Anime & Manga > D.Gray Man
Ricorda la storia  |      
Autore: Haemoglobin    26/12/2008    3 recensioni
Se avessi soltanto potuto immaginare la quantità gargantuesca di danni che avrei provocato con il mio gesto… A proposito, che ne pensate dell’aggettivo “gargantuesco”? A me piace immensamente, è così raro da trovare nelle frasi… E quando esce dalla bocca di me, dichiarato ignorante, produce un suono ancora più gradevole.
Genere: Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Road Kamelot, Tyki Mikk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Vermilion Red (Rosso Vermiglio)

Personaggi: Tyki e Road. Nessun Pairing.

Genere: Nonsense.







Se avessi soltanto potuto immaginare la quantità gargantuesca di danni che avrei provocato con il mio gesto… A proposito, che ne pensate dell’aggettivo “gargantuesco”? A me piace immensamente, è così raro da trovare nelle frasi… E quando esce dalla bocca di me, dichiarato ignorante, produce un suono ancora più gradevole. Comunque, non perdiamoci in barabubbole. Dicevo del mio stupido e avventato gesto, che fu il seguente: rifiutare l’invito di Road di seguirla nella sua “sorveglianza notturna”; dire “invito” è un eufemismo, e chiamare le sue passeggiate omicide “sorveglianza notturna” è una battuta esilarante. Comunque, lungi da me privarvi del piacere di sentire il racconto della mia orribile nottata per esteso. Procederò narrandovi gli avvenimenti nel mio modo preferito, ovvero dal principio dei tempi; dunque…



La mia nottata era cominciata in modo assolutamente innocente: avevo cenato, diretto una conversazione a monosillabi con Lulubell (con la quale mi sembrava di parlare uno strano dialetto indiano; le nostre conversazioni si destreggiavano tra “sì”, “no”, “magari domani”, “mmm”, “forse sì”, “ma anche no”, “ma dai”… ci siamo intesi, insomma), mi ero fatto un giro per la casa del Conte (le camere erano notoriamente tutte uguali: buie, con dei quadri che penzolavano da chissà dove, e tante foto di soggetti inquietanti), quindi mi ero fatta una doccia ed ero filato nella mia camera, congedandomi con un distratto “buonanotte” diretto a Lulubell, al Conte e a Road.

Road. Ecco il nocciolo della questione. Per tutta la serata si era comportata in modo assolutamente ineccepibile, non mi aveva chiamato “Tyki-pon” neanche una volta e neanche una volta mi aveva costretto ad assaggiare le sue caramelle. Normalmente sarei stato grato di quella pace da lei gentilmente concessa, ma avvertivo… Ecco, questo sembrerà stupido, ma avvertivo una specie di atmosfera ostile attorno a lei. Come quando si è seduti vicino a una persona arrabbiata, anche se non con voi. Il cambiamento di atmosfera si avverte alla grande.

Comunque, mi ero ritirato nella mia angusta stanza (da me ribattezzata “l’angusta stanza”) e stavo disteso nel mio letto (ribattezzato “Il mio fottuto letto”, per la cattiva abitudine che avevano gli insetti più schifosi e svariati di infilarvisi dentro e morirci) aspettando che il sonno arrivasse, quando sentii la porta della stanza aprirsi, e un peso morto buttarsi sopra di me. Lo ammetto, Road è alta un metro e uno sputo e pesa meno di una piuma, ma lanciandomisi addosso mi mozzò il respiro.

- Tykkki!

Gorgogliò cingendomi il collo e ingoiando una caramella alla fragola, a giudicare dal suo alito.

- Tyki!

Ripeté cinguettando quando vide il mio sguardo di fuoco.

- Ronda felina?

Mi propose, con gli occhi che luccicavano; “ronda felina” era il suo personale soprannome ai suoi giri notturni. Io scossi la testa e feci una smorfia

- No.

L’espressione di lei cambiò subito.

- No?

Ripeté, gelida

- Che significa “no”?

