Eccoci qua,
ennesima shot. Vogliamo indovinare chi me l'ha richiesta? A chi la dedicherò?
Chi mi ha tartassato di sms con faccini sbriluccicosi per due giorni? Immagino
non ci sia nemmeno bisogno di dirlo, comunque...
A Elisa (alias
Tempe-la Socia), perchè la protagonista è nientepopodimenochè caratterialmente
ispirata a lei. Con infinito affetto, ovviamente.<3
A
proposito, questa shottina non è un qualcosa di a sè stante, ma un
missing-moment, un minuscolo spaccato da quella che sarà una delle prossime due
long-fic a tema Jonas che scriverò, dopo la mia "Gabrielle". Quindi
questa non è l'ultima volta che leggerete di Delia.
O della
piccola Audrey che... Ma no, non
voglio anticiparvi nulla!x3 Vi godrete meglio la sorpresa.
Chiaramente,
vista la destinataria della fic, è Joe-centrica. U.U
Beh, che
altro dire? Buona lettura, care e hope you'll like it!<3 (Ah, piccola
premessa: i Jonas si sono trasferiti in un appartamentino in un quartiere
abbastanza defilato di New York e Delia è la loro vicina-dirimpettaia!x3).
Baby Boom
{ Poi mi riscuoto e già ho dimenticato...
Ma, dentro di me, l'anima rapita
avverte che quella bimba appena nata
già vale più della mia stessa vita. }
Adattamento di
L'Incontro - Andrea, Valeria, Monica (Saranno Famosi)
Delia si svegliò di
soprassalto, facendo un discreto salto che rischiò perfino di farla cadere dal
divano su cui stava placidamente sonnecchiando. Si scostò i capelli dal viso,
emettendo un verso molto poco aggraziato e ancor meno femminile, prima di
dirigersi a passo di marcia verso l'ingresso.
C'era qualcuno che
doveva essersi divertito ad attaccare dello scotch sul suo campanello, perchè
questo continuava a suonare ininterrottamente da almeno cinque minuti buoni.
Il solito ragazzino imbecille del quinto piano, o uno dei
suoi stupidi amichetti.
Pensò, facendo
scattare la maniglia con un gesto deciso.
- Delia, la porta!
Miseria schifa!!! - Tuonò una voce già intrisa di panico. La ragazza fece in tempo
ad alzare lo sguardo giusto per vedere Joe Jonas che saltellava sul suo
zerbino, tenendosi una caviglia con la mano.
- Oh, cielo. Scusami,
Joe! N-non credevo... Cioè, pensavo... Ti-ti sei fatto male? I ragazzini...
quinto piano... - Balbettò, facendo per avvicinarglisi almeno tre volte e
ripensandoci altrettante.
E presumibilmente,
avrebbe continuato ad allungare e ritrarre la mano all'infinito, se Joe non
avesse preso il controllo della situazione, ponendo definitivamente uno stop
alla sua personalissima crisi mistica.
- Deels... - Soffiò,
agguantandola per le spalle e attirandola impercettibilmente verso di sè.
- S... Sì? - Pigolò
lei, mentre il suo viso sperimentava tutte le tonalità di rosso possibili,
finendo per virare ad un magenta tendente al viola.
Deglutì profondamente,
cercando di ricordare a sè stessa che esisteva altro, al mondo, oltre alle mani
di Joseph Adam Jonas.
Mani calde, forti,
strette dolcemente intorno alle sue spalle minute... No, ok, tentativo miseramente fallito.
- Sta' zitta per un
secondo e ascoltami. - Continuò, mentre lei era già partita per un meraviglioso
mondo immaginario in cui Joe aveva suonato alla sua porta per giurarle
sempiterno amore e portarla via su di un bellissimo cavallo bianco. O una roba
del genere... Anche una bicicletta sarebbe andata bene. Un triciclo, qualunque
cosa...
- ... talco? - Le
ultime due sillabe di ciò che presumibilmente era stata una lunga, affrettata
domanda raggiunsero le sue orecchie da quelli che sembrarono essere chilometri
di distanza.
- Eh?! - Balbettò,
ritornando improvvisamente con i piedi per terra.
