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Autore: Itsamess    20/04/2015    5 recensioni
STORIA DA REVISIONARE
La festa di compleanno del suo migliore amico e Spock riesce a contare almeno ventidue buoni motivi per non andarci.
L’unica ragione per cui accetta l’invito ha i capelli biondi, due occhi che non promettono niente di buono e un’ammirevole determinazione nel rovinargli la serata.
«Un MilkyWay tiepido con una spolverata di cannella, grazie»
Spock sceglie di ignorare l’occhiataccia del barman e si domanda di nuovo perché ha accettato di partecipare a quella stupida festa. Non conosce nessuno degli invitati - quasi tutti compagni di accademia di Kirk - ed è sicuro al 92.5% di non volerli conoscere: un gruppo di cadetti sta tentando da un quarto d’ora di centrare un bersaglio con le freccette, ma devono essere troppo ubriachi per riuscirci perché continuano a tirare colpi a caso che si conficcano sulla parete.
Questo è il nostro esercito
Se le freccette fossero missili avremmo già scatenato una guerra intergalattica
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James T. Kirk, Spock | Coppie: Kirk/Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Un MilkyWay tiepido con una spolverata di cannella, grazie»
Spock sceglie di ignorare l’occhiataccia del barman e si domanda di nuovo perché ha accettato di partecipare a quella stupida festa. Non conosce nessuno degli invitati - quasi tutti compagni di accademia di Kirk - ed è sicuro al 92.5% di non volerli conoscere: un gruppo di cadetti sta tentando da un quarto d’ora di centrare un bersaglio con le freccette, ma devono essere troppo ubriachi per riuscirci perché continuano a tirare colpi a caso che si conficcano sulla parete. 
Questo è il nostro esercito
Se le freccette fossero missili avremmo già scatenato una guerra intergalattica
Spock distoglie lo sguardo dalla sala, nauseato.
La musica è assordante, impossibile concentrarsi su qualcosa che non sia il ritmo sincopato che gli rimbomba nelle orecchie.
«Il suo Milkyway»
Il Vulcaniano accenna un sorriso al barman «Grazie»
«Non avrai davvero preso un milkshake »
Spock non ha nemmeno bisogno di voltarsi per sapere chi gli si è appena seduto accanto. Riconoscerebbe quel tono di voce sprezzante fra mille e ancora non riuscirebbe ad odiarlo.
«Ai tuoi 25 anni» solleva il bicchierone (è così che fanno gli umani, no?) «Auguri Capitano!»
Kirk smette di sorridere.
«Non osare brindare a me con un analcolico. Porta sfortuna... Ed è molto deprimente quindi per favore abbassa quel milkshake e ordina un drink vero!»
«Secondo l’Oxford Dictionary, il termine drink indica genericamente una bevanda che nutra o rinfreschi chi la assuma, pertanto questo è di fatto un “drink vero” » ribatte Spock «Inoltre è scientificamente provato che un bicchiere di latte tiepido assunto prima di andare a dormire favorisce un sonno sereno e riposante»
«”Andare a dormire”» Kirk esplode in una risata fragorosa  «Stai scherzando spero. Saranno le undici!»
L’altro lancia un’occhiata all’Olorologio che ha al polso «Undici e ventiquattro in realtà»
Il Capitano scuote la testa divertito e gli afferra un braccio, trascinandolo in pista.
«Balla con me, Cenerentola!»
Un po’ smarrito dal riferimento ma ancora sufficientemente lucido per capire che un giro di danza con Kirk non è una buona idea, Spock cerca una ragione per rifiutare l’invito, ma non ne trova nessuna capace di scoraggiare l’entusiasmo dell’amico.
Kirk non accetta mai un no come risposta, che la domanda sia “Vuole essere il mio Primo Ufficiale?” o “Ci vediamo alla festa stasera, vero?”
Si fanno largo nella folla fino a raggiungere il centro della sala, proprio sotto alla Sfera Stroboscopica ad Autogravitazione.
Spock alza lo sguardo per ammirarla, estasiato «Secondo i miei calcoli dovrebbe essere costituita da circa 560 frammenti di superficie riflettente, forse 600. Sembra levitare nell’aria, ma è tutto un effetto ottico dato dall’azione combinata di due magneti, posti uno alla base della sfera e l’altro nel suo esatto centro»
«Wow, tu sì che sai come creare la giusta atmosfera» commenta sarcastico
L’amico gli rivolge uno sguardo smarrito «Mi sopravvaluti se credi che le mie considerazioni possano modificare l’atmosfera terrestr-»
«Lascia perdere» taglia corto Jim, annotandosi mentalmente che Spock non riesce a pensare ad altro che non siano astronavi e galassie quindi è meglio non utilizzare metafore e modi di dire «pensa a ballare»
«I Vulcaniani non ballano» puntualizza l’altro
«Meno male che sei metà umano»
Kirk gli rivolge un altro dei suoi sorrisi sghembi – il sesto secondo il conteggio di Spock – prima di esclamare «Adoro questa canzone!»
Settimo sorriso
«Avrà almeno 300 anni ma è davvero grandiosa, Spock, la conosci? ... na na na naaaa... Dai è un classico...»
Il Vulcaniano cerca di ascoltarne le parole, ma dalla base non gli sembra familiare.
 
