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Autore: Noname_IIN    22/04/2015    0 recensioni
Ogni persona ha il diritto di esprimere I propri sentimenti apertamente e senza doversi vergognare. Per esempio, Kim Jongin è un tipo solitario, a cui piace piangere proprio nel momento in cui crede di essere solo, mentre invece non lo è.Ogni persona ha il diritto di fare degli sbagli, di poter imparare da ognuno di essi ogni volta. Per esempio, Do Kyungsoo crede che Kim Jongin sia uno sbaglio. Che averlo conosciuto sia uno sbaglio, un'errore da non rifare. Ma invece è sempre lui quel malato d'amore che vive per lui e che ogni volta che una lacrima abbandona gli occhi del suo amato, gli verrebbe voglia di correre da lui, abbracciarlo e dirgli che è tutto ok. Infatti non è un errore. La loro storia non è uno sbaglio da non rifare.Loro sono l'errore che resterá per sempre, l'errore che ha insegnato una lezione importante a quei due e l'errore più giusto che sia mai esistito...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: D.O., D.O., Kai, Kai
Note: AU | Avvertimenti: Bondage
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Quando cala la notte, ogni sentimento cede e Jongin si deprime, rinchiudendosi nel suo piccolo. Perchè si sente cosí? Vuole piangere, e spesso assieme ai suoi sentimenti anche lui cede. È difficile, terribilmente. Perchè è capitato proprio a lui? Proprio a lui, che è sempre stato fedele, gentile e mai scontroso con nessuno? Che ha fatto di tutto per sembrare normale e donando tutta la sua umanitá al cielo per essere amato?
Voleva solo un pò d'amore, ma ha ricevuto solo rifiuti dalla nera luna di Seoul. Voleva solo poter sorridere, ma ha ricevuto solo tristezza dal dolce calore del sole mattutino. Voleva solo avere un'anima con cui parlare e confidarsi nei momenti più bui, ma ha ricevuto solo la solitudine dal vento freddo dell'inverno. Voleva solo una persona, un amico speciale, una persona da amare, ma non ha ricevuto neanche quello.
Voleva solo una di queste cose, anche solo una gliene sarebbe bastata: ma lui le aveva giá tutte e quattro, solo che ancora non l'aveva capito.
Non aveva capito che c'era una persona che lo osservava da lontano ogni qualvolta lui scoppiava, non ce la faceva, e piangeva chiedendo al cielo di poter riavere ciò che gli era stato sottratto. Non sapeva che, a volte, quella persona, avrebbe tanto desiderato saltargli addosso ed abbracciarlo, dirgli che andava tutto bene e che c'era lui ad aiutarlo.
Ma ogni volta, al rintocco della mezzanotte, anche l'ombra di Jongin scompariva, e con lei, anche la sua esistenza da persona miserabilmente sola qual'era.
La ragione di Jongin ritornava, ed il vento gelido asciugava ogni traccia di lacrima presente sul suo volto insieme ad ogni sua ferita riaperta. Le gambe di Jongin ricominciavano a muoversi, e lo trasportavano nella sua mente, nel suo piccolo ed accogliente posticino dove poteva stare in totale tranquillità, senza essere mai disturbato da presenze estranee come quella del vento o del sole crescente.
Jongin aveva perso la testa... Per il mondo! Nessuno gli aveva mai donato niente, si era sempre procurato tutto da solo. Ed era stanco di dare tutto il suo avere e non ricevere mai niente in cambio. Voleva avere il mondo intero, o magari voleva anche solo riavere tutto ciò che aveva perso stupidamente durante il corso degli anni. Voleva avere vendetta sulle persone che lo avevano maltrattato, facendolo così diventare il mostro che era. Desiderava così tanto la vendetta, che non si accorgeva di quanto era sbagliato ciò che stava progettando e dei rischi che correva.
La pazzia, la pazzia porta alla morte interiore. E quando muori interiormente non puoi più tornare indietro. Jongin si stava concentrando maggiormente sulle difficoltà che la vita gli stava ponendo davanti, che non arrivò alla soluzione più sensata e logica per sistemare tutto quel casino: la vita lo stava testando, stava cercando di capire se il suo cuore era veramente così puro o se era colmo di pazzia.
Ed era evidente che Jongin, concentrandosi non su quello ma su altro, perse l'opportunità di poter riavere tutto.
Questo piccolo dettaglio, che può sembrare inutile ma è la cosa più importante, nessuno lo aveva compreso.
A parte Do Kyungsoo, il ragazzo timido ed innocente del quartiere, il bambino indifeso senza genitori, e lo spione che Jongin aveva tanto cercato ma mai trovato.
Quella sera, la luna piena era l'unica cosa che illuminava quella parte di foresta senza chiome d'albero folte e verdi a ricoprire l'immenso e meraviglioso cielo stellato.
L'inconsapevole luogo di incontro di Soo e Kai, era molto silenzioso. Quella sera il lupetto uscì allo scoperto, si fece vedere. Se necessario, per mostrarsi a Jongin, si sarebbe anche fatto ammazzare, perchè voleva fargli riscoprire l'importanza della vita ad ogni costo, e quella era una promessa silenziosa che non si poteva esprimere a parole. Kyungsoo manteneva sempre le sue promesse, e questo era effettivamente un problema.
