<< Si, il figlio di Charles Dorian! Somigli tutto a tuo padre piccolo! >>
<< La ringrazio, signore. Lei conosce mio padre? >>
<< Si, lo conosco, devo incontrarmi con lui tra qualche minuto. >>
<< Sta parlando con il re in questo momento, vuole che la porti da lui? >>
<< No, piccolo, non ce n'è bisogno. Poi non è da galantuomini far aspettare le signore, non pensi? >>
Aveva notato che ero preso da una odissea infantile. Mi sentii leggermente imbarazzato a quelle parole "far aspettare le signore". In tutto questo aveva mantenuto con me sempre quel sorriso comprensivo.
<< Sei ancora piccolo, alcune cose non puoi ancora capirle. Quando sarai più grande capirai. Hai un grande futuro davanti a te e tu hai tutte le qualità di chi sa indirizzare il proprio destino nella direzione a lui propizia. Sii forte, forte e imponente come questo palazzo. Non permettere a nessuno di intralciare la tua strada; non permettere a nessuno di importi dei limiti: tu sei padrone della tua vita. Mantieni una retta via, fa che sia solo quella; non lasciarti assalire dal dubbio: se ti assalisse riuscirebbe a mettere in dubbio la tua via e non c'è niente di più straziante. Però, se il dubbio ti assalisse e decidessi di cambiare strada per una nuova, se la nuova strada riuscisse a sopravvivere al dubbio, sappi allora che quella è la strada giusta. Sento che in futuro ci rivedremo ancora... >> a questo punto avvicinó il volto al mio orecchio e mi sussurrò << È dietro il cespuglio sulla sinistra, non farla attendere. >>.
A quel punto si alzò in piedi, mi sorrise un ultima volta, poggió una mano sulla mia testa e andò via. Io fui colpito da quelle parole, ma non sapevo cosa volessero dire. Vidi il cespuglio muoversi e corsi subito in quella direzione, trovando finalmente tesoro per cui avevo tanto faticato. << Sei stato lento a trovarmi! >>
<< Beh, sei stata brava a nasconderti. >>
<< Mi chiamo Elise! >>
<< Io mi chiamo Arno!>>
Avevo una nuova amica, a distanza di anni sarebbe diventata mia amata. Quel momento di spensieratezza fu interrotto da alcune grida. << Presto! Andiamo a vedere cosa è successo! >> disse Elise e cominció a correre verso quelle urla. Io la seguii a ruota. Nel corridoio dove mio padre mi aveva lasciato trovai molta gente ammassata in un unico punto. <> sentii dire da un uomo. Elise corse verso di lui e lo abbracció: << Papà! >>. Papà...a quella parola pensai dove potesse essere mio padre. Mi feci strada tra quella folla. Non impiegai molto tempo a trovarlo: lui era li, a terra, in una pozza di sangue, gli occhi aperti, la bocca leggermente spalancata e una mano sul cuore tinta di rosso sangue. Restai inetto, impotente a guardare quello spettacolo. Le lacrime scendevano dai miei occhi: " Papà...papà..." pensavo, senza agire in alcun modo: ero pietrificato. Un signore si avvicinò a me: era il signor De La Serre, padre di Elise. << Arno, non preoccuparti. Ci sono io, vieni con me. >> mi disse, ma io restai ancora immobile a guardare quello spettacolo orribile. Povero corpo senza vita! Mi inginocchiai e mi prostai davanti al corpo privo di vita di mio padre. Il resto poi è la storia che tutti sanno: crebbi in casa De La Serre, guardai la Rivoluzione nascere dal nulla e tornare da dove era venuta. Diventai un assassino, scongiurai il piano di conquista dei Templari e divenni Maestro. Ma in questo, il volto di quell'uomo è ancora lì a sorridermi. L'altro giorno ero in un club vicino Notre Dame, avevo appena terminato una birra quando urtai involontariamente con la spalla un signore abbastanza anziano che era lì al bancone di fianco a me a bere.
<< Mi scusi signore, è stata colpa mia>>
<< Non preoccuparti caro, alla tua età ero anche io così, frenetico come te.>>
Voltó lo sguardo, verso di me. Aveva i capelli bianchi lunghi raccolti indietro da un codino rosso. Quando si girò avevo come la sensazione di averlo già incontrato, ma non ricordavo dove. << Ma...>> mi limitai a proferire chiedendo subito la bocca, immergendomi nei miei pensieri alla ricerca di una persona che poteva somigliargli. Il signore restó in ascolto in attesa che io continuassi a parlare. << No, scusi, la avevo scambiata per un'altra persona. >>. Effettivamente non sapevo cosa dire. Sembrava l'uomo che incontrai in quel di Versailles nell'ormai lontano 1776, ma c'era un dettaglio che questo signorotto non aveva: la sua faccia era coperta dalle rughe, non vedevo nessuna cicatrice. Mi sorrise e dandomi una pacca sulla spalla disse sorridendo << Hai una birra pagata. Vuoi scusarmi, ho una carrozza che mi attende. >>. Così si congedó e andò fuori dove c'era la carrozza. Salì e vidi la tendina aprirsi e ricomparire il suo volto, sempre con quel sorriso enigmatico. La carrozza partì, quel volto scomparve e per me fu tutto. Non so ancora cosa successe quel giorno di tanti anni fa, chi abbia ucciso mio padre o perché resta un mistero. Ho solo il volto e le parole di quel signore nella mia testa. Sono attaccate alla mia mente come un ombra. Più ci penso, più sprofondo nell'abisso. Forse ci sono cose che non ci è dato di sapere; tesori che non possiamo disseppellire. Forse è bene che alcune cose restino nelle tenebre dell'ignoranza. Come disse quell'uomo, ho una strada davanti a me, un percorso realizzato a metà che devo completare. Non ho dubbi, ho solo una certezza: nulla è reale, tutto è lecito.