Aren't you somethin' to admire 
Cause your shine is somethin' like a mirror 
And I can't help but notice 
You reflect in this heart of mine 

 
«Mi dispiace, mai sentita» mormora all’amico, ma Kirk è troppo impegnato a ballarla e cantarla per accorgersene. Fino a quel momento Spock aveva abbozzato qualche passo di danza per non fare la figura dell’idiota, ma ora si ferma e osserva, per la prima volta in quella giornata, il compagno. E’ particolarmente bello quella sera: non indossa la solita divisa tra il mostarda e il giallo, bensì una maglietta dalla particolare stampa olografica (simile a quella che si trovava qualche secolo fa sul bordo delle banconote) così che quando balla sembra percorso da fasci di luce colorata sempre diversi. E’ un arcobaleno in movimento.
Non lo aveva notato, prima.
 
Cause I don't wanna lose you now 
I'm lookin' right at the other half of me 


Jim continua a cantare fra sé e sé le parole della canzone, ad occhi chiusi.
Spock cerca di capire cosa stia dicendo, ma il volume è davvero alto, preferisce tentare di capire il testo leggendo il labiale di Kirk. Fissando le labbra di Kirk.
 
And now it's clear as this promise 
That we're making 
Two reflections into one 
Cause it's like you're my mirror 
My mirror staring back at me, staring back at me
 


Spock non è abituato a trovarsi in difficoltà, ma questa volta si trova davanti ad un messaggio che non riesce a decodificare. Nemmeno Nyota e la sua profonda conoscenza della xenolinguistica potrebbero aiutarlo, perché il testo della canzone è in inglese e lui riesce a comprendere il significato letterale di ogni parola.
E’ il senso generale che gli sfugge e questo – non capire qualcosa, non capire qualcosa apparentemente semplice, non capire qualcosa che riguarda Kirk – lo fa impazzire.
 
È una canzone che parla di superfici riflettenti?
Come la Sfera ad Autogravitazione o  il bancone del bar o la maglia di Kirk
Il cantante continua a ripetere termini propri della rifrazione della luce avulsi del loro contesto
Non ha senso
Oppure è una di quelle - come le chiamano gli umani? - metafore?
“Noi rendiamo due riflessi uno solo perché tu sei il mio specchio”
Diversi eppure uguali
Due personalità opposte e insieme complementari
Come me e Kirk
Unendo due  come noi può essere il disastro o l’incastro
 
«I miei capelli sono un disastro stasera, perché non me lo hai detto?»
Le parole dell’amico riportano bruscamente Spock alla realtà, solo per vedere il suo capitano scrutare insoddisfatto la propria immagine riflessa.
Porta sempre uno specchietto con sé o solo alle feste?
Augurandosi che sia la seconda, il vulcaniano coglie l’occasione per chiedere a Kirk di fare una passeggiata. Gli dice che ha bisogno d’aria, ma in realtà ha bisogno che quella maledetta canzone sugli specchi esca dalla sua testa. Lei e tutto il casino che sta creando.
Il disastro
Kirk
E’ stata una brutta idea venire alla festa e questa ne è solo la ventiduesima prova.
 
