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Autore: kateausten    17/04/2015    5 recensioni
A Dean non ci era voluto nulla per aggiungere Castiel Novak fra gli amici per scrivergli privatamente e insultarlo ancora meglio. E a Castiel ci era voluto ancora meno per rimetterlo al suo posto, con quelle risposte contenute, le virgole al loro posto e il lessico perfetto.
“Maledetto figlio di puttana ingessato” aveva mormorato Dean leggendo le risposte che quella sottospecie di diciassettenne californiano gli scriveva.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Se Dean avesse dovuto spiegare come era il Paradiso (anche se lui non ci credeva: erano arrivati lì per un puro fatto di evoluzione bla bla bla, il resto lo lasciava a Sam), sicuramente avrebbe descritto quella scena: “Nothing else matters” in sottofondo, il sole che vedeva tramontare dalla finestra, l’odore del cibo che stava preparando sua madre, Sam nella stanza accanto e Castiel che gli descriveva la sua giornata.
A questo ultimo pensiero sobbalzò lievemente. Si, ok, era piacevole parlare con lui, ma definirlo un pezzo di Torta Paradiso? Era un’esagerazione.
Forse.
Eppure Dean non si agitò ne smise di leggere quello che Cas gli stava scrivendo e relegò il pensiero in un angolo della sua mente.

E così Sam si lamenta della tua guida”.
Non capisce la mia maestria nel guidare”.
Forse sei tu che guidi male”.
Dean fece una smorfia contrariata, picchiettando energicamente sui tasti.
Lo escludo nel modo più categorico che ci sia. E quando avrò rimesso a posto la mia bambina, Sam dovrà pregarmi per salirci sopra”.
Pazientò qualche secondo, mentre Castiel stava sicuramente pensando a una risposta per demolirlo.
Non bulleggiare tuo fratello, Dean. Anche se è più piccolo di te potrebbe diventare un bestione e fartela pagare”.
Dean scoppiò a ridere.
Credimi Cas, Sam è un nanerottolo di tredici anni e non diventerà mai un armadio di due metri pronto a pestarmi”.
Io sono più piccolo di Gabriel eppure sono più alto di lui”.
Il ragazzo strizzò gli occhi verdi e occhieggiò l’orario per l’ennesima volta, maledicendo il poco tempo che rimaneva prima di cena.
Sai sempre come abbattermi, Cas” scrisse, ma ci aggiunse una faccina per fargli capire che scherzava. Aveva notato che Castiel non era incline a capire le sue battute.
Mi piace”.
Dean aggrottò la fronte, non capendo quell’improvvisa uscita dell’amico.
Abbattermi?”.
Castiel ci mise un po’ a scrivere, come se stesse pensando seriamente alla risposta.
Il fatto che mi chiami Cas. Mi piace”.
Castiel. Cas. Beh, mi sembra logico, no? E’ il tuo diminutivo”.
Improvvisamente sentì bussare alla porta e la voce di suo fratello entrò prepotentemente nel suo mondo ovattato.
“Dean, è quasi pronta la cena. Vieni”.
“Arrivo subito Sammy!” gridò lui cominciando a battere ritmicamente il piede, preoccupato di dover chiudere bruscamente la comunicazione.
Nessuno mi chiama Cas”.
Neanche i tuoi fratelli?”.
Hanna mi chiama semplicemente Castiel” scrisse “E Gabriel.. Cassie”.
Dean non potè fare a meno di scoppiare a ridere.
Ma è da donna!”.
Non c’è niente da ridere, Dean”.
E tu come fai a sapere che sto ridendo?”.
Anche stavolta Castiel ci mise di più a rispondere e Dean continuò a battere nervosamente il piede, sentendo la porta d’ingresso sbattere.
“Papà!” lo strillo di Sam arrivò dal salotto alla camera del ragazzo, che assottigliò le labbra mentre guardava lo schermo.
Mi è facile immaginarti, Dean”.
Rimase un attimo sorpreso a quelle parole, dimenticandosi dell’apprensione e perdendo il ritmo con il piede.
Davvero?”
Si”.
Castiel lo immaginava. Quindi lo pensava. E questa cosa lo rendeva più felice del dovuto.
Comunque deve essere una cosa dei fratelli maggiori, Cas” scrisse Dean cercando di smorzare la conversazione “Anche io certe volte chiamo Sam, Samantha. Sai, quando si comporta come una ragazzina, se capisci quello che intendo”.
Ci fu una breve pausa e poi Castiel scrisse:
No”.
Dean rise e si stropicciò gli occhi.
Sei senza speranza”.
Forse dovresti conoscere Gabriel. Con la faccenda dei nomignoli andreste d’accordo”.
Tu dici?”.
In realtà non vi vedo molto bene insieme”.
Dean si lasciò scappare un risolino, prima di darsi un tono e tossire.
Ah, si? E con chi mi vedi bene Cas?”.
La domanda restò senza risposta per un po’.
Cas?”
Poi sentì dei passi pesanti sulle scale e cominciò a digitare freneticamente.
Devo andare. Mio padre è tornato”.
Stava per inviare quando si rese conto che Castiel non aveva una porta che sbatteva per annunciare il ritorno del proprio padre dal lavoro, così cancellò e riscrisse velocemente:
Devo andare. La cena chiama”.
Certo. Ci sentiamo presto”.
Era una cosa assurda, perché non si erano mai visti ed erano a diversi stati di distanza, ma Dean potè chiaramente sentire la delusione e l’amarezza di Castiel.
Indugiò qualche secondo sulla tastiera quando Castiel lo congedò definitivamente.
Arrivederci, Dean”.
Ciao, Cas”.
Spense lo schermo nell’esatto momento in cui John Winchester aprì la porta.
Dean sorrise e il padre ricambiò, facendosi venire delle piccole rughe intorno agli occhi.
“Ciao, figliolo”.

