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Autore: Nana_EvilRegal    18/04/2015    4 recensioni
Diamo finalmente un lieto fine agli OutlawQueen..
- Senti... Com'è che mi hai chiamato prima?- disse lui con un sorriso in viso.
- Pessimo fidanzato- rispose lei quasi in un sussurro.
- E se diventassi un pessimo marito?-
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come non dedicare questa one shot
alle mie compagne OutlawQueen
psicopatiche e che rendono
 le mie giornate più divertenti?
In particolare vorrei dedicarla ad Alessia
e devo davvero ringraziarla per la pazienza
che dimostra tutti i giorni sopportando la mia pazzia.
 
Regina prese la borsa e i fogli che aveva lasciato sulla scrivania e uscì quasi di corsa. Aveva sempre amato il suo lavoro, ma in quei giorni non vedeva l’ora di tornarsene a casa.
Si infilò in macchina quasi lanciando quello che aveva in mano sul sedile del passeggero. Erano quasi le otto di sera. Erano dodici ore buone che era lontano della sua casa. Sì, era decisamente ora di tornare alla sua vita. Non era più abituata a stare fuori casa tanto tempo. Accese il motore finalmente sorridendo dopo quel giorno decisamente stancante. Come tutti del resto. In alcuni momenti aveva pensato di chiamare Mary Margaret e farla tornare ad essere sindaco. Lei avrebbe potuto concentrarsi su altro e la cosa, a dire il vero, non le sarebbe poi dispiaciuta. Poi, però, si rendeva conto che quell’ufficio, tutte quelle carte che continuava che continuava a portarsi a casa, sorbirsi le lamentele di tutti i cittadini facevano parte del suo lieto fine.
Quel lieto fine per cui aveva dovuto lottare.
Quello per cui aveva lanciato il sortilegio.
No, non avrebbe potuto lasciar andare tutto e lasciare in mano a Biancaneve e al suo stupido ottimismo perenne.
 
Parcheggiò davanti al vialetto di casa e scese dalla macchina recuperando tutto quello che si era sparso nel sedile accanto a lei. Se solo pochi mesi prima le avessero detto che si sarebbe comportata in quel modo non ci avrebbe mai creduto. Uscì dal veicolo così velocemente che rischiò quasi di cadere poi si ricompose. Cercò di far tornare l’espressione sul suo viso seria, ma tutto quello che riuscì a fare fu nascondere in modo piuttosto buffo un sorriso. Si sentiva improvvisamente così goffa. Era qualcosa che non aveva mai provato. Respirò profondamente prima di riprendere il suo abituale controllo.
Ed eccola lì: la Regina che tutti conoscevano.
Si incamminò verso la porta di casa sua.
- Buona sera Vostra Maestrà- non poté fare a meno di sorridere vedendo il fuorilegge, il suo fuorilegge, inchinarsi davanti a lei. Lasciò scivolare la borsa sul pavimento e appoggiò i fogli sul tavolo poi andò da lui. Le mise una ciocca di capelli dietro all’orecchio e la baciò.
“Sempre come la prima volta.” Pensò Regina dopo essersi separata dalle labbra di lui. Erano mesi che convivevano e mesi che stavano insieme, ma tutte le volte che le loro labbra si sfioravano era per entrambi come la prima volta.
Le stesse emozioni.
La stessa sensazione di perdersi nell’altro.
- Dimmi che la cena è pronta. Sto morendo- disse lei dirigendosi verso la cucina senza nemmeno salutarlo davvero. La cena, ovviamente, non era pronta. Si voltò verso Robin che sembrava quasi sul punto di scoppiare a ridere. Lei, però, non vedeva il motivo per cui avrebbe dovuto ridere. Sbuffò tornando a guardare il tavolo vuoto e fece comparire la sua cena. Si rifiutava di mettersi a cucinare a quell’ora.
- Sei una cuoca piuttosto veloce-
- E tu un fidanzato piuttosto pessimo. Ti costava così tanto prepararmi qualcosa da mangiare?- la donna prese una forchetta, si fece scivolare sulla sedia e iniziò a mangiare. L’uomo andò a sedersi accanto a lei sorridendo e le prese una mano.
- Pensavi davvero che me ne fossi dimenticato?- la donna si bloccò per un attimo. Cosa avrebbe dovuto dimenticare? Di cosa, lei, si era dimenticata? Lei che cercava di essere così precisa e di non lasciare mai nulla al caso.
- Dov’è Roland?- cercò di cambiare argomento facendo spuntare un sorriso sul volto del fuorilegge.
- In camera sua. Sei tu ad essertelo dimenticato vero?- Regina tornò a guardare il suo piatto e a mangiare restando per un attimo in silenzio cercando di ricordare cos’era successo. Non era il loro anniversario. Non era il compleanno di Roland e nemmeno quello di Henry. Non gli aveva chiesto nulla di particolare. Cosa mai poteva essere? La donna tornò a guardarlo senza davvero sapere cosa dire. Qualunque cosa fosse l’aveva dimenticato e non sembrava aver voglia di tornarle in mente.
- Sì- disse alla fine arrossendo leggermente.
