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Autore: Nanek    18/04/2015    4 recensioni
«Stronzo!» urla lei, nuovamente invasa dai singhiozzi «Stronzo! Sei un fottuto stronzo!»
«Audrey! Ma che cazzo… ma che hai? Che è successo?»
domanda lui titubante, lui che tenta di difendersi da quegli spintoni, lui che cerca di prenderle le mani nel tentativo di fermarla.
«Sono uscita con un ragazzo, Hood!» e comincia a perdere il controllo.
«Beh, bene?» e lui non dovrebbe proprio ridacchiare.
«Bene un cazzo, Calum! Ci sono uscita, io… io ci speravo, cazzo! Speravo di poter avere una vita sentimentale dopo anni di solitudine, dopo anni passati a frequentare ragazzi di ogni tipo perché tu, coglione che non sei altro, hai deciso di lasciarmi!» e quelle parole irrigidiscono il moro.
Sono passati così tanti anni.
Lui non ci pensa più a loro due, insieme, come coppia, lui ha dimenticato facilmente quella storia tra due ragazzini immaturi, lui non perde tempo in ricordi a lei tanto cari.
*
«Mi dispiace, Calum!»
«Audrey, torna a casa e… non farti vedere più.»
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Calum Hood, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Losing control

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You know you know
We're losing control
I gotta break way
And nothing's gonna change
You've got to go
It's the end of the road
No matter what you do or say
Baby you're not what I need
I'm over this
I'm over you



 
Eppure Audrey ci sperava davvero in quell’appuntamento.
Dopo due anni sola, senza nessun tipo di relazione con un ragazzo, senza neanche troppi problemi con quella situazione, lui l’ha invitata ad uscire.
Lui, conosciuto per caso, lui che non ormai non ha più importanza, il suo nome è già nel dimenticatoio, il suo nome non lo vedrà più lampeggiare sullo schermo del suo cellulare nero.
Eppure, ci sperava in una svolta, in un qualcosa degno di essere portato avanti.
Ha venticinque anni, si sente come se la vita le scivolasse di dosso, come se il tempo scappasse, corresse via, lontano, ad ogni respiro.
E lei non è più una ragazzina alle prime armi, ma non è neanche una donna così matura, così in grado di proiettarsi solo in avanti, perché lei manda sempre tutto a puttane.
Quel tipo aveva pure scelto il film giusto da vedere insieme, ma tutto il resto era sbagliato.
Troppo romantico, troppo gentile, troppi gesti, carezze, comportamenti che le hanno fatto alzare gli occhi al cielo, togliendole la concentrazione dalle immagini proiettate davanti a lei.
Va bene tenersi per mano, ma lui ha esagerato con quei grattini, con quelle moine che neanche un fidanzato concede mai.
E poi l’ha subito inquadrato, lei, l’ha subito capito quando sono usciti dal cinema che doveva scappare, perché con lui non ci sarebbe rimasta un solo secondo di più.
E lo sapeva che avrebbe tentato di baciarla, mentre l’accompagnava alla sua macchina.
Ma lei sa schivare bene i baci diretti, sa essere davvero veloce, quando vuole: e le labbra di lui sono cadute sulla sua guancia.
«Non… non me la sento di andare oltre all’amicizia» parole dette con incertezza, parole che lo hanno fatto annuire, non c’era molto da spiegare, da dire, era solo… un’uscita di prova, e le è bastata a capire che non c’è feeling, non c’è storia, c’è solo rabbia.
Perché Audrey sta guidando, in questa notte buia, la strada trafficata, l’orologio che scocca la mezza notte.
Ha gli occhi concentrati sulla guida, la radio che va a mille e che la tiene ancora sveglia, le mani sul volante sembrano pietrificate, mentre dentro di lei comincia a porsi domande crudeli.
È stata stupida, non doveva accettare l’invito.
Sta diventando troppo esigente, troppo selettiva.
Finirà sola, finirà attorniata da coppiette felici mentre lei avrà la compagnia della sua ombra.
Doveva lasciarsi baciare.
No, non doveva, non doveva farlo se non se la sentiva.
Invece sì, doveva, lui poteva renderla felice.
No, non è vero, lui l’ha solo messa nell’imbarazzo più totale, lui e il suo silenzio, lui e il suo modo estremo di essere gentile e romantico.
Sta diventando sempre più acida, sta sprofondando nella solitudine, senza via di fuga.
Scatta il rosso, all’incrocio.
Un sospiro.
Guarda fuori dal finestrino, sta guidando da dieci minuti senza neanche rendersi conto di dov’è arrivata.
Riconosce quella strada rapidamente.
E, come se fosse un segno, alla radio passa quella maledetta canzone.