- Ti ho chiesto se hai
del borotalco. Ti prego, mi salveresti la vita! - Ripetè lui, scuotendola
leggermente.
- Io... Sì, credo di
sì. - Rispose, sistemandosi la coloratissima montatura sul naso. Joe si sciolse
in un sorriso radioso che rischiò seriamente di provocarle uno scompenso
cardiaco.
- Oh, grazie Signore!
- La lasciò andare, balzando nell'appartamentino come un leone sulla preda. -
Dov'è? -
- Nell'armadietto in
bagno. - Lo guardò percorrere il corridoio, cercando di convincersi che Joe
Jonas stava veramente camminando sul suo pavimento di piastrelle artigianali in
ceramica italiana. E stava per entrare nel suo microscopico bagno color
confetto, e... - No, NON FARLO! - Urlò, neanche oltre la porta verniciata di
rosa ci fosse una bomba pronta ad esplodere.
Joe mollò
istantaneamente la maniglia, facendo un gran balzo all'indietro.
- Che c'è? Che
Succede?! - Esalò, con il cuore in gola.
- E'... sarà... tutto
in disordine... - Mormorò Delia,
arrossendo nuovamente fino alla punta del lunghi capelli scuri.
Lui, leggermente
interdetto, la guardò per qualche secondo, prima di chinare il capo per
nascondere una risatina sommessa.
Che figura del cavolo.
Si morse la lingua, dandosi
mentalmente della deficiente per essere riuscita a rendersi ancora più ridicola
ai suoi occhi. Lo sorpassò senza dire nulla ed entrò nella piccola stanza,
prendendo a frugare qua e là senza troppe cerimonie.
Ci mise perfino meno
del solito e riuscì a far cadere sul pavimento solo due confezioni di prodotti
decisamente troppo femminili per
poter essere lasciati in bella vista. Li spedì con un calcio il più lontano
possibile dalla porta socchiusa oltre la quale lui avrebbe potuto intravvedere
qualcosa.
Uscì dalla porta a
testa bassa, stringendo il talco come se volesse farlo schizzare fuori dal
contenitore.
- Ecco qua. - Ringhiò,
ficcandogli in mano il barattolo di ceramica con il coperchio a forma di
stella. - Riportamelo quando hai finito. -
- Grazie. - Rispose
lui, accarezzandole il braccio. - Ero nel panico sul serio! Kev non c'è, Nick è
al lavoro e io... Non immaginavo che Tiff
avesse un'autonomia-pannolino così scarsa! -
- Tiff? - Domandò lei,
inarcando un sopracciglio. Joe sbuffò, scostandosi un ciuffo perfettamente
piastrato da davanti agli occhi.
- Audrey. - Borbottò, aggrottando le sopracciglia. - Anche se io
continuo a sostenere che "Tiffany"
sia molto più carino... E meno snob. -
- Ah. - Sorrise Delia,
per sbiancare come un lenzuolo l'attimo successivo. - E tu hai lasciato Audrey
in casa, da sola!? Oh, Joe!!! -
Sbottò, correndo via senza nemmeno aspettare l'ovvia risposta.
Attraversò il
pianerottolo a rotta di collo, schivando di un millimetro il vaso di un povero
ficus benjamin, colpevole solo di trovarsi in fianco alla porta di casa Jonas.
Joe la seguì, fermandosi solo un momento per bloccare la paurosa oscillazione
della pianta che sembrava volersi schiantare a terra da un momento all'altro.
***
Audrey, dal canto suo,
sgambettava tranquilla dalla sua non proprio comodissima posizione supina sul
fasciatoio, esattamente dove l'aveva mollata Joe. Quando Delia la sollevò,
stringendole piano i fianchi paffuti, emise un gridolino contrariato.
- Ehi, stellina, tutto
a posto? - Domandò, osservando lo spropositato numero di fazzoletti
accartocciati gettati qua e là e la confezione di pannolini, praticamente
sventrata, abbandonata in bilico sul lavandino. - Non credo che il tuo...
ehm... - Esitò, cercando la parola adatta a definire cosa potesse essere Joe
per quella neonata. - Insomma, non credo che sappia granchè di come si gestisce
una cosina come te. -
- No, infatti. -
Ammise lui, entrando nella stanzetta con il talco in mano. - Di solito è Nick
che si occupa di questo... lato della
faccenda. Io sono il papà addetto ai
giochi, non è vero Tiff? - Cinguettò, posando il barattolo per solleticarle
amorevolmente la punta del nasino a patata. La piccola gli strinse le dita con
le proprie, scoppiando in una risatina gioiosa.
