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Autore: AliceInWonderbook    26/04/2015    7 recensioni
“Metropolitan Hospital Center” continuò la stessa voce tagliente.
Il ragazzo smise di respirare per un attimo.
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non ti sopporto più.
Quelle parole furono l’ultima cosa a cui Magnus pensò, prima che la sua auto slittasse su una lastra di ghiaccio sul terreno e si schiantasse contro il guard rail dell’autostrada che stava percorrendo.
L’air bag si aprì, sferzandogli la faccia con violenza, poi perse conoscenza.
 
“Signor Lightwood?” disse una voce gracchiante dall’altra parte del telefono.
Alec annuì, poi si ricordò che il suo interlocutore non poteva vederlo e diede voce al suo gesto.
“Metropolitan Hospital Center” continuò la stessa voce tagliente.
Il ragazzo smise di respirare per un attimo.
“Si?”
“Dovrebbe venire qui, il prima possibile. Magnus Bane ha avuto un incidente, non posso entrare nei dettagli ora, ma se fosse così gentile da passare, le spiegherò tutto. Risulta come unico riferimento del signor Bane”.
Alec attaccò il telefono e, presa la giacca nera, si precipitò in strada, per prendere la macchina. Quando non la trovò parcheggiata, iniziò a sospettare che tipo di incidente potesse aver avuto Magnus.
“Porca troia” si lasciò sfuggire a mezza bocca, prima di dirigersi verso la fermata dei taxi più vicina.
“Al Metropolitan Hospital Center” quasi urlò all’autista, che, afferrato il concetto, ingranò la marcia e in dieci minuti furono sotto all’ospedale.
Alec ringraziò, lasciando una generosa mancia all’autista, che sorrise e se ne andò sgommando.
‘Lo sapevo, è tutta colpa mia, non avrei dovuto dirglielo, non avrei dovuto arrabbiarmi così. Non lo pensavo nemmeno, quello che gli ho detto. Cazzo.’
Al bancone chiese notizie del signor Bane, la segretaria gli rivolse uno sguardo carico di tristezza e chiamò al telefono il piano superiore.
“Un dottore arriverà a momenti” lo informò.
Il ragazzo si sedette nella sala d’attesa e iniziò ad immaginarsi tutto quello che il dottore avrebbe potuto dirgli. Non si sarebbe mai aspettato quello che gli disse realmente.
“Non ce l’ha fatta” disse sottovoce.
Superato lo sgomento iniziale, Alec iniziò ad inveire contro i dottori, che lo avevano fatto andare lì, senza dirgli direttamente cosa fosse successo. Contro quel dottore, che usa una frase fatta, invece di esporre la chiara realtà dei fatti.
‘Non è vero che Magnus non ce l’ha fatta. Uno non ce la fa a sollevare un peso, ad arrivare in tempo, a vincere una gara.
Magnus è morto.
Magnus è morto per colpa tua, perché sei stato impulsivo come sempre, perché non rifletti mai prima di parlare, perché lo ami, si, lo ami, non lo amavi, lo ami ancora, così tanto che ti fa paura’.
“Voglio vederlo” urlò, tra le lacrime, incurante di tutta la gente che lo stava fissando.
Il corpo immobile, sul tavolo di alluminio rinforzato, che rifletteva la luce della lampada a led, gettando bagliori inquietanti.
Magnus, lì, immobile. La persona più vitale che Alec avesse mai conosciuto, ora era un corpo ghiacciato.
Però sorrideva.
Alec non lo avrebbe mai saputo, ma Magnus era morto pensando a lui, sapendo che non pensava quello che gli aveva detto, ne era certo, conosceva Alec, meglio di tutti.
Stava tornando indietro, da lui. E la curva ghiacciata lo aveva ucciso.
 
  
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