 
 
 
«Provalo e poi dimmi se non è centomila volte meglio di un triste-milkshake»
Kirk porge il drink all’amico, cercando di mantenere un espressione seria e affidabile, un po’ come faceva negli anni dell’Accademia durante le lezioni del Colonello McCormack.
Sa che, se si lasciasse sfuggire un sorriso, l’amico intuirebbe subito le sue reali intenzioni, ovvero farlo sbronzare con il cocktail più alcolico della galassia.
In circostanze normali Spock farebbe il sospettoso, gli chiederebbe “quali sono gli ingredienti di una bevanda tanto ambigua”, si farebbe pregare mille volte prima di assaggiare appena il drink e definirlo tremendo.
Invece stanotte l’amico sembra diverso: è pallido, ancora più taciturno del solito, quasi inquieto, lui che di solito è sempre così calmo. 
Non appena Kirk gli tende il bicchiere, l’altro ne beve un lungo sorso, senza esitazione.
«Forte, eh? L’Andromeda fa questo effetto»
Più o meno l’effetto di dieci drink messi insieme
«No, va bene» replica Spock, asciutto, restituendogli il bicchiere «Grazie, mi sento molto meglio»
Continuano a camminare, immersi in uno strano, sospeso silenzio, rotto solo dal rumore dei loro passi sul selciato, finché Spock ad un tratto mormora «Non lo sono più»
Kirk si blocca «Cosa?»
Si ferma anche l’altro e gli spiega «Sai quando eravamo dentro e mi hai detto “meno male che sei mezzo umano”? Ecco, non lo sono più. Ciò che mi impediva di essere vulcaniano a tutti gli effetti erano i sentimenti e io ho rinunciato a quella parte di me» dice tutto d’un fiato
«Sei come un robot allora»
«Sono come un Vulcaniano» precisa Spock «Mi sono sottoposto alla procedura di deemozionalizzazione quattro settimane fa»
Kirk non riesce a capire
Deemozionalizzazione
Suona chirurgico
Suona sbagliato
«Ma come- Come hai potuto, Spock?!» gli chiede, quasi urlando.
Menomale che sono in giardino e nessuno può sentirli: mezza accademia si sta divertendo alla festa più bella di sempre e il festeggiato non c’è, perché sta litigando alle undici e mezza con il suo migliore amico che ha scelto di perdere l’ultimo tratto di umanità che aveva.
Ovvero se già prima era complicato stargli accanto adesso sarebbe stato un impresa impossibile, un po’ come cercare di socializzare con una roccia lunare o un robot da cucina.
Forse Kirk ha capito male, fra i drink e la musica alta che si sentiva anche fuori dal locale-
non ha detto deemozionalizzazione, ma decorazione o delegazione.
Conoscendo Spock è più probabile che sia la seconda riflette.
Eppure ricorda chiaramente le sue parole.
Ho rinunciato a quella parte di me
Magari Spock sta scherzando e vuole vedere se lui ci tiene davvero, oppure regge pochissimo l’alcool e Andromeda lo ha davvero mandato fuori di testa.
Se almeno Spock gli rispondesse.
Se non si ostinasse in questo suo testardo silenzio, Kirk potrebbe capire, o tentare di capire.
Invece nessuna risposta. Nessuna spiegazione.
«E che cosa ti hanno fatto,  ti hanno, tipo, ibernato il cuore?»
Kirk istintivamente gli mette una mano sul petto, quasi convinto di sentire il gelo sotto alla divisa dell’amico. E’ un gesto irrazionale. E’ un gesto umano. Il classico gesto che Spock non potrà più fare, sempre che sia mai stato abbastanza impulsivo da abbandonarsi al contatto volontario con un’altra persona.
Eppure, niente ghiaccio.
Solo carne, viva, calda, scossa da un battito cardiaco incredibilmente accelerato.
Spock è rimasto immobile, sorpreso dal gesto, eppure quando Kirk solleva lo sguardo lo vede chiaramente alzare gli occhi al cielo. Sta per dare una delle sue spiegazioni scientifiche, di sicuro.
«Le emozioni non nascono dal cuore»
Ha il tono di un adulto che spiega ad un bambino che Babbo Natale non esiste, come se stesse infrangendo un sogno infantile con la lama della conoscenza e volesse essere delicato.
Invece è Spock e non conosce la delicatezza.
«Le emozioni nascono dal cervello, nello specifico nel sistema limbico, che ha il suo centro nell’amigdala. La deemozionalizzazione prevede che le sinapsi che collegano la mia amigdala al resto del cervello – e quindi al resto del mio corpo – siano recise. Eliminando i collegamenti cerebrali inutili come quelli adibiti alla trasmissione di messaggi emozionali, la mia mente può svilupparsi in attività ben più fruttuose»
