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Autore: Tina77    24/04/2015    1 recensioni
"Forse lo sto fissando da un po', perché lui mi guarda per qualche secondo con aria interrogativa, finché io non scuoto lievemente la testa, le guance imporporate. Lui mi sorride dolcemente, e questo sorriso mi riporta a quello che sembra un secolo fa, dopo la parata dei nostri primi giochi. E come quella volta, mi alzo leggermente sulle punte dei piedi e gli do un piccolo bacio sulla guancia, sussurrando -Grazie per i fiori, Peeta.-, con gli occhi lucidi."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 29

 

Nota autrice:

Prima di tutto mi scuso per il ritardo. Tra vacanze e esami universitari imminenti faccio sempre più fatica a trovare del tempo per scrivere con calma. Come scusa non è molto originale, ma purtroppo è la verità:( Vi confesso che più volte negli ultimi mesi mi sono seduta al computer senza sapere cosa scrivere, un po' scoraggiata anche dal fatto che i miei ultimi capitoli siano stati meno letti e recensiti rispetto all'inizio; alla fine però, con un po' di fatica, sono comunque riuscita a fare del mio meglio e spero di non deludervi. Vi anticipo che il prossimo capitolo che posterò sarà l'epilogo, quindi se vi va fatemi sapere cosa pensate della storia e datemi qualche consiglio prima che io la chiuda, per favore:)

 

Detto questo, spero di non avervi annoiato e vi auguro una buona lettura!

Martina

 

 

Giovane. È così che mi sono sentita in queste settimane. Spensierata come credo di non essere mai stata. O forse lo ero quando mio padre era ancora vivo, ma questo non lo potrei dire con certezza. È passato quasi un mese da quando sono tornata a casa nel Distretto 12. La primavera è già iniziata e le primule del nostro giardino sono più belle e profumate che mai. In realtà credo che siano sempre state così in questi anni, sono io a vederle in una diversa prospettiva. Quando condivido con Peeta questa mia riflessione lui si limita a sorridermi e a stringermi la mano. Posso dire di non essere la sola ad essere cambiata, questo è certo. Sembra che anche Peeta stia vivendo in un mondo dai colori completamente diversi: me ne accorgo da come lo vedo sorridere, a volte, mentre mi guarda, dalla passione che mette nel lavoro. Non che prima queste cose non le facesse, ma adesso è diverso. Il suo sorriso è diverso. Nei primi anni del nostro matrimonio ho imparato ad accorgermi di quei momenti in cui lui sembra scivolare via da me, preda di un brutto ricordo alterato dal veleno. La differenza rispetto ai primi mesi in seguito al depistaggio è che Peeta non ha episodi durante i quali mi allontana da sé, ma semplicemente smette di sorridermi e di guardarmi negli occhi. Ecco, da quando sono tornata a casa, questo non è più successo.

È da molto che non mi capita di vivere uno di quei giorni strani, quando mi perdo a guardare fuori dalla finestra senza sapere cosa fare della mia giornata. Per quanto banale, la quotidianità sembra fatta apposta per me. Mi ritrovo a pensare al futuro, sì, ma senza paura. E questo è così nuovo per me che devo ancora abituarmi a convivere con questo nuovo stato di positività che mi ha contagiato.

-Katniss?-. Sollevo lo sguardo e incontro quello di Peeta. Siamo appena rientrati dalla panetteria, i vestiti che ancora profumano. Mio marito mi scoppia a ridere in faccia e io lo guardo scioccata. -Smettila! Cosa c'è? Perché ridi?-.

-Sei tu.-. Riesce a dire a fatica.

-Io?-. Lo guardo malissimo. E poi getto qualche sguardo furtivo a me stessa, riflessa nella finestra della cucina, per controllare che per caso io non abbia farina ovunque o una qualche scritta sulla fronte. Ma lui rintraccia il mio sguardo e ride ancora di più, uscendo dalla stanza e infilandosi in salotto. -Fermati! Dimmi cos'ho, o stanotte dormi sul divano. Te lo giuro.-. Aggiungo, minacciosa.

-E' che sei così serena e sovrappensiero...hai messo il tubetto del dentifricio in frigorifero, poco fa.-.

-Stai scherzando.-.