- È il tuo compleanno- la mora lo guardò come se stesse dicendo chissà quale sciocchezza. Come se quella frase non avesse senso.
- Sai… quando sei rimasta per vent’otto anni sotto un sortilegio per cui non passava il tempo non ci guardi più a quando è il tuo compleanno e sei anche piuttosto confusa su quanti anni hai devo dire- quella frase strappò una piccola risata all’uomo che le si avvicinò e le lasciò un piccolo bacio sulla guancia. La prese per mano facendola alzare. La mora lo assecondò facendo sparire il piatto e le posate dal tavolo.
Stava sorridendo e la guardava come se non avesse mai visto niente di più bello.
La guardava come la prima volta che si era accorto di lei.
Quando l'aveva pensata solo come Regina Cattiva, ma aveva comunque avuto l'impulso di proteggerla da chiunque fosse entrato nel suo castello.
Nel momento stesso in cui l'aveva conosciuta aveva cambiato idea su di lei.
Da cattiva a sola, ferita e bisognosa d'aiuto più di chiunque altro.
E lui l'aveva aiutata.
Aveva fatto per lei ciò che non aveva mai nemmeno pensato di fare per nessun altro.
Regina abbassò gli occhi e arrossì leggermente sotto quello sguardo. Era come se non si fosse ancora abituata ad essere amata davvero da qualcuno e, forse, era così.
- Senti... Com'è che mi hai chiamato prima?- disse lui con un sorriso in viso.
- Pessimo fidanzato- rispose lei quasi in un sussurro.
- E se diventassi un pessimo marito?- la mora restò immobile in silenzio. Lasciò andare la mano di Robin e se la fece cadere lungo il fianco. Si sentì smettere di respirare. Il suo cuore accelerò il battito per l'emozione misto al terrore.
- Stai dicendo davvero quello che penso?-
- Ti sto chiedendo di essere mia moglie- la voce di entrambi tremava. Quella di lei per l'emozione. Quella di lui per la paura di un no. Il loro era amore. Vero Amore. Perché dire di no? Nonostante questa consapevolezza aveva paura. Regina era sempre in grado di sorprenderlo, ma, questa volta, non era certo di voler essere sorpreso.
- Forse è presto insomma.. Marian è morta solo sei mesi fa e...- era felice di quella proposta, ma al tempo stesso la agitava. La sua esperienza con il matrimonio non era stata proprio felice. Doveva ammetterlo: aveva paura. Tanta.
- Regina... Non ho detto che ci dobbiamo sposare domani. Ho solo detto che voglio passare il resto della mia vita con te e voglio poter urlare al mondo che la bellissima donna sindaco di Storybrooke ed ex Regina Cattiva è mia moglie. Voglio che tutti sappiano che io e te ci siamo scelti nel bene e nel male nonostante il nostro passato. Io ti amo- la donna iniziò a piangere per la felicità e la dolcezza di quelle parole. Non riusciva a parlare. Gli diede un bacio sulle labbra tra un singhiozzo e l'altro e lui capì. Non avevano bisogno di parole. Quello era un sì. Si sarebbero sposati.
 
A Regina sembrava quasi di correre lungo quella strada che l’avrebbe portata davanti alla porta di casa dell’unica persona che poteva considerare come un’amica. Bussò alla porta impaziente di vederla aperta. Appena vide Emma piombò dentro quel piccolo appartamento che apparteneva a Mary Margaret. Si guardò intorno. Erano sole.
- Regina cos’è successo?- la voce della bionda sembrava quasi preoccupata come se si aspettasse chissà quale evento catastrofico. Effettivamente non sarebbe stato strano visto il tenore di vita di Storybrooke. La mora non riusciva a cancellarsi il sorriso dalle labbra.
- Io e Robin…- non trovava le parole. Nella sua testa mentre ci pensava durante la notte non sembrava così strano da dire. Non le era apparso difficile. Ora anche solo la parola matrimonio le faceva venire i brividi. Non sapeva perché. Sì, era contenta, molto contenta, ma allo stesso tempo non riusciva a togliersi dalla testa il giorno del suo matrimonio a diciotto anni. Il primo grande passo verso il turbine di vendetta in cui era caduta. Uno dei primi passi almeno.
- Vi siete lasciati?- Regina non riuscì a trattenere una piccola risata.
- E secondo te sorriderei in questo modo se ci fossimo lasciati? No, ci sposiamo- Emma restò immobile per qualche istante prima di sorriderle.
- Ma Marian… Non ti sembra che sia passato poco tempo?- aveva sperato con tutta se stessa che la sua amica non le facesse quella domanda. Ne avevano parlato a lungo. Quasi tutta la notte e lei si era convinta di quelle spiegazioni e poi continuava a pensare a quel ti amo. Era la prima volta che Robin glielo diceva. Erano anni che nessuno le diceva quelle due parole. Non avrebbe saputo come definire la sensazione che aveva provato quando l’aveva sentito. Ad ogni parola dell’uomo si era convinta sempre di più che quel sì fosse la decisione giusta. Non si sarebbe ripetuta l’esperienza con Leopold. Questa volta sapeva che lui la amava davvero. Non avrebbe dovuto aver paura del confronto con la sua ex moglie. Non c’erano di mezzo figli di cui lei voleva vendicarsi, anzi, lei adorava Roland e Robin era diventato come un padre per Henry.
