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Autore: Little_Lotte    27/04/2015    11 recensioni
" Perdona la mia sfrontatezza, oh Athena, perdona il mio non riuscire a non parlare in modo chiaro e sincero, la mia incapacità di celare i sentimenti e rivelare i pensieri più oscuri e reconditi del mio cuore. Non oserei mancarti di rispetto, se solo non provassi nei tuoi confronti un rancore tanto grande da farmi persino dimenticare chi sei veramente, intenso a tal punto da rendermi cieca dinnanzi alla luce della tua divinità, che ai miei occhi adesso sembra quasi svanire del tutto, lasciando il posto ad una natura umana cui non posso – e non riesco – mostrare il minimo segno di rispetto e devozione. "
[I pensieri di Shaina e il suo sentimento di amore ed odio nei confronti di Saori, la devozione per la dea e il rancore per la donna.]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ophiuchus Shaina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti ho giurato fedeltà eterna, oh mia dea.

Ho promesso di servirti ciecamente, senza mai mostrare incertezza alcuna, e di esserti leale fino alla fine dei miei giorni, lottare in nome tuo e a favore della giustizia, persino al costo della mia stessa vita.

So di non essere stata sempre fedele al mio giuramento, più di una volta ho rischiato di perdermi nell'oscurità, e tuttavia non ho mai ceduto completamente al mio lato oscuro: ho vacillato, certo, e troppe volte ho provato rancore e desiderio di vendetta, sentimenti che non dovrebbero in alcun modo alimentare il cuore giusto e valoroso di un cavaliere posto al servizio della dea Athena.

Eppure, nonostante tutti i miei errori e le tragiche fatalità nelle quali sono stata – mio malgrado - coinvolta, io sono ancora qui. Forte, valorosa e a te devota, ho prestato un nuovo giuramento dinnanzi agli dei e per nessuna ragione al mondo intendo venir meno alle mie parole, anche se dovesse costarmi troppa fatica dover obbedire ai tuoi ordini.

Anche se una parte di me ancora non riesce ad accettare che debba essere proprio tu a darmi ordini.

Perdona la mia sfrontatezza, oh Athena, perdona il mio non riuscire a non parlare in modo chiaro e sincero, la mia incapacità di celare i sentimenti e rivelare i pensieri più oscuri e reconditi del mio cuore. Non oserei mancarti di rispetto, se solo non provassi nei tuoi confronti un rancore tanto grande da farmi persino dimenticare chi sei veramente, intenso a tal punto da rendermi cieca dinnanzi alla luce della tua divinità, che ai miei occhi adesso sembra quasi svanire del tutto, lasciando il posto ad una natura umana cui non posso – e non riesco – mostrare il minimo segno di rispetto e devozione.

Non è di una dea l'immagine che affiora nella mia mente, bensì di una donna bellissima e affascinante, un essere umano potenzialmente capace di provare amore ed emozioni terrene, alla quale non posso che guardare con invidia, rabbia e persino con una punta di odio, sentimenti che mai dovrebbero appartenere ad una guerriera che ha giurato di lottare ogni giorno in favore della giustizia.

Perché devi essere così dannatamente bella e perfetta, oh Athena, persino nella tua forma terrena?

Il potere infinito del tuo Cosmo non ti era più sufficiente? Dovevi proprio scendere su questa terra sotto forma di donna, costringere chi ti sta intorno ad amarti e venerarti anche nella tua condizione di umana, al punto tale da portare via da me ciò che più amo al mondo?

Non ti era forse sufficiente essere la sua dea, incarnazione di quella giustizia per la quale egli ha scelto di lottare e combattere, persino al rischio della sua stessa vita? Dovevi necessariamente essere anche donna, oggetto di un'amore profano e così lontano dalla mera devozione per un supremo ideale, astratto e talmente puro da non poter essere raggiunto o toccato con propria mano?

Tu avevi già il suo amore, Athena, nessuno avrebbe potuto strapparlo via da te; dunque perché prendersi anche tutto ciò che, con un po' di speranza, sarebbe potuto un giorno diventare mio?