Kirk si era perso ad amigdala, il nome gli ricordava una umana di cui si era innamorato da adolescente. Amanda, o Magdalena, o qualcosa del genere.
Non doveva essere stato un grande amore se non si ricordava nemmeno il suo nome.
Riesce solo a chiedergli, per la millesima volta «E perché lo avresti fatto?»
«Glielo ho appena spiegato, Capitano» ripete Spock «Per migliorare le potenzialità del mio cervello»
Capitano
Se non siamo in missione
Spock mi chiama così solo in due circostanze:
quando mi vuole prendere in giro
e quando mi sta mentendo
«No, la vera ragione per cui lo hai fatto»
Il Vulcaniano non risponde subito, il che è piuttosto strano dato che di solito ha sempre la risposta pronta. Spock fa un profondo respiro e chiude gli occhi, come se stesse per dire qualcosa che si era ripromesso di dimenticare «Dopo la distruzione del mio pianeta e la morte di mia madre mi è sembrata la decisione più logica. Il dolore era tanto intenso da non permettermi di concentrarmi sulla cosa più importante, il mio lavoro, così ho eliminato il problema alla radice»
Chirurgico
«...niente più emozioni» conclude Kirk
«Niente più emozioni, esattamente» ripete Spock «Mi hanno detto che le sinapsi potrebbero ricrearsi spontaneamente ma fino ad ora la procedura sperimentale ha funzionato. Ho quello che un umano definirebbe, molto impropriamente, un cuore antiproiettile. Espressione inesatta, certo, ma che rende perfettamente l’idea. Non sono più vulnerabile com’ero prima.  E così anche la rottura con Nyota-»
Kirk sta di nuovo urlando «Nyota ti ha lasciato? Quando? Perché non me lo hai detto?!»
«Perché non ho sentito niente»
Si abbandona stancamente su una delle panchine del parco. L’Andromeda non sta sortendo l’effetto sperato, perché invece di una botta di euforia sembra che Spock abbia ricevuto una botta e basta.
Kirk si siede accanto a lui, cercando le parole giuste per tirare su l’amico «Guarda che non sei costretto a parlarne, se ti fa sentire peggio...»
L’altro gli rivolge uno sguardo disperato «Io non posso sentirmi in nessun modo, lo capisci? È quasi come se nel parlare con un'altra persona io senta sempre e solo i fatti. Come spiegarti? Se il generale dello Stato Maggiore mi degradasse al ruolo di Secondo Ufficiale dopo una dura reprimenda, al mattino successivo io non mi sentirei deluso o umiliato, ma noterei solo un distintivo diverso appuntato sulla camicia. Nella mia memoria non sarebbe registrato il ricordo del male subito, solo delle sue conseguenze... mi segui? Conseguenze, effetti, azioni e reazioni. Fatti. Se tu adesso mi dessi un pugno io avvertirei dolore fisico ma non sarei arrabbiato con te o sorpreso del tuo comportamento»
«Non saresti sorpreso perché sai di meritarti un pugno la maggior parte delle volte che apri bocca»
Non è una battuta particolarmente spiritosa eppure ridono entrambi. Perfino Spock sembra divertito, sebbene abbia continuato a ripetere fino a due minuti prima che non può provare sentimenti.
Strano
L’ultima volta che ho controllato la gioia era un sentimento
Kirk sa fin troppo bene che, se gli chiedesse spiegazioni in proposito, l’amico non smetterebbe più di parlare di scienza e dubbi umani, domande rimaste senza risposta per trilioni di anni, imprevedibilità delle conseguenze della deemozionalizzazione sperimentale e bla bla bla.
Quindi preferisce godersi il momento.
Non importa se questa è l’ultima risata sincera di Spock o se si prenderanno a cuscinate non appena tornati ai dormitori.
Loro sono lì e fa freddo con addosso la sola maglia a stampa olografica e non importa
Loro sono lì e sono felici
Lo sono, vero?
«Te lo chiederò solo una volta e poi giuro che la smetto» insiste Kirk, di nuovo serio «Non ti dispiace aver preso questa decisione? No, scusa, elimino i risvolti emozionali dalla mia domanda... allora- Non rimpiangi di aver preso questa decisione? Voglio dire, così ti perdi anche le emozioni belle»
Spock gli rivolge uno sguardo smarrito «Emozioni tipo?»
 
