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Autore: myavengedsevenfoldxx    24/04/2015    0 recensioni
il suicidio non è mai la soluzione giusta, anche nei peggiori dei casi, la vita va avanti, non fermarti al primo ostacolo davvero difficile, vivi la vita, cogli ogni attimo perché ne vale la pena e non avere paura, sii forte, sii te stesso, sempre e comunque.
Genere: Generale, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Un po' tutti, Zacky Vengeance
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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VII

Life so reclkess
Tragedy endless
Welcome to the family


 

 

Johnny Christ non era un tipo socievole, parlava poco e per di più ritardatario, durante il cammino verso casa mi parlò poco spiegandomi un po’ le vie che avrei dovuto imparare e mostrandomi le scorciatoie. Passammo anche davanti alla spiaggia per un breve tratto.
Dal punto in cui ero io si scorgeva la sabbia dorata dove le persone stavano distese ad abbranzarsi e a giocare col cane, alcune erano nell’acqua a rinfrescarsi, acqua così limpida che faceva un baffo a quella di montagna dei fiumiciattoli che nascevano dalle piogge primaverili.

-sei sempre così silenzioso?- chiesi a Johnny, avrei dovuto vivere con lui valeva la pena iniziare a relazionarsi .. almeno credo. Stavo a passo con lui, con la coda dell’occhio fissavo il suo andamento regolare, ogni tanto la bocca si increspava in un sorriso mentre salutava dei suoi conoscenti che mi guardavano con fare interrogativo.
-sono abbastanza riservato con quelli che non conosco-
-sai dobbiamo vivere assieme e non so quanto ti convenga startene zitto-
-ahahah spiritosa lei, comunque ho solo una brutta giornata, chiedo scusa se il mio comportamento non è rispettoso, ma il cantante della band tornava oggi da un viaggio e abbiamo saltato un mucchio di prove a causa sua-
Non so per quale motivo mi passò per la mente Matthew, il ragazzo che avevo conosciuto in aereo.
-hai una band?-
-si, siamo amici di vecchia data suoniamo metal e vogliamo farne un lavoro-
Non poteva essere una fottuta coincidenza, anche lui aveva una band metal … e se davvero il suo cantante era Matthew Sanders, che figura ci avrei fatto?
Dai dai non poteva essere così, non poteva essere davvero così la storia, non era una fottuta coincidenza aver incontrato il cantante della band dove suonava il ragazzo con cui andavo a vivere.
Scossi la testa e scacciai i pensieri, era impossibile.

Girammo a destra e una viuzza alberata mi apparve davanti agli occhi, era bellissimo.
La via, lunga circa un kilometro, vedeva lungo i due lati disposte delle belle villette con un giardino molto curato. Una di quelle, precisamente la terza a destra, apparteneva ai Christ.
La villetta aveva un muretto, la rete e un bel porticato; era semplice e non sgargiante, il muro era verniciato di bianco e alle finestre c’erano dei fiori sbocciati che rendevano l’aria fresca e accogliente.
-attenta a Bake-
-chi..?- non feci in tempo a chiedermelo che un pastore tedesco mi saltò addosso facendomi cadere a terra, mi leccò la faccia e mi sporcò la t shirt di terra.
-dio cane-
-si chiama Bake- disse Johnny ridendo vedendo la scena.
-toglimelo di dosso-
- Bake, bello vieni via dai che la Hannah non ti vuole- il ragazzo mi fece l’occhiolino.
-che simpatico Christ, ma potevi avvisarmi prima che avevi un cane così mi sarei preparata meglio-
-nah almeno è stato divertente- lo guardai con sguardo di minaccia
-te la farò pagare-
-abbiamo anni per farci dispetti dolcezza- ed entrò in casa, lo seguii a ruota.
 

 ***


I primi giorni a casa Christ erano stati accoglienti, non mi dispiacevano, erano gentili e mi capivano e facevano di tutto per tenermi a mio agio senza farmi mancare nulla. Non mi fecero nemmeno domande su ciò che era accaduto.

Natalia, la madre, era una donna alta e snella, mora e molto materna, aveva 50 anni e ne dimostrava molti meno.

Alberto, il padre, era vicino alla sessantina e faceva l’architetto, aveva progettato tantissime case qua ad in città e per i lavori di ristrutturazione si rivolgevano sempre a lui. aveva un carattere aperto, aveva sempre la battuta pronta e ti sapeva aiutare in ogni momento col consiglio adeguato. In quei giorni non ero uscita molto, per non dire quasi mai, la signora mi aveva portato a fare shopping e aveva buoni gusti, c’era un negozio che aveva vestiti stile dark e gotico che era la fine del mondo, conosceva i miei gusti e mi comprò delle maglie e dei pantaloncini corti più un paio di calze.
-signora non serviva- dissi uscendo dal negozio con le borse
-ssh si che serviva- le sorrisi cordialmente – e smettila di darmi del lei- mi fece l’occhiolino.
-va bene Natalia- e sorrisi.