Ma il lupetto non si aspettava che quella stessa sera, in quello stesso luogo, Jongin fosse molto più calmo e tranquillo di tutti gli altri giorni.
"Questo mi faciliterà il lavoro, forse..." pensò, ma l'ombra di un sadico Jongin non glielo avrebbe di certo permesso.
Ogni parte di Jongin si concesse all'oblio, e riportarlo indietro non fu in impresa facile per Kyungsoo.
Ma Kyungsoo, come sappiamo già bene, mantenne la sua promessa e si fece avanti, mostrandosi a Jongin nella sua migliore, cioè quella umana.
-Kim Jongin...- con voce irriconoscibile, e molto inquietante, Soo si mostrò all'altro per la prima volta, mettendo da parte ogni più piccola forma di imbarazzo e di insicurezza. L'altro si voltò di scatto quando il minore chiamò il suo nome, ed un brivido percorse tutto il suo corpo, partendo dalla schiena.
-Chi sei...! Lasciami in pace e non spiarmi mai più, lupetto curioso!- gli saltò addosso ansimando e perdendo per l'ennesima volta il controllo sulle sue emozioni. Lentamente i denti perfetti di Jongin si trasformarono in canini affilati e pungenti. I suoi occhi marroni diventarono di un colore simile al giallo oro ma più intenso, e tutto d'un colpo, il maggiore mostrò al piccolo Soo la sua forma canina con il suo pelo grigiastro scintillante e profumato.
Dei ringhi forti e decisi abbandonarono le labbra del maggiore, ma a Kyungsoo, in tutta onestà, non incuteva alcun timore.
Anzi, l'altro scoppiò addirittura a ridere! Cosa che, ovviamente, fece più che infuriare l'altro.
Kyungsoo si avvicinò lentamente al corpo del lupo nero-grigio, con una mano tesa verso di lui, e con l'altra persa a mezz'aria, per fargli capire che era inoffensivo, e che non aveva altri scopi al difuori di aiutarlo.
I ringhi di Jongin diminuirono di forza, di volume e di quantità, cosa che fece rilassare in parte Soo.
-Qualche volta, dovresti provare a farti aiutare, invece di azzannare il primo che tenta di farlo.- borbottò a bassa voce il minore quando la sua mano fu proprio sopra alla testa di Jongin, e perfettamente a contatto con il suo morbido pelo.
Kyungsoo sapeva che Jongin aveva sentito tutto, ogni sua singola parola.
-Non posso, la gente non può aiutarmi. Neanche tu puoi farlo. Loro pensano solo a fare soldi, ad intrappolarmi e usarmi come se fossi un oggetto. La gente non mi vuole aiutare, e sono sicuro che neanche tu vuoi farlo, in fondo.- il tono di voce di Jongin, parola dopo parola, cominciò ad alzarsi, fino a farlo urlare.
Alla fine della frase, Jongin si lasciò sfuggire un ruggito disperato, riprendendo la sua forma umana.
-Jongin, io sono come te, sono un lupo, e spesso soffro anche io perchè nessuno mi accetta. Ora non posso dire di avere tutti i problemi che sicuramente hai tu, ma con tutte le esperienze che ho accumulato e di tutte le regole di vita di cui ho fatto tesoro, posso finalmente dire di aver ritrovato la mia calma, il mio spirito interiore. Lasciati aiutare, Jongin. Che ti costa fare un tentativo, solo uno?- cerca di convincerlo Soo, ma Jongin è irremovibile e continua a sostenere la sua assurda convinzione.
-Ma l'ultima volta che ho tentato di provare, mi hanno rinchiuso in un grosso furgone per settimane, come pensi che potrei fidarmi ancora di qualcu--
-Non capisci, non capisci niente!- urla Kyungsoo, frustrato. Seriamente, non pensava Jongin fosse così stupido.
Se lo aspettava più intelligente, e con le sue idiozie era riuscito persino a convincere Kyungsoo di aver sbagliato tutto, di essere stato un'idiota a mostrarsi a lui. Come poteva anche solo pensare di convincerlo? Come?
-Pensi che io sia stato qui ogni giorno, fino a mezzanotte solo perchè mi andava? Pensi che sia stato qui a far nulla? Ho sempre cercato di aiutarti, ti sono sempre stato accanto anche se a tua insaputa. Forse hai ragione, non avrei dovuto interferire nella tua vita, nelle scelte che avresti dovuto prendere da solo. Ma che posso fare? Ho cercato in qualunque modo di aiutarti, ma se tu non ti fidi di me non posso fare nulla!- gli urlò addosso Kyungsoo, con alcuni singhiozzi che si lasciò sfuggire tristemente.
-Non ti ho mica detto che hai sprecato il tuo tempo.- Jongin lo rassicurò, abbassando leggermente il suo tono di voce per farlo risultare più dolce e soprattutto più calmo.
-Ti aiuterò, ragazzino. Ma non provare a tradire la mia fiducia o giuro che ti ammazzo.- due sorrisi giganteschi si formarono sulle labbra dei due, mentre Jongin fece il primo passo, correndo ad abbracciare Kyungsoo, che era riuscito nel suoi intento.
Jongin aveva finalmente trovato una luce, una piccola luce e finalmente la vita non era poi così irraggiungibile per lui.


[THE END]
   
 
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