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Autore: Hiryuran    16/04/2015    0 recensioni
" Il motivo per cui il mio pensiero è rivolto sempre a quel giorno non è tanto per quello che accadde a mio padre, ma per quello che accadde prima della sentenza delle Parche sulla sua vita. "
Arno era solo un bambino quando vide suo padre morire. Ha sempre voluto conoscere il suo carnefice, ma senza risultati. Davvero non ha mai incontrato l'assassino di suo padre?
Genere: Avventura, Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arno Dorian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono sempre cresciuto con l'idea di valorizzare qualsiasi conoscenza, qualsiasi persona o evento. Da questa mia convinzione, ho sempre ritenuto che le persone che incontriamo nel corso della nostra vita, non le incontriamo per caso, ma c'è sempre un motivo, benché nascosto ad un primo sguardo. Non mi meraviglio perciò se, ora come ora, cresciuto, maturato, da Maestro degli assassini quale sono, volgo la mia mente indietro negli anni, a quel giorno del 1776, quando ero solo un bambino di otto anni, quando la mia infanzia fu spezzata come i petali di una rosa appassita: quel giorno in cui vidi mio padre morire davanti ai miei occhi. Non cerco la comprensione di qualcuno: sono passati tanti anni e a dire il vero non superai in tempi lunghissimi quel trauma. Il motivo per cui il mio pensiero è rivolto sempre a quel giorno non è tanto per quello che accadde a mio padre, ma per quello che accadde prima della sentenza delle Parche sulla sua vita. Andai con mio padre a Versailles quel giorno, doveva parlare con il re e altri funzionari. Non taccio la mia meraviglia per il lusso e lo sfarzo entro il quale camminavo. Arrivati in questo enorme corridoio, mio padre mi fece sedere su una sedia, mi diede un orologio e mi indicò l'ora entro la quale sarebbe tornato. Io avrei dovuto aspettarlo su quella sedia, senza muovermi. Mi pento di non averlo ascoltato, forse ora sarebbe ancora vivo e sarebbe stato fiero di vedermi nelle vesti di Maestro. Il motivo per cui non seguii il suo volere  fu la mia curiosità nei confronti di una bambina dai capelli rossi, la quale appena mi vide mi sorrise e disse << Prova a prendermi! >> e cominció a scappare. Nella mia ingenuità iniziai la ricerca di quella bambina, di quella che sarebbe stata la mia amata Elise, che avrei visto più in là essermi sottratta dalla vecchia signora e dallo smanioso desiderio di vendicare la morte di suo padre. Avrei voluto fare lo stesso con il mio di padre, ma non potevo: non avevo un nome, un volto; avevo solo un assassino ideale che come un fantasma si era dileguato dopo l'omicidio. Ed è mentre scrivo che penso di avere il suo volto, il suo viso ancora davanti a me. Niente, davvero, succede per caso. Nel cercare di acciuffare la diavoletta rossa, mi spinsi fino a una piazzetta che metteva in comunicazione due ale della reggia. E mentre correvo e analizzavo il territorio per scoprire dove la bambina si era nascosta, la mia ricerca fu interrotta dal corpo robusto di un uomo. Il dettaglio è io non lo vidi, sbattei contro il suo addome, all'altezza della cintura e caddi a terra. <<  Ti sei ferito? >> sentii dirmi mentre ero ancora seduto a terra, con le natiche doloranti. Vidi una mano davanti ai miei occhi. Alzai lo sguardo verso quell'uomo: era alto, vestito elegante, capelli all'indietro con una piccola coda, ma quello che mi colpì fu una cicatrice sulla sua faccia. Aveva un sorriso così semplice, così comprensivo, così paterno nei miei riguardi che istintivamente mi fidai di lui e poggia la mia mano nel suo quando e mi lasciai tirare su. L'uomo si accovacciò sulle gambe e strofinando la mano sul mio vestito cercó di pulirlo come meglio poteva. Mentre faceva questo, sempre sorridendo, con tono genitoriale mi disse << Dovresti stare più attento, sai? >> Arrossii e per l'imbarazzo mi limitai a rispondere << Mi scusi signore, è stata colpa mia.>> Alzó gli occhi verso di me sempre sorridendo: << Come ti chiami? >> << Arno... >> risposi, << Arno Victor Dorian >>. Smise di pulire il vestito e stando sempre accovacciato ripetè lentamente il mio nome, poi disse:
<< Si, il figlio di Charles Dorian! Somigli tutto a tuo padre piccolo! >>
<< La ringrazio, signore. Lei conosce mio padre? >>
<< Si, lo conosco, devo incontrarmi con lui tra qualche minuto. >>
<< Sta parlando con il re in questo momento, vuole che la porti da lui? >>
<< No, piccolo, non ce n'è bisogno. Poi non è da galantuomini far aspettare le signore, non pensi? >>
Aveva notato che ero preso da una odissea infantile. Mi sentii leggermente imbarazzato a quelle parole "far aspettare le signore". In tutto questo aveva mantenuto con me sempre quel sorriso comprensivo.  
