Premessa. Questa
storia è stata scritta per il drabble-meme indetto
dal gruppo facebook The Capitol con il prompt “Rory/Prim –
Lady” proposto da Ivola.
«"I can be your family."
“You wouldn’t be my family. You’d be m’lady.”»
Games of Thrones – Episode 3x05: Kissed by Fire
Goodnight, M’Lady.
L’espressione impensierita di Rory sfumò
leggermente per lasciare il posto a un lieve sorriso, quando sentì bussare alla
porta. Tre colpi leggeri e uno più deciso potevano significare solo una cosa,
da quando aveva inventato per la sua migliore amica quella bussata in codice un
po’ stupida: Prim era lì fuori che
l’aspettava.
Si sforzò di mettere da parte
per un istante la paura e la tensione che l’avevano tormentato per tutto il
pomeriggio, al pensiero dell’indomani. Prim chiese
permesso prima di entrare con il suo solito sorriso timido; in quel momento Rory riuscì
a sostituire per un istante il nervosismo con la familiare stretta allo stomaco
che avvertiva ogni volta che lei passava a trovarlo di sua spontanea
iniziativa.
“So che è tardi” mormorò la
ragazzina, guardandosi attorno alla ricerca degli altri fratelli Hawthorne.
“Posy e Vick staranno già dormendo.”
I due piccoli di casa Hawthorne erano
entrambi a letto con una brutta influenza e avevano trascorso gli ultimi due
giorni a sonnecchiare, troppo deboli anche solo per fare una capatina in
cucina.
Rory minimizzò, facendo
spallucce: suo fratello non era ancora tornato dal Forno e quella sera non
aveva affatto voglia di restare solo. Inoltre, era evidente che anche Prim fosse spaventata a morte: gli stava sorridendo,
ma le guance arrossate e gli occhi un po’ lucidi gli fecero pensare
che avesse pianto da poco. Il bisogno di farla sorridere lo pungolò con
insistenza, come accadeva sempre, quando la vedeva turbata per qualcosa.
“Non c’è problema, mia lady”
replicò con un sorrisetto, improvvisando un inchino.
Prim si mise a ridere.
“Lady?” ripeté poi, rivolgendogli un’occhiata
divertita. Rory esibì un'espressione compiaciuta, prima di stringersi
nelle spalle: gli stava sorridendo. Uno a zero per il Re
Rosso[1],
palla al centro.
“Suona meglio di signorina”
spiegò, facendole cenno di sedersi. “E poi ha quattro lettere[2].
E ti si addice” aggiunse, sforzandosi di mostrarsi rilassato mentre lo diceva.
La guardò per un istante, avvertendo il solito fastidioso calore all’altezza
delle guance: Prim non aveva di certo
l’aspetto da nobildonna, con quel volto magro, segnato dalla tensione per
l’indomani, e la camicetta spiegazzata, la cui coda sporgeva dalla gonna che
metteva per andare a scuola. Eppure ai suoi occhi lo era eccome, una lady. Specialmente
quando arrossiva, sorridendogli timidamente, come stava facendo in quel
momento.
“A me non sembra che mi si addica…” mormorò la
ragazzina, scoccando un’occhiata impacciata allo specchio appeso alle spalle di Rory:
uno dei pochi oggetti d’arredamento presenti nella stanza. “…Si vede
che sono ancora una bambina.”
Il suo sguardo tornò a
spegnersi e l’amico si morse il labbro, intuendone all’istante il motivo:
avevano entrambi dodici anni, ormai, e il giorno dopo si sarebbe tenuta la loro
prima Mietitura. Forse esteriormente sembravano ancora due bambini, ma dal giorno
successivo, perCapitol City, non lo sarebbero
più stati. Erano ragazzi, possibili futuri tributi. Pezzi sacrificabili, come
le pedine della scacchiera con cui lui e suo padre giocavano interrottamente
per delle ore, quando Joel Hawthorne era ancora vivo. La stessa
scacchiera con cui adesso giocava assieme a Prim.