Non uscivo mai con Johnny, lui aveva le prove con la band e io mi stavo ambientando in casa aiutando Natalia a pulire e fare altre faccende, dovevo contribuire pure io in qualche modo.
-perché non esci mai?-
-non voglio disturbare Johnny- risposi un giorno mentre la aiutavo a piegare le lenzuola
-lui e la sua band- disse sospirando – ogni tanto vengono qua a mangiare o passare un pomeriggio, sono bravi ragazzi e anche molto simpatici- mi guardò con sguardo indagatore-
-perché mi guardi così?- le chiesi
-stavo pensando…-
-a cosa?-
-che tu e il chitarrista stareste bene assieme-
Avvampai in viso, io con un fidanzato? Ma quando mai. Non ero tipa e poi avevo giurato che nessun ragazzo mi avrebbe mai più toccata dopo ciò che era successo con mio padre.
Già mio padre, morto e sepolto assieme a mia madre a 600 km di distanza e che mi stuprava, ma chissà cosa sarebbe stato di me se non avesse avuto quell’incidente, adesso magari saremmo  una famiglia felice in vacanza in Italia, a Roma o Firenze. Chissà che bella vita avremmo potuto avere .. e invece no. Mi sono ritrovata senza genitori, senza nonni a 600 km da casa i un paese che non conosco.

-ho toccato un tasto dolente?. –mi chiese vedendo il mio volto fissare il vuoto con la lenzuola ancora in mano
-nono ho solo ripensato a delle cose passate-
-mi dispiace … - era davvero dispiaciuta. Andai a sedermi sul divano e mi fissai la catenina al collo, una semplice stella al contrario simbolo del satanismo che avevo trovato in un locale qualche anno prima.
-com’era mia madre da giovane?- chiesi ad un certo punto girandomi a fissare Natalia che stava piegando una maglia di Johnny.
Lei si fermò un attimo, mi guardò con occhi pieni di tristezza e appoggiato il ferro da stiro in parte si venne a sedere accanto a me.
-tua madre era una donna brillante e intelligente, era la più popolare della scuola e aveva voti alti. Al liceo si innamorò di tuo padre, bravissimo ragazzo con voti nella media e una buona reputazione, erano la coppia più bella dell’istituto. Tua mamma era solare e aperta, sempre volta ad aiutare il prossimo senza indifferenza per nessuno. Tutti la lodavano e nessuno la odiava, era una ragazza carinissima- mi disse stringendomi la mano.
Le sorrisi e pensai al corpo di mia madre in braccio a mio padre, privi di vita. Una fine miserabile e una figlia piccola lasciata in balia del mondo, un mondo più grande di lei.
-come mai avevate perso i contatti?-
-io sono andata a fare la specializzazione in italia all’università dove ho incontrato Alberto, lei invece è stata là e si era sposata. Tornai quando Johnny aveva un anno ed erano felici, ma a causa del mio lavoro dovetti trasferirmi qua e li persi di vista e inseguito all’incidente di tuo padre non ebbi più contatti con lei- disse la parola incidente con dolore, come se non volesse farmi soffrire. Il punto è che nonostante sapessi che mio padre non aveva combinato nulla di male e non era colpa sua, non riuscivo a vederlo come papà ma come uno sconosciuto come alla fine era stato per 18 anni di vita, e non erano pochi. A causa del suo problema non ho avuto un’infanzia decente e ho subito un grave scossone nel profondo e dico davvero essere molestati da bambini ti lascia il segno dentro.
-ti dispiace se vado incamera mia?- chiesi alla madre di Johnny
-no figurati vai tranquilla-e me ne andai camera a ripensare a quanto facesse schifo la mia vita.

Natalia uscì di casa verso le quattro, per due ore ero stata nel letto a fissare il soffitto e ad ascoltare musica, nessuno era venuto a disturbarmi, nessuno a cercarmi, ovviamente non avevo amici. Con Natalia via, Johnny a prove e Alberto a lavorare la casa era tutta per me e così presi l’opportunità al volo e andai giù in cucina a prepararmi da mangiare, avevo un certo languorino dato che a pranzo avevo mangiato leggero.
Mi preparai un tramezzino con quello che trovai e lo mangiai accompagnato al succo che trovai in frigo; mi distesi sul divano con la testa appoggiata al cuscino a giocare sul telefono, quando sentii dei passi sul vialetto.
“sarà sicuramente Johnny che torna a casa” pensai e perciò non mi scomposi. Ma i passi erano diversi, non era solo Johnny …
“okay è con suo padre o sua madre” pensai e appena la porta si aprì alzai mi alzai per salutare. Rimasi di stucco.
Ero vestita male.
Non sarei mai dovuta uscire dalla mia stanza.
Un ragazzo alto, capelli neri con una bandana e le braccia tatuate stava sulla porta accanto a Johnny.
Io fissai lui, lui fissò me. Il suo volto non tradì nessuna emozione, ma il mio si. Quel ragazzo l’avevo già visto, aveva un volto così familiare, ma non riuscivo a distinguere bene in quale parte della mia vita lo trovai.
Johnny fissò me, poi fissò il suo amico e con aria strana ci presentò.
-Hannah, lui è Brian, Brian lei è Hannah viene da un piccolo paese a nord da qua-
Non ci potevo credere …
Non era possibile …
Era lui, davvero.
Era il ragazzo che alla festa di Elizabeth mi aveva baciato e che avevo visto nel gruppo di sostegno per alcolisti …
No, era un fottuto sogno, non poteva essere reale tutto ciò.
Brian Haner era lì davanti a me,a mezzo metro in tutta la sua bellezza.

syn…” sussurrai e svenni cadendo a terra sbattendo la testa sul parquet appena lucidato.






nota del'autrice: okay eccomi col VII capitolo, si lo so era da tanto che non aggiornavo e mi dispiace, ma la scuola occupa tantissimo tempo, almeno siamo quasi alla fine. fatto sta che mi farebbe piacere se lasciaste un commento col vostro parere tanto per accertarmi di non essere noiosa o quant'altro. alla prossima!

   
 
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