- Capisco. - Esalò
Delia, esibendosi in un sorriso tiratissimo, mentre cercava di dimenticare di
aver sentito la parola "papà", inserita in quella frase. - Allora
finisco io qui, sarà meglio per tutti... - Appoggiò di nuovo Audrey sul
cuscino, cominciando ad armeggiare i silenzio con le varie creme e lozioni.
Nel giro di dieci
minuti, la piccola era perfettamente cambiata, linda e profumata... E il bagno
aveva assunto nuovamente un aspetto umano.
- Come... Come diavolo
hai fatto? - Esclamò Joe, sistemandosi meglio la bambina contro la spalla. -
Nemmeno Nick riesce a cambiarla tanto in fretta... E senza sprecare un solo
pannolino! Sei fantastica! - Gongolò, facendole mancare un battito.
- Sono una donna. - Ribadì lei, quasi con
rassegnazione. - Volenti o nolenti, noi ce l'abbiamo dentro, l'istinto
materno... E poi ho lavorato in una nursery per qualche mese, anni fa. E' come
andare in bicicletta, non si disimpara mai. - Sorrise, stringendosi nelle
spalle. - A questo punto, se non ti servo più, prendo il mio talco e me ne
torno a casa. -
- No, ASPETTA! - La
bloccò lui, con forse un po' troppa veemenza. - Cioè... - Esitò, quando lei si
voltò nuovamente, con uno strano luccichìo negli occhi. - Lascia almeno che ti
offra qualcosa... Sai, per ringraziarti. Un caffè? - Chiese, passandosi la mano
fra i capelli in un modo che a Delia parve incredibilmente sexy, anche se
probabilmente era atto solamente a cercare di rimettere a posto i ciuffi che
Audrey si era divertita a tirare tra le dita minuscole.
***
- Vola, vola! Vola,
questa bimba! - Sorrise Delia, sollevando le braccia nell'atto di lanciare
Audrey in aria. La bimba allungò le manine verso il viso della giovane
cercando, con tutta una serie di gorgoglii e risolini, di afferrare una ciocca
di lunghi capelli setosi.
Joe entrò nel salotto
nel momento in cui la ragazza si lasciava cadere sul divano, abbracciando la
sua Tiff in un coro di risate cristalline. Sorrise tra sè e sè, appoggiando il
vassoio che aveva in mano sul tavolino di cristallo.
- Ecco qua. - Disse,
richiamando l'attenzione di Delia che si ricompose frettolosamente, cercando di
sistemarsi i capelli alla bella e meglio, mentre un delizioso rossore colorava
le sue guance. Gli allungò nuovamente Audrey, come se non si sentisse autorizzata
a tenerla in braccio, se poteva farlo lui. Joe si sedette sul tappeto,
sistemandosi la neonata a cavalcioni di una gamba, preoccupandosi, con
attenzione maniacale, che fosse comoda e ben salda. Poi, quando fu sicuro, si
chinò a posarle un bacio sui radi capelli chiari, prima di prendere una tazza e
cominciare a bere il suo caffè.
- Sei pieno di
premure, nei riguardi della tua bambina. Chi l'avrebbe mai detto che Joe Jonas
è il padre ideale? - Sorrise intenerita la giovane, tradendo una punta di amarezza.
- Padre? - Sobbalzò Joe, quasi soffocandosi con l'ennesimo sorso di
liquido scuro. - No... Tiff non è... Cioè, è una storia lunga. - Tossicchiò.
- Ah no? - Si illuminò
Delia. Ma allora...? Nick? - Chiese, aggrottando le sopracciglia. - O Kevin?
Oh, lui sarebbe un papà perfetto, ci scommetto! E' così dolce e carino... -
- Ehm... No e... No.
Non proprio, almeno. - Borbottò lui.
- Non proprio? - Ripetè
meccanicamente lei. - E allora di chi è figlia, Audrey, scusa? - Joe sospirò pesantemente.
