Serie TV > Violetta
Ricorda la storia  |      
Autore: blackswam    25/04/2015    1 recensioni
Violetta è stata punita dal padre ed adesso è costretta a lavorare in un chiosco sotto il suo palazzo sotto la revisione del suo aiutante Leon Vergas.
Il ragazzo non gli va molto a genio come del resto la stessa situazione, ma cosa le fa cambiare idea?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Punizione: Lavoro, ostilità, amore.





 

 

 

In the arms of an angel fly away from here.
                       Angel-Sara McLachlan

 

Violetta Castillo. Ventidue anni. Capelli lisci e castani che gli coprivano le spalle, occhi marrone scuro, e due fossette che gli disegnavano il viso rendendola quasi come una bambina.Alla sua età non poteva certo essere definita anziana, ma tuttavia è anche vero che dopo aver raggiunto i diciotto anni bisogna essere più maturi, ma la nostra cara protagonista era l'opposto.Lavora in un piccolo chiosco di gelati sotto al palazzo, oppure regno visto perché apparteneva interamente alla sua famiglia, sorvegliata accuratamente dalla madre.La cara Violetta era riuscita a farsi mettere in punizione ancora alla sua età e adesso stava scontato la pena.Per dispiacere dei suoi cari la loro figlioletta era ancora legata alla bella vita, senza sapere che i soldi bisogna ricavarli con l'impegno, con il duro lavoro, e la regola più importante: sapere darsi un limite.In una intera settimana la sua camera era circondata di abiti e oggetti senza alcun valore. Non provava nulla di affettivo infatti dopo nemmeno cinque minuti se ne era già stancata, ma voleva almeno provare lo sfizio e il pregio di comprarli.I soldi spesi era di una somma straordinaria che avrebbe fatto impallidire un barbone, che lui almeno avrebbe potuto comprare qualcosa da mettere sotto i denti.E proprio per questo motivo che la nostra protagonista si trovava sotto il sole cocente, con un cappellino che gli nascondeva gli occhi feroci e infuocati, mentre la freddezza del gelato gli regalava un po di sollievo. Sapeva che dopo terminato il lavoro poteva assaggiare uno di quei invitanti gelati, ma non prima seppure la voglia è forte. Oltre alla supervisione della madre Violetta era aiutata da un abile gelataio che ormai conduceva questo lavoro da circa due anni. Era un tipo grezzo, fastidioso e rumoroso.
Leon Vergas era il suo nome. Capelli castani, coperti molto spesso da un capello, salta subito all'occhio la sua infantilita , ma a nessuno e mai pesato e nemmeno al sottoscritto, e infine occhi verde chiaro.
Ciò che colpiva alla cara Violetta erano proprio quest'ultimi che al contatto con il sole emanavano luce propria e brillavano di un colore intenso. Spesso si riscopriva a guardarlo incantata mentre serviva un gelato rendendo felice un bambino che correva felice con la sua mamma.Con il tempo era diventata curiosa e insistente su di lui scoprendo che aveva perso la famiglia quando era molto piccolo e prima di diventar maggiorenne viveva in una casa precosta dallo Stato e affidato alle cure di una madre affidataria.La mora aveva rimuginato su questo argomento molte volte, ma la sua voce aveva sempre risvegliato i suoi pensieri.«Violetta mi serve una mano.», ansima Leon stanco di portare tutto il peso da solo.
Tra le mani aveva un grosso secchio di gelato e cinque che aspettavano dentro al furgone.Violetta corse al suo richiamo cercando di aiutare quando poteva, ma non essendoci molto abituata fece cadere il secchio dritto su di lei. Leon non era riuscito a fermare la risata che gli era partita naturale, ma questo non fece che alimentare la furia della giovane.Stizzita Violetta sale le scale della sua camera decisa a cambiare e prendere a calci e pungi quel povero idiota.Ci potevano essere tre cose che la ragazza detestava e una di questa era che qualcuno ridesse di lei.
" Idiota ed io che pensavo fosse carino. Mi sono illusa che potesse essere un gentil'uomo e mi ha intenerito con la sua storiella da quattro soldi. Leon stupido, bambino, idiota." purtroppo la cara Violetta non si era reso conto che aveva dato libero sfogo ai suoi pensieri.
Mentre formulava il suo monologo il caro Leon stava salendo le scale e aveva ascoltato ogni parole mentre un sorriso divertito solcava le sue labbra.
Nessuno aveva mai usato il suo nome in un frase con tanti aggettivi negativi. Era sempre famoso per la sua allegria, per la sua simpatia, e anche le persone più noiose era riuscito ad ammaliare, ma con lei invece era tutto diverso. Il suo tocco magico, come lo definisce Leon, non aveva funzionato.
Leon si avvicina alla porta, che era ancora amabilmente chiusa, e prese a bussare con due tocchi delicati ma udibili.
Violetta la smette di brontolare da sola e dopo essersi calmata decide di scoprire lo/la sconosciuto/a che aveva bussato alla sua porta.
Ovviamente alla vista di Leon tutti si fece nero, poi bianco, poi di nuovo nero, ma la mora era deciso a darsi contegno alla residenza dei proprio cari facendo capire che almeno in quei mesi era maturata.
«Ho il permesso per entrare?», domanda Leon speranzioso di vedere la stanza della ragazza.«Solo per pochi minuti il tempo che tu mi possa fare le tue scuse.», assentì la ragazza rimanendo ferme nei suoi ideali.
Una cosa aveva imparato vivendo nella famiglia Castillo e cioè che bisogna lottare credendo fermamente nelle proprie idee.
«Non capisco per cosa dovrei scusarmi. Infondo non ho fatto nulla di male.», e con grande scioltezza Leon si sdraia sul letto della ragazza appoggiando la nuca sulle sue braccia.
«Senti detto francamente tu non mi stai molto a genio. Devo sopportarti ogni mattina soltanto per scontare la mia punizione nulla più e quindi non prenderti troppe libertà ricordati che stai parlando con la figlia del tuo capo. E togli quei piedi dal mio letto!», esclama la giovine issandosi arrabbiata contro i piedi del ragazzo.
«Sinceramente non vedo dove sia il problema. Soltanto perché sei la figlia del mio capo deve avere dei riguardi per te. Permettimi di dissentirti cara. Insomma tu mi piaci, mi sei simpatica non capisco perchè tu abbia tutto questo rancore nei miei confronti», soffia affranto Leon ancora non comprendeva il motivo di questa ostilità.
«Non lo definire rancore soltanto che non ti sopporto. Tu reincarni perfettamente ciò che i miei vogliono che sia e la consapevolezza di averli delusi mi manda in bestia. Cerco di fare del mio meglio, ma nulla è mai abbastanza.»
«Cambiare per gli altri non è mai la scelta giusto, ma cambiare per se stessi e quello che ti gratifica. Tu infondo non ci hai mai provato davvero, non ci hai mai creduto fermamente. E il solo preoccuparsi per il prossimo di rende una bellissima persona.»
Violetta era rimasta senza parole. Lui, l'essere che più aveva odiato, era riuscito a consolarla.I due non riesco a smettere di fissarsi rimanendo in un interminabile silenzio. Il click di un orologio interrompe la tensione.
«Purtroppo deve andarmene. Fra poche ore devo riniziare il mio secondo lavoro, allora ci rivedremo domani alla stessa ora.»
«Stasera. A cena insieme alla mia famiglia e non voglio sentire risposte negative. Alla prossima»,  e con un "leggero" spintone lo caccia dalla sua stanza mentre si appoggiava alla porte sorridendo.
 