- Sì, sono passati sei mesi da quando lei è morta, ma noi già stavamo insieme da un po’ e poi conviviamo da quattro mesi. Lo sai tu e lo sanno i tuoi genitori meglio di chiunque altro. Se questo è Vero Amore non dovrebbero esserci problemi. Non così gravi da farci buttare tutto all’aria. In fondo tuo padre ha lasciato Abigail dopo aver visto Biancaneve una sola volta-
- Probabilmente hai ragione, ma, per favore, non chiamare David e Mary Margaret come Principe Azzurro e Biancaneve. Henry dorme da te o qui stasera? Non ne abbiamo parlato e dovrei organizzarmi- Regina si lasciò sfuggire una risata.
- Scusa, è l’abitudine. Se vuoi dormire col tuo Capitano lui può stare da me- Emma arrossì e abbassò la testa. Si conoscevano abbastanza bene da capire che il loro figlio, quella notte, avrebbe dormito nella sua vecchia stanza.
- Avete già iniziato a organizzare qualcosa?- la bionda cercò di cambiare discorso e Regina non glielo fece notare assecondandola. In fondo non le interessava sapere della loro vita sotto le coperte. Sì, erano amiche, ma preferivano tenere per se stesse certi argomenti.
- No. Ne abbiamo parlato ieri sera e stamattina io sono uscita di casa che lui stava ancora dormendo. Ho portato Roland a scuola e sono venuta qui. Sono anche in ritardo per il lavoro-
- Sei il sindaco. Gli orari li fai tu-
- Non se hai una riunione come me questa mattina per cui ora vado- salutò Emma con una mano mentre con l’altra stava già aprendo la porta.
 
Era passato quasi un anno e Regina se ne stava in una stanza della sua villetta con un abito bianco davanti. Era appoggiato su una sedia e lo guardava. Un abito completamente diverso da quello che indossava al suo primo matrimonio. Se lo ricordava perfettamente. Ricordava la sensazione di averlo addosso e guardarsi allo specchio. Quelle farfalle allo stomaco e quell’emozione che la facevano quasi piangere. Non era l’abito in sé, ma il suo significato. Era l’importanza di quel giorno, di quello che significava sia per lei che per Robin. Non aveva fatto chissà quali acconciature per quel giorno. I suoi capelli erano semplicemente lisci con le ciocche che solitamente le circondavano il viso tenute dietro la testa da una piccola molletta con un fiorellino bianco. Sempre quel colore. Non era abituata ad indossarlo. Si chiedeva se l’avesse mai utilizzato dopo il suo primo matrimonio. Se era successo il numero di volte poteva contarsi sulle dita di una mano. Non si sentiva particolarmente a suo agio con quella tonalità addosso, ma per il suo matrimonio avrebbe fatto uno sforzo. Robin ci teneva troppo per vestirsi di un colore diverso. Soprattutto perché le sue scelte sarebbero ricadute sul blu scuro o sul nero. Non proprio adatti ad una cerimonia simile. Nella sua mente uno dei suoi vestiti da Regina Cattiva sarebbe stato perfetto, ma nessuno si aspettava di vederla arrivare come al matrimonio di Biancaneve e il Principe. Il taglio del vestito che aveva davanti era simile a quelli che usava nella Foresta Incantata. Attillato. A sirena. Con un corsetto un tantino elaborata che le stringeva il tronco e rendeva il suo seno perfetto. Ricordava com’era indossare una cosa simile e sapeva che le sarebbe spesso mancato il respiro, ma non vedeva l’ora di risentire quella sensazione.
- Mamma…- Regina si voltò di scatto verso l’ingresso della stanza e il suo sguardo si fermò su quel ragazzino di sedici anni a cui teneva più di chiunque altro. Henry le sorrideva e lei si sentì subito più calma.
- Henry ciao-
- Pensi di vestirti o vuoi sposarti in accappatoio?-
- La seconda mi ispira molto di più. Sarei originale non trovi?- a suo figlio scappò una piccola risata. Le si avvicinò e l’abbracciò. Era decisamente più alto di lei.
- Decisamente originale- la donna si allontanò dalle braccia di suo figlio e si avvicinò allo specchio appeso al muro. Si vide truccata in modo leggero molto naturale, ma con le ciglia finte piuttosto lunghe e il rossetto rosso. Si trovò bella e decisamente pronta per il matrimonio. Avrebbe solo dovuto vestirsi e infilarsi le scarpe anche quelle bianche e con il tacco piuttosto alto. Voleva evitare di sembrare bassa quant’era. Tornò a voltarsi verso suo figlio che la salutò ed uscì dalla stanza. Si chiuse la porta alle spalle e lei tornò a spostarsi verso l’abito. Lo sfiorò prima di allontanarsi e muovere una mano per poi ritrovarsi col vestito indosso. Come ultimo si mise una piccola retina che le copriva una parte dell’occhio destro. Fece apparire uno specchio a figura intera per potersi vedere. Ed ecco di nuovo quella sensazione. Quelle farfalle nello stomaco e quella paura, quasi terrore, che la faceva smettere di respirare. Un matrimonio. Di nuovo. Quello con Robin, però, non sarebbe stato un errore come il precedente. Respirò profondamente e chiuse gli occhi cercando di eliminare tutti i pensieri negativi, ma non era decisamente abituata a farlo. Sentì qualcuno bussare e vide la porta aprirsi. Emma entrò nella stanza con un vestito al ginocchio azzurro. Gli occhi verdi di quella donna si soffermarono sulla figura della mora poi si avvicinò e le prese una mano tra le sue.