Soddisfazione per essere diventato Capitano dopo aver salvato l’universo
Serenità nel realizzare che forse non ho proprio salvato il mondo ma sono Capitano per davvero
Ansia il primo giorno di accademia
Eccitazione ogni mattina di Natale
Sorpresa  quando i Galaxy Starnow attaccano quel riff di chitarra a metà di “Supernova You & Me”
Spasso quando ho capito che Spock aveva cercato sulla mappa la galassia Starnow
(senza trovarla naturalmente)
Gratitudine per ogni amico di cui ho conquistato la fiducia
Sollievo per aver salvato un amico da un vulcano in eruzione
Gioia nel poter passare del tempo con la mia persona preferita di tutte la volta celeste
(ed è sempre l’amico di cui sopra)
 
Spock è in tutti i miei ricordi felici - possibile che me ne renda conto solo ora?
 
Spock che ora è seduto su questa panchina accanto a me, ha lo sguardo smarrito e mi sta chiedendo
«Emozioni tipo?»
«Emozioni tipo questa» mormora Kirk prima di baciarlo, piano.
Spock non si ritrae, ma anzi dischiude le labbra, e Kirk capisce che deve essere quella la Felicità e che, se proprio deve dirlo, quest’emozione batte anche il riff di Supernova.
Di solito non pensa a nulla in questi momenti – dopotutto è un bacio non un problema di ingegneria spaziale – eppure il ragazzo per un attimo è sorpreso nell’accorgersi che il bacio ha il sapore di fragola e vodka con una punta di lime, ma poi rammenta che poco prima ha offerto all’amico un sorso di Andromeda. Tutto regolare allora.
«Sai di galassia» sussurra dopo essersi staccato, a malincuore, dall’altro
«Kirk»
Adesso dirà che è stato un errore
Un altro dei miei sbagli
Mille e uno o mille e due non cambia molto comunque
Kirk quindi non lo lascia continuare.
Distoglie lo sguardo dal volto di Spock e continua «Vedi? Emozioni come questa o la gioia di quando la nave che entra in curvatura o i Mars Attack  che vincono il campionato oppure-»
«Kirk» ripete l’altro
Non può ignorarlo per sempre.
«Cosa?»
«L’ho sentita» dice Spock lentamente, come se non fosse sicuro delle proprie parole e le usasse con cautela «l’emozione del bacio, l’ho sentita. Ed era bella, come dici tu»
Fa ancora freddo e sono ancora felici, ma il momento è troppo perfetto perché Spock non lo rovini con i suoi commenti scientifici.
«Non riesco a spiegarmelo. La procedura era stata eseguita con successo e non c’erano state ricadute emozionali nelle successive quattro settimane. Qualcosa nella recisione delle sinapsi non ha funzionato...»
«Oppure il bacio non ha agito qui» Kirk gli sfiora la fronte e quell’assurda frangetta «ma qui»
Gli posa la mano sul petto, come aveva fatto neanche un’ora prima.
Sente ancora quel battito accelerato e ora sa il perché sia così accelerato.
«Il cuore è dall’altra parte, Capitano»
Capitano
Presa in giro
Me la merito in effetti
«Lo so, naturalmente. Volevo solo sentirtelo dire» Kirk sposta la mano dal lato giusto e con l’altra avvicina a sé la testa del Vulcaniano baciandolo ancora.
Lo desiderano entrambi. Kirk affonda la mano nei capelli corvini dell’amico, quasi per dispetto perché sa quanta cura Spock dedichi alla sua geometrica acconciatura. Lascia sul suo collo una scia di baci umidi, sente l’altro irrigidirsi, colto alla sprovvista, ma non si ferma, perché è da troppo che sta aspettando questo momento. L’altro finalmente si lascia andare, inclina la testa per lasciare spazio libero all’amico. Kirk continua a baciarlo, la linea perfetta della mandibola, la basetta triangolare, lo zigomo affilato, fino ad arrivare a
«Il tuo orecchio-» sospira
«È a punta, lo so » si scusa Spock sommessamente «Mi dispia-»
«È adorabile» gli dice sorridendo «Tu sei adorabile»
Kirk gli accarezza piano la spalla, poi con le dita sfiora di nuovo il punto in cui dovrebbe trovarsi il suo cuore – a sinistra, dove è giusto anatomicamente che sia – e sente qualcosa di appuntito che prima non aveva notato.