 
*

 
In fondo, erano solo 1589 miglia.
In macchina, ci sarebbero volute 25 ore e 35 minuti, senza mai fermarsi. Una bazzecola, no?
Mentre Dean si buttava come un condannato che non vedeva un pasto decente da mesi sull’arrosto che sua madre aveva scongelato quella sera, pensò alla sua Impala quasi messa a nuovo e al fatto che sembrava proprio la macchina giusta per affrontare un viaggio che andava dal Kansas alla California.
1589 miglia.
25 ore e 35 minuti.
“Dean?”.
Il maggiore dei Winchester guardò sua madre che, spostandosi una ciocca bionda dal viso, gli restituì uno sguardo un po’ preoccupato.
“Buono l’arrosto, mamma” disse lui con un ghigno e lei sorrise incerta.
“Non era questa la risposta da dare, scemo!” lo riprese Sam ridacchiando, mentre mangiava quella robaccia verde a cui Dean non si sarebbe avvicinato neanche per sbaglio.
“Zitto mostriciattolo e finisci di mangiare la tua erba”.
“Non è erba, è verdura e non sarebbe tanto male se anche tu…”.
“Bla bla bla.. Non ti sento, non ti sento, non ti sen..”.
“Basta”.
La voce pacata di John fece ammutolire pressoché immediatamente Dean e fece chiudere la bocca anche a Sam, che sembrava pronto a rispondere al fratello e che solitamente ci metteva un po‘ di più a eseguire gli ordini del padre.
“Scusa” dissero contemporaneamente, puntando lo sguardo nei piatti ancora pieni.
Mary sospirò e guardò John. A Dean non piacque quello sguardo. Significava che stavano per affrontare una conversazione spiacevole.
Forse aveva telefonato nonno Samuel dicendo che andava a trovarli e Dean, dentro di se, stava già pensando a come descrivere a Castiel il nonno paterno, spiegandogli poi che i loro caratteri erano troppo diversi per andare d‘accordo.
Forse, però, non riguardava lui, ma qualcosa che aveva combinato Sam.
“Tesoro” esordì sua madre rivolgendosi a lui.
No, niente Sam.
Per un qualsiasi motivo che non sarebbe mai riuscito a spiegare, Dean sperò con tutte le sue forze che si trattasse veramente di Samuel. O della preside Naomi che aveva chiamato a casa perché aveva scoperto che era stato lui a fare quel disegno osceno di lei nel bagno dei maschi (non avrebbe nominato Benny, però. Lui era un amico fedele). O di qualsiasi cosa tranne…
“Si?” chiese con un filo di voce.
“Dean, io e tuo padre siamo un leggermente.. Ecco, leggermente preoccupati” cominciò, mentre Sam si girava verso di lui con aria estremamente interessata. Piccolo stronzetto.
“Perché?”.
“Sei un po’ strano in questo periodo, figliolo” spiegò John “Un po’ distante”.
Dean arrossì lievemente sulle guance.
“Davvero?”
Distante? Lui? Andiamo, ma quando mai. Aveva sempre adorato passare il tempo con i suoi e Sam, ma stava crescendo e non potevano fargli una colpa se adesso stava meno attaccato alla giacchetta di John.
“Non che tu stia facendo qualcosa di sbagliato” precisò sua madre “Ma.. Ti vediamo leggermente cambiato e vorremmo assicurarci che tu stia bene”.
“Sto bene. E non sono cambiato” ribattè Dean, dando un morso mostruoso all’arrosto.
“Tesoro, ti sei messo a fare i compiti!” esclamò Mary preoccupata.
Dean lanciò un’occhiata a Sam, che in quel momento stava facendo del suo meglio per non affogare con l’acqua che stava bevendo a causa delle risatine che scuotevano il suo scheletrico corpo.
“Non vedo cosa ci sia di sbagliato!” protestò.
Che diamine!
“Tua madre non sta dicendo che stai facendo qualcosa di sbagliato, figliolo. Dice che sei piuttosto strano, tutto qui” disse John, lanciando un’occhiata di ammonimento alla moglie.
Dean sospirò profondamente.
“Sapete che l’unica lettera di ammissione che mi è arrivata è quella dell’Università del Kansas. Sto solo cercando di..”.
“Sparare le ultime cartucce” mugolò Sam.
“Fottiti”.
“Dean, non parlare così a tuo fratello!”.
Il ragazzo sbuffò e cercò di riprendere il filo.
“Dicevo che.. Beh, queste sono le ultime settimane e vorrei vedere se, prendendo buoni voti, anche altre Università..”.
“Quali altre Università?” chiese immediatamente Mary “Università lontane?”.
Dean si morse il labbro e incrociò lo sguardo attento di John.
“Non lo so, mamma. Non lo so”.
 