- Sei stupenda. Una bellissima sposa- Regina sorrise alla sua amica nonché sua damigella. Non aveva avuto tempo di cercare con la bionda un vestito da damigella. Le aveva detto semplicemente di mettersi quello che le sembrava più adatto.
- Anche tu stai bene. Sei proprio sicura di questo colore? Non sembro ancora più pallida? Odio il bianco- la ragazza rise.
- Regina è un anno che ti sento dire che odi il bianco e che non vuoi l’abito di un altro colore e ora sei qui vestita col tuo abito da sposa, bellissima, nel giorno del tuo matrimonio a lamentarti ancora di questo? Basta. Pensala come vuoi, ma stai bene e ora esci di qui e vai a sposarti- la mora si avvicinò all’angolo della stanza dove aveva messo le scarpe. Si alzò la gonna e le infilò. Si avvicinò alla bionda che fino a poco prima era più alta di lei un po’ meno di una spanna. Ora erano circa della stessa altezza. Lei era sempre un po’ più alta, ma la differenza tra loro era decisamente diminuita.
- Andiamo prima che cambi idea e mi metta uno dei miei bellissimi vestiti da Regina- Emma la prese sottobraccio e la accompagnò fuori di casa. Attraversarono il vialetto e solo dopo essere arrivati in strada la sposa si rese conto di quello che aveva davanti. Non era una macchina. Aveva detto alla sua damigella che non voleva niente di assurdo. Le aveva detto di fare le cose in piccolo per quanto possibile e invece eccola lì. Una carrozza con tanto di cavalli. Esattamente identica alla sua nella foresta incantata. Si voltò verso la ragazza che alzò le spalle.
- Che ci vuoi fare… Hai deciso tu che Tremotino prendesse parte all’organizzazione di tutto e, a quanto pare, ci teneva a renderti felice- Regina spostò di nuovo il suo sguardo alla carrozza e i cavalli. Sorrise e sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime. Le trattenne. Erano le dieci di mattina. In ritardo di ben dieci minuti se non di più e non poteva mettersi a piangere per ogni singola cosa che sarebbe successa durante la giornata o il trucco le sarebbe arrivato nel collo prima di pranzo. Il signor Gold sapeva decisamente cosa fare per renderla felice. Nemmeno lei aveva pensato a quello come possibile mezzo, ma ora che ce l’aveva davanti si chiedeva perché non ci aveva pensato. Non si era nemmeno resa conto del fotografo che la seguiva ovunque. Emma le porse il bouquet di rose rosse e bianche poi le aprì la porta della carrozza. Alla mora sembrò di tornare ad essere la Regina Cattiva e salì. L’altra la chiuse dentro e le fece un cenno di saluto poi si infilò nel maggiolino giallo e partì. Anche la carrozza si mosse. La donna all’interno passò tutto il tempo a guardare fuori.
A guardare la strada, gli alberi e le case passare.
Era uno spettacolo che non aveva dimenticato. Stare dentro la carrozza e guardare le cose che ti passano accanto. Era diverso che in macchina.
Tutto era diverso in quel mondo.
Si fermò di fronte all’ingresso del parco. Sapeva benissimo dove stavano andando anche prima di partire, ma ne fu comunque sorpresa. La porta della carrozza si aprì e vide una mano pronta ad aiutarla a scendere. Esattamente come in passato. Si sentì sorridere poi appoggiò la mano su quella dell’uomo e scese con un atteggiamento decisamente degno del suo trono. Si voltò verso chi l’aveva aiutata a scendere. Gold.
- Grazie- gli sussurrò prima di voltarsi ed entrare nel parco. Quello che aveva preso il posto di suo padre la prese sotto braccio accompagnandola fino a quel piccolo pezzo di terra in mezzo agli alberi in cui se ne stavano tutti seduti ad aspettarla. Appena la videro si alzarono tutti in piedi. Percorse quella cosa simile ad una navata su quel tappeto rosso che la riportava sempre di più nel suo mondo.
Robin la stava aspettando. In piedi. Di fronte a quello che poteva sembrare un altare. Appena la vide sorrise e il suo cuore perse qualche battito per poi accelerare. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quella donna meravigliosa che sarebbe diventata sua moglie.
Anche Regina non riusciva a distogliere lo sguardo dal suo futuro marito. Vestito così di tutto punto in giacca e cravatta non aveva nemmeno mai pensato di poterlo vedere, ma era davvero splendido. Il suo cuore batteva all’impazzata mentre lo raggiungeva. Strinse sempre di più la presa sul bouquet durante tutta la camminata poi Gold le lasciò il braccio e lei raggiunse Robin. Si strinsero per un secondo la mano poi tutto iniziò e a lei sembrò di essere davvero trasportata in un altro mondo.