<< Sei ancora piccolo, alcune cose non puoi ancora capirle. Quando sarai più grande capirai. Hai un grande futuro davanti a te e tu hai tutte le qualità di chi sa indirizzare il proprio destino nella direzione a lui propizia. Sii forte, forte e imponente come questo palazzo. Non permettere a nessuno di intralciare la tua strada; non permettere a nessuno di importi dei limiti: tu sei padrone della tua vita. Mantieni una retta via, fa che sia solo quella; non lasciarti assalire dal dubbio: se ti assalisse riuscirebbe a mettere in dubbio la tua via e non c'è niente di più straziante. Però, se il dubbio ti assalisse e decidessi di cambiare strada per una nuova, se la nuova strada riuscisse a sopravvivere al dubbio, sappi allora che quella è la strada giusta. Sento che in futuro ci rivedremo ancora... >> a questo punto avvicinó  il volto al mio orecchio e mi sussurrò << È dietro il cespuglio sulla sinistra, non farla attendere. >>. 
A quel punto si alzò in piedi, mi sorrise un ultima volta, poggió una mano sulla mia testa e andò via. Io fui colpito da quelle parole, ma non sapevo cosa volessero dire. Vidi il cespuglio muoversi e corsi subito in quella direzione, trovando finalmente tesoro per cui avevo tanto faticato. << Sei stato lento a trovarmi! >> 
<< Beh, sei stata brava a nasconderti. >>
<< Mi chiamo Elise! >>
<< Io mi chiamo Arno!>>
Avevo una nuova amica, a distanza di anni sarebbe diventata mia amata. Quel momento di spensieratezza fu interrotto da alcune grida. << Presto! Andiamo a vedere cosa è successo! >> disse Elise e cominció a correre verso quelle urla. Io la seguii a ruota. Nel corridoio dove mio padre mi aveva lasciato trovai molta gente ammassata in un unico punto. <> sentii dire da un uomo. Elise corse verso di lui e lo abbracció: << Papà! >>. Papà...a quella parola pensai dove potesse essere mio padre. Mi feci strada tra quella folla. Non impiegai molto tempo a trovarlo: lui era li, a terra, in una pozza di sangue, gli occhi aperti, la bocca leggermente spalancata e una mano sul cuore tinta di rosso sangue. Restai inetto, impotente a guardare quello spettacolo. Le lacrime scendevano dai miei occhi: " Papà...papà..." pensavo, senza agire in alcun modo: ero pietrificato. Un signore si avvicinò a me: era il signor De La Serre, padre di Elise. << Arno, non preoccuparti. Ci sono io, vieni con me. >> mi disse, ma io restai ancora immobile a guardare quello spettacolo orribile. Povero corpo senza vita! Mi inginocchiai e mi prostai davanti al corpo privo di vita di mio padre. Il resto poi è la storia che tutti sanno: crebbi in casa De La Serre, guardai la Rivoluzione nascere dal nulla e tornare da dove era venuta. Diventai un assassino, scongiurai il piano di conquista dei Templari e divenni Maestro. Ma in questo, il volto di quell'uomo è ancora lì a sorridermi. L'altro giorno ero in un club vicino Notre Dame, avevo appena terminato una birra quando urtai involontariamente con la spalla un signore abbastanza anziano che era lì al bancone di fianco a me a bere. 
<< Mi scusi signore, è stata colpa mia>>
<< Non preoccuparti caro, alla tua età ero anche io così, frenetico come te.>>
Voltó lo sguardo, verso di me. Aveva i capelli bianchi lunghi raccolti indietro da un codino rosso. Quando si girò avevo come la sensazione di averlo già incontrato, ma non ricordavo dove. << Ma...>> mi limitai a proferire chiedendo subito la bocca, immergendomi nei miei pensieri alla ricerca di una persona che poteva somigliargli. Il signore restó in ascolto in attesa che io continuassi a parlare. << No, scusi, la avevo scambiata per un'altra persona. >>. Effettivamente non sapevo cosa dire. Sembrava l'uomo che incontrai in quel di Versailles nell'ormai lontano 1776, ma c'era un dettaglio che questo signorotto non aveva: la sua faccia era coperta dalle rughe, non vedevo nessuna cicatrice. Mi sorrise e dandomi una pacca sulla spalla disse sorridendo << Hai una birra pagata. Vuoi scusarmi, ho una carrozza che mi attende. >>. Così si congedó e andò fuori dove c'era la carrozza. Salì e vidi la tendina aprirsi e ricomparire il suo volto, sempre con quel sorriso enigmatico. La carrozza partì, quel volto scomparve e per me fu tutto. Non so ancora cosa successe quel giorno di tanti anni fa, chi abbia ucciso mio padre o perché resta un mistero. Ho solo il volto e le parole di quel signore nella mia testa. Sono attaccate alla mia mente come un ombra. Più ci penso, più sprofondo nell'abisso. Forse ci sono cose che non ci è dato di sapere; tesori che non possiamo disseppellire. Forse è bene che alcune cose restino nelle tenebre dell'ignoranza. Come disse quell'uomo, ho una strada davanti a me, un percorso realizzato a metà che devo completare. Non ho dubbi, ho solo una certezza: nulla è reale, tutto è lecito.
   
 
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