Abbassa lo sguardo, distrattamente.
È il distintivo della Flotta Stellare.
Già, perché Spock è suo collega. Il suo Primo Ufficiale.
«Spock , dimmi che non è un altro errore»
Nessuna risposta.
Chi tace acconsente.
«Ti prego dimmelo, perché ho già fatto abbastanza sbagli nella vita e non vorrei allungare la mia già chilometrica lista»
Ho bisogno di sapere che vale la pena di compromettere la mia carriera per quella che potrebbe essere solo la debolezza di una notte
Ho bisogno di sapere che noi due valiamo la pena
Che un bacio non è uno sbaglio
Che tutto questo non sarà un disastro
«Non lo è»
La voce di Spock trema.
Stupide emozioni, sempre pronte a fregarti al momento sbagliato.
«James io non voglio perderti ora. Sto giusto cercando l’altra metà di me stesso. Il vuoto che c’era nel mio cuore è un posto che ora ti appartiene. Tu mostrami come combattere per adesso e poi ti dirò, tesoro, che era facile tornare da te, una volta realizzato che sei sempre stato qui»
Mirrors
«Spock, non puoi citare la mia canzone preferita e pensare di farla franca»
«Colpito e affondato» ammette, con uno dei suoi rari sorrisi «Però è esattamente così che mi sento, con te. Mi sento umano. E provo emozioni umane e canto canzoni umane. È questo l’effetto che mi fai. L’effetto di dieci Andromeda messi insieme»
Kirk si sente inspiegabilmente felice ad essere paragonato ad un drink «È come se mi avessi detto che mi ami, lo sai vero?»
Spock non ha bisogno di pensarci su.  
«Ci sono alte probabilità che sia innamorato di te, sì. Direi un 95%, ma potrebbero salire a 97% se mi prometti che questo è il primo ed ultimo pezzo di Justin Timberlook a fare da colonna sonora alla nostra relazione»
«Timberlake» lo corregge Kirk «Riposi in pace»
D’accordo, niente più pop statunitense.
Magari il rock venusiano dei GalaxyStarnow saprà apprezzarlo di più.
Il ragazzo si alza in piedi, seguito un attimo dopo dall’amico.
Devono tornare dentro: una festa senza il festeggiato non è divertente e più in generale una festa senza Kirk non lo è. Inoltre il party lo ha organizzato proprio lui, non può lasciare soli i suoi ospiti, chissà mai che non facciano a pezzi il locale a furia di tirare freccette a caso.
Il ragazzo sospira. Una volta dentro dovrà scordarsi temporaneamente di Spock e fingere che sia solo un collega, perchè non vuole che la gente inizi a parlar male di loro, soprattutto non ora che lui è stato appena confermato al comando dell’Enterprise.
E poi vuole che la loro storia sia solo loro, almeno per adesso.
È convinto che le cose segrete siano un po’ più belle delle altre, perché sono ancora inesplorate e misteriose, come una Galassia non ancora scoperta.
Fuori lui e Spock saranno una Galassia sconosciuta, ma dentro sono colleghi che a malapena si sopportano.
Ancora pochi metri e torneranno ad essere cortesi nemici, almeno agli occhi degli altri.
Ancora pochi metri e tutto questo – il ballo, le urla, il bacio, l’orecchio – non sarà mai accaduto.
Hanno ancora pochi metri, però.
«posso darti la mano, Spock, solo per un minuto?»
È una domanda idiota ed infantile ed è stato stupido anche solo provare a chiederglielo
Il vulcaniano intreccia le proprie dita con le sue
«Incastro perfetto»







Ciao lettore,
scusa se ho inserito del pop umano del ventunesimo secolo, è stato un azzardo (e una naturale conseguenza del mio amore per Justin Timberlake),
se ti è piaciuta la storia lascia una recensione, mi farebbe super piacere :))
(se non ti è piaciuta scrivimela comunque, anche se non ne sarò così felice of course)
ps: il banner in alto è ad opera della mia talentuosissima sorellina <3
Itsames
  
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