*


La fine della cena fu una liberazione: non parlarono più ne della sua relativa stranezza ne di università troppo distanti dal nido familiare e nonostante Sam avesse cambiato totalmente argomento (a parte qualche disastrosa occasione, Sam continuava ad essere, agli occhi di Dean, il salvagente a cui aggrapparsi quando la nave stava per affondare e non gliene fregava nulla se tra i due il più grande era lui) la tensione non aveva abbandonato lo stomaco del ragazzo per tutto il tempo, costringendolo a non rendere onore al famoso arrosto.
Si stravaccò sulla sedia di camera sua e accese Facebook, aprendo contemporaneamente il libro di letteratura.
Poteva parlare di Castiel, no? Era solo un amico, dannazione. Aveva avuto l’occasione perfetta a cena e lui l’aveva sprecata impantanandosi in mugugni e occhiate colpevoli.
Ho un nuovo amico. Vive sulla cosa ovest. E sto meditando di farmi quasi duemila chilometri di macchina solo per vederlo.
Ecco, tutto qua.
Lasciando perdere, almeno per il momento, la storia dell’Università.
La pagina principale si aprì e, come lo avesse chiamato, apparve una foto di Castiel con un altro ragazzo e un gatto rossiccio in braccio.
Dean assottigliò gli occhi e guardò il ragazzo stravaccato accanto a Cas: bruno, naso aquilino e un sorrisetto compiaciuto sul volto.
“E questo chi cazzo è?” mormorò Dean, osservando ancora l’immagine.
Lo scrutò ancora un po’ e poi guardò Castiel. Stringeva il gatto (che aveva un’espressione così furente che Dean non potè fare a meno di ridacchiare) e sorrideva leggermente mentre il ciuffo di capelli neri andava quasi a coprire gli occhi, senza però riuscirci.
Dean guardò per bene gli occhi e sentì l’arrosto ballare la rumba nel suo stomaco. Forse era meglio se apriva il libro di letteratura, no? Doveva proprio finire di studiare tutte quelle stupide poesie depresse e…
La pagina facebook di Castiel era desolante, in effetti: a parte qualche rara fotografia e qualche link di canzoni, le attività del ragazzo erano pari allo zero.
La foto era stata messa da una certa Hanna Novak e i nomi taggati erano quelli di Castiel e Gabriel Novak. Dean tirò un sospiro e si diede mentalmente dell’imbecille.
E poi, insomma, cosa poteva importargli se Castiel aveva un ragazzo, una ragazza o un qualsiasi essere che aveva il permesso di baciarlo, e toccarlo e guardarlo negli occhi, quegli occhi blu, troppo blu, sembravano finti da quanto erano blu. Insomma, la gente normale non aveva occhi di quel colore.
Basta, adesso avrebbe chiuso tutto e approfondito la conoscenza del signor Walt Whitman.