Se avessi veramente fegato le avrei rivolto un sorriso sarcastico e avrei detto “no significa no, cara.”, e sempre sogghignando mi sarei voltato e avrei dormito alla grossa (e alla facciaccia sua) … Ma visto che un sano istinto di sopravvivenza mi suggeriva di non farlo assolutamente, le dissi semplicemente

- Ho molto sonno.

- Potrai dormire più tardi.

Disse Road, con il broncio; io annuii

- Certo,certo che potrei, ma non avrei la stessa soddisfazione che avrei nel dormire ora che il sonno chiama.

Lei soppesò il problema per un eterno minuto

- Secondo me saresti più soddisfatto se dormissi dopo.

Sentenziò

- E perché mai?

- Perché avresti più sonno, e ti addormenteresti più facilmente.

Una logica innegabile. Accidenti.

Sbuffai, mi passai una mano tra i capelli e tentai di riflettere

- Il fatto è

Mi buttai

- Che io voglio dormire ora.

Ora, ai fini della cronaca, vorrei precisare che, per quanto sembri strano, Road non riesce a nascondere nulla; sarà pure una bambina perfidissima, ma il suo viso è come un campo di grano durante una giornata ventosa: ti accorgi di ogni singolo cambiamento della sua espressione, così come nel campo di grano ti accorgi di ogni folata di vento che ne increspa la superficie.

Dico questo perché l’espressione che mi rivolse fu un concentrato di rabbia allo stato puro, ma durò meno di un millisecondo.

- Va bene.

Disse conciliante, issandosi per scendere dal letto e dandomi un casto bacio sulle labbra

- Ci vediamo.

Aggiunse poi, quando io vedevo solo la sua figura stagliarsi sul margine della porta
.
Ci vediamo eccome, bellezza mia! Fammi un fischio non appena sentirai il pettirosso cantare la ninna nanna al gallo, arriverò di corsa!

Fu questo quello che pensai confusamente abbandonandomi alle tenebre dell’incoscienza
.




Quando mi svegliai, era molto più luminoso di quanto pensassi.

Non mi trovavo nel comodo letto a baldacchino dell’Angusta Stanza. Mi sedetti, ancora mezzo addormentato, sulle lenzuola… che non erano le lenzuola rosso vermiglio del mio Fottuto Letto.

Ero ancora un po’ rincoglionito dal sonno, ma non così tanto: stavo sognando. E c’era in mezzo lo zampino di Road.

Molto divertente, bellezza. Di sicuro quando mi sveglierò ti renderò pan per focaccia, stanne certa; hai presente la tua bambola, quella con gli occhi di bottone blu? Bè, rovinarle la faccia ancora di più non posso perché è già troppo disastrata e non te ne accorgeresti… Ma che ne diresti se le staccassi entrambe le gambe, eh?! Sarebbe divertente prendersi cura di una bambola paraplegica, stronzetta?!

Mi alzai e, brontolando e imprecando, uscii dalla stanza; mi trovai davanti una palude.

Eh?

Stiamo scherzando?

- Oh, salve!

Disse una voce di donna; trasalii impercettibilmente e mi girai

- Buongiorno a lei! Posso sapere, per cortesia, dove mi trovo?

- Come… “dove si trova?” Quando la ragazza lo ha portato qui ieri lei mi ha detto anche il suo numero di alloggio…

- Numero di alloggio?

- Certo, il numero della sua stanza… lei vive qui.

- Oh, no.

- No, le assicuro che io l’ho sempre vista girare qui intorno!

Imprecai senza riserve e chiesi a denti stetti alla donna chi mi avesse portato ieri sera al mio alloggio. Lei ci pensò su

- Una donna.

Disse infine

- Prima ho sbagliato a dire ragazza, questa qui avrà avuto minimo trent’anni.

- Trent’anni? Mai stato che io mi facessi vedere in giro con una donna così… vecchia!

- Abbassi la cresta, signorino.

Minacciò la donna

- Io ne ho trentuno.

