Disclaimer: Queste? Menzogne non retribuite,
che servono solo ad esprimere la mia devozione verso certa gente e non le loro
inclinazioni sessuali.
Notes: Pre-MCR. Facciamo, tipo… 1998? Gerard
era all’università, Frank era un bravo bimbo, e Mikey aveva gli occhiali.
Colpo di fulmine
sul Northeast Regional
Frank fissa il ragazzo due sedili più avanti da mezz’ora.
Il tragitto da Boston è lungo, dovrà pur trovare qualcosa da fare; ha cercato
di leggere un po’ di Stoker per il progetto di letteratura, ma è
incredibilmente noioso ed ha finito per ficcare il biglietto del treno tra le
pagine per tenere il segno e mettersi a guardare in giro. E subito lo sguardo
gli è caduto su di lui.
È su uno dei sedili voltati nella direzione opposta alla
sua, così gli sta proprio di fronte. È pallido, il viso tondo nascosto da una
matassa di capelli neri, gli occhi castani (o verdi, non riesce a distinguerli
bene con i riflessi delle lampade) che fissano da qualche parte fuori dal
finestrino; ha una sciarpa a righe gialle e rosse - Grifondoro, pensa, e ridacchia - ed è imbacuccato in un cappotto
nero piuttosto grande dalle cui maniche spunta fuori solamente la punta delle
dita. Disegna distrattamente su un taccuino, senza distogliere l’attenzione dal
panorama, ed ha un’aria pensierosa e malinconia.
Frank si sente un maniaco e si volta. Si rigira un po’ sul
posto in vana ricerca di una posizione comoda, ostacolato dai bozzi
dell’imbottitura del sedile che gli si infilzano ovunque, poi recupera dallo
zaino il suo lettore cd. Sente qualche canzone mentre cerca di andare avanti
con Dracula, solo che continua a distrarsi guardando il ragazzo col
block-notes, arrossendo quando se ne rende conto, e sforzandosi di tornare alle
descrizioni più prolisse dell’universo. Insomma, è un horror! Dovrebbe fare paura!
Chissà se al ragazzo piacciono gli splatter. Una ciocca di
capelli gli scivola davanti agli occhi e quando alza la mano per scostarla
Frank vede che porta dei mezzi guanti neri con delle ossa disegnate. Lo stomaco
gli fa un piccolo salto assolutamente fuori luogo e insensato, e un altro
ancora quando il ragazzo guarda finalmente il foglio e si morde un labbro con
concentrazione rifinendo l’ombra di qualcosa. Frank arrossisce, tanto per.
Ops, si è distratto ancora. Torna per l’ennesima volta al
suo mr Harker ma si accorge di essere fermo sulla stessa pagina da venti
minuti. Lo richiude definitivamente con un verso scocciato, incassandosi di più
nel sedile con i Green Day a palla nelle orecchie e un crampo alla gamba, poi
si gira verso il ragazzo e quello lo sta guardando.
Frank è un deficiente. Arrossisce di nuovo come se fosse
diventata l’unica cosa che è in grado di fare, oltre a infilare una figuraccia
dietro l’altra. Il ragazzo non sembra farci caso comunque, lo studia brevemente
e quando nota la copia consunta di Dracula tra le sue mani si illumina.
Sorride, denti piccoli e bianchi, quasi affilati
per uno strano gioco di luci, e se Frank stesse parlando si sarebbe messo a balbettare
come un demente; per fortuna è muto, così può tirarsi il cappuccio della felpa
sulla testa e sperare di sprofondare negli abissi della poltrona.
Adesso è l’altro che lo sta guardando, non apertamente ma
nemmeno di nascosto, come se cercasse di essere discreto fallendo miseramente.
Sta ancora disegnando, linee leggere e sottili sulla carta, e il pensiero di
essere oggetto di un ritratto fa fare un’altra capriola allo stomaco di Frank;
non sa se prenderlo come un complimento o qualcosa di inquietante, tutto quello
che sa è che ha voglia di toccare le guange esangui di quel ragazzo per
scoprire se sono davvero così fredde come sembrano.
Passano il resto del viaggio a scambiarsi occhiate più o
meno furtive, mentre il vagone si svuota e si riempie. Ad un certo punto a metà
del secondo cd Frank si appisola, rannicchiato come un pretzel con i piedi sul
sedile di fianco e la testa ciondolante sul gomito poggiato al bracciolo.
Quando si sveglia è intontito dalle luci che si sono accese all’interno del
treno; fuori il cielo è scuro, i contorni delle case familiari, e probabilmente
dovrà cambiare per Belleville entro un paio di fermate. Guarda automaticamente
nel corridoio ma- il posto del ragazzo è vuoto. C’è una signora anziana dai
capelli bianchi e l’aria irritabile che legge una rivista sul ricamo,
decisamente non il suo vampiro. Cioè, il suo ragazzo. Cioè - oddio - quel ragazzo. Si smuove un po’,
improvvisamente depresso, facendo cadere Dracula a terra.