Un posto dove contavano solo lei e Robin.
Dove potevano essere chi volevano.
Dove potevano fare quello che volevano.
Dove solo il loro amore era importante.
Si riprese da quell’impressione e dall’emozione solo nel momento in cui sentì la voce di Robin.
- Regina, non ci sono cose che io non ti abbia già detto. Sai tutto quello che provo per te. Sai che ho iniziato a sentire qualcosa per te nel primo momento in cui ti ho vista. Quando tu eri la Regina Cattiva e io il fuorilegge. Quando tutti i miei compagni mi dicevano che avrei dovuto odiarti io non potevo fare altro che chiedermi cosa ci fosse dietro quella donna perché più ti guardavo meno vedevo la parte cattiva di te. Ai miei occhi eri sempre di più una donna sofferente e spaventata e quando siamo stati nel tuo castello, beh, lì ho avuto la conferma di tutto. Da quel momento, nonostante nella Foresta Incantata cercassi di tenerti comunque a distanza, ho capito che non sarei potuto stare senza di te tanto a lungo. Ci sono successe tante cose. Dal ritorno di Marian a quando ho lasciato Storybrooke. Dal mio ritorno alla sua morte. Niente tra di noi è stato facile, ma siamo ancora qui. Insieme. Quello che posso prometterti è di restare al tuo fianco qualsiasi cosa ci succeda. Di aiutarti quando ne avrai bisogno e, magari, anche di cucinare. Non voglio promettere di diventare quello che non sono e di cambiare perché una delle tante cose che amo di te è che mi accetti così, coi miei difetti. Puoi essere certa, però, che ti farò ancora impazzire, ti farò arrabbiare e spesso avrai voglia di strapparmi il cuore per qualche assurdo motivo. Prometto di continuare ad andare nel bosco e dimenticarmi di togliermi le scarpe sporche di fango in modo da sentirti dire ancora una volta "io non so più come dirtelo. Sei forse tu a pulire?". Ti assicuro che ci saranno tutte quelle piccole cose che ci sono in ogni coppia e quegli stupidi litigi, ma che ci sarà anche tutto quello che il nostro mondo ci offriva: magia (e su questo sei imbattibile), arco, frecce e quella cosa chiamata Vero Amore che noi tutti continuiamo a cercare. Per ultimo voglio ringraziarti perché con te la mia ricerca è terminata- Regina sentì le lacrime fare a pugni tra loro per uscire e rigarle le guance e lei lottò con tutta se stessa per non versarne nemmeno una. Si morse il labbro inferiore cercando di evitare sia di piangere che di saltare al collo di quell'uomo che la faceva impazzire sempre di più. Durante tutto il suo discorso aveva avuto voglia di piangere e, allo stesso tempo, le aveva strappato qualche sorriso.
Di quelli che lui adorava.
Di quelli così spontanei da lasciare chiunque a bocca aperta.
Di quelli che facevano dimenticare il suo passato.
Di quelli che rendevano inevitabile amarla.
Sapeva che toccava a lei parlare, ma aveva un nodo alla gola per cui ci fu qualche secondo di silenzio. Non era un silenzio imbarazzante in cui si sentiva il bisogno che lei dicesse qualcosa. Era un silenzio carico di emozioni.
- Mi ero preparata tutto un discorso da fare, ma ora ho dimenticato ogni singola parola per cui, eccomi qui, più spontanea che mai. Robin, ormai parecchio tempo fa, all'inizio della nostra storia, ti ho chiesto cosa vedevi in me e tu mi hai detto una seconda possibilità e che speravi che io in te vedessi la stessa cosa. All'inizio mi aveva reso felice questa tua frase, ma probabilmente non l'avevo davvero presa sul serio. Ci speravo, ma... Chi amerebbe la Regina Cattiva? Soprattutto se si tratta di una persona a cui ho dato la caccia per anni e che non avrei esitato ad uccidere. Ok, non sono discorsi da fare ad un matrimonio, ma tutti sappiamo che le cose stanno così. Sono stata una persona orribile con la maggior parte dei presenti qui, ma tu non me lo fai pesare. Tu non vedi la parte cattiva di me e quando ci vai a sbattere contro fingi di non accorgertene e mi tratti come se fossi quella di sempre e in qualche modo mi salvi. Non so come, ma tu non sei solo la mia seconda possibilità. Tu sei la mia ancora. Sei l'unico che è davvero riuscito a guardarmi e a non vedere chi sono stata. A non giudicarmi. Sei l'unico che quando ho un momento in cui sento di tornare ad essere come un tempo riesce a farmi tornare me stessa. Non posso prometterti niente, davvero, perché non so mai cosa farò e come reagirò. A volte spavento persino me stessa. L'unica cosa che posso davvero assicurarti è che tu hai il mio cuore. L'hai avuto davvero in mano quando appena ci conoscevamo e ora, anche se fisicamente è nel mio petto, è tuo. Voglio ringraziarti per avermi scelta. Perché lasciandoti alle spalle quello in cui hai sempre creduto hai scelto di stare con me e so quanto sia stato difficile per te. Io ora, nonostante