- E io ne ho ventisei! E non so chi sia questa tizia!

- Eh, a passar le sere a far bagordi, che vuole..

- Non scherzi, e mi dica… Com’era?

Ci pensò su ancor più di prima

- Hem… Una un po’ insulsa, non so se mi spiego; una bionda slavata, mezza anoressica, con dei vestiti che parevano smessi da un funambolo. Tra me e lei, ovvio.

- Tra me e lei

Confermai, riluttante. Chi era questa dannata tizia? E questa matta che piantava l’entrata delle stanze davanti all’acqua limacciosa delle paludi?

… Ma certo, svelato l’arcano: tutto un trucco di Road. Sarebbe bastato dormire e non pensarci più, prima o poi sarei tornato a casa.

- Bè, allora io la saluto e torno in camera.

Dissi alla donna, alzando la mano in segno di saluto. Lei mi bloccò

- Eh, no, stanno facendo le pulizie nella sua stanza in questo momento!

Io, riluttante, mi fermai.

- E allora che dovrei fare aspettando che finiscano?

La donna sorrise

- Potrebbe aiutarmi con queste brocche d’acqua. Pesano molto.

- Infatti, pesano. E io qui sono un ospite.

- Oh, su. Se mi aiuta, le darò anche il pranzo gratis.

- No, grazie.

- E anche la cena.

- Non mi tenti, la prego.

Dissi sarcasticamente. Neanche per tutto il cibo del mondo avrei accettato di portare quelle brocche; oltre a sembrare pesantissime, erano probabilmente gli oggetti più sporchi che avessi mai visto. E se ve lo dice uno che lavora in miniera! Non avrei lasciato che Ease toccasse quelle schifezze neanche con un bastone.

- Allora faccia un po’ quello che le pare, e buon pro le faccia.

- A lei.

Augurai, allontanandomi. Decisi che avrei fatto una passeggiata e mi sarei messo a dormire sotto qualche albero… E già dopo pochi passi, di palude non ce n’era nemmeno l’ombra.

In compenso, c’era uno strano tizio con un enorme cappello che stava appoggiato vicino a un muro.

- Fratello… Fratello!

Boccheggiò

- La prego, mi dia un poco di denari. La mia pancia brontola.

- C’è una signora con delle brocche lì che può offrirle la cena.

Replicai, indicando la donna che arrancava sotto il peso delle brocche

- La prego, mi dia un poco di denari per la mia famiglia! Manca il cibo, continuano a litigare!

- Nella mia famiglia con il cibo ci fanno le battaglie, dovrebbe ritenersi fortunato perché un ananas in testa non fa mai bene!

- La prego, mi dia un poco di denari! La miniera dove lavoravo è crollata!

Risi

- Crollasse la miniera dove lavoro io, faremmo tutti festa! Mai sentito parlare di soldi per la liquidazione?

L’uomo scosse la testa

- Li ho usati per comprare il cappello.

- Allora venda il berretto e vedrà quanti soldi le arriveranno! Ci vediamo, signore!

- Ti rifiuti di farmi l’elemosina?

Più che rifiutarmi, caro berrettaio, ne sono costretto visto che non ho un soldo in tasca! Vuoi che mi metta a ballare la pizzica per poi darti i guadagni? Di sicuro guadagneresti di più vendendo il berretto!

- Purtroppo.

- E allora, che buon pro ti faccia!

- A lei.

Risposi, sentendo come una sensazione di deja vù; strano, vero?

Continuai la mia camminata senza incontrare altri tizi strani; tornando indietro, però, avvertii la sensazione di essere seguito.

Mi nascosi dietro a un albero e, per un buon quarto d’ora aspettai che venisse quel misterioso qualcuno inseguitore. E’ superfluo dire che, ovviamente, non venne nessuno; la voglia di dormire ormai mi era passata, e alla mia indifferenza ormai era subentrata la disperazione.

- Road!

Gridai rivolto al cielo

- Road, fammi uscire! Fammi tornare a casa!

