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Autore: roro    25/12/2008    12 recensioni
“Io adoro l’inverno. È così… bello. E tutto si colora di bianco. La neve rende tutto più puro, non le sembra?”.
“Rende puro anche me, Izayoi?”.

Una semplice passeggiata. Un breve dialogo.
*Dedicata ad Elisa! Auguri di buon Natale!*
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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*\*In primis: auguri di buon Natale a tutti coloro che hanno messo piede in questa storia! XD
In realtà, questa Shot (Sì, supera le 500 parole XD) l'ho scritta un paio di giorni fa. XD Doveva essere uno dei regali di Natale, invece ho finito con lo scrivere solo questa. -.-'' Probabilmente, oggi passerò il giorno a scrivere, cercando di terminare qualcosa almeno per stanotte. -.-''
Poi... Non so il titolo cosa c'entri con la storia. O, meglio, lo so, ma è una motivazione così stupida da darmi il capogiro. ù.ù
Questa è la seconda TaigaXIzayoi da me scritta, e spero che sia almeno gradevole da leggere: in fin dei conti, io questi due li vedo così, teneramente innamorati.ù.ù E, forse, in attesa di InuYasha... Chi può dirlo? XD
Allora, una dedica in particolare va a Elisa, in quanto questa storiella è nata come suo regalo di Natale. XD Ma, naturalmente, è dedicata anche a tutti quelli che amano questa coppia. ^^
Tanti auguri, passate delle buone feste! (Io, intanto, torno a scrivere...). */*



“Izayoi?”. Mormorio confuso, debole brusio soffocato dalla candida neve. “Izayoi, dove sei?”.

Abbassò gli occhi color dell’ambra, sospirando – quella donna era complicata.

Complicati erano i suoi occhi nocciola, complicata la sua pelle candida. Era complicato il suo sorriso, così come i suoi gesti incantatori.

“Izayoi?”, ripeté, in tono duro. Iniziava a preoccuparsi.

Il giardino della sua reggia – solitamente verde, e luminoso – era totalmente imbrattato di bianco, e un’aura scura permeava quel luogo. Era preoccupante, immaginarla inciampare in una radice, o scivolare in un punto particolarmente impervio. Ma era reale: lei era umana. Una debole, fragile donna umana.

E, al suo fianco, era più indifesa di un cucciolo.

“Izayoi?”.

“Sono qui”.

La voce – leggiadra, calda come un falò nelle gelide notti d’inverno – lo richiamò, e si voltò, notando un qualcosa spuntare dal folto della foresta: un ammasso di capelli castani, sciolti, lunghi, morbidi. “Izayoi, dov’eri finita?”, domandò, una nota di rimprovero ben miscelata alle sue flebili parole.

“E-Ero a spasso, mio signore”, mormorò lei, imbarazzata. La neve s’era depositata tra i suoi riccioli, e ondeggiava qua e là, sciogliendosi pian piano. “Volevo osservare il giardino. Non lo trova bello?”, chiese, sorridendo, gentile. Le gote erano rosse – scarlatte – e spiccavano tremendamente, sulle pelle fin troppo chiara.

Lui sospirò, alzando gli occhi verso il cielo, nuvoloso e terso. “Sì. È meraviglioso, Izayoi”, concordò, indeciso. “Ma sarebbe meglio rientrare, non credi?”.

Lei annuì con foga, portando le mani innanzi al volto e soffiando leggermente: dense nuvolette si propagarono nell’aria, e Izayoi le fissò, estasiata. “Io adoro l’inverno. È così… bello. E tutto si colora di bianco. La neve rende tutto più puro, non le sembra?”.

“Rende puro anche me, Izayoi?”. Le si era avvicinato, afferrandola dolcemente per la vita e stringendola contro di sé, possessivo. “Anch’io sembro puro, sotto il manto innevato?”.

La sentì ridere – tintinnante – e ridacchiò a sua volta. “Oh, mio signore, lei è puro. Lei è la cosa più pura a questo mondo. E, al contempo, quella più sporca”, mormorò lei, voltandosi.

Bacio.

Morbido. Lento.

Eterno.

Izayoi si retrasse, giocosa, coprendosi il volto con il kimono, troppo imbarazzata per sostenere il suo sguardo. “M-Mi scusi, mio signore”, mormorò. “Non dovevo”.

Lui rise – compiaciuto, contento, felice, eccitato, innamorato

Dovevi, invece”. Le carezzò i capelli, sistemandole una ciocca troppo imbizzarrita e alzandole il mento. “Ma sei esagerata, Izayoi. A volte non ti riconosco”, mugolò, divertito. “Questo lato di te mi piace molto”, affermò infine.

Izayoi sorrise, adagiando il capo sul petto dello youkai ed alzando gli occhi verso il suo volto. “Avete dei capelli bellissimi, mio signore”, sussurrò, alzando una mano e carezzando divertita una ciocca d’argento. “Sono fantastici”, asserì.

“Grazie”, rispose imbarazzato lui.

“Chissà…”, esordì lei, allontanandosi e dandogli le spalle. “Chissà se i nostri figli avranno i vostri stessi occhi, mio signore. E i vostri stessi capelli”. Portò – lenta – le mani sul grembo, e sospirò. “Voi cosa dite?”.

“Che ti amo, Izayoi”, mormorò lui, sorridendo e abbracciandola. “E desidero rientrare. Con te. Nelle condizioni in cui sei, la neve può essere dannosa”.

La donna sospirò. “Sì, mio signore”.

“Ti amo”, ripeté lo youkai, prendendo delicatamente una mano di Izayoi tra le sue e trascinandola.

Lei gli sorrise. “Anch’io”.

   
 
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