la puzza di foresta, scelgo te- l’uomo che stava per diventare suo marito sorrise per quell’ultima frase. Anche lui stava cercando con tutto se stesso di trattenersi e di non saltarle addosso. Sia per le parole che aveva detto che per quel vestito che le stava così bene e la stringeva nei punti giusti. Sarebbe impazzito entro fine giornata a forza di vederla così. Non si sarebbe mai aspettato un discorso simile da lei. Da quella donna che cercava sempre di nascondersi e che costruiva un muro intorno a sé tutte le volte che si parlava del suo passato e tutte le volte che si sentiva fragile. In quel giorno, lì, davanti a tutti, aveva avuto il coraggio di essere lei stessa a mettere le carte in tavola e a lasciar vedere quella donna piena di incertezze e paure. Aveva messo se stessa in gioco e lui questo lo aveva capito e apprezzato. Ad ogni parola che era uscita dalla sua bocca lui si era innamorato sempre di più. Non avrebbe dimenticato quel discorso tanto presto o, forse, non lo avrebbe mai dimenticato. Si scambiarono gli anelli. A Regina tremavano le mani per l’emozione e lui non riuscì a trattenere un piccolo sorriso nel constatarlo. Appena si vide la fede al dito la sua testa cominciò di nuovo a perdersi in un cumulo di sensazioni ed emozioni che non si riconosceva. Era davvero lei che si stava sposando con Robin? Tutto quello stava succedendo davvero o era un sogno? In testa continuava a rimbombarle la promessa di Robin e continuava a pensare a quanto quell’uomo potesse essere dolce. Le aveva detto esattamente quello che aveva bisogno di sentirsi dire e lo aveva fatto in un modo che solo lui sarebbe stato in grado di fare. Spostò per qualche istante gli occhi sui presenti a cui non aveva ancora dedicato altro che un minuscolo pensiero.
Vide Henry che le sorrise e lei sentì il suo cuore scaldarsi sempre di più.
Vide Roland felice. Sembrava quasi ipnotizzato dalla figura del padre.
Vide Mary Margaret con le lacrime agli occhi tener per mano David e accanto a loro seduto sulla sedia Neal.
Vide Belle tenuta sottobraccio da Gold. Anche lei aveva gli occhi lucidi mentre lui sorrideva.
Si sentì sfiorare il braccio da Emma che le stava accanto.
Cercò di assaporare ogni sorriso di tutte quelle persone che un tempo l'avevano voluta morta. Storybrooke non era proprio la classica cittadina in cui la gente si sorrideva per strada. Prima di rivederli tutti così sarebbe passato del tempo e lei voleva ricordarli felici. Almeno in quel giorno. Certo era che da quando lei era cambiata e Gold si era calmato un po' le cose andavano meglio, ma tutti si aspettavano un cambiamento improvviso dietro l'angolo. Quasi nessuno in quella città aveva mai vissuto tanto tempo nella noia e nella routine. Si risvegliò dai suoi pensieri solo quando sentì le labbra di Robin sulle sue. Segno che la cerimonia era finita e che loro, finalmente, erano marito e moglie. Il bacio fu, come sempre, così coinvolgente da farle dimenticare tutto quello che succedeva intorno a loro. Scordò il matrimonio e la tensione per tutto e si abbandonò tra le braccia di lui. Sentendo gli applausi degli invitati tornò alla realtà e sorrise sulle labbra di suo marito.
- Ti amo- le sussurrò all'orecchio rendendo il suo sorriso ancora più ampio. Le mise una mano intorno alla vita e insieme andarono in mezzo agli invitati. Subito Robin prese Roland in braccio. Nonostante i suoi sei anni non disdegnava mai stare tra le braccia del padre. Regina si sentì toccare una spalla e si voltò di scatto. Emma la abbracciò e lei ricambiò la dolcezza dell'amica.
- Mi hai quasi fatta piangere dannata te e i tuoi discorsi- le disse sorridendo, ma con una nota di commozione al solo ricordo. La sposa arrossì leggermente per poi tornare ad essere la solita donna posata. Non arrivò a rispondere che i suoi occhi si appoggiarono su Henry che si era appena affiancato alla bionda. Questa volta fu lei a lanciarsi in un abbraccio verso il figlio mentre la bionda gli scompigliò leggermente i capelli e lui le lanciò uno sguardo affettuoso.
- Complimenti mamma. Bellissimo discorso. Vedo che alla fine non ti sei sposata in accappatoio.. Niente matrimonio originale- disse sorridendo.
- Grazie Henry. Sì alla fine ho deciso di essere tradizionale- a Regina scappò una piccola risata che sia il figlio che l'amica notarono. Nessuno era abituato a vederla così felice. Rimasero in silenzio, ma erano entrambi molto contenti di sapere che la donna che avevano di fronte aveva finalmente il suo lieto fine. Emma si allontanò per raggiungere il fratellino che era rimasto solo e lo prese in braccio.
- Henry io... Volevo ringraziarti- disse la mora leggermente titubante e quasi sottovoce. Il ragazzo la guardò perplesso.
