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Autore: shasha1993    19/04/2015    4 recensioni
La luna era nel suo ultimo quarto e solo un tenue bagliore filtrava dalle spesse barre di metallo della cella. Lo scorrere del tempo era segnato dal ticchettio di un orologio, ed ogni movimento delle lancette era accompagnato da un urlo di dolore. Le uniche due figure nella stanza stavano una di fronte all'altra: un ragazzo i cui capelli erano dello stesso coloro della luna ed una giovane ragazza coperta solo da una sottile camicia da notte. [...]
Genere: Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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La luna era nel suo ultimo quarto e solo un tenue bagliore filtrava dalle spesse barre di metallo della cella. Lo scorrere del tempo era segnato dal ticchettio di un orologio, ed ogni movimento delle lancette era accompagnato da un urlo di dolore. Le uniche due figure nella stanza stavano una di fronte all'altra: un ragazzo i cui capelli erano dello stesso coloro della luna ed una giovane ragazza coperta solo da una sottile camicia da notte. Lui troneggiava sul corpo esile di Clarissa, i cui polsi erano saldamente fissati a due catene che come bracciali preziosi ornavano i suoi polsi, la cui pelle risultava lacera e brillava di un rosso scarlatto. Quando le sue ginocchia cedettero, andando ad infrangersi contro il pavimento di pietra, Sebastian abbassò il braccio in cui impugnava la frusta e rilassando i muscoli tesi iniziò a camminare intorno al corpo privo di energie di sua sorella. Linee scarlatte le percorrevano la pelle e il sangue che fuoriusciva dalle ferite metteva ancora più in risalto la sua carnagione chiara. Tornando di fronte a lei la guardò attentamente, la sua sorellina era una vera guerriera, proprio come lui. Ogni notte la stessa scena si ripeteva più e più volte e ci volevano diverse sferzate di frusta prima che lei iniziasse a urlare dal dolore, non riuscendo più a sopportare le fitte lancinanti e potendosi sfogare solamente urlando fino a perdere la voce. Ripensando ai suo lamenti Sebastian si passò la lingua sulle labbra e avvicinandosile le mise una mano fra i ricci cremisi, accarezzandoli lentamente, ma il verso di disappunto di lei gli fece stringere gli occhi a due fessure e serrando il pugno, le afferrò i capelli facendole alzare a forza il viso. I loro occhi si incontrarono, smeraldi luminosi contro onice nera, luce verso tenebre, ghiaccio contro fuoco. Sebastian stava letteralmente bruciando, sentiva il sangue scorrergli come lava nelle vene, il cuore pulsava ad un ritmo frenetico e poteva sentirne chiaramente il battito rimbombargli nelle orecchie. Nulla al mondo gli aveva mai fatto sentire sensazioni simili, nemmeno in battaglia il suo corpo si accendeva in quel modo. Lei era l'unica che risvegliava qualcosa nel profondo della sua anima, sì perché lei gli aveva provato che c'era qualcosa in lui e che non era solamente un guscio vuoto.

Allentando la presa fece scivolare le sue dita sulla fronte di lei, disegnandone i contorni fino ad arrivare alle labbra gonfie ed arrossate, che lei ogni giorno si mordeva a sangue cercando di trattenere le urla per non dargli soddisfazione. Appena le sfiorò la sentì sussultare e muoversi cercando di ritrarsi da quel contatto che sembrava disprezzare. Sebastian digrignando i denti le serrò la mano destra intorno al collo sollevandola da terra e allentando le catene fissate al soffitto che la tenevano sorretta. Le labbra di lei si schiusero annaspando in cerca di aria, ed aumentando la pressione delle dita vide il suo volto contrarsi in una smorfia di dolore arrossandosi. Era talmente fragile che avrebbe potuto spezzarla con la semplice forza di una mano, ma un attimo prima che lei perdesse i sensi allentò la presa premendo il proprio corpo contro a quello di lei, per impedirle di cadere al suolo. Era leggera come una piuma nel suo abbraccio e il suo corpo sembrava creato apposta per combaciare con il suo. Anche per quella notte si era stancato di giocare con lei, gli piaceva vederla contorcersi dal dolore e ogni suo urlo era musica per le sue orecchie, ma nello stesso tempo non voleva portarla al limite di non ritorno. Nulla al mondo l'avrebbe mai potuta strappare dalle sue braccia e lui faceva tutto quello solo per lei. Ogni sferzata di frusta, ogni singola tortura che le infliggeva era per il suo bene... Ogni goccia del sangue della sua sorellina, del suo stesso sangue, era versata per il loro futuro. Non conosceva altro modo per piegarla e anche se lei dal principio si era ribellata a lui in ogni modo, a poco a poco si stava plasmando al suo volere. Era tenace e cocciuta e questo doveva riconoscerlo, ma stava imparando sempre più a sottomettersi ed era convinto che presto sarebbe stata completamente sua, come avrebbe dovuto sempre essere. Estraendo lo stilo dalla tasca posteriore dei pantaloni tracciò delle rune e la liberò dalle catene ai polsi, sentendo il suo corpo caldo che si afflosciava fra le sue bracca. Sentiva il sangue di lei passargli attraverso i vestiti fino a raggiungere la sua pelle e stringendola più forte affondò il viso nel suo collo ispirando la sua fragranza mista all'odore rugginoso del sangue. Serrando gli occhi percorse il profilo del suo collo fino ad arrivare sulla spalla, dove passò la lingua su un taglio aperto, assaporando il sapore del sangue fresco e immergendosi in quella carne calda che pulsava, godendo nel sentire il gemito di dolore che uscì dalle labbra della sua sorellina. Leccandosi le labbra guardò il suo viso diafano e ancora immacolato, non aveva mai osato colpirla in viso, perché non si sarebbe mai perdonato di deturpare quel volto che trovava perfetto. Clary teneva gli occhi chiusi e le labbra erano piegate in una smorfia, a differenza dei primi giorni ora non lottava più per liberarsi dal suo abbraccio, aveva imparato che ogni sforzo era inutile e che solo lui che le procurava quel dolore era anche l'unico che in quel momento l'avrebbe aiutata. Prendendola in braccio si diresse verso l'uscita della stanza, percorrendo il corridoio fino a trovarsi davanti ad una porta di legno massiccio. Entrò chiudendosela alle spalle e dirigendosi verso il letto sul fondo della camera, sul quale adagiò la sua sorellina. Il materasso si abbassò sotto il suo peso mentre si sedette sul bordo di fianco a lei, soffermandosi a guardarla per qualche secondo, era così vulnerabile che un sorriso gli si formò in viso. Portò le mani verso il bordo della leggera camicia da notte, lacera e macchiata di sangue e la fece scivolare lungo il corpo della ragazza, lasciandola completamente nuda.