Forse sono troppo ingiusta con te, lo riconosco.

Vorrei che certe cose non fossero mai accadute e che Seiya non mi avesse mai visto senza indosso la mia fedele maschera, costringendomi così a legarmi a lui molto più di quanto avessi mai desiderato fare.

La mia maschera... Ricordo ancora il giorno in cui essa venne posta sul mio volto, durante la cerimonia della mia investitura a Cavaliere: quel giorno cessavo di essere una donna e diventavo semplicemente Shaina, sacerdotessa dell'Ofiuco, combattente forte e valorosa al servizio della somma e giusta dea Athena. Nessun uomo sarebbe mai stato in grado di farmi sentire inferiore a lui, poiché quella maschera mi rendeva del tutto simile a qualsiasi altro Cavaliere, uomo o donna che fosse, e solo la mia forza interiore – non il mio aspetto femminile e delicato – mi avrebbe aiutato a farmi valere durante ogni scontro e ogni battaglia.

Così pensavo, almeno fino a quando il mio volto nudo non ha incontrato lo sguardo di Seiya.

Quel giorno, contro ogni mia volontà, io smisi di essere una semplice combattente e tornai finalmente ad essere donna, una fanciulla capace di provare veri sentimenti, emozioni e desideri, sensazioni che ancora mi porto appresso e che mi costringono, adesso, ad esprimere tutto il rancore e l'invidia che nutro nei tuoi confronti, oh mia dea.

E' così difficile, per me, essere tua serva devota ed acerrima nemica, amare la dea ed odiare la donna al tempo stesso.

Non ho mai pensato di rinnegare le mie scelte di diventare cavaliere, eppure adesso quasi rimpiango di averlo fatto: perché non posso odiarti e basta, Saori, detestare il fatto che – qualunque cosa accada – tu sarai sempre la favorita di Seiya, che i suoi occhi non si poseranno mai su di me come fanno con te, che non sarò mai io il suo primo pensiero, la sua fonte di luce, l'oggetto della sua ammirazione... Il suo unico vero amore?

Perché ho prestato quel maledetto giuramento che mi costringe ad amarti e a venerare quel Cosmo divino che arde in te, obbedendo ciecamente ad ogni tuo singolo, stupido ordine?

Perché non posso essere una donna come tutte le altre, desiderosa di affetto ed attenzioni da parte dell'uomo che ama? E perché tu devi esserlo in parte, perché la tua componente divina continua ad avere questo bisogno così disperato di aggrapparsi alla tua umanità?

Perché non riesco a dare una risposta a tutte queste dannatissime domande?

Non lo so; il mio cuore e la mia mente, come sempre, adesso brancolano nel buio e tu te ne stai seduta lì, da qualche parte, fiera e potente come sei sempre stata, a goderti l'amore e il rispetto incondizionato di tutti i tuoi Saints.

Uno di essi, in particolare.

Ed io, nel frattempo, me ne resto ferma qui, da sola e profondamente intristita, a fare i conti con la mia maledetta e tragica rassegnazione. Perché sì, magari potrei anche pensare di tener testa alla donna... Ma come posso anche solo pretendere di competere con una dea?







N.d.A: Il Personaggio di Shaina, così come le sue emozioni, non mi appartiene ed è di proprietà esclusiva del Maestro Kurumada, al pari di Seiya e di Saori. Tuttavia, cercando di mettermi nei panni della sacerdotessa dell'Ofiuco (la quale, fra i personaggi femminimi, è certamente la mia favorita) ed esprimere, secondo la mia personale interpretazione, quelle che potrebbero essere le sue sensazioni nei confronti di Saori, per la quale ha sempre mostrato una certa gelosia a causa dei sentimenti che legano entrambe a Seiya. In questo contesto, non do per scontato il fatto che Seiya e Saori possano o meno essere innamorati l'uno dell'altro, bensì mi limito a descrivere ciò che passa per la testa di Shaina, e la sua gelosia mi è sempre sembrata (a giudicare dal manga e - soprattutto - dall'anime) piuttosto evidente.
Grazie a tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere ed arrivare fino a qui :)
  
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