Ma dall’indomani non avrebbero potuto più avere come unica preoccupazione
quella di scegliere se muovere un pedone piuttosto che portare avanti
l’alfiere. La mietitura, per i dodicenni, era come un rito di passaggio: il
giorno prima eri un bambino, quello dopo un adulto. Non esistevano le vie di
mezzo.
“Andrà tutto bene” mormorò
istintivamente, prendendo la mano di Prim. Parlò
a bassa voce, perché non voleva che sua madre o i suoi fratelli lo sentissero:
Posy non capiva ancora del tutto il concetto di Mietitura, ma Vick era
spaventato quasi quanto lui, al pensiero di ciò che sarebbe accaduto il giorno
successivo. Sua madre anche di più, probabilmente.
Prim annuì, stringendo più forte la mano di Rory.
“Lo so che per noi è quasi impossibile venire
estratti…” incominciò poi. La sua voce si incrinò; i suoi occhi erano tornati a
inumidirsi. “…Ma ho paura lo stesso.”
“Ho paura anch’io” ammise Rory,
distogliendo lo sguardo, per evitare di doverla guardare negli occhi mentre lo
diceva. Avrebbe voluto essere più forte, per rassicurare lei, sua madre e i
suoi fratelli più piccoli. Avrebbe voluto essere un uomo, ma per quanto si
sforzasse di esserselo, per quanto cercasse in tutti i modi di somigliare a
Gale o di comportarsi come pensava avrebbe fatto suo padre, alla fine tornava
sempre a essere il solito Rory Hawthorne: il dodicenne che giocava a
fare il grande, mentre in realtà si sentiva semplicemente troppo piccolo, la
maggior parte delle volte. Troppo piccolo per sostenere l’ansia del giorno
della Mietitura e la paura di sentir pronunciare dallo stupido accento
capitolino di Effie Trinket il
nome di Gale. Non era molto preoccupato per il proprio nome: a dodici anni e
senza tessere le probabilità di venire estratti erano minime, ma non si poteva
dire lo stesso per suo fratello.
Prim sembrò intuire cosa gli stesse passando per
la testa, perché diede un’altra stretta alla sua mano e chiese: “Quante nomine
ha Gale?”
“Quarantadue” rispose in tono
di voce inespressivo il ragazzo, distogliendo lo sguardo. “E se lui… Sai, se
dovesse…” cercò di proseguire, tamburellando con le dita sul tavolo. Inspirò
con forza, irritato dalla mancanza di spina dorsale che stava mostrando di
fronte a Prim. “… Se venisse estratto… Non so se
riuscirei a fare quello che fa lui” ammise infine, sentendosi le guance
bollenti, questa volta per la vergogna nei confronti di se stesso. “Essere il
capo famiglia… Prendermi cura della mamma e dei miei fratelli…”
Si interruppe, accorgendosi
che la sua voce aveva incominciato a tremare. Si sedette di fianco a Prim, che gli stava ancora tenendo la mano, e riprese a
tamburellare con i polpastrelli sul legno del tavolo.
“…Glielo dovrei, dovrei badare
a loro per lui, ma io non ne sono capace” ammise in un soffio, serrando le dita
libere a pugno. Si vergognava a morte di quei pensieri e ammetterli a Prim era ancora più umiliante. Stava facendo la figura
del moccioso, ma non poteva farci niente.Lui
era un moccioso. E l’idea di perdere suo fratello e di vedersi affidata la
propria famiglia per poi fallire, lo terrorizzava.
Prim scosse la testa, dapprima lentamente, e poi
in maniera più decisa.
“Neanche io ne sarei capace”
mormorò infine, continuando a stringergli la mano. Una lacrima era sfuggita al
suo controllo e le stava rigando lo zigomo, e la sua voce tremava leggermente,
ma l’incrinatura era appena percettibile. “Però non siamo soli. Ok? Gale non
verrà estratto…” aggiunse, sforzandosi di parlare in tono di voce deciso.“…Ma
se proprio dovesse succedergli qualcosa, Katniss si prenderà cura di te. E di
Posy, e di Vick. So che Gale farebbe lo stesso con me e la mamma, se dovesse
uscire il nome di mia sorella.”