Il gatto sembra arrabbiato”.
Passarono cinque minuti e Dean stropicciò la pagina del libro. Poi ne passarono altri cinque e la punta della matita che stava usando per sottolineare una frase che non stava leggendo si spezzò. Altri cinque e gli venne in mente quella sera di qualche settimana fa quando aveva dovuto preparare un parziale di spagnolo e Castiel gli aveva fatto compagnia. O quella volta che lo aveva convinto a guardare a guardare “Blade Runner” in contemporanea con lui e Castiel interrompeva sempre lo streaming per fargli domande strane e inopportune.
Dean sorrise al ricordo. Non è che Castiel dovesse rispondergli subito, avevano la loro vita, quindi si sarebbe comportato come una persona adulta e matura e avrebbe atteso.
Bep.

Lucifero ha sempre quell’espressione”.
Dean fece un balzo, facendo cadere qualche evidenziatore dalla scrivania.
Lucifero?”
Il gatto. Non chiedere. Ha scelto Gabriel ovviamente”.
Bel nome”.
Più che altro è adatto. L’unica persona alla quale era affezionato era mio padre e da quando ci ha abbandonato sembra non trovare pace”.
E’ agitato?”.
Ho diverse cicatrici che possono dimostrarlo. La più recente è vicino l’inguine”.
E Dean non avrebbe dovuto, davvero, ma sentì caldo in tutto il corpo e le guance diventare ardenti dopo aver letto quella frase. Erano parole a tutti gli effetti innocenti ma evidentemente la sua mente malata aveva deciso di trasformarle in qualcosa di diverso.
Dean?”.
Si?”.
Mi dispiace per prima”.
Per cosa, Cas?”.
Sono stato un po’ freddo al momento dei saluti e poi mi sono sentito in colpa. Non volevo, sul serio, è solo che mi piace davvero parlare con te”.
Dean stava per ribattere un “Non preoccuparti” quando Castiel continuò il suo discorso:
E quando devi andare via, non lo so, io mi sento..”.
Dean si leccò nervosamente le labbra e finì la frase:
Abbandonato”.
Ci fu una pausa.
Si” e subito dopo “E’ stupido, lo so”.
No, non lo è. E’ comprensibile”.
Non avevo mai raccontato a nessuno la mia vita, Dean” scrisse “Non avevo mai raccontato a nessuno di mio padre”.
Dean sorrise.
Questo mi rende un tipo speciale, eh?”.
Castiel gli mandò una faccina che sorrideva e per un attimo, un solo attimo, Dean pensò a come sarebbe stato vederlo sorridere dal vivo. Deglutì e guardò l’ultima frase che Cas gli aveva scritto, probabilmente con l’intento di farlo morire.
Sei veramente una bella persona, Dean Winchester”.
E quella sera, Dean Winchester, sorrise come un’idiota sperimentando le varie gradazioni del rosso, ringraziando gli angeli e tutti i santi di essere da solo.
Voleva sentire Castiel di più, quella era verità. Non più solo un’ora prima di cena e un’ora dopo (l’ora dopo cena oscillava invariabilmente fra le due e le tre, ma dettagli).
Quindi, c’era solo una decisione da prendere.
Ehi, Cas. Che ne dici di scrivermi il tuo numero?”.
 
  
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