Sporgendosi verso il comodino immerse uno straccio pulito nella bacinella d'acqua e tornando a fissare il corpo di Clarissa, iniziò a pulire il sangue lungo ogni ferita. La frusta era l'arma che preferiva in assoluto, i segni che percorrevano la pelle di sua sorella la rendevano ancora più bella, odiava quell'arma a causa della sua infanzia, ma nello stesso tempo non poteva fare a meno di usarla contro di lei. Aveva provato su di lei anche lame ed altre armi, ma nulla gli provocava le stesse sensazioni del suono della frusta seguito dai gemiti di dolore. Passò il panno su tutto il corpo di sua sorella, non tralasciando nessun centimetro di pelle e a poco a poco l'acqua nella bacinella si tinse di rosso scarlatto. Usando lo stilo tracciò alcuni iratze sulle gambe e braccia di Clarissa, e la coprì con il lenzuolo, osservandola riprendere un colorito normale a poco a poco. Ogni giorno la distruggeva incessantemente e senza pietà e alla fine di ogni giornata la curava e la rimetteva in sesto per il giorno successivo. Era diventata una routine oramai, ma ogni giorno era diverso e migliore del precedente secondo lui.

- Jonathan ... -

La voce flebile e roca di lei lo distrasse dai suoi pensieri e guardandola in viso si accorse che aveva ancora gli occhi chiusi. Alzandosi prese un bicchiere d'acqua e tornando seduto sul letto lo avvicinò alle sue labbra, facendole bere qualche sorso.

Con l'indice asciugò una goccia che le era scivolata lungo il mento scorrendo fino al collo e aprendo la mano poggiò l'intero palmo sulla sua pelle, proprio sopra la clavicola. La sentì irrigidirsi ma non si ritrasse e sorridendo alzò lo sguardo trovando quei due smeraldi, che tanto lo attiravano, intenti a fissarlo. Non vi leggeva più l'odio di un tempo, molto probabilmente la consapevolezza aveva preso il posto dell'odio e della rabbia, ma nello stesso tempo non avevano perso quella particolare luce di sfida che li contraddistingueva. Sporgendosi verso di lei le posò un bacio veloce sulla fronte, mentre lei irrigidendosi trattenne il fiato. Con una certa riluttanza interruppe il contatto alzandosi, non prima di averle sfiorato le labbra con il pollice.
- Dormi sorella... tornerò da te domani. -

Clary serrò gli occhi mentre una lacrima solitaria scese lungo la sua guancia ed il ragazzo con l'indice della mano destra l'asciugo voltandosi, dirigendosi fuori dalla stanza e chiedendosi la porta alle spalle. Appoggiandosi con la schiena alla porta di legno osservò il dito sul quale luccicava ancora la lacrima di Clary e portandolo alle labbra sorrise trionfante sentendo il sapore salato sulla lingua e pensando alla nuova alba che da li a poche ore sarebbe sorta.


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Grazie per aver letto questa one-shot che non ha né capo né coda, sentitevi libere di muovere critiche o di farmi sapere se c'è qualche errore.
Buona serata.
Shasha =)
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