Sentii un dito che mi picchettava sulla spalla e per poco non svenni

- Chi mi chiama?

- Ameringo tuo, che poco t’ama.

- Meno ancora mi amerà se girato mi vedrà!

Mi voltai, scocciato, e vidi che davanti a me c’era un ragazzo poco più che tredicenne che mi guardava incuriosito

- Sei tu Ameringo?

Gli domandai, acido; lui scosse la testa

- Ameringo è scappato da quella parte.

Disse indicandomi un sentiero polveroso.

- E tu chi saresti, se non sei Ameringo?

- Road è forse il tuo Dio? Lo chiamavi con così tanta disperazione!

Alzai gli occhi al cielo. Forse il nocciolo della questione era proprio quello.

- Hem… Sì, sì. Road è il mio Dio. Figlia del Dio Maggiore, il grande Noah.

- Lei è quindi ateo?

- No, credo in Noa… Hem, in Road.

- E ha paura che questo Road la fulmini,per caso’ Continua a guardare il cielo!

- Sto aspettando la colomba che mi porti a casa.

Dissi, senza ascoltare realmente quello che stavo dicendo.

- E mi aiuterebbe a portare quel carretto fino al mio alloggio?

- Ti dico quello che ho risposto alla donna e al mendicante, che chiesero il mio aiuto prima: NO!

- Allora, buon pro le faccia!

- A te.

C’è un che di ripetitivo in tutto questo, pensai, allontanandomi scocciato. Sentii il terreno cedermi sotto i piedi e, rantolando, mi svegliai.

- Road!

- Dimmi, Tyki-pon.

Era seduta ai piedi del mio letto, sorridente e contenta.

- Stronzetta!

- No.

Scosse la testa

- No, Tyki-pon, tu lo sei: non hai aiutato l’albergatrice che ti offriva riparo e cibo, non hai aiutato il povero mendicante e non hai aiutato neanche il bambino! Fossi in te mi vergognerei!

Mi sollevai a sedere, sudato, e ansimai

- Che dici, tu li avresti subito ammazzati!

Lei annuì, contenta

- Certo che sì! E tu, non avendolo fatto, sei anche una vergogna per Noah! Lo hai pure rinnegato pensando che se avessi detto che sono il tuo Dio ti avrei fatto uscire…

- Tu mi hai fatto uscire dopo che io l’ho detto.

Le feci notare; lei mosse una mano con aria annoiata

- Mica per quello! Mi stavo annoiando, ormai.

- Oh, mi dispiace.

Dissi minaccioso, alzandomi.

- Road, hai presente la tua bambola, quella con gli occhi di bottone blu?

- Lillian?





Ecco, le conseguenze gargantuesche del mio gesto avvenirono dopo che ebbi trasformato Lillian la Bambola in Lillian la Bambola Paraplegica.

La punizione di Road non la auguro a nessuno, ma almeno un pizzoco di soddisfazione l’ho avuto, diciamocelo.







Spazio dell’autrice

Hem, buongiorno! A questa fanfic non ho pensato, mi è venuta fuori così. Non ne sono particolarmente contenta. E’ nel mio stile, una non sense, soltanto che è un po’ più lunga del solito.

Vorrei che fosse venuta meglio, dico la verità.

C’è qualche riferimento a Pinocchio, qualcuno a quella favola di cui non ricordo il nome (“Chi mi chiama?” ”Federico tuo, che poco t’ama” “Meno ancora mi amerà quando in viso mi vedrà, cra cra”), ma soprattutto penso che si avverta un Tyki diverso dai miei precedenti scritti. Forse è più simpatico questo. Il titolo “Vermilion Red” significa Rosso Vermiglio, e l’ho scelto perché… Bè, perché il rosso vermiglio è il mio colore preferito, ed è anche il colore delle lenzuola di Tyki nella storia.

Vi ringrazio moltissimo se vorrete recensire, ne sarei molto contenta. E grazie di aver letto!
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: Haemoglobin