- Per cosa?-
- Per aver creduto in me quando nessun altro lo faceva. Per avermi dato un motivo per cambiare. Perché hai visto il buono dentro di me prima ancora che potessi accorgersene io stessa- il ragazzo le prese una mano poi si avvicinò e le lasciò un piccolo bacio sulla guancia.
- Sei in vena di discorsi sdolcinati oggi? Io ho visto il buono in te mentre crescevo. Vedevo quanto mi volevi bene anche se mi rifiutato di capirlo. Inizialmente vedevo tutto o bianco o nero e se tu eri stata la Regina Cattiva tu eri cattiva. Poi, però, ho capito. Ho visto quanto ti sia sforzata per conquistare il mio amore. Tu sei mia mamma e io ti voglio bene- nel sentire quelle parole quasi si mise a piangere. La sua commozione per quel momento con suo figlio terminò sentendo la voce di Robin dire a tutti di andare al ristorante e che loro sarebbero arrivati. La strada la conoscevano tutti visto che avevano prenotato in un piccolo ristorante sulla costa di Storybrooke. Pian piano gli invitati si allontanarono da loro e uscirono dal parco. Rimasero soli e prima di poter dire qualsiasi cosa Regina si buttò verso il marito baciandolo tornando col pensiero alle parole che le aveva detto nella promessa. Il loro momento di intimità venne spezzato quasi immediatamente dal fotografo che sembrava aver fretta di scattare quelle foto nel parco e nel bosco di cui aveva parlato con lo sposo. Lei aveva lasciato quella parte dell'organizzazione a lui. Aveva avuto talmente poco tempo durante quell'anno che aveva lasciato quasi l'intera organizzazione in mano ad altri. Lei aveva pensato al ristorante, alla torta e al suo abito. Nulla di poco conto, ma in confronto a quello a cui avevano provveduto gli altri le sembrava davvero poco. Lei che voleva avere sempre tutto sotto controllo aveva lasciato che altri si occupassero di moltissime cose per il suo matrimonio. A pensarci le veniva quasi da ridere.
Si lasciò trasportare dalle pose e dagli scatti di quelle foto. Non le interessava particolarmente che fossero belle. L'importante erano lei e Robin e lei era totalmente persa in lui.
Nel suo sguardo.
Nelle sue braccia.
Nella sua bocca che si dipingeva in un sorriso tutte le volte che la guardava.
Nei suoi occhi che brillavano sempre di più quando incrociavano quelli di lei.
In ogni più piccolo dettaglio di quell'uomo.
Ogni fibra dei loro corpi sembrava gridare al mondo quanto immensamente si amassero.
 
Tra le foto con un bacio, quelle semplici in cui erano semplicemente loro, quelle con l'arco e quelle con un pizzico di magia passò quasi un'ora. Quando raggiunsero gli altri avevano davvero fame. Nessuno dei due aveva voglia di mettersi a parlare. Volevano mangiare. Fortunatamente era rimasto qualcosa sul tavolo dell'aperitivo per cui senza dar retta a nessuno di quelli che li chiamavano si diressero verso i piatti. Dopo aver preso in mano il cibo si guardarono e iniziarono a ridere. Solo dopo aver ingerito qualcosa tornarono ad ascoltare gli ospiti. Regina fu subito avvicinata da Mary Margaret che teneva Neal stretto al petto.
- Alla fine ce l'hai fatta ad avere il tuo matrimonio- la sposa si morse l'interno di una guancia per trattenere un commento poco adatto e si costrinse a sorridere.
- Sì, mi è servito qualche anno- rispose alla fine cercando di mantenere il sorriso. Sapeva che la donna con cui stava parlando non diceva quelle cose con cattive intenzioni, ma la infastidiva comunque.
- Sono felice per te, davvero- le sorrise. Questa volta non doveva sforzarsi.
- Non ti ho mai ringraziata davvero per quel discorso sulla speranza e tutte quelle cose... E anche per avermi sopportata quando Robin non c'era e tutto il resto. So di essere stata un po' pesante in quel periodo- la sposa riuscì a svincolarsi da quella conversazione e raggiunse suo marito. Lui la prese sottobraccio dandole un bacio sulla testa mentre continuava a parlare con Little John. Lei non seguì minimamente la loro conversazione. Era troppo concentrata sui suoi pensieri.
Pensieri così belli che non si sarebbe mai attribuita.
Pensieri che non facevano altro che rendere il suo sorriso più grande.
Pensieri che le rendevano impossibile allontanarsi da Robin.
Le chiamarono per andare a tavola e lui fece scivolare una mano nella sua. Le loro dita si incrociarono e lo stesso fecero i loro sguardi. Era felici, finalmente. Roland era con Emma ed Henry e avrebbe anche mangiato con loro. Sembrava sempre divertirsi con il suo fratellastro e con la migliore amica della sua matrigna. I due sposi si sedettero al loro tavolo e si goderono la vista su tutti gli invitati che cercavano il loro posto. Quando furono tutti seduti i camerieri portarono gli antipasti. Gli sposi smisero di pensare a rendere quella giornata perfetta. Dimenticarono tutto quello che riguardava gli invitati e iniziarono a mangiare. Regina non ricordava nemmeno l’ultima volta che aveva avuto così tanta fame. Appena finito il piatto si sentì chiamare da Emma. Sfiorò il braccio di Robin e si alzò dirigendosi verso la sua amica.