Allunga pigramente una mano per raccoglierlo e lo riapre
sbadigliando e cercando di ritrovare il segno, che insieme, si sa, non son due
cose che vengono proprio bene. Poi quasi gli cade di nuovo appena arriva alla
pagina giusta.
Il suo biglietto del treno non c’è più (nota
distrattamente che è infilato nella retina sullo schienale della poltrona
davanti) ma c’è un foglio: una striscia di cartoncino rigido, da disegno, con
delle macchie di sangue fatte con una penna rossa, e due occhi ferini su sfondo
nero nel bordo superiore. In calce c’è scritto “non si può usare un biglietto
del treno come segnalibro per Dracula :)”; la faccina è un piccolo vampiro
stilizzato che sorride con i suoi piccoli canini sporchi di sangue.
Frank vuole saltellare.
Mikeyway è una persona fantastica da avere come amico,
perché sa sempre dove ci saranno i migliori concerti e sa sempre chi contattare
per trovare dei biglietti scontati. Conosce praticamente chiunque.
« Come non lo conosci?! »
Sta strillando sopra il frastuono del locale, orripilato
dalla risposta di Mikey che sembra totalmente indifferente al rumore o alla sua
sofferenza.
« Non conosco vampiri » dice in tono piatto, tanto che
Frank deve praticamente infilargli l’orecchio nel naso per sentire. « Ce l’ha
una faccia questo tipo? »
L’espressione di Frank si fa sognante. « Ha i capelli neri
e gli occhi dorati ed è bello Mikes,
tanto bello. »
« Mai visto uno del genere. Oh, hey » fa un cenno verso
l’entrata « È arrivato mio fratello. »
Frank si gira. Se fossero in un film partirebbero i
violini, le luci si spegnerebbero e il ragazzo correrebbe a stringere con un
sorriso ammaliatore la ragazza estasiata; in realtà il cantante dal palco urla
qualcosa in scream, il fratello di Mikey si incastra tra il bancone e un gruppo
di gente e arriva davanti a loro con un sorriso nervoso e un’aria
incredibilmente fuori luogo.
Il bisogno di saltellare si fa sentire più forte che mai.
« Dove mi hai trascinato? » dice forte, una voce alta e
vagamente nasale. Frank impiega ogni fibra di forza di volontà che possiede per
imporre ai suoi occhi di non sporgere a quel modo.
« Vita, fratello, non puoi fare l’eremita quando sei in
vacanza » Mikey si raddrizza gli occhiali. « Gerard studia a NY, è sceso per il
finesettimana. Gee, lui è Frank. »
Gerard lo nota e diventa di un’adorabile sfumatura rosa.
Frank sorride come un pazzo. « Ciao! »
Mikey fa una faccia contenta e sguscia via verso il bar
mugugnando qualcosa sul prendere da bere, e Frank sente di amarlo profondamente
per averlo lasciato solo col suo vampiro- ragaz- Gerard. Non che l’abbia fatto
coscientemente, se avesse saputo le intenzioni di Frank l’avrebbe fatto
picchiare da qualcuno di più robusto, ma vabe’.
Sorride un po’ di più, sfidando la paresi facciale, e
Gerard si passa una mano tra i capelli prima di ricambiare timidamente. I suoi
occhi brillano - sono dorati, senza dubbio, niente di così banale come verde o
nocciola - nella penombra e le sue labbra sembrano soffici. Frank, per non
deludere le aspettative di nessuno, sente le guance scaldarsi.
Poi Gerard si sposta sfiorandogli la spalla, e qualcosa
nel cervello di Frank si inceppa e inizia a fare “uhiiiiii!”. « Piace Stoker? » chiede Gerard, sporgendosi per
sovrastare la musica, così vicino che Frank riesce a sentire l’odore di
sigaretta della sciarpa che porta nonostante i tremila gradi nell’aria e a
vedergli le linee frettolose di trucco attorno agli occhi.
Presto, presto, una risposta. In qualsiasi lingua, tanto
non si ricorda più quale parla. « È pesante,
quel tizio sa davvero come far addormentare qualcuno. Ed è di parte, fa
sembrare il Conte un mostro.»
Gerard, sostanzialmente, si accende. Fa un sorriso
esagerato, i suoi occhi si illuminano e all’improvviso sta gesticolando con
foga. « Se vuoi posso spiegartelo io! »
Forse - ma proprio appena appena - Frank un po’ saltella.
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Storie di vita vissuta (non da me, alas) riadattate all’occasione.
Grazie per l’ispirazione Francy-francy <3
Non c’è un motivo per cui tornano da Boston, ma se volete
potete immaginare che Gerard sia andato al Museum of Fine Arts per una ricerca
e Frank ad un concerto. In realtà è che volevo farli tornare da NY, ma poi ho
scoperto che per Newark ci vogliono solo venti
minuti - epic fail. Me/geografia ≠ OTP.
Ogni tanto è salutare tornare alle origini. Frerard is
love.
Buon Natale! :D
Will