[ Domenica ore otto e trenta]
La cena era già servita in tavola e tutti i partecipanti erano seduti sulle loro rispettive sedie. Leon, non avendo altra scelta, era presente tra questi cercando di essere il più raffinato possibile.Cenare insieme a quelle persone gli creava un certo effetto e l'idea di stare cenando come una famiglia non riusciva a dimenticarla.Non era molto abituato a quell'atmosfera troppo abituato al silenzio e sentire soltanto il rumore del suo piatto. L'aria era silenziosa troppo per i gusti del ragazzo.
«La cena è di tuo gradimento figliolo?», afferma il signor Castillo vedendo il ragazzo in difficoltà decide di smorzare la tensione.
«Certamente e ne approfitto per fare i complimenti alla cuoca»«Il tuo apprezzamento sarò riferito. Dimmi vivi da solo?»
«Per spiacevoli eventi si. Vivo in un piccolo appartamento, ma anche se piccolo mi ci trovo bene.»
«E i tuoi? Non hanno pensato a pagarti l'affitto?»,domanda incuriosito il signor Castillo.
«Purtroppo non sono più in questo mondo da tanto tempo. Prima ero stato affidato ad una madre affidataria che è quasi come una madre per me, ma ho bisogno dei miei spazi e soprattutto voglio guadagnarmi soldi da solo senza aiuto.»
«Parole sante figliolo, parole sante.»,assentì il signor Castillo.«Povero caro deve essere stata dura per te.», commenta la signora Castillo non potendo tenere a freno la compassione.
«Per qualche tempo, ma adesso ci ho fatto l'abitudine.»
«Leon, dimmi c'è l'hai la ragazza?" domandò la piccola e impertinente Luna, sorella minore della casa.
«Luna ma che domande sono queste!», l'ammonì Violetta che per poco non si strozzava con l'acqua.
«Non preoccuparti non è un problema. E no, non ho una ragazza.» «Peccato sei un così bel ragazzo, ma almeno c'è l'hai la ragazza che ti piace?», domanda insistente Luna.
«Luna adesso basta! Leon lasciala perdere e continua a mangiare.»,continua ad urlare la mora.«Ho detto di non preoccuparti non mi da fastidio. E si, c'è ma per lei sono inesistente.»
«Lei com'è? Bella?»
«Assolutamente.» per poi volgere il suo sguardo vero la mora che sentendosi osservata rigirava nervosa il cibo sul piatto.
La cena ormai era terminata e per Leon era il momento di tornarsene nel suo appartamento. Violetta si era offerta di accompagnarla al cancello e così che adesso si trovano insieme a scendere le scale.
«Grazie per avermi invitato. Mi sono divertito»
«Ne sono felice e volevo ringraziarti per il consiglio di ieri. Forse non hai tutti i torti. Se voglio cambiare deve crederci davvero.»
«Brava. Allora Buonanotte.»
Leon fece per andarsene, ma Violetta lo ferma per il braccio.
«Aspetta. E' vero quello che hai detto oggi a tavola? Sei innamorato?»
«Si.»
«Potrei sapere chi è?»
Leon sorride a quella richiesta. Sorridendo si avvicina al suo viso baciandole le labbra delicatamente.
«Punizione per come mi hai trattato l'altro giorno.»
Un altro bacio.
«Ringraziamento per la splendida serata.»
Un altro bacio.
«Questo perchè desidero farlo.»
Terminato il casto e passionale bacio i due rossi e ansimanti decidono di vedersi l'indomani per iniziare una nuova vita insieme.Violetta resta ferma immobile ad osservare lo schiena di Leon che a poco a poco scompariva.Si tocca le labbra sorridendo lievemente.
" Non poteva subire punizione più bella."
 
 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: blackswam