Lui non risponde, si siede sul divano togliendosi le scarpe. Così io vado a controllare. La prova evidente è la confezione di cartone azzurrina che sembra sorridermi dal ripiano più alto. -No!- esclamo, senza riuscire a trattenermi.

-Tranquilla, amore, il numero del Dottor Aurelius è sempre nello studio.-. Mi sorride ammiccante e io gli tiro addosso un cuscino. Poi mi siedo accanto a lui. -E comunque è colpa tua.-. Sbotto.

-Colpa mia se?-.

-Se sono felice.-. Ma il tono è così brusco che sembra mi stiano costringendo a dirlo.

-Oh, bene. Allora, prego.-. Ride lui. Poi mi abbraccia e io non posso evitare di appoggiare la testa sul suo petto come sempre. Offesa o no, lui è pur sempre Peeta.

-A proposito di felicità, Katniss.-.

Mi sembra così serio mentre pronuncia queste poche parole che per un momento mi volto a guardarlo in viso.

-Sì?-. Chiedo, sulla difensiva.

-Niente, mi chiedevo se per caso avessi ricevuto notizie da Johanna e tua madre. Su Michelle, intendo.-.

-Oh, no. Non ancora. Ma quando ho parlato l'ultima volta con mia madre mi diceva che le lezioni sarebbero finite il 31 maggio.-.

-Johanna torna qui con Michelle, quindi?-.

Annuisco sul suo petto, inspirando il suo profumo, che negli anni è diventato un po' anche mio.

-Non vedo l'ora di partire.-.

-Sicuro?-. Dico ridendo. -Secondo me sentirai moltissimo la mancanza della signora Grompe.-

Lui storge il naso. Da quando lei gli ha confessato il suo amore(la signora ha settantacinque anni), Peeta cerca sempre di mandare me a servirla la banco del pane.

 

 

Lo so che non vuoi festeggiare, Katniss. Sono anni che sento la stessa storia e ormai mi sono stancato di insistere. Non ti preoccupare, il tuo compleanno sarà il giorno più normale di sempre. Solo una torta, promesso.”.

Com'è che si dice? Oh, sì, che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Non posso dire che abbia fatto le cose in grande. Ammetto che per i suoi standard si è trattenuto (l'anno scorso ha invitato a cena, oltre ad Haymitch e Sae ed altri amici, anche metà delle clienti più assidue alla panetteria. Solo quelle sotto la cinquantina, per evitare i soliti commenti del tipo “Oh, quando avevo io la tua età...”).

Quest'anno invece si è limitato a rendere la nostra casa l'ambiente più romantico che io potrei riuscire a sopportare. Dopo la cena con Haymitch, con tanto di torta ovviamente, il nostro ospite si congeda, dicendo “Questo è il mio regalo per te, Dolcezza. Sono sicuro che il ragazzo ha pensato a tutto.”. Poi, esce, ammiccante come sempre, lasciandoci soli. E così posso vedere cosa ha preparato Peeta mentre io mi facevo la doccia, prima di cena. Ha steso sul piccolo prato privato dietro a casa nostra vari strati di coperte e lenzuola colorate, circondandole con una cinquantina di grandi candele profumate. E la serata aiuta sicuramente, dato che spira una brezza leggerissima e in cielo iniziano già a vedersi le prime stelle.

-Mmm, Peeta?-. Sono uscita in giardino a buttare nella spazzatura delle confezioni di plastica.

-Dimmi, amore.-. La sua voce mi arriva, innocente al punto giusto, dalla cucina. Due secondi dopo, mi è accanto e mi cinge la vita con le braccia.

-Avevi detto che sarebbe stata una giornata normale, lo sai vero?-.

-Infatti lo è stata. Adesso è quasi notte, non vedi? Ci sono le stelle.-. Puntualizza lui, facendomi ridere.

-Bene. Allora a questo punto credo che potremmo anche rilassarci un po', ti va?-. La luce maliziosa dei suoi occhi mi dice ben altro, ma visto che entrambi sappiamo come andrà a finire questa serata (sono circa due mesi che cerchiamo di avere un bambino e ancora non ci sono state novità), prima di raggiungere le coperte, gli getto le braccia al collo e lo bacio. Mormoro un grazie tra i suoi ricci, lasciandomi andare.

  
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