A quel punto, tanto valeva vuotare il sacco.
- Noi... Non sappiamo
chi è suo padre. - Sentenziò, mentre gli occhi color cioccolato di Delia si
spalancavano a dismisura. - Potrebbe essere figlia di Nick... o di Kevin... o
mia. -
- Ma... La mamma...? -
Balbettò.
- Secondo me, lei lo
sa benissimo, chi è. - Ringhiò Joe,
bevendo un altro sorso di caffè. - Però è scomparsa, senza lasciarci modo di
rintracciarla. E adesso siamo qui, in tre, a fare da balie ad una neonata che
avrebbe bisogno come unica cosa... di sua madre.
-
Delia riappoggiò la
sua tazza sul vassoio e si inginocchiò di fronte a lui, allungando una mano per
sistemare una piega sulla salopette di Audrey.
- Sai... - Mormorò -
Secondo me, invece, questa bimba è stata molto fortunata a capitare qui. Ha tre
papà meravigliosi che le danno tutto l'amore di cui ha bisogno... Perchè, alla
fine, è l'amore. Quella è la sola
cosa che serve a lei. - Sollevò lentamente lo sguardo, incastrandosi per una
manciata di secondi negli occhi scuri di Joe.
Si fissarono in
silenzio, mentre lui si chinava impercettibilmente in avanti, socchiudendo le
ciglia nerissime. Delia avvampò, ma non fece quasi in tempo a realizzare cosa
stava succedendo perchè, proprio sul più bello, la bimba le afferrò una ciocca di
capelli che dondolava sulla sua spalla, dandole un sonoro strattone.
La ragazza schizzò
letteralmente verso il basso, lasciando cadere la tazza che si rovesciò sul
tappeto, mentre Audrey rideva soddisfatta.
- Ma che monella, sei!
- La redarguì la ragazza, ridendo nonostante tutto, mentre sfilava i propri
capelli dalle dita paffute. - Guarda cosa hai combinato! -
- Sai... -Sorrise Joe,
accarezzando distrattamente il braccio della piccola. - Saresti una mamma
perfetta, Deels. -
- Grazie, Joe... - Rispose
al sorriso, assumendo lo stesso colorito di un pomodoro molto maturo. -
A-adesso sarà il caso di sistemare questo disastro... - Balbettò, indicando la
grossa macchia di caffè ai suoi piedi. Lui fece per alzarsi, ma lei lo fermò,
raccogliendo la tazza in un gesto frettoloso. - No, lascia, faccio io. Tu stai
con la bambina. - Si sistemò gli occhiali sul naso, prima di scomparire nella
cucina di legno chiaro.
***
Da quella cucina ne
riemerse tre quarti d'ora dopo, dopo aver lavato, oltre alle due tazze, la
montagna di piatti che i tre scapoli d'oro avevano meticolosamente accumulato
nel lavandino in almeno una settimana piena e aver ripulito il frigorifero da
una buona dose di "mostri alimentari" che, un tempo, dovevano essere
perfino commestibili.
Uomini.
Pensò, scuotendo la
testa, mentre lanciava lo strofinaccio grigio sul tavolo prima di uscire dalla
stanza. E lì, lì, però, si ritrovò davanti qualcosa di assolutamente dolce e
del tutto inaspettato.
Joe era profondamente
addormentato sul divano, così come Audrey che gli stava rannicchiata sulla
pancia come un microscopico ragnetto, protetta dal suo morbido abbraccio.
Cercando, per quanto
per lei fosse difficile, di muoversi silenziosamente e non urtare nulla, Delia
si avvicinò ai due e, dopo essersi inginocchiata ai piedi del divano, posò un
bacio sulla fronte della piccola... e uno all'angolo della bocca del giovane,
che emise un sospiro soddisfatto, perso in chissà quale sogno meraviglioso.
- Credimi... -
Bisbigliò, prima di andarsene. - Sei il miglior papà che si possa avere. -
La porta di casa Jonas
si richiuse senza emettere il minimo rumore e, poco dopo, anche quella
dell'appartamento di fronte...
... mentre il povero
ficus, infine, giaceva riverso sulle mattonelle chiare del pianerottolo.