Maledetta, perché riempie la sua mente di ricordi lontani, così passati che dovrebbero essere disintegrati.
Ricordi di quando aveva sedici anni, ricordi di una relazione così vecchia che… che non dovrebbe più farle scendere le lacrime dagli occhi.
Perché quegli occhi color del ghiaccio sono lucidi in questo momento.
Perché quella lacrima, sulle note di quella maledetta canzone, le solca la guancia, una lacrima calda, bastarda, che dà inizio al putiferio, annebbiandole la vista, facendole cominciare i singhiozzi, mentre quelle immagini le passano davanti come un film.
Perché l’ultima persona a cui dovrebbe pensare in questo momento è un ragazzo dagli occhi scuri, quel marrone inteso che amava fissare, quegli occhi che l’hanno guardata per così tanto tempo, che hanno guardo ogni singola parte di lei.
Quei capelli neri, poi, che, da quando lui sta con quella lì, ha deciso di colorarli un po’, qualche riga bionda giusto per sembrare ancora più coglione, quelle fasce bionde che gli stanno così bene che lei vorrebbe solo tagliargliele via.
Quelle labbra carnose, quel sorriso che si nasconde sotto, quel sorriso che lui le ha rivolto per quattro anni, quel sorriso che ha tenuto nascosto mentre la lasciava.
Sono passati cinque anni da quando si sono lasciati.
Sono passati cinque anni da quando lui, Calum, l’ha lasciata.
Poche parole, sufficienti a mettere fine alla loro relazione.
Lei aveva sedici anni quando credeva di aver trovato quello giusto.
Lei aveva vent’anni quando il suo mondo le è crollato addosso, quando tutto è diventato menzogna, bugia, illusione.
Si era stancato di lei, fine del discorso.
Lacrime? Sì.
Tristezza? Sì.
Dolore? E nessuno sa quanto.
Ma lei ora ha venticinque anni, dovrebbe averla passata la fase della disperazione.
Eppure, sulle note di quella canzone, sta piangendo.
«Vaffanculo!» si trova ad esclamare, mentre scatta il verde, mentre quella freccia verde segna la sua svolta a sinistra, scelta che prende senza pensarci, scelta sbagliata che lei non doveva neanche lontanamente pensare.
Lei e Calum sono amici, in qualche modo.
Si vedono, qualche volta.
Lei sa benissimo che lui ha lei, l’altra, Rebecca.
Lei sa che lui è felice.
Lei sa che lui adesso è in casa, perché i genitori lavorano al pub fino a notte fonda.
Lei lo sa che è mezza notte passata di un sabato sera e che, probabilmente, lui è con Rebecca.
Ma non ci pensa, mentre parcheggia la macchina.
Non ci pensa, quando è già  lungo il vialetto.
Non ci pensa, quando nota la luce aperta.
Non ci pensa, quando commette l’errore di suonare il campanello di casa Hood.
Un’ombra appare dalla porta, una figura che accende la luce del portico.
Un Calum piuttosto infastidito si fa vedere.
I capelli un po’ scompigliati, l’aria di chi forse stava dormendo, la canottiera stropicciata, i jeans della tuta, i piedi scalzi: sempre lui, sempre Calum.
«Chi cazzo è?» chiede con quel tono di voce che la fa irrigidire, ma non troppo.
«Audrey» risponde, sorprendendolo.
«Audrey?» e il sopracciglio si inarca, apre il cancello, per poi avviarsi verso quel vialetto, come ad accoglierla, come a tenerla lontana da casa sua: non la vuole far entrare, non la vuole lì in quel momento, ma lei non sembra neanche rendersene conto.
«Che ci fai qui?» e lei sente come il malsano bisogno di avvicinarsi al suo corpo.
Alza le mani, appoggiandole sul suo petto, sente il calore toccarle i polpastrelli, mentre Calum continua ad essere sempre più confuso.
Si guardano negli occhi, ma Calum si rende conto troppo tardi di quelle lacrime che solcano il viso di lei, si rende conto troppo tardi che lei alza le mani fino a spintonarlo brutalmente, cogliendolo alla sprovvista, facendolo barcollare.
«Stronzo!» urla lei, nuovamente invasa dai singhiozzi «Stronzo! Sei un fottuto stronzo!»
«Audrey! Ma che cazzo… ma che hai? Che è successo?» domanda lui titubante, lui che tenta di difendersi da quegli spintoni, lui che cerca di prenderle le mani nel tentativo di fermarla.
«Sono uscita con un ragazzo, Hood!» e comincia a perdere il controllo.
«Beh, bene?» e lui non dovrebbe proprio ridacchiare.