 
Dopo un pranzo a dir poco lungo e molto caotico per gli sposi che dovevano correre da un tavolo all’altro per riuscire a parlare con tutti gli invitati e fare foto con chiunque arrivò il momento del ballo.
Il primo ballo.
Loro due.
La loro canzone.
After all.
Quella canzone che raccontava del loro amore e della loro storia, di tutte le difficoltà che avevano dovuto superare e della loro costante devozione verso l’altro.
After all the stops and starts
We keep coming back to this two heart
Two angels who’ve been rescued for the fall
After all that we’ve been through
It all comes down to me and you
I guess it’s mean to be
Forever you and me
After all
Ascoltavano le note leggere di quella canzone e, senza nemmeno rendersene conto, volteggiavano in mezzo alla pista circondati da tutti gli altri. Non si accorsero neanche della loro presenza. Erano così presi l’unico dall’altra che i loro cuori battevano all’unisono. Regina si era completamente persa negli occhi azzurri di quel fuorilegge che poteva finalmente definire suo marito. Robin era totalmente perso nel viso sorridente della donna che teneva tra le braccia. Le loro sensazioni erano cullate dalla musica e dalle parole di quella canzone che li accompagnava. Sulla guancia sinistra della donna scese una piccola lacrima e lui non riuscì più a trattenersi. Si abbassò leggermente facendo toccare le loro labbra e distanziandole un po’ in modo da lasciare che le loro lingue si intrecciassero. Sentivano entrambi il bisogno di quel bacio che tolse loro il respiro. Si separarono solo una volta finita la canzone e si allontanarono dagli altri che nel frattempo erano saliti sulla pista da ballo. Alcuni volevano parlare con loro. Altri solo ballare.
Loro volevano stare soli anche solo per un secondo.
Regina bagnò leggermente un fazzoletto pulendo le labbra di Robin dal suo rossetto. Un gesto così dolce in un giorno così speciale che la fece sorridere. Lui le sfiorò una guancia.
- Grazie- gli sussurrò appoggiando la testa alla sua spalla.
- E di cosa?-
- Di tutto questo. Della seconda opportunità che mi hai dato. Dell’amore che mi hai dato. Insomma… grazie di tutto- lui le prese una mano. Restarono così fermi per qualche secondo poi lei andò in bagno a rimettersi il rossetto che era finito sulle labbra di Robin. Al solo pensiero le saliva una risata. Uscì dal bagno e si trovò immediatamente circondata da Henry, Emma e Roland che parlavano tutti insieme. Non riusciva a capire una sola parola di quello che stavano dicendo. Prese un respiro piuttosto profondo prima di interromperli e di chiedergli di parlare uno alla volta o sarebbe impazzita sul serio. Gli altri avevano riso per poi assecondarla. Emma l’aveva trascinata a ballare. Avrebbe preferito poter avere qualche minuto per stare con suo marito e poter davvero parlare, ma sembrava impossibile in quella giornata. Il fotografo continuava a girare da una parte all’altra scattando foto ogni trenta secondi.
Verso le cinque del pomeriggio avevano iniziato a scattare le foto di gruppo. Foto dopo foto dovevano restare in posa sempre sorridenti guardando gli invitati scambiarsi di posto.
- Se non si muovono prendo arco e frecce e faccio una strage- sussurrò il fuorilegge all’orecchio di lei che non riuscì a trattenere un piccolo sorriso.
- Ti do una mano- rispose cercando di limitare quella risata che sentiva salire in gola.
 
Arrivarono, finalmente, a fine giornata, al taglio della torta.
Ultime foto.
Ultimi auguri.
Ultimi sorrisi tirati.
Non vedevano l'ora di restare soli.
Tagliarono insieme la prima fetta mettendola su un piatto. Regina ne prese un pezzettino con la forchetta imboccando suo marito iniziando a ridere. Robin fece altrettando poggiandole, però, la fetta sul naso e sporcandola di panna. Lei cercò di fare un'espressione seria, ma non riuscì a trattenere una risata così spontanea da contagiare il suo compagno che si avvicinò a lei e le baciò la punta del naso dove l'aveva sporcata poi la imboccò.
 
Salutarono tutti e, per ultima, una piccola ragazza bionda con dei ricci tenuti in modo così perfetto che ti facevano dubitare della loro realtà. Baciò Robin sulle guance poi si avvicinò alla sposa sorridendole. Era stata lì tutto il giorno eppure non avevano avuto un secondo di conversazione. Appena ci si accorgeva della sua presenza.
- Allora c'è qualcosa che vuoi dirmi?- disse alla donna in bianco. Quella alzò lo sguardo al cielo poi sorrise.
- La polvere di fata non mente mai-
 
NdA: sognavo da troppo tempo un lieto fine per la mia adorata Regina quindi ho deciso di trasformarmi nell'Autore e darglielo io. Per tutte le mie compagne OutlawQueen che vogliono abbracciarmi per questa cosa tenerissima che è uscita dalla mia mente... Ricambio il vostro amore. Grazie della pazienza per aver letto questa lunga one shot. Alla prossima.
   
 
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