch’altrimenti lo pover gondolier sarebbe certamente caduto malato et che la di lui dimora distava di poco dallo canale ove i due eran. Nagise’o allor si rivestì in sì svelti secundi et s’offrì d’accompagnar lo nobile allo ingresso.
- Ti voi che mi te porta a la to casa? Lo fasso voentieri ****** – disse contentamente et messosi allo remo non attese la risposta dello conte, ch’era intento a tentar di salvare lo libro dello suo precettor.
Arrivati che furon alla dimora dello nobil giovine, il marinaretto, ancor un poco fradicio et infreddolito, discese dalla gondoletta et porta la di lui mano allo conte, l’aiutò a discender din sulla riva; elli fu così estasiato de toccar di nuovo terra ch’abbracciò sì caldamente lo giovin gondolier.
In illo presciso momento se ne uscì dalla dimora lo tutor dello conte, ch’accorse non appena il vide, sì inzuppato et grondante acqua, et scacciò lo pover salvator, sanza saper prima com’era andata l’avventura del suo allievo. Nagise’o allor s’allontanò, tristo sanza darlo avvedere, et cum una mano salutò lo nobil giovane, ch’era trascinato at vivam forzam in la villa dallo precettor sì alterato et infuriato.
- Reverendo Masòca, illo gentil et servizievol gondolier salvò me dallo annegamento: i’ debia ben ricompensarlo – protestò giustappunto lo giovin conte, ma l’uom dalla rossa chioma non vol sentir ragioni et in siffatta maniera i due non si vider più per diversi giorni. S’incontraron per fortuito caso lo dì precedente codesta storia ch’io narrator or vo’ a riprendere ove l’avea abbandonata.
 
Li due sì felici amanti eran intenti ad altri piacevoli giuochi quando lo vento initiò a spirar sì forte et lungamente che la gondoletta ondeggiò molte et molte volte, tanto che lo conte Rei smise de basciar Nagise’o et cum un tremito in la voce sussurrò ch’era cosa assai migliore se lor due tornasser alla di lui dimora. Lo gondolier convenì con illo et rivestitosi quel che bastava, messosi allo remo, rapido fece scivolar la sua imbarcazione lungo lo canale.
Quale non fu la sorpresa dello precettor del conte quando ‘l vide li due giovanetti tornar accompagnati l’un coll’altro!
- Noi xe rivai a la to casa! E ghe xe el to maestro fora de testa! ******* – esclamò Nagise’o sanza curarsi delli guai ch’entrambi avrebber potuto passare. Colla mano aiutò lo conte Rei a discender sullo molo dirimpetto la villa et cum tanta semplicitade et innocenzam il diede un bascio d’arrivederci, mentre lo tutor Masòca alle lor spalle rischiava de cader nello canale et annegar per codesta improvvisa et sì sconvolgente sorpresa.
Quali furon l’avventure dello giovin gondolier et dello conte or ch’eran stati scoperti, i’ lo narrerò in un’altram più pretiosa storia, ch’ancor non m’è dato saver, ma quand’io l’ saprò, i’ ve la racconterò.
 







Traduzioni dal veneziano (che spero di aver fatto giusto: in alcune frasi mi ha aiutato la mia amica Giò, perchè parlarlo è un conto... scriverlo un altro xD)
*: Alla buon'ora sei uscito da quella villa che ti ritrovi!
**: Sono così felice che tu abbia superato la tua paura!
***: Rei, non credi che sia giunto il momento di una bella scopata?
****: Sei già stanco di scopare?
*****: Eri caduto nel canale e ti ho salvato. Non aprivi gli occhi così ti ho dato un bacio e ti sei svegliato.
******: Vuoi che ti riporti a casa tua? Lo faccio volentieri!
*******: Siamo arrivati a casa tua. E c'è il tuo maestro fuori di testa!








Angolinum della sì imbarazzata autrice:
I' debia narrarvi.... No, ok, niente italiano arcaico! Volevo solo dirvi che a scrivere questa assurda ff mi sono divertita un sacco, soprattutto per la storia dell'italiano dei secoli che furono! Non so se Nagisa è leggermente OOC, Rei invece mi sembra a posto, dato che quando ci si mette Nagisa-kun è sempre più che imbarazzato xD Ecco, se c'è qualcosa che non vi torna o non vi gira ditemelo pure^^ Per l'italiano arcaico ho scritto senza consultare alcun dizionario o cose simili, perciò potrei aver fatto degli errori >.<
Bene, fine della tortura! Garzie a chi ha letto, chi recensirà e anche solo chi è passatp ma poi è fuggito alla vista di come era scritto tutto ciò!

  
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