«Bene un cazzo, Calum! Ci sono uscita, io… io ci speravo, cazzo! Speravo di poter avere una vita sentimentale dopo anni di solitudine, dopo anni passati a frequentare ragazzi di ogni tipo perché tu, coglione che non sei altro, hai deciso di lasciarmi!» e quelle parole irrigidiscono il moro.
Sono passati così tanti anni.
Lui non ci pensa più a loro due, insieme, come coppia, lui ha dimenticato facilmente quella storia tra due ragazzini immaturi, lui non perde tempo in ricordi a lei tanto cari.
«Audrey… credevo che fosse finito il periodo del risentimento…» la voce bassa, pacata, voce che la ferisce, che la porta ad urlare ancora più forte.
«Lo pensavo anche io, fottuto idiota! Ma guardami! Guardami!» le mani che si muovono nervosamente «Ho venticinque anni e non riesco ad avere una relazione stabile da quando mi hai lasciato. Ho venticinque anni e ancora oggi confronto tutti i ragazzi che mostrano il minimo interesse nei miei confronti con te. Ho venticinque anni e… e…» le lacrime la fanno singhiozzare, le lacrime le rigano il viso, la matita nera che cola appena dagli occhi, le mani che cominciano a tremare e la sensazione di essere più sola che mai, nonostante lui sia lì.
Perché Calum resta immobile, non fa un passo verso di lei, non osa abbracciarla, non osa toccarla, non vuole consolarla, non vuole proprio avere niente a che fare con lei, lei è un vago ricordo di quando aveva solo sedici anni, lei non è nulla di importante nella sua vita, lei è solo una sciocca, un’illusa che non vuole più tra i piedi.
«Non sai quanto soffro, Cal. Non sai quanto odio avere ancora le lacrime quando penso a te, quando sento la nostra canzone, quando vedo che nessuno mi vuole bene, mi ama, come te. Io non so più che fare, Cal, io mi sento solo così stupida» e si asciuga le lacrime con il palmo della mano, i singhiozzi però che rimbombano ancora nel petto, mentre quegli occhi marroni non sembrano minimamente interessati ai suoi sentimenti, ai suoi problemi.
E vorrebbe davvero dirle su, chiederle che vuole ancora, chiederle per quanto tempo ancora vuole rompere le palle di sabato sera, ma evita di farlo, evita di arrabbiarsi, spera che quel silenzio basti a farla andare via.
«Calum…» la mano di lei cerca un contatto con la sua, ma il ragazzo fa un passo indietro, facendole scendere nuovamente una lacrima calda «Sei con Rebecca?» e lui trova pure il coraggio di mentire pur di togliersela di mezzo, annuendo, allontanandosi un poco.
«Audrey, devi andare a casa»
«Calum… io voglio solo… io… mi dispiace, Calum. Io non volevo, lo giuro…» ma il ragazzo le dà le spalle, non vuole più ascoltarla, non vuole più vere niente a che fare con lei.
«Mi dispiace, Calum!» urla lei ancora, irritandolo, facendolo imbestialire, piangendo senza neanche rendersi conto di come la situazione stia peggiorando sempre più.
Sta rovinando ogni cosa, sta rovinando pure la possibilità di essergli amica, è inerme, è fuori controllo.
E, Calum, è solo un fottuto stronzo.
Perché spesso confondiamo l’amore, spesso crediamo di aver scelto la persona più giusta a cui darne tanto, troppo.
Ma troppo spesso sbagliamo, lasciando che il passato, i ricordi, ci facciano perdere la concentrazione su chi c’è adesso, su chi può accompagnarci verso il futuro.
E, Audrey, questo l’ha dimenticato.
E, Audrey, si sente il cuore andare in mille pezzi al sentire quelle parole.
«Audrey, torna a casa e… non farti vedere più.»




 
Note di Nanek
No ma… okay, diciamo che Calum nelle mie storie è sempre quello che soffre… ho detto, dai, diamogli una rivincita! Ma… è un bastardo in questa OS.
Sarò sincera, doveva essere su Luke e il personaggio di Luke doveva consolare la ragazza, volevo un finale aperto pieno di speranza e tutto ma… la Mary (che ringraziamo per il FAVOLOSO banner <3) e la Jade (ciao Reddie! <3) mi hanno detto “Vai di Calum”… e diciamo che Calum non me lo vedo come Luke, me lo vedo più stronzo e senza cuore :D
Diciamo che per questa scena un po’ da fuori di testa… stonava un po’ il lieto fine.
Si sono lasciati da 5 anni… era ridicolo credere all’Amore eterno.
Boh, forse sto diventando seriamente troppo acida ahahah
Ma sono dettagli :D
Grazie sin d’ora a chi ha letto <3 e grazie a chi vorrà insultare Calum in una recensione :D
Nanek
  
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