Rory annuì, muovendosi in
imbarazzo sulla sedia: si vergognava di ciò che aveva ammesso, ma le
rassicurazioni di Prim erano riuscite a
sollevarlo almeno in parte. Provò rabbia nei confronti di se stesso, tuttavia,
quando tornò a concentrarsi sulle lacrime che rigavano il volto della
ragazzina. La risata che era riuscito a strapparle a fatica poco prima non era
servita a niente, visto che dopo aveva concluso per farla piangere.
“In fondo noi Everdeen e voi Hawthorne siamo una sorta di
squadra, no?” mormorò a quel punto la ragazzina, azzardando un lieve sorriso. “Siete
già parte della nostra famiglia e lo sareste anche in caso dovesse succedere
qualcosa a Gale.”
Rory smise di
tamburellare con le dita sul legno e azzardò una rapida occhiata alle loro mani
intrecciate, prima di ricambiare il sorriso diPrim.
“Tu non saresti la mia
famiglia” la corresse poi, “Saresti la mia lady.”
Primrose scosse il capo con
espressione rassegnata, non riuscendo tuttavia a trattenere un secondo timido
sorriso. Le guance della ragazzina erano tornate a tingersi di rosso, ma questa
volta – non poté fare a meno di pensare Rory – il colore acceso non
era dovuto al troppo piangere.
“La tua lady ora deve proprio
andare a dormire, però” annunciò la giovane, dando un’ultima stretta alla sua
mano prima di lasciarla per alzarsi. “Buonanotte, lord Rory” mormorò poi,
con un guizzo divertito nello sguardo. Si chinò per dargli un bacio sulla
guancia e si diresse verso la porta, sistemandosi imbarazzata il colletto
spiegazzato della camicetta.
Quando Rory la vide allontanarsi verso casa,
attraverso la finestra, si accorse che la ragazzina stava ancora sorridendo e
non poté fare a meno di sorridere a sua volta, intrecciando compiaciuto le dita
dietro la nuca.
2 a 0 per il Re Rosso, palla al centro.
“Buonanotte, mia lady.”
Note Finali.
Questa storia era già stata
pubblicata diversi mesi fa, ma mentre cercavo di editarla l’ho molto
stupidamente cancellata ç_ç Sono dispiaciutissima, perché
nonostante avessi salvato in passato il file con le recensioni, alcune le ho
comunque perse :/ Fortunatamente avevo ancora l’html
e ci tenevo comunque a riproporre la one-shot, visto
che qui fanno comparsa diversi elementi che mi aiutano a descrivere il Rory del
mio head-canon e il suo rapporto con Prim.
Non ho mai visto Game of Thrones,
ma tempo fa avevo visto le foto della scena con Arya
e Gendry menzionata a inizio storia e quel breve
scambio di battute mi aveva intenerito tantissimo. Nel leggere il prompt che mi ha lasciato Ivana mi è subito tornato in
mente e ho pensato di ispirarmi proprio a quelle frasi per scrivere la Prory.
Era da un sacco che non scrivevo più di Rory e Prim, quindi spero di averli resi abbastanza bene. Il loro
rapporto riprende quello descritto in E.Y.E.S. O.P.E.N.
da cui è stato prelevato anche il dettaglio delle parole da quattro lettere.
Rory è il solito scemotto con qualche compresso di
inferiorità nei confronti del fratello maggiore, e che farebbe di tutto pur di
far sorridere la sua “lady”.
Grazie infinite a chiunque sia passato a leggere questa
storia <3
Un
abbraccio e a presto!
Laura
[2] ICome viene raccontato soprattutto nel primo capitolo della raccolta "Tutto ciò che ho", il 4 era il numero portafortuna del signor Hawthorne e Rory ha ereditato la sua fissazione per questo numero.