Thor uscì dalle sue stanze di malavoglia quando la guardia reale venne a chiamarlo per condurlo dal padre. Sbadigliò assonnato e si diresse verso la sala del trono, senza avere la minima idea di cosa aveva di così urgente da comunicargli suo padre.
“Mi avete fatto chiamare?” Domandò non appena varcò la soglia della sala.
“Un pericolo si è infiltrato nella nostra città” Cominciò Odino con tono preoccupato “Un gigante di ghiaccio si è infiltrato ad Asgard. E’ da settimane che avevo questa sensazione, e il ghiaccio anomalo trovato ieri notte nei giardini è stata la prova. Tu sei l’unico in grado di combatterlo. I miei soldati non sono preparati a questo” Concluse infine il padre degli Dei.
Thor sorrise entusiasta a quello che aveva appena detto il padre, era da troppo tempo che ad Asgard c’era calma piatta, serviva qualcosa per ravvivare un po’ le sue giornate e questa era un’occasione d’oro.
“Quando posso iniziare la caccia?” Domandò senza smettere di sorridere
“Quando lo riterrai necessario” Rispose Odino “Ma placa il tuo entusiasmo e la tua ambizione. Non sarà facile come pensi” Aggiunse poi in tono autoritario.
“Tornerò vittorioso” Concluse il Dio del tuono inchinandosi e uscendo dalla sala.
Aspettò il calare della notte prima di uscire per la caccia. Se il nemico si aggirava per la città di sicuro lo faceva quando non c’era luce, specialmente se si trattava di una creatura di Jotunheim, che nei pomeriggi assolati di Asgard non si sarebbe di certo trovato a suo agio. Dopo circa un’ora di ricerche senza esito Thor si ritrovò in un piccolo angolo verde poco fuori città. Si guardò intorno, nulla; ma un freddo pungente calò senza preavviso su di lui.
“Vieni fuori, se hai coraggio” Disse sorridendo beffardo e chiamando a se il suo Mjolnir.
"Odino ha scomodato il suo amato figlio per cercarmi? Sono onorato” Disse una vellutata voce, nascosta nel buio. Thor aguzzò la vista e vide da dietro il tronco di un grande salice sbucare una figura. Era piuttosto esile rispetto ai giganti di ghiaccio comuni, ma gli occhi color sangue fiammeggiavano nel buio come torce infuocate.
“Io fossi in te non farei lo spiritoso!” Lo minacciò Thor iniziando a chiamare a se un temporale. Un lampo poi illuminò il viso dello Jotun: I lineamenti erano spigolosi ma comunque affascinanti e solcati dai tipici segni tribali del popolo di Laufey. La pelle era di un blu profondo e il viso era incorniciato da lunghi capelli corvini che cadevano fino alle spalle. Lo Jotun sbuffò annoiato volgendo lo sguardo verso il temporale
“Per attaccare devi essere sempre così rumoroso e appariscente?”. A quel punto si mosse. Con un movimento felino sparì nell’ombra e in pochi secondi Thor si ritrovò con un braccio attorno al collo e con un pugnale pronto a puntare alla gola.
“A volte gli attacchi silenziosi sono quelli più fatali” Gli sussurrò all’orecchio lo Jotun. Thor rabbrividì a quelle fresche labbra così vicine al suo orecchio, ma cercò di rimanere lucido.
“Avanti, uccidimi” Sussurrò infine.
“Ammetto che la tua richiesta è molto invitante. Ma non lo farò. Che divertimento ci sarebbe ora?” Disse ridendo e allontanando un po’ il pugnale dalla gola di Thor.
“Chi sei?!” Chiese il Dio del Tuono, sempre sotto la presa dello Jotun.
“Mi danno molti nomi sai” Iniziò lui passando il pugnale sulla guancia di Thor, provocandogli un graffio. “Jotun... Mostro” Si mise di fronte a lui osservando il sangue provocato dal taglio scorrere lentamente sulla lama affilata, “Principe...” Proseguì intanto che con il dito prendeva un po’ del sangue dalla lama, portandoselo alle labbra “Ma se vuoi puoi chiamarmi Loki” Sussurrò infine...